Cividale, Gemona, Maniago, Sacile: 4 ospedali che furono di riferimento per territori che chiamarli periferie è già tanto ora, rispetto ad Udine, l’onnivora, l’accentratrice. Ed invano più volte ho scritto (ma chi sono io che non parlo politichese e che non ho tessera di partito?) che se mancano lavoro e servizi la gente se ne va, ed è inutile parlare di ‘ripopolamento’ della montagna, seguendo i sogni impossibili per noi di una nuova Carnia/ Riace. Se le condizioni per vivere qui ci fossero state, i nostri giovani non sarebbero andati via.

Così per noi e così per le valli del Natisone dalle case nuove ma dalla gente ancora una volta con la valigia in mano, così per il gemonese e per Maniago, dalla bella piazza.  “Noi vogliamo i nostri ospedali, noi vogliamo pari diritti assicurati a tutti i cittadini!”- questa la sintesi di quanto ‘urlavano’ a Gemona, il 27 novembre 2021, i Comitati friulani degli ospedali detti di comunità ma che non sono più ospedali e che non hanno più riferimento alcuno con il loro territorio. (1).
Ma qualcuno forse crede ancora in questa magnificata seconda riforma della sanità, che altro non è che il coronamento della prima. Ma si sa, le parole si lasciano scrivere, e certe volte le persone abbindolare.

I punti di primo intervento saranno ripristinati ha garantito l’assessore alla salute e sanità Fvg, Riccardo Riccardi, non più, però, i pronto soccorso, già distrutti da Maria Sandra Telesca. Ma come?

Esternalizzando e dando in gestione il servizio a cooperative, come già accaduto a Maniago, che nessuno sa come troveranno personale specializzato, dato che manca dovunque. E come funzionano i pronto soccorsi e punti di primo intervento gestiti da cooperative private e quanto costino a noi cittadini, ce lo hanno raccontato nel filmato: “Virus, pronto soccorso senza medici ma c’è chi fa affari d’oro” (2), anche se ci auguriamo, per noi pazienti che ci sia anche qualcosa di meglio. Ma, in verità, certi servizi essenziali e salva vita non possono esser dati, secondo me e non solo secondo me, in mano a chiunque e devono restare statali. Non saremo mica noi, ora, a sposare il pessimo modello sanitario Usa, per caso? Non abbiamo una storia di privatizzazione ad oltranza, non abbiamo chi investirebbe di suo, tra l’altro. Ma il privato fa risparmiare. Siamo sicuri?

Inoltre il grande Claudio Polano, che guida il Comitato gemonese ha dichiarato pari pari: «Siamo a favore delle piste ciclabili, ma qua non abbiamo neanche più la guardia medica»! (3). Ed anch’io mi chiedo cosa serva spendere in nuove piste da sci ed a potenziare le vecchie, (come pare stia facendo la regione immettendo su questo obiettivo una grossa quantità di denaro) (4), che si potranno affollare di persone con qualsiasi green pass, quando, per inciso, agli skilift anche centinaia di sciatori potranno assemblarsi, come del resto ai rari posti di ristoro, dato che sono stati già venduti oltre 3.500 skipass, non si sa se settimanali, mensili o per tutta la stagione (5), quando la sanità è a pezzi.

Ed anch’io vorrei con orgoglio indossare la giacca che ha il presidente Fedriga nella foto che correda l’articolo del 30 novembre su radio studio nord news, magari di un quattro misure più grande, con la scritta: “Io sono Friuli Venezia Giulia” con orgoglio davanti ad un ospedale od un pronto soccorso, ma non può essere così davvero, perché qui la sanità è a brandelli.

Ed allora anch’io dico come Polano: «Non sono contraria alle piste da sci o alle piste ciclabili, ma anche in Carnia mancano guardie mediche e non solo!!!». E chi va a sciare dovrebbe prima vivere e sopravvivere, e noi non possiamo restare senza servizi sanitari e pronto soccorso che dicasi tali perché la Regione Fvg ha deciso di investire in piste da sci invece che in sanità! E di pronto soccorso efficienti e con personale preparato ed in numero adeguato, abbiamo bisogno tutti, come di servizi di emergenza urgenza funzionali e funzionanti, di ospedali e di una medicina territoriale che dicasi tale. Perché a tutti può capitare un malore anche serio, anche a bambini e ragazzi, ai nostri figli, ai nostri nipoti. E non si può pensare solo a sciatori e alpinisti fra l’altro pure della prima o dell’ultima ora, che si incrodano qui e là o salgono mezzi svestiti per poi finire quasi assiderati, o sciano fuori pista per magari poi schiantarsi. Ma per loro esistono i vigili del fuoco, il soccorso alpino, l’elisoccorso e via dicendo. Eppure ci siamo anche noi cittadini e residenti, in questa regione Fvg.

Ma ci diranno: ci sono gli ospedali di Tolmezzo e San Daniele. Non so come funzioni quello di San Daniele, a ridosso del quale stanno costruendo una clinica privata, ma so che è lontano sia praticamente che mentalmente dalla Carnia e dalle Valli del Natisone, e irraggiungibile con mezzi pubblici, e così ora cercherò di soffermarmi su quello di Tolmezzo, per quanto mi è dato sapere, o meglio non sapere, perché le informazioni non circolano più, pare, e sono tutti ‘abbottonati’.

L’OSPEDALE DI TOLMEZZO.

Premetto che l’ospedale di Tolmezzo è stato visto spesso dai medici come una rampa di lancio per quello udinese, ma ci sono stati anche bravi medici e chirurghi che hanno lavorato al suo interno. Mi pare però che le ambulanze 118, forse due, fossero sempre senza medici a bordo ma chiedo conferma. Inoltre i medici del turno di notte in pronto soccorso dovevano fare pure un giro di controllo nei reparti affidati ad uno o due infermieri e ad uno specialista reperibile. E se erro correggetemi.

Ma veniamo all’ oggi. Per quanto riguarda l’ospedale di Tolmezzo, esso non è più di fatto territoriale ma regionale, e cioè qualsiasi anche di Trieste può prenotare prestazioni, senza che esista più legame alcuno fra paziente e struttura, e fra medici di medicina generale, specialisti, e tecnici dei laboratori analisi. Pertanto ora la funzione ed i compiti dell’ospedale dipendono dalla strutturazione della rete, che però non esiste ancora, e a me pare tutto ancora in fieri e discrezionale. Forse vi è chi ha puntato molto sulla sanità privata, ma in un contesto di piccoli paesi la stessa non è praticabile. (6). Non siamo in America, dove larghe distese quasi inabitate, sentivo raccontare, separano poli densamente abitati e dove la sanità pubblica non è mai esistita. Siamo , semmai, più vicini alla Normandia.

Ed io, da tolmezzina, chiedo, non avendolo ancora capito, ma è limite mio, quanti reparti sono operativi e l’assessore intende mantenere all’ospedale di Tolmezzo, sperando non cambi idea poi, con quanti posti letto a disposizione, con quale pianta organica, con quanti macchinari funzionanti e se moderni o vetusti, per quante ore al giorno funzioni la risonanza magnetica, per cui l’ass3 ha tanto investito, quali prestazioni siano garantite, e se vi sia personale per operare d’urgenza, oltre a come si intenda far funzionare cardiologia, se, magari, mancano letti a medicina ed anche in rsa, dove si trovavano, anni fa e che io sappia, anche post-infartuati. Ed all’assessore vorrei chiedere, pure, se intenda rispondere alle esigenze della popolazione carnica, oltre a quelle della regione dal suo punto di vista.

Inoltre l’assessore ha una idea della sanità in cui tutti gli spoke, cioè i piccoli ospedali (di cui ormai molti non sono più né carne né pesce) a raggera, sono sottomessi, per il Friuli, ad Udine, che però pare vivacchiare più che vivere, e ritiene che, accentrando in un polo servizi per tutta la provincia e togliendo ai territori, spostando, aprendo, chiudendo, e restando così pure sempre sulla breccia mediatica, magari il ssr possa dare buoni frutti. E, se questi non si vedono subito, è per colpa del covid, dei no vax, della variante sudafricana … ma non è solo così. I tagli e la distruzione di un sistema sanitario in bilico ma che funzionava, sono stati attuati ante covid, basta leggere solo quello che vado scrivendo sulla sanità dal 2014. Ed è una realtà che il numero di morti per covid in Fvg sia il più alto in Italia, pur vivendo qui solo il 2% della popolazione italiana. (7).

E quando si ristruttura a suon di tagli su tagli un sistema qualsiasi, a maggior ragione quello sanitario, bisogna progettare prima e programmare, studiando anche le ricadute e portando correttivi, e non si può far vivere tutti alla giornata fino a giungere a una da me definita ‘Caporetto sanitaria’. Inoltre non si può andare avanti aprendo reparti per poi chiuderli per ferie, con fatica oggettiva per il personale ad ogni ripresa, e portando ad un possibile aumento dei decessi da prolungamento dei tempi di attesa.

Come ho già scritto, uno dei problemi anche per quanto riguarda l’ospedale di Tolmezzo, è quello di quali reparti si intenda tenere aperti facendo in modo che funzionino come Dio comanda. Infatti ci sono segni che allarmano: lo spostamento, per esempio, di meno di 10 bambini ricoverati ad Udine in pediatria a Trieste – Burlo (che scritto così potrebbero esser stati anche nove), per esempio. Perché sono tanti. E non si capisce come mai non potessero rimanere ad Udine.

Così un dubbio mi viene, pensando ad una sanità come pare la veda l’assessore, con pochi poli specialistici in una regione vastissima, e la gente che si muove come una pedina, piombando in un ospedale asettico, senza un affetto vicino, senza un volto ed un luogo noto. La regione vuole costruire a Trieste il nuovo ospedale pediatrico Burlo Garofalo, a ridosso di quello di Cattinara, sottraendo verde e pineta, quando il vecchio edificio era stato rimodernato ed era più che sufficiente: una mega struttura che non vorremmo poi fosse definita regionale privando le utilissime pediatrie territoriali, e togliendo minori alle famiglie che non possono vivere stabilmente a Trieste, città lontanissima per uno che vive in Carnia o nel tarvisiano, nel gemonese, nel cividalese, nel maniaghese, nella Benecja, ma anche ad Aquileia. Pertanto una delle domande è: si intende mantenere pediatria a Tolmezzo? Perché se salta pediatria salta anche ostetricia, dovendo esserci al parto come minimo un pediatra in servizio e non reperibile che visita il bimbo subito.

Bisogna evidenziare le criticità dell’asse pronto soccorso – medicina. Un pronto soccorso non può funzionare senza specialisti in reparti organizzati (non può mancare un radiologo, le analisi debbono esser fatte subito, non possono mancare un chirurgo ed una sala operatoria con personale pronto per un intervento, un anestesista, un infermiere strumentista, infermieri di sala). Ci sono interventi che si devono fare subito e non si può attendere, perché il soggetto potrebbe morire. E non si può portare tutti ad Udine. Insomma la sanità deve essere efficiente e con personale preparato e non esiste il “un po’ sì ed un po’ no” ed a discrezione del politico di turno, altrimenti si potrebbe anche morire per quello che manca, per una inefficienza, per una attesa troppo lunga, per una diagnosi tardiva …

Un pronto soccorso deve avere medici a sufficienza ed infermieri preparati per l’emergenza urgenza, e non può servirsi di oss per compiti non propri. Inoltre ci devono essere, per coprire un territorio che va dal gemonese alla Carnia, e tutti gli incidenti in sport invernali, in particolare sci, ed estivi, ma anche gli incidenti stradali e le emergenze come infartuati ecc., almeno 2 ambulanze con medico a bordo mentre, che io sappia, a Tolmezzo non ce ne è mai stata una, ma se erro correggetemi. Non da ultimo, il trasporto pazienti urgenti verso Udine può slittare anche di mezz’ora per mancanza di ambulanze libere, o per il tragitto autostradale non sempre facile per vari motivi. Infine già anni fa avevo proposto un ambulatorio per codici bianchi, ma non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire.

Inoltre il servizio ambulanze in Carnia è stato affidato alla Cri, che però le ha fornite con il solo autista a bordo da quello che si sa e mai smentito. Non da ultimo il punto di primo intervento di Gemona potrebbe essere riaperto come quello di Maniago con appalto a privati che magari stanno ancora cercando personale non si sa dove, non si sa con quale preparazione e come si collegherà all’ospedale ed al pronto soccorso tolmezzino, potendo, come ogni servizio privato, mutare nei soggetti operativi spesso. Insomma queste soluzioni sono più per distruggere che per costruire, a mio avviso.

Non da ultimo vi è il grosso problema della mancanza di guardie mediche. Qualche settimana fa mancava ad Ovaro, poi mancava a Gemona, poi a Tolmezzo e ci si doveva rivolgere a quella di Pontebba, poi ancora mancava a Tolmezzo e si doveva chiamare Ovaro, e via dicendo. Ma senza guardie mediche il rischio neppure tanto ipotetico è quello che collassino i pronto soccorso, o che la gente rimandi di farsi visitare, rischiando pure di morire di notte, (riportando alla luce il detto “guai un mal di gnot) di venerdì sera, di sabato, di domenica. Ci stiamo abituando troppo al fai da te, e la disaffezione dei pazienti verso il sistema sanitario è sotto gli occhi di tutti e non può portare buoni frutti, basta vedere quanto accaduto ad alcuni no vax.

Inoltre mancano personale e posti letto a medicina di Tolmezzo, che io sappia, e sarebbe utile riaprire il reparto di medicina di Gemona garantendo da 50 a 90 posti letto oltre che ulteriori medici ed infermieri. Non da ultimo, a Gemona si era iniziato a mettere a posto, sotto l’aas3, la sala operatoria grande e quella piccola e spogliatoi urologici, ma poi è rimasto tutto a metà, credo, ed a causa covid nessuno ora potrà nuovamente entrare nel San Michele se si riprende ad utilizzare  quell’ospedale solo per i nuovi “appestati”. Non solo ci devono essere letti per la convalescenza, ed il convalescenziario era spesso l’rsa, ma ora che si fa? Ma questa strana rsa tolmezzina, c’è o no, e ci sarà nuovamente se, come si legge, è stata chiusa, o no? Ed è ancora collegata a medicina di Tolmezzo in un modo o nell’altro?  Perché già Maria Sandra Telesca aveva avuto l’idea di una grande rsa con cronicario ed hospice nell’ospedale di Gemona, e ante covid avevano iniziato a trasportare convalescenti dall’ospedale di Tolmezzo a quello gemonese, con spese e fatica per i congiunti. Ed i parenti aiutano il paziente, gli stanno vicino, lo sostengono affettivamente, ma fiducia ed affettività nel mondo della finanza, del becjut, della politica non esistono. Ed i poliambulatori di vallata funzionano o no? In sintesi a me pare, per vari motivi, che l’intero l’sistema sia saltato. Però se è vero che mancano medici, è anche vero che, forse, il nostro ssr non è più attrattivo, e che bisogna magari indire qualche concorso in più, per verificare la situazione reale.

I comitati gemonesi hanno già chiesto un incontro con il sindaco per domandare «all’Amministrazione comunale di Gemona di indire in tempi brevi un Consiglio comunale aperto, dove la gente potrà conoscere dettagliatamente cosa diventerà il San Michele, il suo cronoprogramma di attuazione, quali servizi offrirà, i suoi reparti con i relativi posti/letto, come e dove verranno impiegati i 10 milioni di euro a disposizione dell’Ospedale e naturalmente l’organico attuale e quello che servirà per gestire il nosocomio». (8). Il 30 novembre i problemi dell’ospedale di Tolmezzo e rsa carnica sono approdati anche al consiglio comunale di Tolmezzo. Vedremo gli sviluppi ma si deve richiedere con voce chiara e forte risposte certe.

Se non giungono perché l’assessore non sa come fare, forse è preferibile che qualcuno ne prenda il posto, perché magari si è stancato troppo in questo lungo periodo di covid ed ha bisogno, come tutti gli umani, di un po’ di riposo anche lui. Ma pure questo è pensiero mio, ed espresso senza intento polemico od offensivo.

E per ora mi fermo qui, cogliendo l’occasione per ringraziare chi lotta e si muove per una sanità migliore e maggiormante rispondente sulle esigenze dei cittadini dei singoli territori della regione, pur comprendendo le difficoltà portate dal covid e senza voler offendere alcuno.

Laura Matelda Puppini

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 (1) Piero Cargnelutti, Protesta fuori dall’ospedale. I Comitati: la Regione investa! In Messaggero Veneto, 28 novembre 2021.

(2) Virus, pronto soccorso senza medici ma c’è chi fa affari d’oro” (2), in: https://www.mediasetplay.mediaset.it/video/fuoridalcoro/ rete quattro 30 novembre 2021.

(3) Piero Cargnelutti, Protesta, op. cit..

(4) Sabato 4 si apre la stagione invernale 21-22 sulle montagne friulane, in: https://www.studionord.news/ 30 novembre 2021. Nell’articolo sopraccitato infatti si legge: «Il Governo e la Regione – ha aggiunto l’assessore – stanno inoltre mettendo a disposizione degli operatori del settore ristori molto importanti che si aggiungono ai 70 milioni di euro già stanziati nella fase emergenziale: oltre 1,3 milioni di euro che a breve liquideremo per ristorare maestri e scuole sci, con una media di 4mila euro per ogni maestro e mediamente 47mila euro per le scuole di sci”. “Stiamo poi definendo come utilizzare gli oltre 6 milioni di euro che lo Stato ha messo a disposizione delle attività turistiche, commerciali e artigianali dei nostri comprensori sciistici e che la nostra Amministrazione – ha affermato Bini – dovrà liquidare entro febbraio 2023». (Ivi).

(5) Per il geen pass base e il numero di skypass venduti, cfr. sempre “Sabato 4 si apre la stagione… op. cit.

 (6) Così scrivevo a commento di un articolo su sanità pubblica e privata: «L’articolo è molto generico, non approfondisce nulla, e forse tende verso una gestione ancor più imprenditoriale della sanità senza enucleare i problemi di pubblico/privato ovunque e più che mai in Fvg. In primo luogo mancano medici ed infermieri per tutti ed in genere il personale medico preferisce il pubblico al privato. Poi vi è privato e privato. Nei pronto soccorso e ospedali non si può assumere ad ore o finire come in doctor House a calcolare solo la spesa, e se non hai soldi e costa troppo: addio (interessantissima la figura della dirigente della struttura/clinica privata) e non esistono pronto soccorso privati e non li vogliamo, come non vogliamo aree di emergenza urgenza private, che avrebbero un costo folle. E poi qui con 1.250.000 abitanti e mille paesetti, che privati ci si potrebbe sognare ed a quali prezzi? Riccardi sogna un sistema all’ americana con le assicurazioni? Si vede che non ha letto lo studio analitico e comparato sulle stesse di Altroconsumo da cui si deduce che le assicurazioni coprono solo chi vogliono e fino ad una certa età, e se hai quella patologia no, quell’ altra neanche (Cfr. https://www.nonsolocarnia.info/ancora-su-salute-e-sanita…/). Inoltre i privati non operano, e qui non credo proprio intendano creare sale operatorie, e non so se ci starebbero dentro in convenzione. Non da ultimo i privati per una visita specialistica e due pillole esistono già e sono frequentati. Ma non hanno tutti i materiali (gli urologi che io sappia non hanno neppure un catetere). Sono le operazioni che non si riescono a fare, e che non si possono fare dovunque, per i costi per il personale. Perché un chirurgo non si paga ad ore, deve avere una equipe affiatata, non può cambiare struttura, ambiente macchinari ogni tot, e via dicendo. Insomma ‘pubblico’ è bello ed è salutare in certi casi. E poi i privati dopo un po’ potrebbero piangere il morto, alzare la posta, ricattare la regione, che vuole solo risparmiare, imporre un loro prezzo. Perché il fine del privato, mi spiegava un imprenditore è il guadagno. e non è il covid che ha mandato in malora la sanità., è la politica dei tagli, delle riforme della distruzione sistematica, della disorganizzazione. Inoltre il privato non sa come muoversi nell’ emergenza e non basta avere virtualmente un mezzo chiamato ambulanza per rispondere ai reali bisogni con un guidatore. Nelle grandi città il problema non si pone perché a Roma il privato ‘impazza’ e ce n’ è di ogni tipo, ma c’è anche molta gente povera, che necessita del medico di base e dell’ospedale. Chiedetelo a Francesca Perri emergenzista 118 se non mi credete. Per cui ritengo l’articolo fuorviante ed inutile. Riccardi deve muoversi prima che vada ‘tutto in vacca’ e scusatemi la frase. Ma siamo ormai alla Grecia?

(7) Record di mortalità: in Fvg il 10 % dei morti di tutta Italia, in: https://www.rainews.it/tgr/fvg/video/2021/11/. 21 novembre 2021.

(8) https://www.studionord.news/gemona-sul-futuro-del-san-michele-chiesto-un-consiglio-comunale-aperto/.

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Non so perchè facebook non pubblica le due immagini dell’ ospedale di Tolmezzo che avevo scelto. Pertanto cambio la foto per la terza volta, sperando che facebook l’accetti. Essa rappresenta una manifestazione a Gemona per l’ospedale tenutasi nel 2020, ed è tratta da: https://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2020/11/15/news/protesta-fuori-dall-ospedale-riaprite-i-servizi-essenziali-1.39544832. L.M.P.

 

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