Ho intitolato così queste due righe, perché si tratta sempre del documento dalla Farnesina, sulla presunta fossa di Rosazzo, datato 13 ottobre 1945, dove si dovrebbero trovare da 200 ad 800 cadaveri di morti ammazzati uccisi da Sasso e Vanni, su cui, secondo il Messaggero Veneto, ora si chiede indaghi Angelino Alfano, Ministro degli Interni (Davide Vicedomini, Vogliamo la verità sulla fossa, il popolo del web si mobilita, in: Messaggero Veneto, 5 marzo 2016), se ho ben capito.
E riprendo, mentre penso alla Pasqua cristiana ed al suo significato, dal mio primo articolo sul documento, alcune considerazioni, per ribadirle perché mi pare non vi sia nulla di nuovo, tranne questo passaggio possibile e voluto dai sottoscrittori di una petizione, di detto documento da Urizio ad Angelino Alfano, che sta al Viminale.

Ho visto l’immagine, pubblicata sul Messaggero Veneto in data 13 febbraio 2016, di un documento a cui il quotidiano locale e non solo danno notevole valore, e mi sono posta molte domande.
Detto documento proviene, secondo il noto quotidiano locale, dalla Farnesina, cioè dalla sede del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale. Ora la Farnesina ha un archivio storico, ma relativo a Documentazione Storico Diplomatica. Come mai è finito lì? E si trovava tra altri documenti, e se sì quali? Era un si dice fra si dice? Io di altri documenti non so, forse perché non leggo Il Piccolo, ed in ogni caso non ho visto immagine se non di quello sui presunti cadaveri di Rosazzo. Il Messaggero ha detto che secondo Urizio della Lega Nazionale per l’ italianità di Trieste esistono altri documenti pare nel merito. Spero almeno siano stati forniti non a Torrenti, come sembrava dal noto quotidiano, ( Davide Vicedomini, “Fossa a Rosazzo: Regione in campo in cerca della verità” in: Messaggero Veneto del 29 febbraio 2016. Cfr. anche mio commento il primo marzo, nel merito, a mio: Divagando su quanto scrive il Messaggero Veneto sulla ricerca di quanto affermato nel documento dall’archivio della Farnesina) ma alla Procura della Repubblica che sta indagando, giustamente, nel merito.
E mi chiedo pure: si trovava detto documento forse informativa, tra altre informative poi archiviate? Si è accertato che non fossero già state fatte indagini sui suoi contenuti?
Non posso entrare nel merito della autenticità del documento: infatti una immagine fotografica o fotocopia non danno informazioni certe su carta, timbri, inchiostro, ecc. relativi al documento. Inoltre il documento in questione ha tre cancellature fatte con sostanza nera, che dovrebbe essere, vista la data, inchiostro ma dall’immagine così riprodotta potrebbe essere anche pennarello o che ne so. Sotto pare si vedano le parole cancellate relative alla zona ove dovrebbero esser sepolti i cadaveri e alla popolazione che sostiene di conoscere il fatto, in sintesi alla fonte ed al luogo il che non è poco. Perché sono state cancellate e da chi? Se si tratta di un documento ufficiale è gravissimo, e su fatti così gravi non si possono fare illazioni. Comunque pare proprio fuori posto, perché non è relativo a rapporti con l’estero.

Poi bisognerebbe, come prima cosa, verificare altre fonti, anche tedesche, perchè i tedeschi non erano privi di informatori, e vi era l ‘OZAK. Un caso così grave non può avere solo una fonte, perché pare allora una bufala, cioè un’informazione falsa.
800 cadaveri puzzano, ed anche 200 perdio, attirano animali ecc. ecc. e poi dove potrebbero trovarsi? Si parla di foiba e fossa comune, ma dove? A Rosazzo che non è sul Carso? E chi sarebbero stati i morti e quando sarebbero stati uccisi? In fosse comuni credo siano stati gettati anche militari morti nella prima guerra mondiale, italiani, austriaci, tanto che vi è un monumento al milite ignoto. E come si fa a sapere con certezza che furono Vanni e Sasso senza neppure processo? E quando sarebbero stati in zona? E avrebbero fatto un eccidio di tali proporzioni senza esser fermati essendo in due? In sintesi ed in friulano, «Nissun a i vares dat un croc ju pal cjaf?» Forse se lo sono chiesti anche coloro che, credo proprio intelligentemente, hanno archiviato il documento, che non si sa se avesse allegati o pratica relativa.
Correttamente il Procuratore della Repubblica ha aperto, dopo la pubblicazione da parte del Messaggero Veneto della immagine del documento, una indagine, affidata ai carabinieri.
Ma ora pare, dal Messaggero Veneto, che Urizio si sia messo in proprio e voglia fare lui, a che titolo non si sa, indagini con i carabinieri, (Davide Vicedomini, Vogliamo la verità sulla fossa, op. cit.) che è ovvio che non lavoreranno per indagare per un privato. Ci mancherebbe che fossimo giunti anche a questo! E quindi, dato che io ho massima stima dell’arma, se fossi nel Messaggero Veneto una notizia del genere non l’avrei mai pubblicata.

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Ci mancherebbe poi che il Ministro dell’Interno che sta al Viminale, non ritenesse corretto il procedere della Procura della Repubblica su fatto così grave ed aprisse indagini parallele, perché questo significherebbe screditare la Procura ed il dott. De Nicolo, persona rispettabilissima, che io sappia.
Pertanto, nonostante tanto vociare, tante urla pare da parte del Presidente della società privata Lega Nazionale per l’italianità di Trieste, ora che Trieste da decenni è italiana, e la gran cassa mediatica del noto quotidiano locale, siamo ancora alla immagine del documento, alla verifica da parte di chi di dovere della sua autenticità e dei suoi contenuti, su cui nulla si sa, ed al desiderio di molti di conoscere la verità. Poi anche se si trovasse un solo corpo umano bisognerebbe vedere a che epoca risale, che non sia della prima guerra mondiale ecc. ma per collegare ritrovamenti al documento si dovrebbero reperire un numero da 200 ad 800 resti umani ecc. ecc.. Bisognerebbe poi, qualora il numero dei morti ed il luogo fossero accertati, credo procedere contro Vanni e Sasso, stando al documento, ma pure contro ignoti, ma non è materia mia, perché è materia della procura della repubblica. Ma so che, non potendo esserci, in Italia, condanna senza processo, come in altri paesi non democratici, per dire che uno è colpevole di un delitto bisogna ci sia processo e, secondo me, sapere come minimo da chi veniva l’informazione, cioè chi è Ermete. Anzi se qualcuno lo sa è pregato di scrivermelo. Gli sarei infinitamente grata. Comunque per processare uno non basta un’informativa.
Infine se un documento narra un fatto narra quello, e non si possono fare voli pindarici sullo stesso con riflessioni, aggiunte ecc., e questo modo di procedere va a disonore, secondo me, del modo in cui si sta comportando il Messaggero Veneto, che non so più se definire, nello specifico, cioè relativamente a detto documento, un organo di corretta informazione.

Una seria riflessione documentata, come prevede pure la legge istitutiva del giorno del ricordo sulla storia del confine detto da noi e per noi orientale, in quell’ottica europea e mondiale che ne furono il contesto, e studiando la sua evoluzione nel tempo credo si imponga. Infatti è inutile soprassedere sul fatto che la seconda guerra mondiale fu mondiale, che la storia del confine ad est è storia che ha le sue radici nella storia precedente, e che Hitler sognava un nuovo ordine europeo. Ma mi pare che alcuni studiosi, da che ho compreso da quanto riferito da mio fratello sul convegno di Milano, lo stiano facendo. Poi si può certamente riservare una pagina sui libri di storia anche a detto argomento, ma scientificamente studiato, non emotivamente vissuto. Io credo nelle istituzioni e nel lavoro dei carabinieri, al servizio della Procura della Repubblica, e se scrivo ancora sul documento, essendo ben più interessata alla Settimana Santa, tradizioni e riflessioni, è per precisare gli articoli nel merito che si susseguono sul noto quotidiano locale. Comunque io credo che il signor Urizio dovrebbe ringraziare il Messaggero Veneto per la visibilità continua che ha dato e sta dando alla sua persona. Forse si deve guadagnare un posto per le prossime elezioni? – penso mentre sto stirando la biancheria.  Perché ormai ci hanno insegnato che ora in genere funziona così. E se erro su questa ultima considerazione, correggetemi.

Laura Matelda Puppini

L’immagine che correda questa mia riflessione è quella del documento come diffuso da il Messaggero Veneto. Laura Matelda Puppini

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