Come ogni anno, anche se in forma non sempre pubblica, vorrei proporre, per l’8 marzo, due considerazioni sulla donna, “l’altra metà del cielo”, saggia definizione e rivoluzionaria di Mao Tze- Tung, che modifica l’approccio al femminile della filosofia confuciana e non solo.

Quello che si percepisce, in prima battuta, relativamente alla donne italiane, è il loro isolamento, sfruttamento, la violenza nei loro confronti che riemerge virulenta spesso in ambito familiare ma anche sociale, con le difficoltà nell’applicazione della legge sull’aborto, con le dimissioni lavorative firmate in bianco, con l’allontanamento dal nucleo familiare a causa del lavoro schiavizzante, con il ritorno, nella non cultura dominante, alla donna oggetto di possesso, di conquista, fino a giungere all’aberrazione della prostituzione a compartimenti corporali (in sintesi il maschio compra un culo, o due tette, o una figa) e dell’utero in affitto.  Anche la prostituzione un tempo era forse più protetta, almeno in certi antichi comuni italiani, penso sconsolata, mentre qualcuno vorrebbe venderci che questo è il nuovo modo di pensare, molto trendy e free, ove la bellezza anoressica di quasi sempre più bambine trionfa come valore, e l’intelligenza, la vivacità intellettuale, il sentimento, e le doti personali languiscono nella scala sociale.

Valenze sociali non valori che bruciano anime e corpi in un battito d’ali, in un mondo dove si va sempre più avanti senza riflettere, studiare confrontarsi, ove antiche religioni, nel loro vero nucleo che parla di pace, carità, rispetto per l’ambiente e per la persona sono gettate nel cestino e apparenza, immagine e presenzialismo, anche infarcito di illusioni ed imbonimento, prevalgono. È il mondo del non pensiero dei social network, delle immagini in patinata, del denaro, dell’avere e non essere, ove la pazienza, lo studio, l’analisi e la meditazione, la morale e l’etica comune, sono usciti dalla porta della città.  

Chi ha tempo per gli altri, per i loro sentimenti, per il loro dolore? Quella è roba da società vetuste, può pensare qualche modernissimo, mentre tendiamo a ritornare alle società arcaiche e “patriarcali”, con la differenza che lì il culo si chiamava culo, ed ora viene definito, non si sa perché, lato B, quasi che il corpo si potesse dividere in compartimenti stagni e si potesse dimenticare le funzioni fisiologiche e la conformazione della donna che non ha i maschili lato A e B.
Ma, in fin dei conti certe prestazioni si pagano… argomenta qualche italico, ma se il denaro per acquistare non fosse il primo valore forse le cose andrebbero diversamente, e pure se tutti avessero il necessario per vivere… Ma le femmine sono consenzienti … Quanto consenzienti e perchè?

Alcune notizie mi colpiscono.

La prima è relativa al recentissimo fenomeno di componenti delle mafie d’Africa che hanno scoperto un nuovo modo di far soldi irretendo in Italia donne, sposate o meno, spesso non giovanissime, attraverso la rete, a cui, dopo averle circuite con frasi bellissime e dolcissime, estorcono con motivi pietosi denaro, facendosi passare, grazie al furto di immagini personali di altri, per un famoso reduce americano da teatri di guerra e via dicendo. Secondo la trasmissione “Chi l’ha visto” il fenomeno è molto più diffuso di quanto non sembri e parla a noi non solo dei rischi di internet, ma anche della solitudine della vita, dell’aridità dei rapporti umani, di fughe dalla realtà nel sogno di una vita nuova, di una società che asfissia e chiude “nel cubo” come nel paradigmatico film così intitolato. (Cube. La solution est en vous, di Vincenzo Natali, Canada, 1998). 

La seconda è relativa all’uso della “strategia dell’emozione” a fini politici e di potere, attraverso l’uso dei mass media, in modo pilotato. Di questo fenomeno racconta l’articolo di Anne Cecile Robert, intitolato, appunto “La strategia dell’emozione” in: Le monde diplomatique, Il Manifesto, febbraio 2016. Non a caso il filosofo Christophe Godin, parla di «crisi della società» caratterizzata «dal dominio delle emozioni», che comporta l’idealizzazione di una vittima reale o presunta, volta per volta, che viene descritta e percepita come ripiena di virtù, dimenticando contesti, situazioni, e percorsi legali. Spettacolarizzazione di casi singoli e sentimento che si sostituisce a ragione, pongono seri problemi anche alla democrazia attuale, e fanno perdere ad uomini e donne la dimensione collettiva, puntando a realizzazioni individualistiche, ed a giudizi dati sull’onda emotiva. E così «il senso critico, la cultura, la ricerca della verità si degradano».  (Considerazioni tratte da Anne Cecile Robert, op. cit.). Vittime sacrificali di questo iper-sentimentalismo sono spesso le donne, che sempre più sono portate a leggere stampa che favoleggia casi singoli di vip e meno vip, scordandosi un possibile ruolo sociale ed educativo che potrebbero avere, e l’importanza della crescita personale civile e comunitaria, non necessariamente solo individuale e tête-à-tête.

E mi si creda, questa nuova società, proprio perché punta all’emozione, “al fremere anziché riflettere” porta a poter essere maggiormente gabbati da chi sa abilmente e disinvoltamente usare i sentimenti ed il sentire altrui.

La terza è relativa alla fissità che abbiamo in Italia di occuparci della libertà delle donne di altri stati, dimenticando di riflettere su analogo tema relativamente al nostro. Basterebbe il “tutti in pensione a 68-70 anni” e la precarizzazione del lavoro, quando si trovi, per farci capire in che clima di schiavizzazione siamo precipitati in Italia, sia per gli uomini che per le donne, basterebbe pensare all’Ilva, ai morti di tumore per cause ambientali con vedove ed orfani al seguito, basterebbe pensare a quel “curare vecchi ed invalidi nella domiciliarità” che suona emotivamente così bene ma moltiplica, in particolare per le donne, fatiche ed oneri senza onori, fino allo sfinimento, facendo risparmiare denaro alle Regioni ed allo Stato. Anche un cretino sa che se un lavoro lo fa un altro non pesa sulle sue tasche, non serve un genio, né un assessore laureato. A queste considerazioni mi ha portato la lettura dell’articolo: “Le iraniane non depongono le armi” in: Le monde diplomatique, Il Manifesto, febbraio 2016. E se in Italia non abbiamo una legislazione che limita i diritti delle donne, come in Iran, abbiamo, attualmente, delle limitazioni alle donne senza che siano codificate per legge, a cui ho fatto prima riferimento, mentre una visione demoniaca del sesso femminile si intravede in certi commenti su facebook, (prevalentemente maschili ma non è sempre detto, dato che non si sa chi si nasconda dietro un nome di comodo) che farebbero la gioia di uno psicanalista.

Si sprecano, credo, i soliti termini, uniti a verbi contestuali ed ad aggettivi pertinenti, forse collegati a sogni sadic- erotici che i soggetti stessi non osano svelare, e sarebbero subito pronti a smentire; si parla, ritengo, di “punizione” e “castigo”, fra cui la morte e lo stupro, con altre possibili fantasticherie da masturbazione, e via dicendo. Se però una donna qualsiasi commentasse un’ immagine qualsiasi maschile, forse rubata al fidanzato,  con un “p…”, “m…”, “c…” ecc. verrebbe immediatamente attaccata dal mondo intero, ed anche giustamente.  Ma nel caso dei “commenti maschili” c’è voluta Laura Boldrini, se non altro per dare risalto al problema sollevato da Arianna Drago, clamorosamente censurata, e il sostegno di Enrico Mentanache ha chiesto a Facebook se sia contento di ospitare gruppi di Onanisti Anonimi. (Rosita Rijtano, Fb, quei gruppi di uomini che umiliano le donne. Boldrini: “Inaccettabile che il social censuri chi denuncia”, in osservatorio-cyberbullismo.blogautore.repubblica.it/, http://www.lastampa.it/2016/11/25/italia/cronache/laura-boldrini-basta-insulti-sessisti-ho-chiesto-di-eliminarli-a-facebook-e-twitter-vKCfnVvLEpiXr4xEsTZuMO/pagina.html).

Che merda, dico io … che sono donna perché ho un apparato riproduttivo femminile ed un corpo femminile, come tante altre donne, ma non mi identifico solo in quello, e che sono orgogliosa, in quanto donna, di essere sposa e madre. Ed è esistita anche Ipazia, vivaddio! Solo che poi …

Infine due righe meritano pure i continui femminicidi, gli sfregi con acido, le botte, le violenze fisiche alle donne che riempiono le cronache dei giornali italiani. Nella società dell’individualismo esasperato tutto è possesso, tutto è oggetto che non si può perdere. Ed ecco il maschio latino incazzarsi fino a sopprimere sua moglie, la sua compagna, che non lo vuole più, senza invece meditare sui possibili perché. E sicuramente dei segnali c’erano stati prima ma … cosa vuoi, comunicare, pensare, riflettere e chiedere scusa nella società aziendale non è più di moda. Inoltre lei non si adeguava a ogni richiesta di lui … non   voleva essere come egli desiderava fosse, voleva andarsene o se ne era già andata.

Meglio passare a metodi decisi … pensa il nostro maschio, non sempre e solo latino, totalmente privo di qualsiasi umanità, pronto poi a dire che non voleva farlo, che era stato vittima di un raptus, anche quando era andato a comperare l’acido, la benzina od il coltello. Vi giuro che rimpiango gli uomini di Azione Cattolica e i vecchi comunisti che avevano rispetto della donna, anche se pure fra di loro vi sarà stata qualche eccezione, e che stimo Mao Tse Tung per quella definizione di donna come “l’altra metà del cielo”.

Riflettiamo quindi sui crimini attuali verso il corpo e la mente delle donne nel mondo intero, ed un grazie a chi, come Stefania Catallo ed altre, a Tor bella Monaca, una delle zone periferiche di Roma, gestiscono il centro Antiviolenza e lottano per il suo mantenimento, ed a tutti coloro che, in modi diversi,  in Italia, combattono per la dignità della donna e del suo corpo.  Ed un grazie particolare a Laura Boldrini.

W L’8 MARZO, W LE DONNE, L’ALTRA METÀ DEL CIELO.

Laura Matelda Puppini

L’immagine che correda l’articolo è tratta da: http://magazinedelledonne.it/storie-di-donne/content/2381999-perche-la-festa-della-donna-storia-e-origini-dell-8-marzo. Laura Matelda Puppini

 

 

 

 

 

 

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