Ho letto con un certo interesse, e sperando in qualche apertura, l’articolo di Maura Delle Case: «Telesca: De Antoni ha ragione basta guerre, i medici si parlino», su Messaggero Veneto del 26 marzo 2015, ma ho capito subito che non vi era alcuna apertura o novità.
Cosa diceva, in sintesi il dott. Pietro De Antoni?
Chiamando il San Michele “ospedale”e non presidio ospedaliero, chiedeva, di fronte alla progressiva spoliazione dell’ospedale gemonese:
il mantenimento del reparto di medicina, con  al suo attivo dei promettenti giovani medici e posti letto coperti al 90%;
la centralità del reparto di chirurgia, per operazioni di routine e che prevedano tempi brevissimi di ricovero post- operatorio;
il reintegro dell’attività di screening di prevenzione, sia femminile che maschile, spostata a Tolmezzo;
la possibilità di porre l’ospedale gemonese, grazie alla sua posizione centrale, come un centro di servizi condiviso.
E invitava i colleghi dell’Alto Friuli a dibattere e far fronte comune in materia di organizzazione della sanità, dimenticando orti ed orticelli, “baronie” e quant’altro, insomma, direi io, un modo ormai obsoleto di vivere ruoli, reparti, primariati, in un rapporto subalterno alla politica, ed atto a mantenere solo il proprio tornaconto immediato o quello della sola struttura di operatività. Almeno questo io ho compreso.
Pertanto la posizione favorevole dell’assessore firmatario della riforma della sanità, Maria Sandra Telesca, dirigente del polo ospedaliero udinese, a Pietro De Antoni, mi ha fatto ben pensare. Ma…
Ma leggendo bene l’articolo «Telesca: De Antoni ha ragione basta guerre, i medici si parlino», dopo un’iniziale speranza, data dal sottotitolo: «L’esponente della giunta Serracchiani concorda con l’urologo gemonese» si comprende che l’assessore in questione, oltre che, come moltissimi, stimare il dott. Pietro De Antoni, ha fissato la sua attenzione in particolare su un aspetto da buona mamma e cittadina: basta mutismo fra medici, si parlino. Di che non è dato sapere.
Per quanto riguarda le altre proposte fatte dal dott. Pietro De Antoni, l’Assessore promette che al San Michele (che si guarda bene dal definire ospedale) resteranno degenze e servizi, ma di e per chi e come non è dato sapere. Infatti anche un’R.S.A. prevede degenze e servizi. L’Assessore Telesca afferma, poi, che ella predica, da tempo, che si deve aprire un dialogo non solo tra Regione ed aziende ma anche tra professionisti, guardandosi bene dal dire che si potrebbe aprire un dialogo tra professionisti dell’Alto Friuli e Regione e tra i primi e le aziende.
Inoltre, ahimè, nella solita logica che vede i dirigenti essere i migliori nelle scelte territoriali, la dott. Maria Sandra Telesca, pur non escludendo subito le proposte del dott. Pietro De Antoni per la chirurgia, dopo aver deciso assieme al dirigente Adriano Marcolongo, in solitudine, la riforma della sanità regionale, ora non vuol più far da sola con un partner, ma, nel caso specifico, intende aspettare «i progetti e le proposte che sta elaborando in proposito l’azienda». Comunque si sente, come il solito, da “buona mamma” di tranquillizzare tutti: la giunta regionale non intende affossare il San Michele, ma cerca di dare un’identità a tutte le strutture, di valorizzarle «così che abbiano compiti differenziati, che non siano doppioni».
Sui doppioni vorremmo che l’assessore guardasse subito a quella che fu casa sua, al Santa Maria della Misericordia, oltre che dirci cosa faremo quando, per le solite beghe interne fra “gli universitari” ed i “non universitari”, che davvero poco interessano a noi montanari, con ben altri problemi in sanità, il Santa Maria della Misericordia, polo ove tutto va, via via, centralizzandosi, mantenendo tutto immutato, entrerà in sciopero. (Cfr.Alessandra Ceschia, Prove di conciliazione fra medici e direzione per evitare lo sciopero, in: Messaggero Veneto, 9 marzo 2015).

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Infine dal Messaggero Veneto di oggi, apprendiamo che i medici avrebbero delle proposte da fare, ma … Così si esprime Laura Stabile, segretario Regionale Anaao-Assomed, uno dei Sindacati maggiormente rappresentativi dei medici e personale sanitario: « Mentre la Regione, insieme ad alcuni amministratori e funzionari locali […] sembra presentare una monolitica compattezza nel non accettare alcuna critica o suggerimento sulla riforma, per il resto vi è un’ eterogeneità di voci che da diversi punti di vista stanno intervenendo per fornire un apporto, talora anche fortemente critico, ma altre volte propositivo e costruttivo, alla programmazione della sanità». Quindi ha continuato parlando delle accuse che i medici hanno ricevuto, di non aver detto il vero sulla mancata loro consultazione, ma essi sono stati ascoltati, tramite loro rappresentanti, solo in una fase generale e sui principi generali della riforma. E le criticità vengono emergendo, una dopo l’altra, a causa dei tagli alla spesa, tanto che a Monfalcone e Gorizia è stata soppressa la guardia internistica durante la notte, in sintesi, credo, il servizio di guardia medica notturno.
Medici del polo udinese, non della componente universitaria, minacciano lo sciopero a causa dei carichi di lavoro, l’accorpamento di alcune aziende sanitarie ha creato disagi ai pazienti, che hanno dovuto, in alcuni casi, cambiare ospedale di riferimento, i piccoli ospedali protestano, come quello di Gemona, che, tra l ‘altro, non ha visto potenziamento alcuno nelle ambulanze del Pronto Soccorso. E la segretaria sindacale termina dicendo che i professionisti della sanità conoscono i problemi del loro lavoro più di altri. E ciò è vero. (Elena Del Giudice, Medici contro i tagli imposti dalla riforma Telesca: li incontrerò, in Messaggero Veneto, 2 aprile 2015).
Parlino fra loro, dunque, dico io, ma propongano, pure, come giustamente vorrebbero il medico Pietro De Antoni e la segretaria sindacale Laura Stabile.
L’Assessore Telesca, però dice di aver ascoltato tutti, che la riforma è ormai scritta e verrà attuata (come con che penalità per la popolazione già si intravede) e che Ella accetterà solo qualche possibile integrazione, per sopperire a disservizi dati dalla sanità precedente (il che presuppone che il suo operato sia perfetto, quindi insindacabile, par di capire, e ormai, come si prevedeva, tutto è approvato e quindi sarà). E poi non è vero che intende incontrare i medici, ma solo semmai la segretaria sindacale sopra -citata. (Ivi).
Ma siamo proprio sicuri che Maria Sandra Telesca e Adriano Marcolongo abbiano ascoltato, come sostiene l’Assessore, tutti?
Perché da che dicono i medici, loro pare non siano stati ascoltati se non su principi teorici, e, da che si sa, non sono state ascoltate neppure le Associazioni dei cittadini, come Cittadinanzattiva o Codacons. Forse sono stati ascoltati i politici, ma quelli possono essere esempi di richieste in base ad “orti ed orticelli”, ed hanno il loro elettorato, partito ecc..

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Così, mentre lentamente tutto ciò che la politica regionale voleva smantellare, si smantella piano piano, pezzo per pezzo, (cambio di nomi e quindi senza le garanzie richieste per legge da chi aveva il vecchio nome – ospedale – presidio ospedaliero per es. – i pronto soccorso mutati in pronto soccorso part time e senza area emergenza, e quindi nessuna certezza di avere due ambulanze, una con infermieri qualificati ed una con medico a bordo) tra, forse, l’incredulità dei tesserati Pd ed altri che sperano ancora di veder migliorare salute e sanità, l’ Assessore ci regala ancora parole parole, parole, e rassicurazioni, da «figli miei non preoccupatevi, e riposate sereni».
Purtroppo noi, montanari dell’Alto Friuli, carnici, gemonesi e del Canal del Ferro non dormiamo per nulla tranquilli perché vorremmo sapere tante cose concrete dall’Assessore Maria Sandra Telesca, in particolare sui pronto soccorso, sulle ambulanze, sul sistema di emergenza, sui piccoli ospedali trasformati in presidi, sulla sostituzione dei medici che andranno in pensione, sui tempi per l’attuazione, invero improbabile, a causa della posizione giuridica e contrattuale dei medici di base, delle unioni tra gli stessi, su cui la riforma si regge, e sulla sorte del laboratorio analisi tolmezzino, nonché su quali proposte del dott. Pietro De Antoni intenda accettare.

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E non solo la sola a pormi queste domande ed ad avere qualche perplessità sulla riforma Telesca Marcolongo. Infatti in: La sanità esiste ancora?, interessantissimo articolo datato 22 marzo 2015, in: www.fogliogoriziano.com/cronaca/ , alcune problematiche legate alla riforma sanitaria vengono enuclate, ed il titolo è emblematico.
Dopo aver dato notizia del morto a San Pietro al Natisone e dell’operaio tardivamente soccorso ad Osoppo, nella notte, l’articolo così prosegue: «[…] bisogna correre ai ripari e con velocità, per evitare altri fatti incresciosi, le incazzature (francesismo) dei cittadini, e la conseguente loro sfiducia. È evidente che l’emergenza non funziona, che il 118 e i pronto soccorso hanno bisogno di radicali cambiamenti, che il potenziamento dell’assistenza sul territorio è ancora nel libro dei sogni, come del resto il ruolo dei medici di base. Questi sono i punti base da affrontare subito da politici e manager. Dopo oltre due anni di “studi” tutti dovrebbero sapere come e dove mettere le mani. Continuare a parlarne e pontificare, mina definitivamente la loro credibilità, e i cittadini si sentono sempre più insicuri. Credeteci, le nostre prese di posizione sono solo uno stimolo a fare, a mettere in sesto una barca che fa acqua da tutte le parti e non certo per colpe esclusive degli operatori sanitari, anche loro in una sorta di limbo pluriennale come i cittadini».

Come dare loro torto? Laura Matelda Puppini

Laura Matelda PuppiniECONOMIA, SERVIZI, SANITÀHo letto con un certo interesse, e sperando in qualche apertura, l’articolo di Maura Delle Case: «Telesca: De Antoni ha ragione basta guerre, i medici si parlino», su Messaggero Veneto del 26 marzo 2015, ma ho capito subito che non vi era alcuna apertura o novità. Cosa diceva,...INFO DALLA CARNIA E DINTORNI