La proposta di legge regionale n.103, avente come oggetto “Norme per la valorizzazione e la promozione dell’economia solidale”, presentata dai consiglieri regionali, Alessio Gratton, Giulio Lauri, Stefano Pustetto, il 19 giugno 2015, continua il suo lento, lentissimo iter.

Essa «nasce dalla necessità di riconoscere istituzionalmente un dato di fatto: le buone pratiche di economia solidale si stanno espandendo in Friuli Venezia Giulia ottenendo buoni risultati, soprattutto in campo agroalimentare» (Proposta di legge n. 103, presentata dai consiglieri Gratton, Pustetto, Lauri il 19 giugno 2015, in: www.consiglio.regione.fvg.it/iterdocs/). «Il testo presentato è frutto di un lavoro che muove dal basso, da quei soggetti che sul territorio regionale si stanno adoperando in questa attività, e che hanno già trovato riscontro e appoggio in numerosi Comuni»; (Ivi) e la stesura del documento è stata svolta di concerto con il Forum per l’economia solidale. (Ivi).

Fra gli obiettivi della proposta di legge quello di dare alle comunità l’opportunità di “riappropriarsi” dei territori in cui vivono, e la sostenibilità e caratterizzazione delle comunità stesse, sia nel loro operare quotidiano che nella valorizzazione solidaristica delle proprie produzioni tipiche.

All’ articolo 1, si sottolinea come la proposta di legge punti a: «promuovere lo sviluppo civile, sociale ed economico della collettività», (Ivi), e per questo motivo la Regione Friuli Venezia Giulia riconosce e sostiene l’Economia Solidale, in quanto «modello socio-economico e culturale imperniato sulle comunità locali e improntato a principi di solidarietà, reciprocità, sostenibilità ambientale, coesione sociale e cura dei beni comuni e quale strumento fondamentale per affrontare le situazioni di crisi economica, occupazionale e ambientale». (Ivi).

Fra le finalità si trovano: il sostegno all’economia locale in rapporto attivo con il territorio, attraverso la restituzione della centralità ai produttori e la valorizzazione della qualità dei loro prodotti; la tutela del paesaggio e dei beni culturali, in quanto componenti essenziali per la qualità della vita delle comunità; l’innovazione dei modelli relazionali, attraverso la disponibilità dei soggetti economici e sociali a intraprendere percorsi condivisi, fondati sulla fiducia, sulla conoscenza, sulla cooperazione e sulla convivialità. Inoltre non si può esulare da un nuovo modo di intendere anche il consumo, basato sul “Meno è meglio”, cioè sulla teoria della decrescita. (Per la teoria della decrescita cfr. www.gandalf.it/offline/off57.htm, e per maggiori approfondimenti: http://decrescitafelice.it/wp-content/uploads/La-teoria-della-decrescita-a-partire-da-Serge-Latouche-.pdf. In italiano è stato pubblicato il volume: Maurizio Pallante, Meno e meglio, Bruno Mondadori ed., 2011).

La teoria “Less is better” pare comunque trasparire in tutto il testo di proposta normativa.  

Si prevede, inoltre, la partecipazione attiva, nei momenti decisionali, dei soggetti coinvolti nella produzione economica solidale, ed una giusta retribuzione per tutti i lavoratori, nonché la possibilità di eliminare la precarizzazione lavorativa.

Un’attenzione particolare viene posta, oltre che a quella che viene definita la “buona occupazione”, anche all’ “ecocompatibilità”, riducendo l’impatto ambientale nei processi produttivi, distributivi e di smaltimento, oltre che, ed in sintesi, alla promozione di una migliore qualità della vita anche attraverso la promozione della salute delle comunità.

I campi di applicazione presi in considerazione dal disegno di legge non sono pochi, e vanno dall’ agricoltura di prossimità alla produzione agricola e agroalimentare biologica ed alla filiera corta; dal commercio equo e solidale al consumo critico e responsabile, dai servizi comunitari e di prossimità all’edilizia sostenibile e bioedilizia; dal risparmio energetico all’utilizzo di energie rinnovabili e sostenibili; dalla promozione del trasporto collettivo alla mobilità sostenibile; dal riuso e riciclo di materiali e beni ai sistemi di scambio locale senza denaro; dal software libero al turismo responsabile e sostenibile.

Le filiere interessate, secondo la proposta di legge, sono quelle che producono beni vitali essenziali: la filiera dell’alimentazione; la filiera dell’abitare; la filiera del vestire; la filiera dei servizi di comunità; vengono inoltre proposti sistemi e protocolli che garantiscano la sostenibilità ambientale e sociale delle produzioni, delle prestazioni, dei servizi, «nel rispetto della natura e dei suoi cicli, del benessere degli animali, della biodiversità, del territorio e delle sue tradizioni, dei diritti dei lavoratori». (Ivi).

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Il 18 gennaio 2017, presso la sede del Consiglio regionale, la II Commissione regionale attività produttive ha tenuto l’audizione delle parti sociali sulla proposta di legge a sostegno dell’economia solidale. All’incontro si sono presentati 15 rappresentanti di Associazioni del mondo produttivo, del volontariato, della cultura, che hanno espresso apprezzamento per i temi della proposta. Hanno poi preso la parola i Consiglieri regionali facenti parte della Commissione, che hanno condiviso l’importanza del provvedimento.

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Parere del Forum per i beni comuni e l’economia solidale.

« (…). “Il paradigma dell’economia solidale si fonda sulla necessità di riavvicinare le comunità ai luoghi in cui vivono, sostenendo l’economia locale in un rapporto attivo con il territorio per ricondurre il prodotto al suo luogo d’origine, restituire centralità ai produttori e valorizzare la qualità dei loro prodotti, difendere il paesaggio e i beni comuni come componenti essenziali per la qualità della vita.” .

Nel condividere pienamente queste affermazioni, crediamo utile evidenziare un’ulteriore ricaduta positiva indotta dal processo di formazione delle Comunità distrettuali di economia solidale: la creazione di nuova occupazione, sia delle imprese esistenti che aderiscono a questo processo, sia attraverso la formazione di nuove imprese necessarie a completare il sistema e la catena di valore delle singole filiere descritte nel testo e le interconnessioni fra le diverse filiere.

In questa prospettiva il Forum sta da tempo organizzando corsi di formazione per promotori di economia solidale, ben consapevoli che per creare una nuova impresa solidale, sia essa individuale o collettiva, non è sufficiente elaborare un buon piano, secondo i dettami di una consolidata letteratura in materia, per affidarsi poi alla validazione dell’ambiente mercato, ma creare essa stessa questo diverso ambiente nel quale vengono coinvolti produttori, consumatori e altri soggetti all’interno di un patto preventivo che ha come fine la promozione del bene comune, il rispetto dell’ambiente, l’uso e la valorizzazione di tutte le risorse locali.

L’economia solidale così intesa non è quindi, come spesso e a torto ci viene imputato, un nostalgico ritorno al passato o una nuova forma di declinazione di una economia marginale sostenuta da denaro pubblico, ma un disegno preciso di innovazione sociale ed economica, necessaria a produrre benessere senza scaricare esternalità negative sull’ambiente (inquinamento ed esaurimento delle risorse naturali) e sui sistemi sociali (disoccupazione, sottoccupazione, aumento delle diseguaglianze).

Siamo consapevoli che questo provvedimento in discussione è obiettivamente difficile, sia nella sua comprensione che attuazione. Per dare i frutti sperati occorre, da un lato che molti cittadini si attivino sui territori per formare vere Comunità distrettuali; dall’altro, che le Pubbliche amministrazioni sostengano questo processo di innovazione socioeconomica. (…). »

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Parere del Coordinamento Regionale della Proprietà Collettiva in Friuli – VG..

Il Coordinamento regionale della Proprietà collettiva attende da anni l’approvazione di una norma regionale che riconosca e promuova l’Economia solidale.

Per tale ragione, ha contribuito a fondare il “Forum per i Beni comuni e l’Economia solidale del Friuli V. G.” ed ha partecipato attivamente all’elaborazione della Proposta di legge regionale “Promozione e sviluppo dell’Economia solidale del Friuli-Venezia Giulia”. Coerente con tale percorso, il Coordinamento ritiene che i principi, i contenuti e l’impostazione di quella Proposta andrebbero pienamente accolti dalla normativa regionale. In quest’importante occasione, pertanto, il Coordinamento della Proprietà collettiva ribadisce la necessità che:

  1. vengano pienamente riconosciute le Istituzioni comunitarie che, in base alle leggi statali 1766/1927 e 278/1957 e alla legge regionale 3/1996, amministrano le diverse forme di Proprietà collettive e Usi civici esistenti in Regione e che il loro ruolo venga effettivamente valorizzato;
  1. vengano sostenuti i percorsi delle Comunità che perseguono l’autonomia alimentare ed energetica, attraverso la gestione patrimoniale dei Beni collettivi.
  1. venga favorita la nascita di Istituzioni pubbliche e comunitarie per la gestione e l’uso dei beni e servizi comuni ritenuti necessari alla vita delle Comunità. Se il Consiglio regionale avrà la lungimiranza di far propri ed approvare i contenuti della proposta del “Forum per i Beni comuni e l’Economia solidale del Friuli-V. G.” i «valori patrimoniali collettivi» potranno più facilmente divenire elementi propulsivi di un’economia auto-sostenibile e fungere concretamente come basi materiali per una produzione economica finalizzata alla crescita delle Comunità locali e della loro capacità di autogoverno.

La nostra convinzione, infatti, è che soltanto mettendo a frutto i «valori patrimoniali» saremo in grado di restituire ai Territori stili di vita propri e originali, di rilocalizzare l’economia e di ridurre l’impronta ecologica, chiudendo sempre più, a livello locale, i cicli dell’alimentazione, dell’acqua, dei rifiuti e dell’energia».  

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Parere Lega coopsociali.

Egregi/e consiglieri/e, esprimiamo innanzitutto un giudizio positivo sul PdL in  esame.  Anzi: ci permettiamo di osservare come l’incipit della relazione che lo accompagna – nel rilevare come «le buone pratiche di economia solidale si stanno espandendo in Friuli Venezia Giulia ottenendo buoni risultati, soprattutto in campo agroalimentare» – colga solo parzialmente un aspetto significativo di un fenomeno ben più ampio. Esso è ben rappresentato dall’espandersi a macchia d’olio delle attività del Terzo Settore, sia sotto l’aspetto gratuito realizzato dalle associazioni di Volontariato e di Promozione Sociale, sia sotto quello della promozione di Impresa Sociale, prevalentemente anche se non esclusivamente rappresentata dalla Cooperazione Sociale. (…).

Il testo presentato è frutto di un lavoro che muove dal basso, da quei soggetti che sul territorio regionale si stanno adoperando in questa attività e che hanno già trovato riscontro e appoggio in numerosi Comuni. La stesura del documento è infatti il risultato di un percorso di ascolto e di collaborazione con il Forum per l’economia solidale. Si tratta di una buona pratica istituzionale […], ma anche di una corretta procedura politica, correttiva delle distorsioni burocratiche che, anche nella nostra Regione, tendono ad allontanare i cittadini dalla gestione della cosa pubblica.

Per questo riteniamo che il PdL in esame […] non costituisca un’iniziativa operante solo a livello settoriale ma – grazie anche al fondamentale ruolo di coordinamento assegnato agli Enti Locali, giustamente operanti a livello comprensoriale […]  – sia un tassello di quel processo di produzione normativa che, attraverso il complesso delle norme riguardanti il Terzo Settore e l’Impresa Sociale, possono puntare legittimamente a rafforzare la costruzione dal basso di nuove forme di Economia Sociale.

L’indicazione del PdL secondo la quale «Il paradigma dell’economia solidale si fonda sulla necessità di riavvicinare le comunità ai luoghi in cui vivono, sostenendo l’economia locale in un rapporto attivo con il territorio per ricondurre il prodotto al suo luogo d’origine, restituire centralità ai produttori e valorizzare la qualità dei loro prodotti, difendere il paesaggio e i beni comuni come componenti essenziali per la qualità della vita» ha infatti senso non nella prospettiva della valorizzazione di singoli segmenti economico-produttivi marginali. Ma invece proprio come indicazione generale relativa allo spirito, con cui l’interesse pubblico deve essere correttamente impostato per la creazione di una rete di Economia Sociale e Solidale “globale”. (…).

È questo il quadro in cui è possibile pensare ad una vera ripresa dell’economia e dello sviluppo sociale, impossibili anche solo da concepire in un quadro tradizionale di globalizzazione capitalistica, di “sviluppo” acritico e di nuova divisione internazionale del lavoro, che ai nostri territori lascerebbe altrimenti solo le briciole di una deindustrializzazione strategica e di un Welfare

povero, rivolto non al benessere (come da sua stessa definizione) ma al mero risarcimento di una parte sempre più ristretta dei costi sociali derivanti dalla marginalizzazione e dall’esclusione, per altro sempre più insostenibili da parte della finanza pubblica. (…).

«In una realtà che si è organizzata in modo autonomo – come è quella dell’economia solidale – molto è già stato fatto (prova ne sono alcune filiere produttive già attive sul territorio regionale), ma emerge ora la necessità di accompagnare questo percorso virtuoso con il supporto delle istituzioni e da qui nasce l’idea di questa proposta di legge regionale». (…).

Il Presidente  (Gian Luigi Bettoli)

P.S. Non me ne voglia il Presidente di Legacoop sociali se non ho riportato integralmente il suo scritto, ma credo di aver ripreso le parti fondamentali.

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Io credo che i concetti espressi in questa proposta di legge siano importanti, come il fatto che vengano sanciti con un testo normativo, sperando che poi venga attuato con tutte le novità ed il modo diverso di concepire la vita, l’economia, la comunità che esso comporta.

Ma … ci sono però dei ma… In montagna l’acqua, bene vitale ed essenziale per l’agricoltura, la vita, la comunità, è passata gratis a Cafc, che ce la vende, grazie a persone ben poco lungimiranti, ed a politiche suicide neoliberiste.

Inoltre 20 anni di governi Berlusconi, assieme a pochi di Renzi e del Pd che sono valsi quanto quelli di Berlusconi, e via dicendo, hanno cancellato quel senso di comunità su cui è incentrata la proposta di legge, e vige un soggettivismo esasperato, foriero di teorie assolutiste, che cozza contro qualsiasi concetto di comunità e punta al possesso individuale, all’individualismo, senza norme e leggi, al poter fare ciò che si vuole, basta appartenere ad una determinata cerchia, ove vige sempre più il principio che le legge deve valere solo per gli altri. Si potrà tornare indietro? Perché se questo disegno di legge, trasformato in legge, deve solo portare a qualche soldo in più qui e là, senza modifica alcuna nel pensiero, allora non so se il risultato si possa definire raggiunto.

Laura Matelda Puppini

L’immagine che correda l’articolo è tratta, solo per questo uso, da: https://mdfaosta.wordpress.com/.  Ringrazio Forum per i Beni Comuni e Luca Nazzi per le indicazioni ed i materiali. Laura Matelda Puppini 

 

 

 

 

 

 

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