DELLE SPESE E DELLA TERZA CORSIA.

Mi spaventa questo mondo che mi si dice moderno, ma a me pare sempre più simile a quello in cui si agitavano i personaggi di Alan Ford, mi spaventa questa sanità che mi si dice moderna, ma secondo me per nulla, diventata, come a me appare, solo terreno per politici per fare cassa. Zac, un bel taglio regionale assestato qua, zac, un bel taglio statale assestato là… E chi si presta al lavoro brutale di sarta è sempre una donna, che sorride e gongola, di che non si sa … almeno questo appare dai giornali. Ma chi glielo fa fare, mi chiedo io … Mandino qualche maschietto, di quelli dietro le quinte o semi, a mostrar la faccia!Ma mancano i soldi Puppini, tu las capide o no? Potrebbe dire qualcuno. Ma dove stiamo spendendo i nostri soldi?

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In questi giorni mi sono soffermata, ancora una volta, a riflettere sulla sanità regionale e statale, che dovrebbe essere servizio, pagato con le tasse, al cittadino, mentre non si capisce cosa sia e stia diventando. L’unica cosa che si comprende, per ora, è che Renzi ed il governo hanno deciso di far cassa anche qui, come la Regione Friuli Venezia Giulia, e che noi resteremo, di fatto, con un depauperamento notevole di sanità/salute. Ed io non mi illudo: se della cosiddetta riforma Lorenzin e dei suoi tagli, che trasformano i medici in impiegati governativi, buttando a mare la professione, non si parla molto ora, non è perché siano stati archiviati, ma perché sugli stessi si tace, dato che potrebbero rovinare l’immagine di quelli al potere, e che, con il nuovo senato, lo saranno per sempre.

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E prima di parlare di tagli necessari ricordiamoci quanto ci costa la terza corsia. Messaggero Veneto del 20 aprile 2012: «Terza corsia A4. Dalla CdP 900 milioni. La Cassa Depositi e prestiti ha dato garanzie alla Regione per il Cantiere che amplierà la Venezia- Trieste. La Regione incassa un appoggio finanziario importante per garantire i cantieri della terza corsia della A 4. La Cassa depositi e prestiti ha dato ieri la disponibilità a garantire fino a 900 milioni di euro per il finanziamento dell’opera, un’ipotesi che era stata solamente sfiorata i mesi scorsi quando si programmava il sostegno finanziario soprattutto da parte delle banche.»

Questo vecchio ritaglio di giornale mi riporta a considerazioni a tinte fosche: quante “terze corsie” ci sono in Italia? Ed a fronte di soldi nostri, ivi investiti, che utile ne ricaviamo noi cittadini? E il governo ha bisogno di 4 miliardi. Bene 1,5 potevano derivare da qui, perché la terza corsia a noi del F-vg credo non interessi proprio, e tende a favorire il trasporto su gomma, quando, tra l’altro, dalle targhe dei camion, pare che lo stesso sia ben poco in mani italiche. Inoltre sempre più frequentemente, camion “bestioni”percorrono le statali, pure con qualche problema per il manto stradale, per non pagare i pedaggi, non certo a buon prezzo, di Autovie venete, che non è però una società pubblica. Dal sito di Autovie venete: www.autovie.it, si viene a sapere che essa è una società nata nel 1928, diventata pubblica nel 1950, attualmente (30 giugno 2015) con maggioranza delle azioni in mano a Friulia s.p.a., e con soci maggioritari: Regione Veneto; Infrastrutture Cis S.r.l.; Cassa Risparmio del Friuli Venezia Giulia, S.p. A., Unicredit S.p. A., altri privati ed alcuni enti pubblici. Il capitale di Autovie Venete è di 607.560.533,00 euro, capitale ben più basso dell’investimento che ora si prevede per la terza corsia: circa la metà.

La terza corsia prevede, in progetto, (cfr. Progetto terza corsia, in: http://www.autovie.it/), nel tratto compreso tra Venezia a Trieste, 2 nuovi svincoli e 7 ristrutturazioni, 2 nuovi caselli ed il miglioramento di quelli già esistenti; la riorganizzazione del nodo di interconnessione con la A 23, ( nodo di Palmanova).

In febbraio 2015 la situazione, per la terza corsia, si presentava così: «I lavori per la realizzazione della Terza corsia di marcia sull’autostrada Trieste-Venezia, suddivisi in 4 lotti esecutivi, sono stati completati nel novembre 2014. (…). La sezione aperta al traffico ha una lunghezza di 18,5 km. La prossima sezione destinata ad essere messa in cantiere (nel 2017) è quella compresa tra Portogruaro (Venezia) e Palmanova (Udine), già affidata dal 2010 al raggruppamento di imprese formato da Pizzarotti e Rizzani De Eccher.
In dicembre, il Cda del concessionario Autovie Venete ha approvato il nuovo piano finanziario. In esso sono inquadrati un totale di 1.428 milioni di investimenti per i lotti rimanenti, mentre 558 sono stati già spesi per la realizzazione del primo lotto della Terza corsia, il nuovo casello di Meolo e la A34 Villesse-Gorizia. All’interno del documento sono state individuate delle opere prioritarie da completare entro il 2022, principalmente le porzioni della Terza corsia comprese tra Portogruaro e Palmanova (mentre le rimanenti, fino al completamento dell’opera, sono state rinviate al 2031), con una copertura finanziaria necessaria di circa 740 milioni di euro, di cui 440 garantiti da risorse della società e risorse statali, mentre i rimanenti 300 dovranno essere ottenuti attraverso un piano di finanziamento da siglare con le banche. (…).
La concessione in capo ad Autovie Venete è in scadenza nel marzo 2017. La società spera di ottenere un rinnovo e a tal fine sono allo studio ipotesi di fusione con altre concessionarie come Cav (titolare della A4 Padova-Venezia) e A4 Holding (concessionaria della A4 Brescia-Padova e della A31), società, quest’ultima, che peraltro ha già visto scadere la propria concessione e si trova attualmente in regime speciale di proroga. Per qualunque operazione di questo genere servirà anche il benestare dell’UE, che prevede in queste circostanze una gara europea per l’individuazione del nuovo concessionario.
Con la Legge di Stabilità 2014 il Governo ha deciso lo stanziamento di 130 milioni di euro per la prosecuzione dei lavori, suddivisi in due tranche di 30 milioni nel 2014 e 100 nel 2015.
A settembre 2013 il concessionario Autovie Venete ha ottenuto anche un prestito oneroso da Cassa Depositi e Prestiti di 150 milioni, slegato rispetto a quanto stanziato in Legge di Stabilità.L’opera è stata inserita tra quelle comprese nella cosiddetta “Legge Obiettivo” (Legge 443/01) a seguito dell’intesa Stato – Regione Friuli Venezia Giulia del settembre 2002. Nel marzo del 2005 ha poi conseguito il parere favorevole del CIPE.
(Terza corsia A4 Trieste – Venezia e Raccordo Villesse – Gorizia. Tipo infrastruttura: Progetti viari / Ultimo aggiornamento: 24/02/2015, in: http://www.otinordest.it/it-it/infrastrutture/progetti-viari/terza-corsia-a4-trieste—venezia-e-raccordo-villesse—gorizia/avanzamento-progetto).

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E noi cittadini? Non è previsto nè lo era, che su spese del genere fossimo ascoltati, né ci hanno chiesto se fosse preferibile mantenere gli ospedali di Gemona, Cividale ecc. tutto come prima della riforma Marcolongo-Telesca,  che potrebbe anche, alla fin fine, costare di meno,  permettendo la continuità territoriale sanitaria/ sociale, che  fare rivoluzioni epocali, per togliere servizi di prossimità e favorire, almeno pare, il polo udinese, costosissimo, per nuova sede ecc. ed indebitato, ove eccellenze possono andar via a causa della richiesta, fatta loro, di lavoro burocratico e non medico. (Alessandra Ceschia, Brusini lascia l’ospedale: qui non si può lavorare. Udine, dopo quarant’anni di carriera l’oculista conosciuto in tutto il mondo, ora primario, se ne va. «Mi è stato chiesto di fare il dirigente, ma io voglio solo operare i pazienti», in: Messaggero Veneto, 22 ottobre, 2015).

SANITÀ E LINGUAGGIO.

L’aspetto del linguaggio, poi, che non è secondario in quanto apre a scenari diversi, anche organizzativi, non è di poco conto, come la comunicazione fra chi gestisce la salute attraverso la sanità e le persone che ora subiscono quest’ ultima. Infatti a me pare, e mi scuso subito per detta impressione, di esser non più una cittadina, ma una sottomessa a tutto ciò che politica vuole.

Giorni fa parlavo di sanità con una persona, che credo informata sui fatti, e mi pareva di sentire tutte le possibili risposte che avrebbe dato, secondo me, il mero politico di turno. Infine io ho capito che decide Teleschissima, e mi perdoni l’assessore questo termine che non vuol esser dispregiativo, ma solo mostrare la potenza di questo incarico esterno regionale, prima amministrativo all’università di Udine, poi al Santa Maria Hospitale … sulle nostre vite. Per dir la verità mi pare che, a livello sanitario, noi cittadini siamo al “O cussì o gloti”, dato che dall’assessore Telesca, pleni potenziaria, tranne che voletemi bene, e io so di fare bene, ne sono fermamente convinta, (noi sempre meno) attraverso il Messaggero Veneto, a noi popolo, non ha detto nulla, sempre che io sappia,  quasi che la sanità, da cui dipende la salute, non fosse cosa nostra… che ha creato, con il dirigente Adriano Marcolongo, partendo dal mero taglio di posti letto, una  riforma moloch senza uno straccio di indagine, senza sapere le esigenze della popolazione. Ma mi scuso subito per queste considerazioni, che non vogliono esser offensive, che potrebbero esser sbagliate, e chiedo, se erro, di correggermi.

Inoltre quando noi pazienti, noi gente comune, parliamo di sanità  parliamo di medici, patologie, diagnosi, difficoltà ad usufruire dei servizi, parliamo di problemi come  il da me definito  “turismo sanitario” provinciale, regalatoci dalla regione grazie al cup provinciale, e mi sento rispondere in termini di atto aziendale, steso dai vertici, che dopo esser passato al vaglio dei politici, verrà attuato.

Oddio, penso, mi devo esser persa un pezzo sulla democrazia moderna! Ma si sa che i vecchi, come me, “subiscono le ingiurie degli anni, e non sanno distinguere il vero dai sogni” – come giustamente canta Guccini, e forse io non capisco la sanità moderna e sogno, data la non giovane età, una sanità che risponda ai bisogni di salute della popolazione regionale ed italiana.

Ma Puppini c’è il medico di base … potrebbe arguire qualcuno, medico che ha un contratto con il ssn, in semi – libera porfessione, che può venire a visitare il paziente che sta male, se visita prenotata dopo le 10 del mattino, entro le 13 del giorno seguente, che può visitare solo su appuntamento, che ha solo le mani come mezzo diagnostico, e via dicendo. Inoltre il medico di base non necessariamente è quello di fiducia, e può esser quello che in quel momento è assegnato al paese o è uno della lista, che legge vuole si debba scegliere. E si può cambiare, ecc. ecc. Ci manca solo che non possa neppure prescrivere se non quello che decide il governo! Migrate figli e nipoti, migrate!

E sconsolata mi chiedo: ma come si fa a programmare senza conoscere le esigenze della popolazione di riferimento? Ma poi mi ricordo che non esiste un polo di riferimento, perché ora, noi della montagna, andiamo dalle Alpi al mare, a causa della centralizzazione provinciale del cup, che ha posto tutti gli ambulatori, da Lignano a Tarvisio, in un unico calderone, e li mescola, come nella miglior sabba, con il risultato che spesso gli udinesi invadono i nostri ambulatori e noi andiamo a Palmanova,  con grossissime difficoltà per pazienti e medici.

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Sento che l’aas3 prevede la trasformazione dell’ospedale di Gemona in polo riabilitativo, un po’ per tutti, anche infartuati, e che l’ospedale di Tolmezzo sarà per acuti, cioè funzionale al pronto soccorso … che i casi gravissimi li manda a Udine …
Chiedo di visionare l’atto aziendale, sentendomi una specie di ufo nel chiederlo. Ma poi scopro che esso esiste, come il progetto per Gemona, sul sito aas3, ed è scaricabile in pdf.

Nel leggere quest’ultimo, mi immagino futuri scenari se il San Michele verrà trasformato in un poli- riabilitativo. Vedremo fratturati, infartuati e varia umanità sperimentare le proprie capacità residue, ed evitare l’Alzheimer‎, cercando ogni escamotage per sopravvivere alle mille peripezie burocratiche (che la sanità sempre più elargisce loro ed elargirà, concentrando i “da riabilitare” senza nome in un unico polo), gettarsi in macchina perigliosamente, fra camion, traffico, caldo soffocante e su un asfalto reso rovente d’estate, viscido e ghiacciato d’inverno, e con un occhio all’orologio, per fare riabilitazione?

Metteranno delle auto, delle corriere, per il trasporto – mi dice qualcuno. A nostre spese, penso, e con orari, stanchezza, ecc. Io spesso fra, metti vicino carte, vedi della prescrizione ecc. sono giunta a visite sfinita, e con la sola voglia di tornarmene a riposare a casa.

E i fisioterapisti sul territorio? – chiedo alla persona che dovrebbe esser informata sui fatti. Ma di ciò, come di altri problemi pratici, ( per esempio ruolo dei volontari, di cui uno di loro mi parlava ieri) non vi è traccia nell’atto aziendale, per quello che ho potuto capire, che prevede solo l’organizzazione burocratica dirigenziale, fra l’altro non si sa svolta da chi. E la mente mi corre a L. ed ad un’altra, carniche, appena uscite dall’ospedale di Tolmezzo con un nuovo pezzo di aorta, messo ad Udine, che dovrebbero stare tranquille, non fare quasi nulla, ecc. ecc. Ci sarà un riabilitatore per loro a casa?

Infine mi chiedo come gli urologi in forze a Gemona potranno fare, se ho ben compreso, senza essere Superman o aumentare di molte unità, 1000 operazioni l’anno, oltre quelle ambulatoriali, tra l’altro operando anche a Tolmezzo gli acuti, ed andando sino a Codroipo a far ambulatorio, ma in ogni caso. Significa fare circa 3 operazioni al giorno, dato che il sabato e domenica non si opera.

Forse costava di meno lasciar tutto come prima e si sarebbero evitati all’utenza l’angoscia e nuovi problemi, che a me vengono talvolta narrati da terzi. Ma spesso non ho una risposta per loro, anche se la cerco.

Ma cosa vuoi che sia … Scrivo questo per discuterne, per farlo presente ai vertici, non certo come mera critica, per l’attenzione dimostrata, attraverso questionario, dall’aas3 al parere dell’utenza, e per cercare una via di dialogo, pensando al piccolo Andrea, mio nipote, ed ai miei figli. E se erro, per cortesia, correggetemi, e non intendo offender nessuno, ma non so esprimermi che nel modo che ho utilizzato, per esporre quanto penso. Ed in  fondo sono una madre ed una nonna …

Laura Matelda Puppini

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