Mi è piaciuto questo intervento di Carlo Bressan (1), tanto da domandarglielo per la pubblicazione, perchè mi ha riportato indietro negli anni ad un Friuli che fu, dove c’era iniziativa, dove ci si incontrava e si discuteva, senza cellulari, senza mascherine, dove canoniche, parrocchie e sedi di partito si riempivano in particolare di gioventù. Non era che allora filasse tutto liscio, ma certamente non ci avvolgeva quell’indifferenza e quel silenzio che ora predominano un po’ dovunque. Vediamo quindi insieme cosa ci ha narrato ad Enemonzo ieri, 27 novembre 2021, Carlo Bressan, all’incontro per i 40 anni del libro ‘La Carnia di Antonelli’ di cui fu uno dei protagonisti come editore. Laura Matelda Puppini.

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«La scorsa settimana ho ricevuto una telefonata da parte di Tarcisio (2) e come sempre ho iniziato a scherzare, a cazzeggiare. Mi ha interrotto dicendomi se ero scemo. Ho risposto subito di si, figurarsi tu che prendi le cose della vita con tanta serietà, quando il Mondo va dove vuole, portandosi dietro i nostri sogni di gioventù. Ha convenuto con me e alla fine è riuscito a chiedermi un intervento sulla prima edizione della Carnia di Antonelli e lo ringrazio anche perché inaspettata dopo tanti anni. Per me è stata una divertente e impegnativa avventura iniziata nel 1979 quando Marco Lepre (3) mi contattò per mostrarmi una meraviglia: i negativi su lastre di vetro del fotografo Antonelli.

Prima di entrare nello specifico dell’edizione, vorrei ricordare il contesto e il modus operandi di quegli anni.  Non ero un editore regolare, non lo sono mai stato, ma dagli anni Sessanta ad oggi ho curato e trovato i finanziamenti per una cinquantina di pubblicazioni che riguardano vari aspetti della cultura e della storia della nostra regione. Parlo al singolare, ma ogni iniziativa ha coinvolto decine di persone, associazioni e autori, rendendo imprese collettive i singoli progetti.

Ricordo i numerosi compagni del Circolo Colavini di Aiello (4), Renato Antonelli del circolo di Terzo, Ezio Beltrame del circolo di Mortegliano, Zanier del CEC di Udine e il motore propulsivo Aldo Durì che abbiamo un po’ sfruttato per il lavoro di auto finanziamento, e ovviamente il Circolo Gli Ultimi di Tolmezzo.

Dopo il grande concerto con Dalla e De Gregori, tenuto allo stadio Friuli per finanziare le Brigate del fieno promosse da Giorgio Ferigo (5) amico, poeta e grande intellettuale, Marco Lepre mi cercò come “individuo noto” per aver ideato e attuato un sistema molto particolare di finanziamento per le attività culturali, anche se non del tutto ortodosso.

L’editore, chiamiamolo così, era il Circolo Colavini, che con altre associazioni della regione aveva costituito un fantomatico “Centro editoriale friulano”. Era un contenitore senza una sede propria, salvo quella dei singoli circoli, senza una partita IVA, senza un codice ISBN, senza un direttore responsabile. Compariva solamente il mio indirizzo, Aiello, piazza Roma 2, ma non il mio nome, nemmeno sulla Carnia di Antonelli.  Con ciò ho detto tutto, però funzionava benissimo.

Negli anni Settanta questa editoria di nicchia funzionava grazie ad un mix di finanziamenti e vari canali di distribuzione. Alcuni circoli culturali si erano associati per organizzare concerti al Carnera, allo stadio Friuli e in altre località della regione. Da assicuratore ho avuto l’idea di ripartire il rischio finanziario tra le associazioni, per realizzare eventi impossibili da affrontare per un singolo soggetto. Poi si dividevano gli utili.

Si era iniziato a Monfalcone con il solo circolo La Comune e gli spettacoli di Dario Fo e Franca Rame. I due grandi artisti avevano rinunciato ai diritti d’autore e ciò ci permetteva di pagare solamente i diritti erariali e di lasciare a secco l’onnivora SIAE. Gli utili venivano poi reinvestiti nelle attività che comprendevano lo scibile umano, dai film, ai concerti con gruppi locali, ai tornei di scacchi, ai corsi di lingue, alle conferenze con relatori dal forte carisma, ripartiti equamente tra le componenti democristiane, comuniste e socialiste.

Ricordo in particolare un emozionante concerto con gli Inti Illimani. L’abbiamo organizzato, sempre in forma cooperativa, nel prato della Basilica di Aquileia. Una sera ero andato in canonica a chiedere il permesso al parroco. Il sindaco Nevio Puntin ce lo aveva già dato. Busso, sento un vociare animato, e dalla porta socchiusa provenire un forte invito «ven indevant frut». Entro e trovo una tavolata con una decina di preti che discutevano attorno ad una tavola imbandita con vino, salumi e formaggio, tale e quale un quadro del Brughel. Ben piazzato al centro c’era don Placereani con una gamba distesa su una sedia per cercar di placare l’attacco di gotta provocato da quel ben di Dio. In dieci minuti ci fu concesso il prato e l’allacciamento elettrico, che ovviamente partiva dalla cantina adiacente la canonica. Fu un successo di pubblico, di cassa, di bevute e la restituzione del prato ripulito.  

Dal 1964 la Regione Friuli V.G. sovvenzionava più di un migliaio di piccole associazioni culturali e musicali. Una lira di contributo produceva dieci volte tanto, tenendo conto delle energie che venivano messe in movimento dall’impegno e dal lavoro volontario. L’autofinanziamento si aggiungeva a quelli che la Regione erogava a circoli e associazioni. A questo punto ci sta una battuta sul peggior assessore regionale alla cultura, certamente non inferiore all’attuale, la dottoressa Chi l’ha vista Gibelli.

Negli anni sessanta e settanta all’assessorato c’era un dirigente, l’indimenticabile dott. Molea, democristiano, che aiutava gli allora sprovveduti presidenti dei circoli a orientarsi nelle norme e a compilare le domande di contributo, senza discriminare in base al colore politico, con solo un aiutino in più a quelli di parrocchia.

In cinquant’anni la mole di dichiarazioni e di cartacce di ogni genere ha scoraggiato molte associazioni, oltre al fatto che i finanziamenti si sono ridotti, alcuni circoli e associazioni sono spariti per consunzione, cambiamenti generazionali e sociali, ma il colpo definitivo l’ha assestato l’assessore Gianni Torrenti durante il suo mandato, quando si è abbattuto sul Friuli e ha pensato bene di segarle quasi tutte, per “elevarne la qualità”. Si era scordato, mosso da altre logiche ed interessi, che le migliaia di piccole organizzazioni culturali e musicali hanno contribuito a formare l’ossatura della vasta rete sociale del Friuli.

Senza i contributi pubblici a pioggia, basandosi solamente sull’autofinanziamento, non ci sarebbe stata la vasta produzione editoriale che ha caratterizzato la nostra regione. Non tutte sono opere letterarie o scientifiche di livello, ma tra questa massa d’iniziative sono fioriti lavori di pregio, e soprattutto si sono formati migliaia di operatori, di giovani, che potevano sperimentare e crescere. Sono uno dei tanti.

Ritornando ai libri, questi venivano venduti, oltre che nelle librerie e nelle edicole (distributrice la signora Più Bello), anche attraverso i canali delle sagre, delle Feste dell’Unità, dei concerti e delle conferenze. Le diverse edizioni di Libaars di scugì laa di Leonardo Zanier (6) hanno superato le oltre 18.000 copie, 8.000 per Che Diaz us al mereti, 6.000 per Risposte ai ragazzi di Fagagna, 4.000 per le Lotte del Cormor di Gaspari, numeri impensabili oggi. 

La Carnia di Antonelli, questa splendida pubblicazione ha raggiunto le sei edizioni. Va detto, sotto voce, che registri e imposte non erano di uso corrente, perché lo consideravamo un semplicemente metodo di finanziamento in proprio della cultura. La Carnia di Antonelli ha invece rispettato quasi tutti i canoni di legge, ed inoltre non ha avuto, prima della stampa, contributi pubblici e sponsor.

Cosa ne sanno ora all’assessorato di tutto questo? Probabilmente poco, e nulla gli importa. Ciò che conta è il piano di Quinquennale memoria dove tutto si pianifica in funzione degli interessi di Stato, pardon, di Regione, pardon di disegni personali imperscrutabili. Esagerando, ma non di molto, la Regione per un euro di contributo ne spende due per mantenere un ampio staff di dirigenti e funzionari, incaricati di scegliere le linee guida della cultura e predisporre graduatorie.

Concludo con il ricordo dell’avventura che ha portato all’edizione de La Carnia di Antonelli- Ideologia e realtà, perché di avventura si è trattato.  Il materiale era splendido e non doveva essere sprecato. Mi sono rivolto a Renato Calligaro (7), il miglior grafico in regione e non solo. Mi aveva colpito l’eleganza modulare di un lavoro che aveva terminato da poco, se non ricordo male doveva essere un bilancio della Danieli. Su quell’idea ci propose l’impaginazione semplice e pulita del volume, un progetto che piacque a tutti e che contribuì in modo determinante al suo successo.

Era necessario però trovare anche una chiave di lettura per presentare le foto di Antonelli, un’idea che non fosse solamente la riproduzione di belle foto, un’idea che avesse una valenza sociale e non solo estetica. In fondo eravamo associazioni culturali di sinistra e in quel clima politico non potevamo certo limitarci a presentare le opere pubbliche degli anni Trenta, le attività industriali della Solari o le foto di belle carniche in costume. Va detto che Antonelli portava con sé i costumi e, da voci di popolo molto accreditate (non da Signorini), amava fotografare le modelle, in tutti i sensi.

La soluzione fu trovata con un sottotitolo che ritengo decisamente indovinato “Ideologia e realtà”, che Calligaro ha reso magistralmente con la sequenza che parte dal quadro d’insieme con i boscaioli in primo piano e, con successivi ingrandimenti, si concentra infine sulla figura di D’Antoni, proprietario della segheria, in piedi sulla catasta di tronchi, che guarda compiaciuto la febbrile attività nel cantiere. La prefazione di Leonardo Zanier sigillava l’impostazione sociale del lavoro, con un saggio sulle problematiche di una Carnia, abbandonata dalle sue migliori energie sparse nel mondo.

Con le foto di Antonelli in una valigetta ho incontrato politici e scritto ad Enti regionali ma, per la prima volta, senza alcun risultato. A pubblicazione avvenuta la Regione intervenne con un acquisto significativo grazie al Presidente Comelli (8) che, ricevuta una copia, mi rispose immediatamente con lusinghiere parole per il lavoro e per il nostro fantomatico Centro Editoriale Friulano. Comelli è stato un uomo d’altri tempi e un sensibile politico.

Il circolo Colavini di Aiello, la Cooperativa libraria Borgo Aquileia, la Coop libraria Universitaria di Trieste e il circolo Gli ultimi di Tolmezzo, non avevano risorse sufficienti a coprire le spese e a rischiare un importo che ai tempi era di 20.000.000 di Lire. Ogni associazione si impegnava a un preacquisto di volumi ma non bastava. La situazione fu risolta dall’intervento di Edi Zanier, un privato, che anticipò la cifra mancante e si assunse il rischio. Ne è valsa la pena per la qualità delle foto di Antonelli e non da meno per il lavoro rigoroso di Renato Calligaro.

Dalla metà degli anni Ottanta le cose sono cambiante per tutte le pubblicazioni, niente concerti per finanziare e nemmeno circoli da consorziare. È cambiato un mondo e, per quanto mi riguarda, ho operato dentro un contesto legislativo meno garibaldino rispetto ai tempi giovanili.

Da non editore ho contribuito a pubblicare, con il coinvolgimento degli autori, di associazioni, editori e sponsor, lavori che ritenevo interessanti, dalla storia, alle attività industriali, a quelle scientifiche.
Ne cito alcune che riguardano la Bassa friulana: L’attività imprenditoriale di Luigi Chiozza – Dalla tenuta modello all’edificio macchina (l’Amideria), e i libri sulle meridiane in Friuli.
Sulla Carnia ricordo: Un bambino e la guerra, i temi di Ermanno Magrini di Bianca Agarinis, Compagno tante cose vorrei dirti, il funerale di Giovanni Casali, anarchico di Claudio Venza (9), Vedi alla voce cumunist e il mitico Elogio ragionato dei papìns- di Giorgio Ferigo.

Il sistema funziona grazie all’intervento di sponsor privati, di un limitato intervento di acquisto da parte di Enti pubblici, di un accordo con autori e qualche rara associazione, per vendere un numero di copie durante le conferenze e le manifestazioni.
Se oggi, a distanza di quarant’anni, ci incontriamo per festeggiare la ricorrenza della prima edizione della Carnia di Antonelli, significa che abbiamo speso bene il nostro tempo, che il sistema funziona ancora, perché, pur essendo cambiato il mondo, si basa sul principio di tenere uniti i legami tra le persone e le comunità. È un collante sociale da non disperdere.

Carlo Bressan.

Udine 27 novembre 2021».

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(1) Carlo Bressan è nato ad Aiello del Friuli (Ud) nel luglio del 1946. Successivamente alla laurea in geologia all’Università degli Studi di Trieste, ha svolto l’attività d’insegnante di Matematica e Scienze nelle scuole medie inferiori realizzando, nel corso degli anni, progetti e attrezzature didattiche, in particolare su meridiane e terremoti. Opera nel campo culturale dalla metà degli anni Sessanta quando ha contribuito a fondare il Circolo Colavini di Aiello. Ha curato la pubblicazione di diversi lavori di carattere storico e scientifico. Dal 1990 opera nel campo assicurativo, prima come agente poi come broker. (https://www.gasparieditore.it/ulderico-e-il-figlio-irrequieto). Paolo Medeossi lo definisce un protagonista della vita del suo paese grazie al suo impegno politico e sociale ed al suo «attivismo anticonvenzionale e alternativo verso il sistema dominante». (Paolo Medeossi, Mezzo secolo di storia di Aiello Bressan regala il suo archivio, in: Messaggero Veneto 29/7/2020). 

(2) Tarcisio Not, presidente del gruppo ‘Gli Ultimi’, medico ricercatore e poi dirigente di dipartimento presso l’IRCCS materno infantile ‘Burlo Garofalo’ di Trieste, e coautore di ‘La Carnia di Antonelli’. 

(3) Marco Lepre membro del gruppo Gli Ultimi, laureato in urbanistica a Venezia, presidente di Legambiente Carnia, da anni impegnato a favore della terra e della montagna.

(4) Il circolo di Aiello del Friuli qui citato era quello Arci che fu poi dedicato al pittore aiellese Arturo Colavini. (Paolo Medeossi, op. cit.).

(5) Per la biografia di Giorgio Ferigo rimando a: https://www.giorgioferigo.it/home/giorgio-ferigo/. Per alcuni aspetti che lo riguardano cfr. Laura Matelda Puppini, In ricordo di Giorgio Ferigo, carnico, comunista, uomo di profonda cultura e medico, in: www.nonsolocarnia.info. Fece parte, per alcuni anni e fino alla morte avvenuta nel novembre 2007, anche del gruppo ‘Gli  Ultimi’, ed in precedenza di ‘Cjargne Culture’ di cui fu anche presidente. 

(6) Leonardo Zanier, famoso poeta originario del comune di Comeglians, in Carnia. Suoi i libri di poesie qui citati da Bressan: “Libars di scugnî lâ” e “Che Diaz us al mereti”. Per la sua biografia rimando a : https://www.dizionariobiograficodeifriulani.it/zanier-leonardo-1935-2016/. Presumibilmente per il suo essere comunista e sindacalista e per i contenuti delel sue poesie, Leonardo Zanier non trovò subito un editore per le sue opere, e si deve ringraziare il Circolo di Aiello del Friuli se i suoi primi lavori, furono consegnati alla stampa e diffusi.

(7) Renato Calligaro, vivente, è nato a Buja il 28 gennaio 1928, ed è un pittore, grafico, illustratore pubblicitario, vignettista e disegnatore di satira politica italiano. Egli è uno dei maestri del fumetto italiano, ha pubblicato nelle riviste storiche Linus e Alterlinus e ha collaborato con le sue vignette e illustrazioni con Il Manifesto, Lotta Continua, Reporter, L’Espresso, Satiricon (La Repubblica), Tango, Cuore (L’Unità) e Le Monde. Oltre all’attività artistica e pittorica è scrittore e teorico dell’arte, e ha fondato e diretto la rivista di fenomenologia e antropologia dell’arte TempoFermo. Tra le sue pubblicazioni a fumetti più importanti segnaliamo i “poemi per immagini”: Montagne (1978), La favola di Orfeo (1978), Casanova/Henriette (1978/79), Oltreporto (1980), Deserto (1980), Lirica 4 (1980), Zeppelin (1984), Poema Barocco (1988), oltre al video in DVD Le streghe di Germania (ED. Kappavu, 1992). (Per ulteriori note biografiche cfr. http://archivio.bilbolbul.net/BBB15/?p=2401, e https://it.wikipedia.org/wiki/Renato_Calligaro).

(8) Trattasi dell’avvocato Antonio Comelli, democristiano, partigiano, allora presidente della giunta regionale del Fvg. Per la sua biografia rimando a https://www.dizionariobiograficodeifriulani.it/comelli-antonio/.

(9) Nella realtà il volume:”Compagno tante cose vorrei dirti…” Il funerale di Giovanni Casali, anarchico – Prato Carnico 1933″, edito dal Centro Editoriale Friulano, non è solo di Claudio Venza ma contiene 3 saggi: uno di Claudio Venza, uno di Marco Puppini (altro membro del gruppo Gli Ultimi) ed uno di Dianella Gagliani, come anche scritto sulla copertina del libro.

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Ho riportato il testo di Carlo Bressan così come mi è stato inviato oggi 28 novembre 2021. L’immagine che accompagna l’articolo è una elaborazione di una parte della locandina dell’evento tenutosi ieri 27 novembre 2021. L.M.P. 

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