Oggi ho speso ben 3 euro per acquistare il Fatto Quotidiano ed Il Manifesto, dopo aver letto al caffè il Messaggero Veneto. Così ho perso, anche questa volta come tante altre, tempo prezioso per seguire i commenti post voto, che possono interessare o meno. Per esempio a me, povera cristiana, cosa ha affermato Matteo Renzi, e mi scuso subito con lui e con i renziani, non interessa affatto.  

La prima cosa che mi è venuta in mente è quante volte ho pensato, all’indomani di elezioni sia amministrative che politiche, che gli italiani avevano votato in un modo o nell’altro perché desideravano una svolta in senso democratico, un sentirsi pienamente cittadini dello stato, un ricevere servizi in cambio delle tasse pagate. Pertanto credo che la vittoria di Raggi ed Appendino, rispettivamente a Roma, sempre più disastrata, ed a Torino, sempre più povera, sia dovuta ai soliti cittadini di questa sempre meno e forse mai stata compiutamente repubblica, che sono stanchi di palazzi e palazzinari, di oligarchie e di “poteri forti” che di fatto governano, anche dietro le quinte. Gli italiani non hanno smesso di sognare, come avrebbe voluto magari qualcuno, e intendono ancora, con l’unica arma loro rimasta, esprimere il loro parere, contro un governo che taglia sanità e servizi, lavoro e futuro, senza progettualità alcuna, senza uno straccio di analisi e studio, in uno stato che sempre più pare assomigliare ad una “Repubblica delle banane”.

Finalmente sono a rischio affari favolosi – scrive Il Fatto Quotidiano – da farsi da parte dei soliti noti, con soldi nostri, come le Olimpiadi, il nuovo stadio per la Roma, la metro C, la città della salute a Torino. Credo che i cittadini elettori ne siano ben contenti perché ritengo che abbiano votato per questo 5 stelle ed i suoi candidati, perché aggiustino strade, migliorino la sanità, costruiscano case popolari rinunciando alle Olimpiadi, sistemino gli edifici scolastici, promuovano il lavoro, non sperperino il pubblico denaro. (Giorgio Meletti, Un brivido per i poteri forti: in fumo affari per 20 miliardi, in: Il Fatto Quotidiano, 21 giugno 2016).

Inoltre io credo che bisognerebbe iniziare a capire che i grandi eventi, le grandi infrastrutture, non pagano più ma invece riempiono di debiti. Non siamo ai tempi di Livio Berruti, tanto per fare un nome. E più è “favoloso” l’affare, più è appetibile a chi si cela dietro alcune quinte.

Si ha desiderio di cittadinanza attiva, in questa Italia, si ha desiderio del mantenimento dello stato sociale e di lotta all’evasione fiscale, si ha desiderio che il governo, studi seri in mano, dica ai cittadini elettori come pensa di rispondere ai problemi del paese, alla povertà che dilaga, alla precarizzazione, alla pensione che non ci sarà ed al rendimento lavorativo che peggiorerà perché chi è precario non si aggiorna e l’anziano lavora molto peggio del giovane per limiti fisici, e come pensa di lottare contro la mafia e la corruzione, che mi pare siano ben poco nominate.

Ha desiderio di sentirsi un po’ Europa dei diritti questo paese, non di essere avvelenato dalle solite lotte per il potere e meno metaforicamente da fabbriche ed altro; ed i cittadini sia di destra, sia del centro, che di sinistra credo non vorrebbero aver mai letto della “terra dei fuochi” dell’Ilva di Taranto, della Basilicata inquinata, ed oggi, su Il Fatto Quotidiano, l’articolo di Maddalena Brunetti, “Nel Sulcis dei veleni. Frutta e verdura vietate ai bambini”, con un riquadro laterale che recita: «l’Asl locale ha bloccato la lavorazione delle uve: in questa zona c’è troppo piombo sugli acini».  

Mille volte da quando voto, moltissimi italiani hanno desiderato che faccendieri e poteri forti se ne andassero a casa e spirasse un’aria di pulizia e novità, mille volte hanno desiderato di poter andare fieri anche all’estero del loro paese, non solo per le canzoni di Apicella e le discutibili battute o gesti di un premier, non eletto dal popolo, mille volte hanno desiderato, e lo desiderano ancora. Vi è in Italia voglia di sentirsi paese, di sentirsi comunità, non singoli in preda alle scelte di altri. Ma si riuscirà a voltare pagina solo dicendo no a quella nefasta unione fra Italicum e modifiche costituzionali che, come ben dimostrato in Fvg dall’avv. Virgilio e dal giornalista Carbonetto, portano direttamente al governo di un partito solo.

Grazie quindi a quegli italiani che hanno votato Raggi ed Appendino, grazie a Roma ed alle sue periferie, grazie a Torino, grazie a Napoli che ha rivotato De Magistris, grazie ad altri ancora. Speriamo che sia permesso di governare a queste due donne, e non si inizi quella politica tanto cara ai partiti che distrugge e trama alle spalle come tante volte visto, fino a giungere, estremo limite, anni ed anni fa ai tentativi di golpe, alle varie stragi, pare finalizzate a non permettere in questo stato cambiamento alcuno.

Discorso a parte merita il Friuli Venezia Giulia, ove l’opposizione alla giunta regionale Serracchiani, sommata all’ opposizione a Renzi in un unicum, ha inciso, credo, insieme ad errori degli uscenti,  sul voto ai comuni di Trieste e Pordenone, portando a vincere le elezioni uomini della destra, cioè Dipiazza e Ciriani.  Ma anche su questo aspetto dovremmo riflettere: infatti se le istanze di innovazione e i desideri atavici della sinistra disorientata fossero stati maggiormente presi in considerazione, favorendone un’espressione anche partitica, se non si fosse attaccato M5S in modo così deciso, ma con pochi elementi di fatto, molti elettori forse non si sarebbero dovuti domandare se votare per il Pd o contro lo stesso. A me pare comunque che a Pordenone e Trieste  sia accaduto quello che accadeva nei piccoli paesi della Carnia: una tornata si mandava su una lista, una tornata, l’altra. Non vedo novità in Fvg, purtroppo, perché, seguendo Renzi, anche qui la sinistra si è persa trasformando il suo maggiore partito in «poco più di una struttura per gestire il potere» come afferma Sergio Chiamparino su Il Fatto Quotidiano. (Fabrizio D’Esposito, Il Pd è poco più di una struttura per gestire il potere, in. Il Fatto Quotidiano, 21 giugno 2016).

Il futuro si gioca sui servizi, sulla sanità, sulla credibilità, sulla salvezza di ambiente, paesaggio e cibo, sui piccoli eventi, su un modo diverso di concepire la politica che riavvicini ai cittadini, sull’eliminazione di un sistema che si regge su aziende e iper-pagati dirigenti e su oligarchie. Gli italiani hanno desiderio, da anni ed anni, di onestà, pluralità, partecipazione. Secondo me questo voto comunale a Roma e a Torino è segnale che “l’Olimpo degli Dei” non piace ai più. Ed anche il debito pubblico può diminuire, basta avere un’altra visione della vita, dell’economia della finanza.

Essere cittadino non implica necessariamente partito, ma non so perché chi, nel Pd, si dice non renziano non affronti il premier a viso aperto, anche rompendo, spaccando, sposando altri assunti da cui partire. E senza scelte chiare da parte della cosiddetta sinistra del Partito Democratico, ormai privo di ideali precisi, non vedo come essa possa avere peso politico. Basta vedere come è finito Fassina a Roma.

Ultima novità in queste elezioni. Vince 5 stelle ma nessuno dice di averlo votato. “I fantasmi alle urne: si vota M5S, ma non si dice”, si intitola un pezzo di Ferruccio Sansa su Il Fatto Quotidiano di oggi, 21 giugno 2016. Scarse fra i personaggi del mondo dello spettacolo, della cultura, dell’economia, le dichiarazioni di voto per il Movimento pentastellato. Sarà forse per i «toni bellicosi dei leader», sarà per quell’aver appiccicato l’etichetta di “populiste” a battaglie che sono popolari, come la tutela dell’ambiente, la lotta allo strapotere della finanza ed alla degenerazione della politica, pensa l’articolista. Io credo che il modo arrogante con cui certi rappresentanti della politica si pongono, impedisca di fatto di affermare cosa si desidera votare esplicitamente, temendo, e questo non mi pare un buon segno per una democrazia compiuta ma un tornare indietro. Insomma M5S riempie le urne ma nessuno è grillino. Ma se questo fosse anche un segnale di maggiore attenzione ad alcuni contenuti ed obiettivi, invece che ad una appartenenza partitica o di schieramento?

Senza offesa per alcuno, e rimandando anche ai miei: 

Negli anni ’30, il New Deal fece uscire gli U.S.A. da una crisi senza precedenti. E noi come usciremo dalla crisi?

e

Economia, finanza, speculazione, democrazia, costituzione e servizi.

Laura Matelda Puppini

L’immagine che accompagna l’articolo è tratta, solo per questo uso, dal sito: www.bassairpinia.it.  

Laura Matelda Puppini.

 

 

 

 

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