Ho ascoltato, il 5 giugno 2015, l’incontro sull’informatizzazione della Carnia e suoi possibili vantaggi, definito, dall’ articolista del Messaggero Veneto, come «un convegno sulle nuove tecnologie in montagna, banda larga e digital divide».

La tendenza a coprire con la banda larga l’alta montagna, onde creare nuove possibilità e potenziare quelle antiche, non è una novità. Nel lontano dicembre 2007, la regione Piemonte, insieme a CSP innovazione nelle ICT, presentava un programma intitolato: “WI-PIE: La banda larga in alta montagna. Dai territori marginali ai territori digitali”.

Le finalità regionali del programma venivano così riassunte:
• dotare il territorio piemontese di una infrastruttura di reti e servizi digitali per lo sviluppo di un’economia e di una società della conoscenza, attraverso una veloce connessione alla rete per i 900 comuni, su 1206, che all’epoca ne erano privi, sperimentando e integrando le tecnologie di rete più innovative;

• creare un percorso di piena cittadinanza digitale con la partecipazione attiva allo sviluppo di servizi di nuova generazione della comunità locale, attraverso un insieme di interventi per ridurre il cosiddetto “divario digitale”, in accordo con Telecom Italia.

(A cura di CSP – Innovazione nelle ICT, Comunità Montana Valli Orco e Soana, WI-PIE: La banda larga in alta montagna Dai territori marginali ai territori digitali, in: http://www.csp.it/wp-content/uploads/2012/12/2007).

In Carnia gli attori sarebbero diversi: Comunità Montana della Carnia, Eurotech, ma anche Telecom e Regione Friuli Venezia Giulia, se ben ricordo, le finalità similari. E sin qui non molto da eccepire, ma qualcosa sì.

Dico subito che alcuni aspetti non mi hanno convinto benché sia sicura che l’informatizzazione abbia innegabili vantaggi quali:
― lo scambio di esperienze ed informazioni;
― la creazione di archivi digitali;
― il contatto con la Pubblica Amministrazione o con il settore privato, anche per la presentazione e ricezione di documentazione senza spostamenti;
― la creazione di reti;
― la possibilità di pubblicare, senza ricorrere sempre all’editoria cartacea;
― lo sviluppo del settore aziendale, turistico e commerciale.

Ma ha anche i suoi limiti, e questi dipendono, per esempio, dall’età dell’utenza e dai settori di applicazione.

Dico subito che ritengo, come tutti cristiani, che la visita medica sia indispensabile per vedere cosa una persona ha. Per equilibrare una terapia, essendo presente il dato oggettivo misurabile, potrebbe bastare, invece, una telefonata, o l’e-mail aziendale. Ma deve esser sempre lo stesso medico a seguire il caso, mentre ora, con la riforma della sanità, in Fvg, si va dalla montagna al mare, senza medico specialista di riferimento e con l’illusione che il medico di base faccia tutto, quando poco può fare, come tutti sanno. Relativamente all’onnipotenza del medico di base, in associazione o meno, credo che questa illusione Marcolongo- Telesca sia da abbandonare e che la Regione debba aprire gli occhi sulla realtà. Come si fa, se si sta male, a scrivere, ma anche a parlare con un medico che non tasta, palpa, domanda, vede? E’ pia illusione è sogno informatico, è sogno da “nuvole”.

Inoltre mi chiedo quali limiti abbia la soluzione informatica per tutti, relativamente all’ espletamento di tutte le pratiche burocratiche. Noi anziani, e io ho 63 anni, possiamo soffrire di artrosi od artrite alla mani, di problemi di vista, di problemi di schiena, di problemi di memoria che influiscono sull’uso del computer.
Io penso spesso alle password che si dimenticano, ai testi scritti con caratteri piccoli e colori tenui, che paiono i fogli che le banche inviano e che quasi tutti cestiniamo, e via dicendo, e mi sento talvolta impotente e colgo, talvolta, l’impotenza altrui, dei cittadini o di una parte degli stessi.

L’invecchiamento – scrive lo psicologo Mauro Bianchi – è spesso associato alla comparsa di patologie internistiche quali: ipertensione, diabete, cardiopatia e/o vasculopatia, ipertrofia prostatica, insufficienza renale o malattie oculari come il glaucoma. Inoltre l’età senile porta con sè: riduzione della forza fisica, calo della memoria e più in generale delle altre funzioni cognitive: attenzione, concentrazione, orientamento, capacità di calcolo, di giudizio, di pensiero astratto e di organizzazione. (“Disturbi dell’ invecchiamento” in: http://www.psicoterapeuta-maurobianchi.it/aree-di-intervento/disturbi-dell-invecchiamento.html).

A complicare il quadro clinico, si aggiungono le angosce dimenticate, i conflitti irrisolti, le difficoltà emotive non superate nel corso della propria esistenza, che si ripresentano puntualmente in età avanzata, creando talvolta insicurezza, e fragilità emotiva e cognitiva.
Dimenticanze, smarrimenti e confusioni possono accadere in ogni fase della vita, ma si presentano maggiormente con la vecchiaia, e facilmente possono generare ansia. (Ivi).

Pertanto gli anziani possono avere difficoltà ad usare il computer per la burocrazia quotidiana e non solo, per una serie di fattori.
Inoltre l’informatizzazione ha un costo, bisogna acquistare computer, antivirus, stampanti, e quant’altro, e molti non sono avvezzi in questo campo, pertanto dovrebbero pure fare un adeguato training di apprendimento. Ma dalla mia esperienza pratica non sempre si apprende l’uso del computer in un corso, e bisogna fare esperienza ed avere motivazione.

Infine l’informatizzazione ha portato all’uso di soluzioni risposta da dischetto preregistrato, con cui ci si connette quando si telefona ad uffici ecc. risparmiando sul personale ma senza utilità perché un disco non risponde alle domande dell’utenza, che possono essere delle più svariate; si deve avere un’ attenzione notevole per seguire passo per passo l’algoritmo: premi x poi y, poi z se vuoi quello, se vuoi quell’altro, fino a che, se il servizio è decente, ti propongono un operatore, quando stavi per abbandonare, dopo, magari, mille pubblicità. Inoltre non si devono dimenticare i possibili limiti di udito dell’anziano, ed il fastidio delle musichette infra -mezzo, certe volte nauseabonde.
Ma soprattutto bisogna ricordare che spesso gli anziani sono soli, non hanno i giovani al loro fianco, scambiano date, dimenticano prescrizioni a casa, e via dicendo, con il risultato di sentirsi dire: Mi dispiace ma… è colpa sua, senza che ci si attivi per un aiuto.

L’uso degli attuali strumenti tecnologici – computer, cellulare, internet, servizi on line – spesso disorienta le persone anziane, – scrive Marina Landolfi – che hanno difficoltà ad accedervi. I dati Istat rivelano che le famiglie con almeno un minorenne sono più ‘tecnologiche’ mentre tra quelle composte da soli over 65 è poco diffuso il computer (13,9%) e solo l’11,8% può navigare in internet. Il cellulare è il mezzo tecnologico più diffuso tra gli anziani, anche se in misura molto inferiore alla media nazionale, il che la dice lunga sul desiderio di sentire una voce amica, un parente, un figlio, sulla garanzia che il cellulare dà di poter chiamare aiuto se in difficoltà.

Gli ultra 65enni continuano a preferire la tv, da cui attingono la maggior parte delle informazioni, ed usano poco bancomat e carte di credito.
Tra le cause più frequenti, che spiegano il divario digitale tra nuove e vecchie generazioni,  –  sottolinea Stefania Maggi dell’Istituto di neuroscienze del Cnr di Padova – vi sono aspetti legati al processo di invecchiamento ed a patologie che compromettono molte abilità acquisite o rendono difficile acquisirne di nuove ed il problema dei costi accentuato dalla crisi economica. L’uso delle nuove tecnologie potrebbe risultare difficile, poi, per gli anziani, a causa della riduzione delle funzioni ‘esecutive’, come mantenere l’attenzione focalizzata o tenere a mente un certo numero di informazioni. Le persone di una certa età, per esempio, non riuscirebbero a seguire gli stimoli che gli schermi del pc inviano in continuazione. Inoltre potrebbe mancar loro il ‘novelty-seeking’, cioè la necessità di cercare sempre nuovi stimoli: un interesse che nei i soggetti anziani è notevolmente diminuito. (Marina Landolfi, Anziani e nuove tecnologie: un incontro possibile, in: http://www.almanacco.cnr.it/).

Ma le barriere dell’analfabetismo digitale non implicano che gli anziani non siano capaci di imparare a utilizzare le nuove tecnologie, ed il computer in particolare, anche con soddisfazione personale: dipende dalle persone, dalla motivazione, dall’interesse, non certo dal desiderio di finire la vita nella sequela di problematiche che la burocrazia italiana comporta, per poi sentirsi dire: mi dispiace tanto ma…ha sbagliato qui o là, con frustrazione crescente, e senso di incapacità, che nell’ anziano è spesso presente.

Inoltre parlare ed entrare in contatto con altri aiuta l’anziano a vivere, a relazionarsi, mantenendo l’ importanza degli aspetti affettivi ed emotivi e di vita sociale.
Spesso persone di una certa età si incontrano nell’ambulatorio medico, negli uffici, e scambiano pareri ed opinioni, spesso ricevono consolazione dal parlare con gli altri, aiuto pratico dagli operatori.
Il computer può creare anche solitudine più di quanto non si pensi, che va ad aggiungersi a quella che le persone di una certa età comunque possono incontrare.

Pare quindi discutibile che temi quali: “sanità digitale ed anziani”, di notevole spessore, vengano affrontati, ad Udine, in un convegno di poche ore, da Federsanità Anci Fvg, Federazione delle Aziende sanitarie e ospedaliere e dei Comuni del Friuli Venezia Giulia, che dal cui sito apprendiamo essere un ente che realizza progetti per la salute, la sanità e il welfare, anche digitali, e quindi parte in causa; la regione; l’ordine dei giornalisti; la sola Ass n.4, non le altre, non si sa perché; la sempre presente Azienda ospedaliero – universitaria di Udine “Santa Maria della Misericordia”, non gli altri poli ospedalieri.
Per trattare il tema relativo alla digitalizzazione della sanità sono stati distribuiti dei questionari (quelli che hanno rovinato scuola e servizi italiani, sostituendo l’agire del bimbo e l’ascolto dell’utenza) pomposamente definiti “dalla parte dei cittadini” senza che alcuna associazione per la difesa dei diritti del cittadino, almeno pare, ne fosse al corrente o li avesse vagliati. 350 sono stati distribuiti alle farmacie, non si sa se per i farmacisti o per chi, altri a disabili e persone anziane. (Domani un convegno. Anziani e disabili danno i voti alla sanità digitale, in: Messaggero Veneto, 15 giugno 2015).
Non vorrei che si facesse il solito breve convegno fra quattro, con un po’ di questionari, senza consultazione con le associazioni dei cittadini, che si potrebbe concludere con un autoreferenzialismo ed autoincensazione, che in questi tempi è spesso presente, e con “ora procediamo, siamo nel giusto”. Ma spero sia solo una mia paura.

E nel processo di digitalizzazione forzata, bisogna star attenti a far in modo che gli anziani non si deprimano al primo round, non si demoralizzino magari perché i docenti dei corsi sono giovani pimpanti, in giacca e cravatta, che non sopportano vecchi accidiosi che non capiscono, e scelgano di liberarsi della sanità capestro e dai mezzi informatici, come vorrebbero fare del 730, che devi compilare fino al decesso, e di altre pratiche “sevizie” per dirla alla Giorgio Ferigo, magari preferendo allevare cani, gatti ed uccelli, o andare a passeggio fino alla fine dei propri giorni.

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Per quanto riguarda l’uso dell’informatica a scuola, esso deve venir ben ponderato. Mi ricordo che, all’apparizione dei primi computer nella scuola, venne organizzato un corso, credo obbligatorio, ad Udine per docenti elementari sul loro uso. Avendovi partecipato perché, dopo la laurea, avevo fatto le magistrali da privatista e vinto il concorso prima per docente della scuola materna poi per docente nella scuola elementare, rimasi stupita nel sentire il solito esperto, (che parlava come avesse la verità in tasca e dovesse indottrinare noi, poveri deficienti), che affermava che ai bambini piccoli si dovevano insegnare i rapporti spaziali al computer! Mi alzai e dissi che sullo schermo i rapporti spaziali destra e sinistra risultano a specchio, che in genere si usa, inizialmente, il corpo come riferimento, e che, per far apprendere alle elementari, è consigliato anche il fare, come insegnano John Dewey e Jean Piaget, ed il gioco spontaneo come suggerisce Lev Semënovič Vygotskij, ma non ebbi molto ascolto.
Inoltre i bimbi hanno bisogno della maestra, a livello affettivo, per sviluppare le loro capacità cognitive, non di un freddo computer, e di discutere, utilizzando metodologie come la philosophy for children, che aiuta a pensare.

Infine, i ragazzi delle medie e superiori devono far attenzione a cosa cercare e come anche su internet; infatti alcune enciclopedie on line non hanno contenuti la cui veridicità sia stata valutata; wikipedia è un’enciclopedia libera, per esempio, e ognuno può aggiungere le sue conoscenze, non si sa quanto vagliate; il pensiero critico si sviluppa attraverso il dibattito; la conoscenza appresa attraverso l’uso di una macchina dipende da chi carica sulla stessa, e può essere pensiero omologato, come il sapere appreso dai docenti in insegnamento frontale, senza che l’alunno abbia accesso alla molteplicità delle fonti, alla molteplicità degli studi e delle opinioni, e possa in gruppo apprendere a fare ricerca, utilizzando il cooperative learning, e forme di sviluppo del pensiero divergente. Si trovano, inoltre, su internet testi in pessimo italiano e traduzioni ancora peggiori, e ci si abitua a scrivere il proprio pensiero senza controparte e senza forme di censura presenti.

Inoltre il computer non può sostituire il libro, il piacere di scegliere un libro e di leggerlo tenendolo fra le mani, e bisogna leggere, leggere molto ed affinare la facoltà di comprendere ciò che si legge.
Scrivevo sul mio: “Quella montagna così vicina, così lontana. Riflessioni ai margini dell’incontro pubblico con Mauro Corona”, in : nonsolocarnia.info, che: «leggere è apprendere, è avere in mano le leve del sapere e della riflessione, saper leggere è la base per comprendere, per capire, per pensare. Ma bisogna saper scegliere cosa leggere».
Laura Matelda Puppini

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