Ci sono aspetti, in Friuli Venezia Giulia, regione dove abito, che stupiscono, ma sicuramente reperibili, in modo minore o maggiore, anche in altri contesti regionali. Uno dei primi è che si continua, testardamente, ad affidare a  racconti letterario-emotivi od a mere fonti orali la celebrazione della ormai di fatto giornata delle “foibe”, quando anche detto termine porta a contenuti impregnati di emotività politica più che di rigore storico, che spesso può trasformarsi nel quasi “mese del ricordo”, da nessuno mai istituito, e via dicendo.  E questo non significa, ve lo dico e scrivo con una sottolineatura in grassetto, negare la realtà di alcuni eventi accaduti alla fine della seconda guerra mondiale, ma dover notare, ancora una volta, come non si voglia riportare, da parte della politica,  il discorso all’analisi storica.

Per esempio quanti sono stati i corpi infoibati e quante persone sono finite in campo di concentramento? E chi erano? Quanti sono stati i profughi e perché si sono mossi, e quando? Perché non a caso Raoul Pupo intitola un suo libro” Il lungo esodo”, e detto movimento di popolazione avvenne in tempi molto diversi. Si mossero già italiani andati nelle terre annesse, o anche sloveni italianizzati? Anche questo è un mistero. Dove andarono a finire detti profughi, che si univano ad altri in movimento, in una Italia alla fame e senza lavoro, tutta da ricostruire? Mistero. Quanti beneficiarono poi di case popolari, precedenza nel lavoro pubblico e quanto previsto dalla normativa anche per i figli, se non erro, degli esuli e profughi? Non si sa. Io per ora so quanto ho riportato nei miei precedenti articoli nel merito, su www.nonsolocarnia.info. (cfr. l’elenco alla fine del testo: Marco Puppini. Nel merito del ‘Vademecum su foibe ed esodo’ dell’ Irsml con sede a Trieste, in: nonsolocarnia.info). 

Inoltre pare che detta giornata del 10 febbraio debba essere gestita, nella sua realizzazione, non dallo Stato italiano e dagli storici universitari pagati dallo stesso, ma dalla potentissima politicamente e forse anche amata da alcuni sacerdoti Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, fondata nel 1947, che, secondo il suo sito è «la maggiore rappresentante sul territorio nazionale degli italiani fuggiti dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia al termine della seconda guerra mondiale sotto la spinta della pulizia etnica delle milizie jugoslave e lo spettro delle foibe» (http://www.anvgd.it/chi-siamo.html), che, sempre secondo detta associazione, comportò l’esodo di 350.000 persone di ogni ceto sociale e la morte violenta di migliaia di innocenti nelle foibe» . (Ivi). Ora detta visione dei fatti, dell’innocenza di tutte le vittime, ed i numeri riportati appartengono ad una ricostruzione personale dell’ANVGD condivisa anche da altri, ma ciò non implica che sia storicamente valida e veritiera.  Infatti, per esempio Raoul Pupo e Roberto Spazzali dicono che la tesi «delle foibe come atto di “genocidio nazionale», era già presente nella propaganda dell’R.S.I., che riprese fiato nel corso del lungo dopoguerra giuliano, e che è rimasta patrimonio stabile nella cultura nazionalista giuliana «perché si inserisce perfettamente nei suoi tipici schemi di lettura dei rapporti tra italiani e slavi, imperniati sulla contrapposizione fra la civiltà latina, veneta ed italiana da un lato, e la barbarie slava volta a sradicare con ogni mezzo la presenza italiana dall’Adriatico orientale, dall’altro». (Raoul Pupo, Roberto Spazzali, Foibe, ed. Il Giornale, 2018, prima ed. 2003, p. 111). 

E così si esprimono studiosi di storia di Lubiana: «Gli arresti, le deportazioni e le uccisioni riguardarono persone molto diverse. Il […]  denominatore comune non era la volontà di eliminare gli italiani come nazione, come spesso il problema veniva rappresentato dalla propaganda di parte italiana, ma il desiderio di punire i crimini fascisti e in parte anche di eliminare chi non considerava l’Esercito jugoslavo un esercito liberatore. Tra gli arrestati e gli uccisi la maggioranza era in qualche modo legata al fascismo e alla collaborazione con l’occupatore nazista». (AA.VV., La Slovenia durante la seconda guerra mondiale, Ifsml, 2013, p. 382).

Ed Enzo Collotti sostiene che non è vero che delle ‘foibe’ non si sia mai parlato sino al 2001, perché vi è stato mezzo secolo di pubblicistica immensa che ha puntato alla quantificazione dei morti, esasperandola, mentre, «La destra post-fascista ha pressocchè monopolizzato l’argomento delle foibe anche per distogliere l’attenzione dal ruolo svolto dall’RSI e di quanti aderirono alle formazioni nere che in Istria e nella Zona di Operazione del Litorale Adriatico combatterono agli ordini dei comandi nazisti contro i resistenti […], seminando distruzione e morte fra la popolazione civile. Questa destra post-fascista, inoltre, soprattutto a Trieste, ha cercato di coprire con urli e fragori qualsiasi voce levatasi per ricordare violenze e stragi perpetrate dai fascisti italiani in Istria e nelle zone occupate della Dalmazia, del Montenegro e della Slovenia […] dall’’aprile 1941 all’inizio del settembre 1943 e, ancor prima […]». (Enzo Collotti, prefazione, in: Giacomo Scotti, “dossier foibe”, Manni 2005, p. 14).

Non da ultimo, lo stesso Raoul Pupo riporta pure il pensiero di Giulio Sapelli che sostiene che «Con l’avvento dell’immigrazione istriana, ciò che rimaneva di quell’afflato cosmopolita, mutuato dalla cultura sovra- nazionale e aperto ai vasti orizzonti, terminava a Trieste per sempre nel senso più propriamente storico – culturale dell’estinzione di un processo […].» (Raoul Pupo, Il lungo esodo, Rizzoli 2005, p.240). E lo stesso Raoul Pupo aggiungeva che, a suo avviso, l’integrazione degli istriani a Trieste concluse «quel processo di italianizzazione difensiva della città, avviato […] tra la fine del XIX secolo e gli inizi del XX secolo». (Ivi). 

Ma pare che almeno in Fvg sui problemi del confine orientale d’ Italia possa parlare solo l’ANVGD, che ha sedi però non solo in detta regione ma un po’ dovunque, dall’Abruzzo alla Campania, dall’Emilia Romagna al Lazio, dalla Liguria alla Lombardia, dalle Marche al Piemonte, dalla Puglia alla Sardegna, dalla Sicilia alla Toscana, dal Trentino Alto Adige, all’Umbria al Veneto (http://www.anvgd.it/chi-siamo.html), e che ha una sua visione dei fatti da associazione di categoria, sposata anche dalle destre e dalla Lega. 

Inoltre le organizzazioni formate ormai, credo principalmente da figli e nipoti di esuli e profughi, che hanno già beneficiato delle leggi a loro favore, avrebbero voluto o vogliono ancora, non lo so, risarcimenti, per quanto lasciato e quanto sofferto, anche dall’Italia, bocciati dalla Corte di Cassazione nel 2014, che ha deciso che nulla di più deve la penisola a istriani e dalmati, che, fra l’altro, hanno rifiutato pure i 90 milioni di dollari posti su di un conto estero per loro da Slovenia e Croazia, in quanto la cifra è stata ritenuta troppo bassa per riparare i torti subiti. (https://www.corriere.it/cronache/15_febbraio_14/foibe-risarcimenti-agli-esuli-istriani-90-milioni-28c46a5a-b440-11e4-9e87-eea8b5ef37a3.shtml). Inoltre per quanto riguarda quanto lasciato al di là del confine, non si può dimenticare che  case e terre furono prese dai fascisti agli abitanti autoctoni, in Istria Slovenia e Dalmazia, come mi pare anche in Trentino Alto Adige, facendo fallire cooperative e poco amanti del fascismo o troppo slavi e autoctoni, e ridistribuite o messe in vendita. Di chi sarebbero ora detti beni? Chiediamocelo. Ma per tornare al dunque, infine la Lega Nord, dopo la bocciatura dei risarcimenti agli esuli ed ai profughi nel 2014 , decideva di assumersi il problema con una proposta di legge per riproporli. (https://www.leganord.org/notizie2/8259-Pronta_una_nuova_legge_per_gli_indennizzi_agli_esuli_istriani). Ora non mi dite che questo non collega profughi ed esuli ad un preciso partito, oltre che quanto detto da Salvini a Roma nel 2015.

Inoltre i figli e nipoti dei profughi (essendo gli stessi credo per la gran parte deceduti) chiedono ora, attraverso le loro associazioni, ancora, dopo aver avuto già privilegi post- bellici: Decreto Legge (DL) n. 556 del 19.4.1948, Legge 4 marzo 1952, n. 137, avente come oggetto:  Assistenza a favore dei profughi, Legge 910 del 27 ottobre 1950, (citata in: Cristiana Colummi, Liliana Ferrari, Gianna Nassisi, Germano Trani, storia di un esodo, Istria, 1945-1956, Irsml, 1980); Legge n. 1080 del 28 dicembre 1950; Legge n. 9 del 4 gennaio 1951, Legge 1 luglio 1951 che per la prima volta prevedeva che gli IACP, l’UNRRA-Casas  e l’INCIS (quest’ ultimo solo per i profughi dipendenti statali) dovevano riservare ai profughi per quattro anni il 15% degli alloggi costruiti dopo il 1.1.1952; Legge 4 marzo 1952, n. 137; Legge n. 594 del 17.7.1954; Legge n. 240 del 31.3.1955; Legge n. 130 del 27.2.1958, avente come oggetto: “Norme per l’assunzione obbligatoria al lavoro dei profughi dai territori ceduti allo Stato jugoslavo con il trattato di pace e dalla zona B del territorio di Trieste e delle altre categorie di profughi”; Legge del 14.10.1960, e le cui associazioni  hanno ricevuto notevoli finanziamenti anche dalla Regione Friuli Venezia Giulia, fondi statali ex lege 72/2001 per pubblicare “Difesa Adriatica”, testata dell’ANVGD, diretta da Lorenzo Sereni, (http://www.anvgd.it/notizie/12361-mensile-difesa-adriatica.html) senza che i più riescano a capire, invero, da chi dovrebbe difendersi l’Adriatico o comunque il significato di questo titolo inquietante. 

Inoltre guardate cosa implicava la legge “Interventi a tutela del patrimonio storico e culturale delle comunità degli esuli italiani dall’Istria, da Fiume e dalla Dalmazia” pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 73 del 28 marzo 2001, anche legge 72/2001) di cui anch’io non sapevo prima di oggi  l’esistenza.

«1. Ai fini di cui all’articolo 9 della Costituzione, […], Nell’ambito delle finalità di cui al comma 1 vengono sostenuti progetti specifici aventi ad oggetto: a) organizzazione di convegni, mostre e seminari di studio; b) istituzione e potenziamento di centri di documentazione sulle terre di origine e sulle vicende dell’esodo dalle medesime e dell’inserimento dei profughi giuliano-dalmati nella vita nazionale o nei Paesi di emigrazione; c) iniziative tese alla valorizzazione e alla divulgazione, anche tramite stampa periodica, della storia, della cultura, delle arti plastiche e figurative, della musica, delle tradizioni linguistiche e dialettali neolatine, dell’artigianato e del costume delle regioni di provenienza; d) organizzazione di manifestazioni e di incontri volti a favorire il mantenimento di contatti culturali con le terre di origine». ((http://www.parlamento.it/parlam/leggi/01072l.htm).

«Ai fini di cui ai commi 1 e 2 è autorizzata la spesa di lire 9 miliardi per il periodo 2001-2003, in ragione di lire 3 miliardi per ciascun anno, da iscrivere in apposito capitolo dello stato di previsione del Ministero degli affari esteri». (Ivi).

«Lo stanziamento di cui al comma 3 è utilizzato mediante apposita convenzione da stipulare tra il Ministero per i beni e le attività culturali e la Federazione delle associazioni degli esuli istriani, fiumani e dalmati, sentiti la Presidenza del Consiglio dei ministri e il Ministero degli affari esteri, previa adeguata consultazione con associazioni e centri culturali, esistenti alla data del 31 maggio 2000, promossi dagli esuli dai detti territori e che si pongano come fine statutario preminente lo studio e la ricerca sul patrimonio storico-culturale dell’Istria, del Quarnaro e della Dalmazia». (Ivi).

E dato che sono di parte, dico che noi in Carnia tutti questi soldi ce li sogniamo, e se erro correggetemi. E anche noi abbiamo avuto i nostri profughi nella prima guerra mondiale e tanti tanti morti nella seconda, dove dovemmo subire anche l’occupazione cosacca. Ed i cosacchi erano collaborazionisti dei nazisti e ci presero donne che violarono, case, animali, fieno, biancheria e tutto ciò che avevamo, e vita. Ci presero la vita, ci presero la speranza, ci presero tutto. La resistenza rappresentò anche la via del riscatto, il dire no a tutti quei soprusi. Ma nessuno ha chiesto per noi un risarcimento. Ed a noi della montagna, che un tempo fummo fieri, nulla fu dato, nel terrore tutto destrorso che fossimo troppo rossi, o troppo nazionalisti e poco amanti della “blave frulane”.

E solo nel 2014 l’assessore alla cultura della Regione FVG, se non erro mai eletto dal popolo, ha dato all’Istituto Regionale per la Cultura Istriano – Fiumano – Dalmata, che si occupa della storia delle non attualmente italiane Istria Dalmazia e Fiume, centocinquantamila euro (Messaggero Veneto 3/12/2014), favorendo un approccio storico che vede la storia di detti territori come separata, frantumata settoriale, non come un unicum, mentre in Carnia, FVG, siamo sempre alla caccia di quattro spiccioli per la cultura e la storia di “casa nostra”. Non da ultimo non si può confondere quanto fu della Serenissima con quanto fu italiano, perché la Serenissima, con il suo potere i suoi confini e territori, nulla ha a che fare, storicamente, con la realtà italiana dopo l’unità. Insomma l’Italia e Venezia non furono la stessa cosa. 

E si badi che con questo mio articolo non voglio dire che quello che fa l’ANVGD non sia legittimo per una associazione di categoria, di parte, portatrice di interesse nello specifico, ma solo che lo Stato italiano non dovrebbe affidare a questa organizzazione ed ad altre consimili, che paiono poi avere una visione dei fatti che talora si sposa con quella della destra anche fascista, o che la stessa ha fatto propria, le celebrazioni per la giornata del ricordo, come lo Stato si dovrebbe ricordare pure che il 25 aprile, festa della liberazione dai nazifascisti e della fine della seconda guerra mondiale è festa nazionale, non solo dell’Anpi. Ma anche qui lo Stato o singole regioni, dimenticando di appartenere ad una Nazione, paiono latitanti, e preferiscono affidare ad uno la giornata del ricordo all’altro quello della liberazione, togliendo così il valore nazionale delle due giornate, e relegandole a feste “associative” politiche, una considerata di destra, l’altra di sinistra, con contemporanee prese di posizione e polemiche, quasi esse fossero avulse dalla storia vera. Con ciò non dico che l’Anpi non debba organizzare un corteo il 25 aprile o una associazione di categoria come l’ANVGD un suo corteo per la giorno del ricordo, ma che queste giornate non devono essere delegate a terzi, con letture politiche soggiacenti.   

So bene che magari le associazioni di istriani e dalmati  hanno forse molti iscritti, e ogni iscritto è un potenziale elettore, ma è ora di finirla, in questa nostra Repubblica, in cui per fortuna esistono anche Giuseppe Conte e il Presidente Sergio Mattarella e pochi altri, di pensare solo ai voti, alle campagne elettorali e alle dichiarazioni di alcuni politici che ci fanno riflettere pure sull’ignoranza e l’impudenza di certi, e sulla incapacità di alcuni giornalisti di informare in modo preciso e puntuale su fatti realmente di spessore.  

E non parlo a caso quando scrivo che il giorno del ricordo, in Fvg, (ma ho visionato solo gli eventi in questa regione, la mia) è affidato all’ANVGD, perchè a Tolmezzo, per esempio, il comune, per il giorno del ricordo prevede la presentazione del romanzo di Franco Fornasaro “Gli appunti di Stipe”, voluto dal presidente dell’ANVGD di Udine, Silvio Cattalini, edito nel 2015 dall’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD), Comitato Provinciale di Udine, (Gli appunti di Stipe, libro di Fornasaro presentato a Zara alla Comunità degli italiani, in: http://eliovarutti.blogspot.com/2018/11/gli-appunti-di-stipe-libro-di-fornasaro.html) continuando ad affidare al genere letterario argomenti di carattere storico, e facendo presentare il volume a Sergio Cuzzi, diplomato, che fu sindaco di Tolmezzo ed è Presidente dell’Ente Regionale teatrale del Fvg, ma privo a mio avviso di competenza specifica in ambito storico.

A Trieste, invece, si continua la saga, voluta dall’ANVGD e realizzata dal cantante ed attore romano Simone Cristicchi, di Magazzino 18, con visite guidate al prossimo futuro sacrario, senza chiedersi se i mobili che ivi restarono da quanto narra nella sua opera teatrale il Cristicchi, che ha portato a profluvi di lacrime, furono poi abbandonati perché non servivano più, perché magari qualcuno era riuscito ad avere qualche soldo per mobili e abiti nuovi ed una casa popolare Iacp o del Lloyd sul Carso con bagno,  mentre molti Triestini lasciavano tutto a Trieste, non però in un magazzino, tra cui affetti oltre cose care, per andarsene in Australia, con un viaggio senza ritorno (Cfr. nel merito: Raoul Pupo, il lungo esodo, Bur, 2006) o continuavano a vivere in case mezze fatiscenti in borgo San Giacomo, con cesso comune “di ringhiera”. 

Si continua poi con Gorizia, dove lunedì 10 Febbraio 2020, il Teatro comunale “G. Verdi” ospiterà le celebrazioni organizzate da ANVGD Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia – Lega Nazionale di Gorizia in memoria del dramma delle Foibe e dell’iniquo Trattato di pace firmato a Parigi il 10 febbraio 1947.(https://www.girofvg.com/celebrazioni-per-il-giorno-del-ricordo-2020/). Che detto trattato, poi, sia stato iniquo ce lo dice detta Associazione di categoria e forse qualche partito di estrema destra, ma è lettura personale dei fatti, pure basata su molte dimenticanze, tipo che l’Italia aveva perso la guerra, ecc. ecc.. 

A Pordenone invece, il giorno del ricordo si è trasformato nelle due e più settimane del ricordo, dato che le manifestazioni si protrarranno da lunedì 10 febbraio fino a sabato 29 febbraio, ma con un’appendice sino a marzo, per visite a Basovizza. E fra queste manifestazioni vi saranno la proiezione del documentario “Per non dimenticare: l’esodo istriano, fiumano e dalmata” a cura di Alessandro Porro, giornalista freelance noto per quanto riferito dalla  nave “Acquarius”  e Martina Ghersetti, addetto stampa della Caritas diocesana di Concordia Pordenone, (inkedin.com/in/martina-ghersetti-289aa239/?originalSubdomain=it), che non si sa invero quanto siano esperti sull’argomento, seguita, il giorno 11, dallo spettacolo teatrale: “L’ Abisso Umano e le storie dimenticate” per i ragazzi delle medie e superiori, con successivo incontro con i parenti degli esuli.
Per inciso il documentario “Per non dimenticare: l’esodo istriano, fiumano e dalmata”, è basato su quanto narrato e scritto dai profughi Guido Porro, che lasciò Capodistria a 20 anni, e Aldo Ghersetti, profugo a 16 anni, (https://www.ilpopolopordenone.it/Pordenone/Documentario-sull-esodo-istriano) forse parenti dei curatori, e certo non esaustivi nei loro racconti per fatti storici globali, il che è facilmente comprensibile. Invece non è umanamente comprensibile che si continui ad affidare il giorno del ricordo a persone che possono avere una visione di parte, ed emotivamente fondata e trasmessa.

Ma di certi aspetti e situazioni venutesi a creare è colpa anche il Pd, che ha sposato di fatto l’ipotesi della giornata del ricordo in mano alle Associazioni di istriani ed esuli, che sostenevano l’Istria agli italiani, assieme a Cristicchi, senza sapere neppure se gli abitanti di dette zone volessero far parte dell’Italia, di questa Italia, o se stessero bene sotto la Slovenia, e accolsero Magazzino 18 cantando, credo, “Va pensiero” non “Fratelli d’Italia”. (Cfr. Laura Matelda Puppini. Per la giornata del ricordo, in: nonsolocarnia.info. La foto di Cristicchi con la bandiera “Istria italiana è stata presentata in un programma della Rai relativa alla prima di Magazzino 18 a Trieste. Immagine presente nel 2014 in sito ANVGD. Cfr. nel merito: Marco Barone, Se nazionalisti italiani ed indipendentisti triestini rivendicano l’Istria, in: http://www.agoravox.it/, 15 settembre 2014, Andrea Giovannini su www.triesteprima.it 22 ottobre 2013,in: http://www.anvgd.it/comitato-trieste/16244-qmagazzino-18q-di-cristicchi-trionfa-a-trieste.html). E fra un po’, magari, si attaccherà pure il prudentissimo Andrea Zannini, a cui va il mio sentito grazie per l’articolo sul Messaggero Veneto di una quindicina di giorni fa. (Andrea Zannini, Foibe, se ne parla poco: più che ricordare dovremmo studiare e leggere, in Messaggero Veneto, 16 gennaio 2020).

E proprio tra il mese di febbraio e quello di marzo, si legge sul sito del comune di Pordenone,  si susseguiranno numerose proiezioni del ‘documentario’ di Ghersetti e Porro, in scuole e associazioni del Friuli Venezia Giulia, e vi saranno visite alla foiba di Basovizza, che si sa però esser stato un pozzo minerario. 

A Udine, invece, le manifestazioni per la giorno del ricordo inizieranno il 6 febbraio 2020 con un incontro promosso «dal Circolo culturale della Parrocchia di S. Pio X e dal Comitato Provinciale di Udine dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia Dalmazia (ANVGD) di Udine, in collaborazione col Gruppo Alpini di Udine sud e la Parrocchia del Cristo» (https://www.ilfriuli.it/articolo/cultura/giorno-del-ricordo-2020-a-udine-fiume-esuli-e-profughi/6/213934),  che prevede anche un contributo di Elio Varutti dal titolo “Entrata di D’annunzio e Natale di sangue a Fiume 1919-1920”, utilizzando appunti di una conferenza del 16 settembre 1955, tenuta a Udine presso l’ANVGD, ove Fiume viene definita “la città Olocausta”. (Ivi). E davvero questa novità ci mancava.

Inoltre il comune di Udine ha predisposto un programma intitolato: “Riflessioni sul trekking del ricordo”, all’interno del quale è previsto un incontro sempre con Elio Varutti, a me non noto, ma non noto neppure come storico, che si terrà mercoledì 12 Febbraio 2020 alle ore 17.00, con titolo: “Camminare sui siti dell’esodo giuliano dalmata a Udine”, in cui è previsto anche il saluto, tra le autorità, di Bruna Zuccolin, presidente ANVGD Comitato Provinciale di Udine, mentre la V commissione della Regione FVG, presieduta dalla Lega,  ha approvato, il 6 novembre 2019, contraria Open-Sinistra FVG, astenuti Movimento 5 Stelle, Cittadini e Patto per l’Autonomia, l’istituzione di un concorso annuale denominato “Foibe ed esodo: un ricordo da non dimenticare”, rivolto alle scuole e che coinvolge la Lega nazionale Trieste, il Comitato 10 Febbraio, l’Istituto regionale per la cultura istriana-fiumana-dalmata, l’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, l’Associazione delle comunità istriane e l’Unione degli istriani, che riceverà, a differenza di tutti gli altri, sanità compresa, notevoli contributi anche per una serie di attività come la pubblicazione di studi, ricerche e saggi, la diffusione tra i giovani della conoscenza storica della tragedia delle foibe e dell’esodo istriano-fiumano-dalmata, concorsi, premi e tesi di laurea, e per manifestazioni celebrative sempre con il coinvolgimento degli enti elencati in precedenza. (.https://www.triesteallnews.it/2019/11/06/foibe-ed-esodo-da-non-dimenticare-approvato-un-concorso-annuale-rivolto-alle-scuole/). E questo in aggiunta agli altri contributi, temo.

Ma che fa questa Regione, la mia? Piange il morto per ogni cosa in sanità, per quella sanità la cui funzionalità ha valore per tutti i cittadini sia di destra che di sinistra, sia popolari che populisti, giovani, vecchi , bambini, e spende e spande per le foibe, dando ad associazioni private tanti soldi, mentre l’Assessora Gibelli “strilla” che gli altri si finanzino da soli? Evito di scrivere quello che penso nel merito. 

E pare che ormai, l’associazione privata e di categoria, portatrice di interesse, ANVGD, ritenga negazionisti delle foibe tutti coloro che non credono a quello che essa dice, e ritenga il giorno del ricordo, complici i politici e la politica, affar suo, mentre anche il Pd balbetta, incapace di parlare, e che ormai la storia sia diventata solo ed unicamente un affare politico, nella sua lettura ed interpretazione, come accadde ed accade nelle dittature, e scusatemi se penso così, e per cortesia se sbaglio ditemelo.

La contrapposizione tra la sinistra a cui dovrebbe venir lasciata la sempre meno visibile festa della liberazione dalla guerra, dai nazisti occupanti e dai fascisti collaborazionisti, del 25 aprile, finita talvolta in sterili polemiche, visione che presuppone che la liberazione dall’occupante cosacco e nazista e dai collaborazionsiti dell’Rsi sia stata solo ‘cosa dei comunisti e della sinistra’, (dimenticando tantissimi, uomini e donne, ragazzetti e ragazzette che vi contribuirono a titolo personale, e ufficiali che lottarono contro il tedesco tra cui per la Regione Fvg ricordo solo gli osovani: Giovanni Battista Berghinz, torturato a morte, Piero Maset e Francesco De Gregori, oltre che Renato Del Din e Romano Marchetti, nessuno di sinistra, ed altri partigiani e persone che aiutarono, a loro rischio e pericolo, la resistenza), e la destra a cui compete il giorno del ricordo, poi diventato “le settimane del ricordo”, rischia di portare fuori dall’analisi storica temi che devono venir affrontati con il metodo scientifico e di dimenticare che dette giornate sono di Stato, nazionali, e non di Associazioni.

E così va a finire che chi è di destra ed estrema destra cerca di boicottare il 25 aprile, che non prevede la spada di Damocle della legge sul negazionismo, tanto ben studiata dalla politica, e che potrebbe imbavagliare ed incatenare chi non pensa esattamente come l’ ANVGD, nel caso delle foibe, mentre saluti romani e bandiere della Decima vengono sdoganati. 

E chiudo con l’ultima trovata di Pietro Fontanini, come riportata da Giampaolo Carbonetto.

«Ieri Fontanini ha fissato la celebrazione di una nuova festa cittadina, il 2 maggio, e dice: “A liberare Udine in maniera formale furono gli alleati, non i partigiani. Quest’anno ricorderemo quell’avvenimento a 75 anni di distanza. Voglio, però, rassicurare che sta provando a fare polemica: non c’è alcuna intenzione di sminuire il 25 aprile, data a cui tengo molto e che sarà celebrata come sempre in piazza Libertà”.

Esaurito velocemente il capitolo dei sentiti ringraziamenti perché il sindaco pro tempore ha deciso di non cancellare la festa nazionale del 25 aprile e di lasciarla celebrare in piazza Libertà, viene anche spontaneo l’esaltare questo puro sprazzo di genio fontaniniano che gli permette di lasciare che sopravvivano anche le vecchie abitudini comuniste, in quanto ha deciso di cambiare la Festa della Liberazione nella Festa dei Liberatori. Cioè non si celebra più la cacciata dei nazifascisti – concetto decisamente sgradito a non pochi degli alleati del temporaneamente occupante di palazzo D’Aronco – ma si intende festeggiare soltanto coloro che questa cacciata hanno reso evidente entrando per primi in città». (carbonetto-udine.blogautore.repubblica.it/2020/01/23/liberazione-e-liberatori/).
E così commenta Carbonetto: «Lui non vuole sminuire il 25 aprile? Certo. Esattamente come non vuole sminuire il simbolo di Auschwitz, quando nella cerimonia in ricordo delle deportazioni nazifasciste, parla quasi esclusivamente delle foibe titine».  (Ivi).

Io, che sono l’autrice di “Laura Matelda Puppini. “25 aprile: festa della Liberazione d’Italia. Da che cosa? – Tarcento 27 aprile 2019”, da  questi distinguo tra liberazione e liberatori del leghista dott. Pietro Fontanini mi sento, e scusatemi se lo scrivo, presa in giro, e pure come residente in Fvg. E chiedo che le feste e giornate nazionali siano tali, non interpretabili od affidate ad Associazioni private e di interesse, e che la ricostruzione storica venga lasciata agli storici. Insomma chi è uno storico per preparazione universitaria avrà studiato per qualcosa.

Il 25 aprile appartiene a tutti gli antifascisti ed antinazisti ed al popolo italiano, non solo agli iscritti Anpi, il giorno del ricordo è giornata nazionale, non di categoria o di indottrinamento da parte di singole associazioni, e noi italiani abbiamo il diritto di essere correttamente informati sulla nostra storia, non di essere inondati da emotività filmica o da ricostruzioni di parte.

Senza offesa per alcuno, chiedendo subito scusa a chi si sentisse risentito per questo mio scritto, che esprime solo qualche considerazione personale discutibilissima, senza aver nulla contro l’ ANVGD ed altre associazioni similari di esuli e profughi, sperando di essere ancora in democrazia e che una festa nazionale non dipenda da un sindaco, perché ormai non si capisce più in questa italietta, i compiti di uno e dell’altro, per il giorno del ricordo 2020 questo testo ho scritto e firmo, per aprire una discussione nel merito, se ancora possibile. E se erro correggetemi. 

Laura Matelda Puppini.

L’immagine che accompagna l’articolo rappresenta la copertina del volume di Giacomo Scotti ed è tratto da: https://www.amazon.it/Dossier-foibe-Giacomo-Scotti/dp/8881766442. 

 

 

 

 

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