Un giorno, anni fa, passeggiando per Chiaulis di Verzegnis, la mia attenzione fu attratta dal nome di una via: “Via del benefattore”! Chissà chi era- pensai fra me e me – chissà se abitava in quella stradina, ed un tempo tutti conoscevano il suo nome. Oppure, magari, è una via dedicata a tutti i benefattori, indipendentemente. Solo è strano che manchino un nome ed un cognome. Ma almeno, a Verzegnis, sia come sia, ci si ricorda che qualche benefattore c’ è stato… Ma a Tolmezzo?

Alla fine degli anni ’80, dopo essermi dedicata a scrivere “Cooperare per vivere. Vittorio Cella e le Cooperative carniche 1906 – 1938”, Gli Ultimi, 1988, iniziai a visionare e cercare di schedare, con l’ausilio di una forte lente di ingrandimento, di fotocopie dai consigli comunali tolmezzini, di: ‘La Patria del Friuli’, e di fonti orali, le fotografie di Vittorio Molinari, giunte al gruppo ‘Gli Ultimi’ grazie alla Signora Pia Molinari ved. Craighero, figlia del fotografo, detto anche ‘Pochìt’ per la sua bassa statura.

Allora non c’era internet a supporto, ma riuscii comunque, anche grazie alla signora Pia, alla signora Franca De Marchi ed a Tolmezzini che mi aiutarono a farlo, a schedare molte immagini, cogliendo pure qualche particolare che potesse suggerirmi una data, leggendo ed ascoltando. Dovetti però aspettare il 2007 ed un generoso aiuto economico giunto dalla Fondazione Crup al gruppo ‘Gli Ultimi’ per poter pubblicare il volume, fra mille polemiche interne e tutte nostrane, per esser buona, grazie pure a Riccardo Toffoletti (1) ed al bravissimo grafico Alvaro Petricig (2).

Fra queste immagini di Vittorio Molinari vi è quella che io ho chiamato del ‘grande funerale’ che riuscii a capire, grazie ad un suggerimento, essere, verosimilmente, quello di Emilia Muner ved. De Giudici, che aveva lasciato una fortuna a Tolmezzo ma anche all’Ospedale di Udine.

E ritorniamo alla via dedicata ‘Al Benfattore’ in quel di Verzegnis: a Tolmezzo fino a che io non proposi un articolo sul funerale di Emilia Muner De Giudici, da ‘La Patria del Friuli’, la prima volta nel mio “Laura Matelda Puppini “L’immagine e lo specchio – appunti ai margini di una mostra in occasione dell’apertura della fototeca della Carnia –– gruppo Gli Ultimi Tolmezzo, 1989  – 1990”, nessuno sapeva più neppure dell’esistenza dei De Giudici e di cosa avessero fatto per la cittadina carnica, dove avevano vissuto. Tutto distrutto, tutto cancellato. Vie dedicate? Nessuna. Due righe scritte da qualche parte? Macché. Nulla di nulla. Eppure il signor Leonardo e la signora Emilia non erano certo comunisti o socialisti o atei, vista la solennità religiosa di quel funerale, immortalato da Vittorio Molinari, loro dirimpettaio.  

Perché la chiesa cattolica cancellava allora subito dalla memoria, demonizzandolo, chi non apparteneva alle sue schiere, dovendo rimanere solo i cattolici, anche se magari non proprio integerrimi, a scrivere la storia.  E questa cancellazione dalla storia e memoria accadde, per esempio, nel caso del grande Vittorio Cella, socialista, massone della Loggia La Vedetta di Udine, e manager del gruppo delle cooperative carniche, fino al mio volume edito nel 1988.

 

Vittorio Molinari. Funerale di Emilia Muner ved. De Giudici, 7 settembre 1910. Piazza del mercato nuovo, poi degli Uffici, poi XX settembre a Tolmezzo. (Archivio Vittorio Molinari). Foto pubblicata in: Laura Matelda Puppini, Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi – Cjargne Culture, 2007, p. 87).

Ma perché riprendo questo discorso ora? La foto del funerale di Emilia Muner De Giudici, senza indicazione alcuna, è comparsa su di un profilo facebook “C’era una volta Tolmezzo e la Carnia” tempo fa e, dato che molti si chiedevano cosa rappresentasse, dopo averlo precisato con un commento, ho deciso di occuparmi dei dimenticati signori De Giudici anche su www.nonsolocarnia.info, al fine di perorare un ricordo, un grazie pubblico, l’intitolazione di una via, come avrebbe fatto loro piacere, credo.

Ma cosa so di loro? Per dire la verità non molto.

Dalla fine Ottocento ai primi del Novecento, vissero a Tolmezzo Leonardo De Giudici, ricchissimo possidente, ed Emilia Muner, sua sposa, proveniente da famiglia agiata. Furono loro a far erigere Palazzo De Giudici in piazza degli uffici poi XX settembre a Tolmezzo, facendone demolire uno precedente, forse già loro abitazione, forse no. Parte del palazzo è tuttora presente e segna, con la sua mole, l’angolo fra la piazza e via Cavour. Esso ha pure annesso un negozio, che, negli anni ’20 – ’30 ma anche antecedentemente, risultava gestito da Candoni, Da Pozzo e Linussio. (3).

Emilia e Leonardo o non ebbero figli o se li ebbero morirono magari bambini, e così lasciarono gran parte dei loro averi in beneficienza, mentre il palazzo tolmezzino fu destinato, per testamento, alla Prefettura. Avevano inoltre beni ed una villa anche a Lovaria, in comune di Pradamano, dove morirono entrambi.

Atto di morte di Leonardo cav. De Giudici, possidente.

Il primo che morì fu il cavaliere Leonardo, e questo si legge su di una trascrizione dell’atto di morte presente all’archivio del Comune di Tolmezzo – ufficio anagrafe, che ringrazio per averlo per me cercato circa un mese fa.

«Numero 18. De Giudici cav. Leonardo. L’anno millenovecentosette, addì ventisei di Novembre, alle ore pomeridiane due e minuti trenta, nella Casa comunale.

Io sottoscritto Parisatti Augusto, vicesegretario Delegato dal Sindaco, con atto ventitrè febbraio milleottocentosettantacinque  approvato, Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Tolmezzo, avendo ricevuto dall’Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Pradamano copia autentica di atto di morte, ho per intiero ed esattamente trascritto la copia suddetta che ha del tenore seguente.

Municipio di Pradamano. Ufficio dello Stato Civile. Estratto dal registro atti di morte dell’anno millenovecentosette numero ventiquattro.

L’anno millenovecentosette, addì dodici di ottobre alle ore antimeridiane nove e minuti zero, nella Casa comunale.
Avanti di me Enrico Barberis Raymondi, Segretario, Delegato dal Sindaco, con atto cinque dicembre millenovencentosei debitamente approvato, Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Pradamano, sono comparsi Masieri Umberto di anni  quarantacinque, domiciliato in Villa Santina e Castellani Don Francesco, parroco, di anni quarantacinque, domiciliato in Pradamano, i quali mi hanno dichiarato che a ore pomeridiane dodici e minuti nessuno di ieri, nella casa posta in Lovaria al numero trentuno, è morto De Giudici Cavaliere Leonardo, di anni sessantanove, benestante, residente in Tolmezzo, nato in Tolmezzo da fu Angelo, possidente, domiciliato in Tolmezzo, vivente,  e da fu Mazzolini Giovanna, possidente, domiciliata in Tolmezzo in vita (4). A quest’atto sono stati presenti quali testimoni Ottelio Conte Lodovico di anni sessantacinque, possidente, e Domenico Giuseppe Tedeschi di anni settantanove, geometra, ambedue residenti in questo Comune. Letto il presente atto a tutti i convenuti, l’hanno meco sottoscritto.
Umberto Masieri, Castellani Don Francesco, Ludovico Ottelio teste, D° Giuseppe Tedeschi, Enrico Barberis- Raymondi.

In carta libera, ai sensi dell’articolo trecentonovantasette del Codice Civile. Per copia conforme all’originale”.
Dall’Ufficio dello Stato Civile di Pradamano, addì venti novembre millenovecentosette.
L’Ufficiale dello Stato Civile F.to M.P. Cancianini.

Eseguita la trascrizione, ho munito del mio visto ed iscritto la copia medesima nel volume degli allegati in questo registro. L’Ufficiale dello Stato Civile Delegato. Augusto Parisatti». (5).

Parte della trascrizione dell’atto di morte del Cav. Leonardo De Giudici. (Comune di Tolmezzo. Ufficio dello Stato Civile. Dal registro degli atti di morte dell’anno 1907).

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 Questa, invece,  è la descrizione del funerale di Leonardo cav. De Giudici da: La Patria del Friuli del 15 ottobre 1907, a cui sono risalita ora avendo certezza della data della sua morte.

«Tolmezzo. I solenni funerali del Cav. De Giudici.

Come vi ho stamane informati per telefono, i funebri del compianto cav. Leonardo de Giudici riuscirono oltremodo imponenti sia per concorso di popolo che delle principali notabilità della Carnia ed anche del Friuli. Il corteo si mosse alle ore 10 percorrendo la via Quintiliano Ermacora, via Cavour ed entrando poi in chiesa. Moltissime le corone, delle quali parte collocate su tre apposite carrozze e parte portate a mano.

Seguiva la bara su di una carrozza di prima classe, poi dietro le rappresentanze della Banca Carnica, della quale il cav. De Giudici era Presidente, cav. De Marchi Lino, Girolamo Schiavi, Giovanni Candussio, cav. Odorico Da Pozzo, Domenico Corradina, Lippi Agostino, Giacomo Gressani, rag. De Gleria, ed Ortis Fedele.

Venivano poscia il Sindaco Vittorio Tavoschi con tutti gli altri membri della Giunta, le rappresentanze della Società Operaia, della Congregazione di Carità, dell’Ospizio di S. Antonio, del Tiro a Segno, del Patronato Scolastico, del Circolo Agricolo delle Cooperative Carniche di Consumo e di Credito, e cioè i signori Gio Batta Ciani, Dante cav. Linussio, ing. Calligaris, perito Pittoni, avv. Beorchia Nigris, avv. Riccardo Spinotti, notaio Marioni, Andrea Linussio, Giovanni Gressani, Giuseppe Marchi, Mazzolini Cristoforo, dottor Enrico Marchettano, Sacchi, De Marchi.
Noto inoltre i sig. cav. Andrea Linussio, Gio Batta Casali, Federico Marsiglio, Gio Batta Marsiglio, Farmacista Chiussi, notaio Bussinan, il cav. Daltoglio Procuratore del Re, Grassi Luigi, ing. Moro, Lucio De Gleria, Carli Agente Imposte, Marpillero Paolo, Giovanni Venier, Sig. Clotilde Casali, De Giudici, Dr. Gio Batta Quaglia, Ing. Gortani, conte Andrea Caratti che rappresentava anche il comm. Ignazio Renier e moltissimi altri signori e signore, dei quali nella fretta, mi sfugge il nome.

Suonava durate il tragitto la Banda Cittadina. Dalla Chiesa, il corteo si mise nuovamente in moto per avviarsi alla volta del Cimitero, dove parlò per primo il Sindaco di Tolmezzo Vittorio Tavoschi che porse all’estinto il saluto della cittadinanza, il cav. Lino De Marchi, quale Direttore della Banca Carnica e rappresentante di varie istituzioni cittadine, il Sig. Marpillero Paolo, quale ex- dipendente del cav. De Giudici, ed infine a nome della vedova e dei nipoti il sig. Masieri Umberto ringraziò tutti».

Vittorio Molinari. Funerale o di Emilia De Giudici Muner 7 settembre 1910, o quello del cav. Leonardo suo sposo, 15 o 14 ottobre 1907 (dopo averne letto la descrizione). Il funerale percorre via Quintiliano Ermacora. (Archivio Vittorio Molinari.). Pubblicata in Laura Matelda Puppini, Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi – Cjargne Culture, 2007, p. 86).

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Ma passiamo ad Emilia De Giudici Muner, moglie di Leonardo. Il suo funerale avvenuto il 7 settembre 1910, fu sontuoso, ed ebbe anche l’onore di una foto. Una seconda immagine, sempre di Vittorio Molinari, ma ora non so se riconducibile al funerale di Leonardo o della sua sposa, mostra il carro funebre che si muove verso via Quintiliano Ermacora, detto anche ‘borg da mufe’, per poi ripiegare verso via Cavour e raggiungere il duomo ove, sul retro, in ‘Centa’ (Centa da ‘Cinta’ che indicava il limite della zona entro le mura) si trovava il cimitero, non essendo stato ancora costruito quello nuovo. E può darsi che ogni funerale, allora, si muovesse così.

Atto di morte della signora Emilia Muner, maritata De Giudici.

Poco sappiamo della Signora Emilia in vita, ma esiste il suo atto di morte, gentilmente concessomi dall’Ufficio anagrafe del Comune di Tolmezzo, che sentitamente ringrazio ancora una volta.

«N.1. Muner Emilia. L’ anno millenovecentodieci e questo dì ventisette del mese di settembre, alle ore due e minuti dieci pomeridiane, nella Casa Comunale, io sottoscritto Parisatti Augusto Vicesegretario Delegato dal Sindaco con atto del ventitrè febbraio milleottocoentosettantacinque approvato Uffiziale dello Stato Civile del Comune di Tolmezzo, avendo ricevuto dall’Uffiziale dello Stato Civile del Comune di Pradamano copia dell’atto di morte ho per intero ed esattamente trascritta la copia suddetta che è del tenore seguente.

“L’anno millenovecentodieci, addì cinque di settembre, a ore pomeridiane cinque e minuti cinquanta nella Casa Comunale.
Avanti a me, Corrado Gallani, Segretario Delegato dal Sindaco, con atto trenta ottobre millenovecentotto approvato, Ufficiale dello Stato Civile del Comune di Pradamano, sono comparsi Masieri Umberto, di anni quarantotto, ragioniere, domiciliato in Villa Santina, Valtulina Paolo di anni cinquantotto, capitano in riserva domiciliato in Tolmezzo (i) quali mi hanno dichiarato che a ore pomeridiane cinque e minuti cinque di oggi, nella casa posta in Lovaria al numero trentuno, è morta Muner Emilia di anni cinquantanove, civile, residente in Tolmezzo, nata a Trieste, da fu Luigi, era in vita, domiciliato in Tolmezzo e da fu Boyan Maria, ora civile, domiciliata in vita in Tolmezzo, vedova di Leonardo cavaliere De Giudici. A questo atto sono presenti quali testimoni: Castellani don Francesco di anni quarantotto, parroco, Noselli Abramo, di anni quarantuno giardiniere, ambi residenti in questo comune. Letto il presente atto a tutti gl’ intervenuti, lo hanno questi meco sottoscritto.

Umberto Masieri, Valtulina Paolo, Don Francesco Castellani, Noselli Abramo, Corrado Gallani.

La presente copia, che è conforme all’originale, si trasmette al Signor Uffiziale dello Stato Civile del Comune di Tolmezzo per gli effetti di che nell’ articolo 397 del Codice Civile.
Dal Municipio di Pradamano. Lì (illeggibile n.d.r.) settembre 1910. L’ Uffiziale dello Stato Civile, Gallani Corrado».  (6).

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Il 5 settembre 1910 la Signora Emilia Muner vedova De Giudici, come già scritto, moriva a Lovaria, vicino a Udine. Il suo funerale è descritto, dalla cronaca del tempo, come un funerale d’eccezione. Riporto qui, ora, il testo integrale che lo descrive, e quanto si sapeva sul suo testamento da “La Patria del Friuli, 8 settembre 1910.

«Tolmezzo – Funebri imponenti della signora Emilia Muner  –  De Giudici.

“La salma giunse stanotte alle ore 2 circa, in carro di prima classe direttamente da Lovaria: e oggi alle ore 10 ebbero luogo i funerali. Il corteo si fermò nella piazza del paese, fece il giro della stessa, entrò nel Duomo e da qui si diresse verso il Cimitero. Alla vettura portante la salma chiusa in ricchissima cassa, seguiva una seconda vettura con le corone.

Tra queste notammo le seguenti: corona della famiglia Caratti, del Comune di Tolmezzo, dell’Ospitale, della Banca Carnica, del Patronato scolastico, del Consorzio di Casanova, dei parenti Masieri, Veritti, Pittoni, della famiglia Schiavi, Valtolina, Linussio, Candussio, Paschini, Dorotea, De Marchi, Giacomelli ecc. e poi tantissime altre, una quarantina in tutto.
Presero parte al corteo le locali società operaia e di Tiro a segno con bandiera, circa ottanta operaie della fabbrica Linussio, il Consorzio agricolo di Casanova, le Società Cattoliche di Tolmezzo ecc, e la banda cittadina.
Tutte le autorità del paese erano pure presenti, militari e civili: fra esse notammo i rappresentanti dell’Ospitale di Udine avv. U. Capsoni e il segretario De Senibus.

Aprivano il corteo, fiancheggiato da circa 350 torci, i parenti, moltissimi, dell’estinta e le signore di Tolmezzo.
Giunti al Cimitero prese per primo la parola il Sindaco di Tolmezzo (f.f.) Sig. Rag. G. Batta Cacitti per dare all’estinta l’estremo saluto in nome della Cittadinanza propria, in nome dell’Ospitale l’avv. Riccardo Spinotti e da ultimo, in nome dell’Ospitale di Udine, l’avv. U. Capsoni.
Tutti tre rammentarono le alte benemerenze della povera signora.

Fu notevole e commovente il breve discorso dello Spinotti che come presidente dell’ospitale ebbe agio, meglio d’ogni altro e fino, si può dire, agli ultimi istanti di constatare l’inesauribile generosità della defunta.
Terminati i discorsi il corteo si sciolse lacrimando la grave perdita».

Vittorio Molinari. Palazzo de Giudici. Particolare di una immagine di Piazza XX settembre. (Archivio Vittorio Molinari). Immagine antecedente al 1925. 

Il motivo di tanto accorrere a funerale è presto detto e risiede nella bontà e generosità della signora Emilia manifestate nelle disposizioni testamentarie. Di queste si faceva, già da alcuni giorni, un gran parlare in paese perché si mormorava avessero quasi interamente carattere di beneficenza.
Aveva veramente donna Emilia lasciato tutti i suoi averi alla Chiesa, all’Ospitale al Comune, essendo deceduta senza aver avuto figli o avendoli, in qualche modo, persi?
Si parlava allora di cifre da capogiro per Tolmezzo: 350.000 lire poteva essere l’ammontare di un lascito.

Sotterrata coi dovuti onori e ben tre discorsi commemorativi la signora, si apre il testamento: le supposizioni diventano realtà: ha lasciato un cospicuo gruzzolo per completare la facciata del Duomo, un altro per istituire a Tolmezzo la scuola tecnica, uno per dare un pane ai poveri e così via.

Ma parenti non tardano a farsi sentire ed ha inizio una storia che trova eco sia sulla stampa che nei consigli comunali del capoluogo.

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«Disposizioni testamentarie.

Se ne parla assai in paese perché hanno quasi interamente carattere di beneficienza.

La tenuta di Lovaria (3-400 mila lire circa) fu lasciata all’ospitale di Udine perché vi collochi le signore appartenenti a famiglie nobili decadute; la proprietà (dello) stabile di Tolmezzo fu lasciata ad un cugino salvo errore, De Giudici Luigi (7), residente presso Mestre, colla clausola però che venendo esso a morte senza discendenza, la proprietà stessa debba passare all’Ospitale di Tolmezzo (circa L. 40 mila) meno il palazzo di abitazione che andrà alla Prefettura: legò all’Ospitale lire ventimila, alla Congregazione lire ventimila, all’Asilo infantile lire diecimila e ai parenti più vicini (nipoti e cugini) delle somme che variano dalle cinquemila alle diecimila o quindicimila lire.
Infine legò tutto il resto, dedotti i legati come sopra indicati, al Duomo di Tolmezzo perché completi la sua facciata con un’opera monumentale. Non si sa quanto sia quel resto: chi parla di cento, chi di due ed anche di trecento mila lire.

Tali sono le disposizioni che si afferma dai più dettate dalla defunta signora: si accenna però anche alla possibilità, desiderata da parenti, che esista un secondo testamento più recente che annullerebbe il primo; ma sono discorsi dei quali non conosciamo il fondamento.
Crediamo ancora che mentre scriviamo si stia provvedendo, a richiesta di taluni parenti, all’esecuzione di un inventario della sostanza».  (8).

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La piazza di Tolmezzo da un disegno di A. Pontini, 1875. (Da Claudio Puppini, Tolmezzo. Storia e cronache di una città murata e della Contrada di Cargna. Dalle origini al XVII secolo, ed.  CO.EL, Udine, 1996). Si nota il vecchio palazzo, al posto del quale sorse quello nuvo di Leonardo De Giudici, eretto alla fine dell’ Ottocento. 

I voleri della signora, nonostante le azioni legali portate avanti dai parenti, ebbero seguito, ed al signor Leonardo ed alla signora Emilia, padrona di casa, si devono la sistemazione della facciata del duomo, rimasta inconclusa, la scuola tecnica, il nuovo ospedale, l’asilo, ed altro ancora, mentre, grazie ad un legato del signor Leonardo, si iniziava la costruzione del nuovo cimitero.

Destinazione dei beni in Comune di Pradamano, dove della signora Emilia resta memoria.

A Lovaria, in comune di Pradamano, dove mi pare avessero beni anche Michele e Maria Gentile Gortani, esiste ora un Asp che si occupa di persone in prevalenza non autosufficienti che ha sede nella villa che la signora aveva lasciato all’ospedale di Udine, ove tanti anni fa venivano ospitate signore della buona società, cadute in stato di indigenza, come da disposizioni testamentarie. L’edificio è stato sottoposto a lavori di manutenzione ed è ora gestito dalla Fondazione che porta il nome della benefattrice, cioè Emilia Muner De Giudici. (9). Detta azienda pubblica di servizi alla persona trae origine, per l’appunto, dal testamento olografo della signora Emilia Muner, vedova del Cavaliere Leonardo de Giudici di Tolmezzo, stilato in data 18 dicembre 1909, e pubblicato dal notaio Vittore Marpillero di Arta, il 7 settembre 1910. (10). Ella lasciava un patrimonio «inizialmente costituito da una villa situata nel paese di Lovaria, da terreni e fabbricati rustici posti in diversi comuni della Provincia di Udine, valutati in L. 1.000.000.-, nonché da lire 200.000.- in denaro e titoli di rendita pubblica, come da inventario in data 2 febbraio 1928». (11).
Ma almeno Lovaria ha sempre ricordato la grande benefattrice, invece a Tolmezzo il silenzio, fino al mio: L’ Immagine e lo  specchio, 1989-1990. Insomma non si può pretendere che si chiami la Tolmezzo della prima metà del Novecento : Tolmezzo De Giudici, ma un po’ di gratitudine non sarebbe guastata.

Realizzazioni a Tolmezzo grazie ai coniugi De Giudici.

Nel 1910 iniziava la costruzione del nuovo cimitero di Tolmezzo, progettato dall’ ing. Giovanni Battista Calligaris, anche grazie ad un lascito di Leonardo De Giudici. (12).

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Per quanto riguarda la scuola tecnica, il 22 gennaio 1911 il Consiglio Comunale di Tolmezzo accettava il legato che la compianta signora De Giudici Emilia aveva lasciato per l’istituzione della scuola tecnica in Tolmezzo, pari a L. 50.000. Su questa base il 12 febbraio dello stesso anno il Consiglio Comunale progettava l’istituzione, nel capoluogo carnico, di una scuola Tecnica Governativa che avrebbe dovuto iniziare a funzionare nel 1912-13. Ma purtroppo le cose non filarono lisce ed il Comune si trovò in lite con gli eredi De Giudici che sostenevano la non validità del legato per la costruzione della scuola tecnica.

Il 12 marzo 1911 il Comune, non sapendo se sarebbe riuscito ad istituire la scuola nell’anno scolastico precedentemente definito, decideva di creare l’Ente Morale “Scuola Tecnica Leonardo De Giudici” a cui sarebbero andati i fondi per poterli sfruttare, poi, allo stesso uso, se non si fosse potuto attuare quanto progettato in tempi utili. Così ’istituzione della scuola tecnica poneva, pure, all’amministrazione locale, il problema della sua sede.

Il 30 luglio 1911 il Consiglio proponeva la costruzione di un fabbricato per le scuole elementari mentre la scuola tecnica sarebbe andata ad occupare l’ex casa D’Orlando, utilizzata per le elementari, quando si fosse resa libera. Si ipotizzava di costruire il nuovo edificio tra Tolmezzo e Caneva (in località Braida ex Ospitale) onde evitare l’assunzione di un ulteriore insegnante a Caneva dove, invece, si sarebbe potuta togliere la classe terza per trasferirla a Tolmezzo.

Questa proposta, a detta di chi aveva verbalizzato l’incontro, meritava certamente il plauso dei ben pensanti, in quanto permetteva al Comune di risolvere il grave problema dell’istruzione elementare che da tempo stava a cuore agli amministratori, “come ne fa fede una relazione, del 1902, a firma del Cav. De Marchi ed altri”.
A questa proposta seguì immediatamente quella di costruire, pure, un edificio scolastico tra Fusea e Cazzaso.
Durante lo stesso Consiglio il Sindaco Spinotti chiedeva che la costruzione del nuovo edificio venisse immediatamente approvata per sveltire la progettazione e l’ottenimento dei fondi necessari (legge Credaro) dal Governo “che pare ben disposto”. Ovviamente nulla ostava alla costruzione di scuole pure nelle frazioni.

L’undici febbraio 1912 il Consiglio Comunale che, nel frattempo, aveva dovuto nuovamente intervenire nella lite tra gli eredi De Giudici, a tutela del legato sopraccitato, tornava a trattare della Braida Utia, di proprietà comunale e precedentemente dell’Ospitale.
Il 18 agosto 1912 il Consiglio Comunale Tolmezzino ratificava la delibera giuntale riguardante l’apertura della nuova scuola tecnica, e veniva decisa l’apertura del concorso, alle varie cattedre per l’assunzione di “provetti insegnanti”.
Ma qualcosa era mutato, negli intenti degli amministratori, anche per quanto riguarda la costruzione e un nuovo edificio scolastico infatti si parla ora di un nuovo fabbricato per la scuola tecnica e non più per le elementari, che rimasero per più di 10 anni sempre nell’edificio ex-D’Orlando.

Vittorio Molinari. Il duomo con la facciata incompiuta. Particolare. (Archivio Vittorio Molinari).

Nel corso della stessa seduta viene discusso un provvedimento relativo all’ubicazione della scuola tecnica.
Riferisce il Presidente sulle varie difficoltà insorte per avere disponibile, qui, in Tolmezzo, un edificio per la Scuola Tecnica. Abbandonate le trattative per assumere in affittanza parte del Palazzo Campeis, per l’esagerate pretese del proprietario e riuscita vana l’offerta dei propri palazzi ex Seccardi e sede della sottoprefettura da parte del Cav. De Marchi, il primo perché inadatto, l’altro per la riluttanza della Provincia a provvedere altro edificio per il Governo, furono persino iniziate pratiche col locale Arcidiacono per avere a disposizione la Canonica. Anche queste però sortirono esito negativo dimostrandosi contraria la popolazione specie nelle frazioni.

Tali pratiche fecero perdere un tempo prezioso all’amministrazione, la quale ha dovuto risolversi all’allestimento di un progetto di riduzione del piano superiore del Palazzo ex-D’Orlando ove hanno ora sede le scuole elementari”.
Secondo l’Ente locale questa soluzione permetteva pure di mettere a posto l’edificio per cui era pronto un progetto a firma dell’Ing. Ambrogio Moro. Tale soluzione venne, all’epoca, approvata all’unanimità.
Nel corso della seduta in oggetto, il consigliere Vidoni esprimeva “parole di plauso” all’indirizzo dell’Avv. Spinotti che, “coadiuvato dai benemeriti componenti il Comitato Pro Scuole Tecniche, nulla trascurò per la riuscita della difficile impresa e che, tra le difficoltà non lievi, ebbe ad agevolare al Comune il pagamento dei vari legati De Giudici”. (13).

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Infine anche la creazione dell’asilo infantile beneficiò dei legati De Giudici, e sempre con i soldi di Leonardo ed Emilia, veniva, dopo il terremoto del 1928, completata la facciata del duomo di Tolmezzo, che allora era ancora di poco espansa fuori le mura.

Per ora quello che so di questa coppia di benefattori l’ho scritto, e spero di poter aggiungere ancora qualcosa, ma mi auguro pure che siano convenientemente ricordati.

Laura Matelda Puppini

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Note.

(1) Riccardo Toffoletti, fotografo e uomo di cultura friulano, di cui non ho trovato una biografia esauriente. Neorealista, ma non solo, è noto per il suo reportage sulle Valli del Natisone, realizzato tra il 1967 e il 1968. Quindi, nel 1999, come atto di amicizia per Ettore Guatelli, maestro e rivoluzionario, inventore di un modo nuovo di concepire l’idea stessa di museo, realizzò la serie di fotografie poi unite nella mostra e nella pubblicazione “Vita delle cose”, del 2004. Inoltre dedicò molti anni della sua vita alla riscoperta di Tina Modotti ed alla diffusione della sua vita e della sua opera, assieme al ‘Comitato Tina Modotti’, anche da lui fondato, ripercorrendo, attraverso l’analisi della sua figura ed opera, pure le tappe del suo avventuroso e appassionante percorso dall’Italia d’inizio Novecento, agli Stati Uniti, al Messico postrivoluzionario, all’Europa degli anni trenta investita dai fascismi, fino alla guerra civile spagnola ed all’esperienza in “Soccorso Rosso”, che la portò fino all’Urss.
Ha curato pure il fondo fotografico Tita Marzuttini, mi ha aiutato per la pubblicazione di ‘Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne Culture 2007, ha studiato e pubblicato un volume sul fotografo pittorialista Silvio Maria Buiatti. È stato il creatore e l’anima di ‘Perimmagine’, rivista di cultura e controinformazione, con particolare riferimento alla fotografia ed ai  luoghi di sperimentazione di forme di comunicazione decisamente innovative. Lo si andava a trovare talvolta nel suo piccolo e caratteristico studio in via Mazzini ad Udine. Purtroppo ci ha lasciato nel 2011.

(2) Alvaro Petricig è il grafico del volume Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne Culture 2007. Nato nel 1967, figlio di Paolo Petricig, studioso della vita e delle tradizioni popolari delle Valli del Natisone, (cfr. https://www.kries.it/personalita/paolo-petricig-2/?lang=it) ha certamente risentito dell’influenza paterna, seguendone le orme. Da diversi anni, insieme a Michela Predan, coordina le attività del Centro studi Nediža fondato da suo padre, coniugando l’interesse per la fotografia ed il cinema con vari aspetti che riguardano il territorio delle Valli del Natisone. Ha pure prodotto filmati di valore per cui ha ottenuto importanti premi. Uomo schivo, pur essendo di grande capacità e cultura, è poco noto purtroppo in Friuli. Curioso e a mio avviso bellissimo, il suo libretto fatto con fotografie di famiglia finite sott’acqua nel corso di un’alluvione. intitolato: Come scorre il fiume-Kako je reka tekla, Kappa Vu, 2010.

(3) Una fonte orale, presumibilmente la signora Franca De Marchi, mi ha narrato che il negozio Candoni Da Pozzo Linussio di stoffe e tele nacque dopo la prima guerra mondiale. Per anni trenta cfr. la fotografia a p. 79 in: Laura Matelda Puppini, Vittorio Molinari, op. cit..

(4) Non mi è chiaro come mai si scrivesse: fu …. ed accanto vivente od in vita, riferito al fu. Forse si voleva precisare che madre e padre erano viventi alla nascita del soggetto, ma non si sa come la madre potesse essere morta, anche se allora esisteva già da tempo il taglio cesareo.

(5) Trascrizione dell’atto di morte del Cav. Leonardo De Giudici. (Comune di Tolmezzo. Ufficio dello Stato Civile. Copia in: n.1 fogl I conforme all’atto originale iscr. trascr. al N. 18 P.II S / del registro degli atti di morte dell’anno 1907. Si rilascia in carta libera a uso ricerca storica. L’Ufficiale di Stato Civile Delegato. Anna Lenna. 26/10/1922.

(6) Comune di Tolmezzo. Ufficio dello Stato Civile. Copia in: n.1 fogl I è conforme all’atto originale iscr. trascr. al N. 1 P.II S A del registro degli atti di morte dell’anno 1910. Si rilascia in carta libera a uso ricerca storica. L’Ufficiale di Stato Civile Delegato. Anna Lenna. 26/10/1922.

(7) Luigi De Giudici, nipote di Leonardo ed Emilia, nato a Pavia di Udine, il  19 dicembre 1887 e morto a Venezia, 16 febbraio 1955, e che visse pure per un periodo nel palazzo De Giudici a Tolmezzo, è stato «un pittore italiano tra i protagonisti del movimento anti-accademico veneziano degli anni dieci». (https://it.wikipedia.org/wiki/Luigi_De_Giudici). Da quello che si sa,  ha esposto sue opere a Ca’ Pesaro negli anni 1912-1920 e alla Mostra d’Arte Italiana all’Esposizione Universale di Parigi del 1937. (Ivi). Pier Giuseppe Avanzato ha pubblicato una sua serie di schizzi, pure di vago sapore satirico, creati a Tolmezzo e relativi a personaggi della cittadina, nel suo: “Bromojodicherie tolmezzine 1914-17 ovvero… la gente di Tumiec durante la Grande Guerra nei disegni e caricature di Luigi De Giudici, Ed. Andrea Moro, Tolmezzo, 2005. Nell’ estate dello stesso anno a Tolmezzo si è tenuta pure una mostra intitolata: “Luigi De Giudici Pittore Futurista in Carnia dal 1910 al 1920, in Palazzo Frisacco. (Ivi).

(8) “Funebri imponenti della signora Emilia Muner- De Giudici”, La Patria del Friuli 8 settembre 1910.

(9) http://www.fondazionemuner.it/index.php?id=35015.

(10) http://www.fondazionemuner.it/pdf/reg/statuto.rtf.

(11) Ivi.

(12) Cfr. Laura Matelda Puppini, Vittorio Molinari, op. cit., p.66. È interessante quanto riportato da La Patria del Friuli del 19/6/1911, sull’articolo (dettato telefonicamente) intitolato: “Tolmezzo. Il nuovo cimitero”, pubblicato il 19 giugno 1911 in occasione della sua inaugurazione: «Con solenni funzioni religiose fu ieri, nelle ore pomeridiane, consacrato dal nostro Parroco assistito da tutti i sacerdoti di Tolmezzo, il nuovo cimitero. Una grande folla assisteva alla cerimonia. Molti andavano ripetendo: – Ecco la nostra casa… – Al più tardi, al più tardi! Sì tardi ma è sicuro che qui verremo tutti!» 

(13) Archivio Comune di Tolmezzo, sedute del consiglio comunale del 22 gennaio 1911, del 12 marzo 1911 e del 18 agosto 1912.

 

 

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