A Cavazzo Carnico il 14 novembre 2018, Franceschino Barazzutti, laureato all’Università Statale Lomonosov di Mosca in Russia ove ha pure lavorato, ha tenuto un interessante incontro intitolato: ”Cosacchi dalle origini ai giorni nostri” che ho registrato e vi proporrò in due puntate, con il consenso dell’autore.  Io ho trovato questa relazione molto interessante, e spero sia così anche per voi.

Questo approfondimento segue, su nonsolocarnia.info il mio, “I cosacchi del Grebegn. Da un racconto di Lev Tolstoj”, a cui rimando chi non lo avesse ancora letto.

Premessa.

«Buonasera a tutti e grazie agli organizzatori del gruppo ‘Mille e una storia’, a cui mi sono rivolto forse per un’esigenza interiore di parlare sui cosacchi, forse per una conoscenza della lingua russa che ho, grazie al fatto che ho studiato e lavorato anche in Russia. Ed ogni volta che viene presentato un libro sui cosacchi, vengo invitato all’incontro per dire qualcosa.  L’ultima volta, per esempio, mi ha inviato un cugino del senatore Diego Carpenedo.
Sono ormai tanti i volumi sui cosacchi, però ho fatto questo ragionamento: “Guarda un po’, tutti questi libri sono romanzati, sono fantasie, storie che prendono sì spunto dalla presenza qui dei Cosacchi e della principessa dei georgiani con il cavallo bianco, ma non pongono l’accento sulla vita reale dei cosacchi e sulla loro storia, anche se in Carnia per un certo periodo abbiamo vissuto assieme. (1).

Io sono nato nel 1936, e quando qui vennero i cosacchi avevo 8 anni, ed ho giocato con i bimbi cosacchi, e le ho anche prese dai ragazzini cosacchi, perché avevo il vizio di andare a prendere la cavalla bianca del ‘comandir’ che stava a Mena, ‘là dal Freit’, cosa che e mi piaceva tanto. Mi avevano detto di non farlo più, ma io continuavo, ed i cosacchi miei coetanei mi hanno pestato. (2)

Fatta questa premessa, dico subito che io mi propongo, in primo luogo, di chiarire la storia dei cosacchi come le conosco, dalle origini che sono molto lontane e nel ‘buio’ e sulle quali si discute ancora in Russia, dopo lunghi anni di silenzio, che hanno seguito la rivoluzione del 1917.
Ma quali sono state le tappe dei cosacchi, dalla loro formazione in poi, nella storia della Russia, e come vivono adesso, che ruolo giocano nella società russa attuale? Penso che questo sia un elemento utile anche per una educazione di tipo più generale in un mondo in cui le comunicazioni sono rapide.
Mi propongo, quindi, con questo incontro di darvi delle informazioni, sperando che voi uscirete di qui con un arricchimento su alcuni aspetti che non sono ben chiari ai più.

I cosacchi, fra l’altro, attualmente vengono in Europa quasi ogni anno in occasione dell’incontro che hanno a Linz ma i nipoti dei cosacchi che furono qui giungono anche a visitare Alesso, da loro chiamato Novocerkassk. Ma si erano insediati anche a Cavazzo Carnico e lo avevano rinominato Krasnodar.

Raffigurazione di Gengis Khan su una moneta da 100 Tenge del Kazakistan (https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/b/be/GhingisHan-rev.jpg).

L’impero dei Khan ed il desiderio contadino di terra, per mangiare, e libertà.  

Inizio con una provocazione. Nella Firenze del 1200, i banchieri avevano inventato l’assegno circolare. Le arti fiorivano, e c’era qualche poeta famoso che scriveva i sonetti “Tanto gentile e tanto onesta pare la donna mia quand’ ella altrui saluta”. E allora gli affari si muovevano nel Mediterraneo che è stato un veicolo, una strada di grande comunicazione fra genti, commerci, e un centro di evoluzione e di civiltà.
Bene. Sempre negli anni del 1200, a Firenze le cose andavano bene e c’era una società ricca e colta, come del resto a Verona con Cangrande ed a Venezia, ma nei territori che adesso chiamiamo Russia, come stavano le cose? Proviamo a vederlo, a lanciare un faro all’ indietro nella storia, per capire pure l’attualità.

Sottolineiamo un anno: 1232.
Partono le tribù mongole e tartare dalla Mongolia, dal Kazakistan e via dicendo, e sono masse enormi che si muovono con tutti, con famiglie e averi e guerrieri, ed invadono la Russia. Travolgono nel loro avanzare tutto: monasteri, città: Ryazan, Mosca, Vladimir, Susdal’… Perché queste tribù sono riuscite nel loro intento? Perché allora in Russia non c’era uno Stato unitario, c’erano solo dei signorotti locali. Ed era il Medioevo più profondo.

Il dominio dei Mongolotartari, in territorio russo, è durato 250 anni. (3). Ed io sottolineo sempre questa durata, ed è stato un dominio assoluto, perché il Khan aveva diritto di vita e di morte sui suoi sudditi e, quando aveva un nemico, diceva al suo esercito di andare dove stava, e se non gli portavano la testa mozzata dello stesso, a dimostrazione che era stato vinto, lo puniva.
Ma i Khan furono pure abbastanza astuti, a cominciare dal nipote di Gengis Khan, da non uccidere i signorotti russi, ma da tenerli in vita con l’obbligo, l’imposizione di raccogliere le tasse dai loro sottoposti e di portare loro il ricavato.
Ma il potere, come ogni potere, logora, e così anche quello dei Mongolotartari si andò affievolendo con il passare degli anni. Ma non si affievolì il sistema feudale su cui si reggeva la società russa, all’interno della quale la vita dei contadini era estremamente dura.

Ed allora cosa iniziarono a fare i contadini russi più ardimentosi e più forti? Di notte caricavano la famiglia, un po’ di masserizie e di semi su di un carro e fuggivano. Ma dove andavano? – vi chiederete. Andavano verso le terre estreme, quelle più lontane, che allora erano quelle collocate a sud principalmente, verso il fiume Ural ed il Kazakistan, perché sapevano che lì c’erano terre fertili, e in Russia c’era una miseria terribile.

E così questi servi della gleba in fuga, piano piano si insediarono in Ucraina, nelle zone del Don, nel Precaucaso, ma sempre in vicinanza di fiumi: il Dnestr in Ucraina, il Don in Russia e via dicendo. Perché i fiumi erano pure l’unica strada su cui ci si poteva muovere, ed erano importanti per l’acqua dolce e la pesca.

In questi territori che pian piano avevano occupato, questi russi stabilirono una nuova forma di vita per loro ben più favorevole. Innanzitutto avevano la terra, che non era del signorotto, ed avevano la libertà.
E per sottolineare il valore che i russi davano a questi aspetti, nel 1800 gli stessi intellettuali russi crearono una società segreta che si chiamava “Zemlja i Volja” “Terra e Libertà”. (4). Ma “terra e la libertà” “I Tierra y Libertad!fu pure il motto della rivoluzione messicana guidata da Emiliano Zapata. E anche a Portella delle ginestre, in Sicilia, i contadini braccianti poverissimi, come in Russia, come in Messico, lottavano per la terra e la libertà dal latifondo.

Un contadino che lascia il suo padrone il giorno di Yuri, dipinto di Sergei V. Ivanov. (https://commons.wikimedia.org/wiki/File:S._V._Ivanov._Yuri%27s_Day._(1908).jpg).

Formazione dei gruppi cosacchi. (5).

Ma per ritornare alla storia dei contadini russi fuggiti dai loro padroni, sappiamo che ad un certo punto il loro numero aumentò, colonizzando via via terre che erano abitate da vagabondi, da tartari, da nord caucasici, e certamente non erano le terre italiane dei comuni o quelle di Costantinopoli, o quelle della Turchia o dell’Egitto. Erano terre di steppa, dove se guardi lontano vedi solo la pianura che si incontra con il cielo, e nulla di più. Ma erano terre ricche di fiumi e da coltivare.

Però questi russi transfughi non si insediarono uno qui ed uno là, in solitudine, ma si misero insieme e crearono le ‘stanitse’, cioè dei villaggi che rispondevano sia alle esigenze di vita comune che a quelle di difesa. E questi contadini certamente si armarono a questo fine. E nei villaggi questi nuovi abitanti, che possiamo già chiamare cosacchi, eleggevano i loro capi, gli atamani, e addirittura i Cazaki, che si erano insediati tra il Dnepr e il Dnestr, a sud dell’Ucraina, avevano dato vita ad una specie di stato: Zaporozhskaja Siech, con capitale fortificata.

Per inciso il nome Cosacchi deriva da Kazàk, che esprime un modo di vita, che indica un uomo libero da vincoli feudali, legato alla terra e che vive in mezzo ad altri popoli spesso di vagabondi. E i cosacchi per prima cosa, come ho già detto, volevano terra e libertà, e fare quello che volevano, e non sopportavano imposizione alcuna.
E per descriverli utilizzerei pure un termine carnico: erano dei ‘salvadis’, dei ‘selvatici’, degli uomini rudi. E le donne, nei villaggi cosacchi, non avevano diritto di parlare, e così è anche adesso.

E giungiamo, velocemente con il nostro racconto al 1500. Per inciso i cosacchi furono anche rappresentati da pittori russi, che cercarono di dare una idea di quei popoli. Ed uno dei quadri più famosi che li rappresenta si trova esposto alla galleria Tretyakov di Mosca (6), è opera di Il’ja Efimovič Repin e si intitola ‘I cosacchi dello Zaporož’e cioè della Zaporozhkaja Siech scrivono una lettera al sultano di Turchia’.

Il’ja Efimovič Repin, I cosacchi dello Zaporož’e scrivono una lettera al sultano Mehmed IV di Turchia, olio su tela, https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Ilja_Jefimowitsch_Repin_-_Reply_of_the_Zaporozhian_Cossacks_-_Yorck.jpg

Ma per pura curiosità, sapete che lettera stavano scrivendo al Sultano? La risposta ad un suo messaggio in cui egli chiedeva ai cosacchi di sottomettersi e di smettere di fare scorribande sui porti del Mar Nero, dove lui aveva i suoi traffici. (7). E i cosacchi gli risposero in modo canzonatorio, ed ogni cosacco diceva la sua allo scriba, ed alla fine riempirono il Sultano di vari improperi, concludendo con: “Puoi baciarci il culo!” (8). Ed i cosacchi erano gente che dicevano al Sultano: “Tu, Sultano, vieni a dire a noi di sottometterci? Ma vai a farti un … e se vuoi vieni a prenderci … – Erano gente così, ed avevano anche liti fra loro, e vi erano dispute fra i loro villaggi, e alla fine si imponeva il più forte.

E per concludere questa prima parte, devo precisare che questa è la versione più in voga ed accreditata sulla origine dei Cosacchi, ma ci sono anche altre ipotesi: che discendessero dagli Sciti o che fossero russi portati come schiavi dai tartari in vari luoghi. Ma sia come sia, tutte le ipotesi convergono sul fatto che i cosacchi erano russi, di religione russo ortodossa, erano servi della gleba in fuga dalla servitù feudale, ci tenevano al loro proprio pezzetto di terra e si autogovernavano. Inoltre non possiamo dimenticare che i cosacchi sono sorti in un preciso contesto sociale, e le loro comunità non avrebbero potuto sorgere in Italia, per esempio, dove non c’erano terre libere.

Poi un primo cambiamenti di scenario.

Il giogo mongolotartaro, come loro lo chiamavano, andò, ad un certo punto, spegnendosi. In Russia, dopo 2 secoli e mezzo di dominio dei Mongolotartari, i signorotti che avevano subito il loro potere decisero di mettersi d’accordo, smettere di litigare, e incominciarono a combattere insieme contro di loro, contro chi li aveva invasi e soggiogati. E, attraverso il principato di Mosca, incominciò a formarsi uno stato centralizzato russo, facente capo agli czar. Il loro potere era però di tipo assoluto, come quello dei Mongolotartari, perché 250 anni di potere assoluto aveva permeato anche la cultura del popolo russo, che andava cercando il grande capo. E vi è un film di Eisenstein che rappresenta bene quel periodo e quell’aspirazione: “Il principe Nevskij”. (9). In questo film, che riprende la storia reale, si vedono gli ultimi nemici e campi distrutti ed il principe Nevskij che avanza trionfante.

Icona di sant’Aleksandr Nevskij, Cattedrale di Sofia. Opera di Vassia Atanassova – Spiritia – Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2614103.

Cercava e cerca il popolo russo uno czar. Successivamente, secoli più tardi, si è presentato nella società russa il potere assoluto di Stalin. Ed ora, parliamoci chiaro, è la stessa cosa, c’è un potere assoluto coperto da un po’ di vernice.
Io mi ricordo che, quando seguivo con l’ingegner Ponte la costruzione della Seima in Russia,  quando c’era qualcosa da decidere, anche in reparto, dicevano: “Vediamo cosa dice il capo”. Mancava cioè del tutto un minimo di iniziativa, perché gli operai aspettavano sempre l’ordine dall’alto. Solo ora ci sono alcune contestazioni.

Ma per ritornare al dunque, questo cambiamento di scenario con la formazione dello Stato centrale russo, con potere assoluto e sostenuto dai due pilastri del potere zarista, la chiesa ortodossa e la nobiltà, portò a considerare anche l’esistenza, alla periferia del nuovo impero, di russi, prima ben poco considerati, i cosacchi. Essi erano russi, di religione russo ortodossa, ed avrebbero potuto essere utilizzati come difensori delle frontiere, ma pure per allargarle a proprio favore.

Ma come convincere quei cosacchi che si erano insediati stabilmente in periferia, a combattere per la Russia? Concedendo loro dei privilegi: il riconoscimento di ulteriori terre, il riconoscimento del ruolo degli atamani all’interno dell’impero, ma anche riconoscendo il ruolo dei cosacchi come forze combattenti per la grande Russia.
In questo modo la funzione di questi uomini liberi veniva a cambiare. I cosacchi, fuggiti dal potere dei signorotti feudali, si misero nelle mani ed al servizio di un altro potere assoluto, con il ruolo di mercenari.

Ruolo dei cosacchi nella politica zarista: tra forza per nuovi insediamenti ed élite repressiva in mano allo czar.

Vi fu un famoso cosacco, Ermak che era stato pure prigioniero del Sultano e si trovava su di una nave sul Mar Nero che poi finì a picco. Rientrato in Russia, Ermak, che era un coraggiosissimo, mise insieme reparti di cosacchi per muoversi, come da incarico conferitogli dallo czar, alla conquista della Siberia. E l’impresa gli riuscì. (10).
Dovete sapere che io sono stato alla foce dell’Ob’ nella città di Salechard, nel circolo polare artico, ove ho un amico che si chiama Victor. E lì ho visto un monumento ed ho chiesto a Victor chi rappresentasse, ed è un monumento ad Ermak. (11).

Ritratto di Ermak (circa XVII secolo) Da: (https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/6/6c/Yermak_Timofeyevich.jpg).

E se la Siberia fosse stata conquistata dagli Americani, che hanno fatto un’epopea sulla conquista del West, invece che dai cosacchi guidati da Ermak, essi avrebbero ricordato questo fatto in modo eccezionale. E francamente non capisco perché solo ora ricordino Ermak e le sue imprese, ma i cosacchi per molto tempo sono rimasti nell’ ombra, in particolare dopo la rivoluzione del 1917.

Inoltre le terre russe a sud erano oggetto di scorreria da parte dei montanari caucasici, e questo aspetto non è di poco conto. Michail Jur’evič Lermontov (12), che era ufficiale dell’esercito zarista per due volte confinato nel Caucaso, ha scritto “Eroi del nostro tempo”, in cui ha raccolto le varie situazioni che si sono presentate ai suoi occhi, ed ha descritto pure il mondo cosacco. Ed egli scrive che i cosacchi avevano il compito di tener lontane le scorrerie dei caucasici, e fra questi ed i cosacchi non correva buon sangue.
Ma questo si capisce pure dal fatto che i cosacchi, poi, andarono alla conquista del Caucaso, anche se, a mio parere, sono andati a ‘cercarsi rogne’, perché i caucasici sono popoli indomiti ed islamici. E per capire i problemi di quella zona, basta vedere la situazione attuale.

Dobbiamo però tener presente dove erano finiti i cosacchi. Tra il Mar Caspio ed il Mar Nero, ove avevano creato diversi insediamenti vicino ai fiumi, ma successivamente raggiusero pure la frontiera con la Cina e l’Ussuri, sempre inviati dallo czar a controllare e difendere le frontiere della Russia. Perché?  Perché allora come ora, la Siberia è amplissima ma poco abitata, e confina con la Cina che ha tantissima popolazione e poco territorio. E si sa che abitanti di zone molto popolate tendono a spostarsi verso zone poco abitate. Ed ora Putin ha fatto una legge che chi va a lavorare in zone di confine e scarsamente popolate, come la Siberia, ha uno stipendio di gran lunga superiore a quelli che lavorano in condizioni migliori. (13). Ed uno dei problemi anche attuali della Russia, è quello di popolare la Siberia e le terre quasi disabitate, anche perché da lì vengono le materie prime che sono alla base dell’economia russa.
Perché la Russia non si regge sull’industria di trasformazione, ma su quella militare e sull’esportazione di materie prime.

Ma per ritornare ai Cosacchi, essi raggiunsero, come ho già detto, l’Ussuri, e crearono anche nei suoi paraggi degli insediamenti, seguendo quello che voleva lo czar già allora. E alla fin fine, i Cosacchi divennero una élite dell’esercito zarista, ed un corpo di repressione, utilizzato nelle dimostrazioni, nelle sollevazioni dei contadini causate dalla povertà terribile che vivevano; in sintesi in ogni rivolta a picchiare, uccidere, sedare, venivano inviati i cosacchi, che utilizzavano, muovendosi con il cavallo, contro la folla la ‘nagajka’, (14) uno scudiscio corto che terminava con lamine di metallo taglienti. Insomma i cosacchi pestavano senza pietà.

Ed in Russia ad un certo punto si verificò una rivolta …

Bisogna ricordare che in Russia capitavano frequenti carestie, terribili. E ciò accadeva anche sotto gli czar e sotto Caterina II. Così andò a finire che, ad un certo punto, si verificò una rivolta di contadini affamati, detta la rivolta di Pugačëv, che ebbe luogo ben prima della rivoluzione del 1917, e cioè nel 1773-1775, e che fu definita, pure, la rivolta dei cosacchi. E Emel’jan Ivanovič Pugačëv, (qui noto come Emiliano Pugaciòf) che la guidò, era pure lui un cosacco. Da ciò si comprende che da una parte i cosacchi erano strumento di repressione in mano allo czar, dall’altro potevano diventare dei rivoltosi. E allora la grande carestia era proprio partita da territori abitati da cosacchi, dal Kazakistan, dagli Urali, e da lì partirono i rivoltosi per attraversare la Russia occupando alcune città. Ed ad un certo punto Caterina II, che in un primo tempo forse aveva sottovalutato il pericolo, fu costretta a mandare l’esercito contro Pugačëv, che infine venne vinto e catturato. Fu quindi portato a San Pietroburgo in una gabbia, incarcerato nella fortezza di San Pietro e Paolo e quindi giustiziato. E i cosacchi che avevano aderito alla rivolta persero i loro privilegi. (15). Nel contesto di questa insurrezione è ambientato il famoso romanzo di Aleksandr Sergeevič Puškin, “La figlia del capitano”.  

Francobollo sovietico del 1973 per commemorare Pugačëv. (Di Processed by Andrei Sdobnikov – Personal collection, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2933562)

Bisogna però ricordare che i cosacchi non ebbero mai uno stato proprio, una realtà statuale, una nazione diremmo noi, tranne quando alcuni di loro formarono a sud dell’Ucraina, fra Dnepr e il Dnestr la Zaporozhkaja Siech, a cui ho già accennato».

E giungiamo al secondo capovolgimento in Russia: la rivoluzione del 1917.

La rivoluzione del 1917, detta anche rivoluzione di ottobre, ebbe il suo contesto di origine e riferimento nella prima guerra mondiale, che fu un grande scontro che coinvolse l’Europa intera. E lo czar mandò i poveri contadini russi allo sbaraglio, mal equipaggiati, pieni di fame, contro la Germania, contro le potenze centrali. Ma all’epoca il pensiero socialista marxista aveva iniziato a diffondersi anche in Russia, in particolare fra gli operai di Pietroburgo. Era un momento in cui la Russia zarista aveva già perso la guerra contro il Giappone. In questa situazione, i soldati ed i contadini alla fame iniziarono a ribellarsi, e, in queste condizioni i bolscevichi ebbero gioco facile nel prendere il potere. Però ciò portò ad una guerra civile terribile tra le armate bianche a favore dello czar e le armate rosse rivoluzionarie. (16).  E la gran parte dei cosacchi si schierò con lo czar, ma alcuni gruppi andarono pure con l’armata rossa.

Questa guerra civile fu vinta dai rossi (17) e così anche gran parte dei cosacchi uscirono sconfitti avendo appoggiato i controrivoluzionari sostenuti dalle nazioni europee ed aiutati pure dagli Stati Uniti. A questo punto i generali cosacchi e bianchi e la nobiltà russa abbandonarono la Russia e si rifugiarono in Europa.

 

Emblema dello Stato siberiano ai tempi della dittatura di Kolchak, appoggiata da altre nazioni ed indirettamente dagli Usa, che avrebbe dovuto essere il nuovo stemma della Russia libera dai bolscevichi.  (Da: https://commons.wikimedia.org/wiki/File:Coat_of_arms_of_the_Kolchak_government_(unofficial).png). 

Ma bisogna ricordare, per inciso, che i nobili russi, nei loro salotti, non parlavano la lingua russa, ma parlavano francese, restando però molto distanti da ‘Liberté, Égalité, Fraternité’ della rivoluzione francese, concetti che neppure Napoleone aveva potuto portare, dato che era stato sconfitto.

Comunque, a questo punto della storia dobbiamo vedere cosa fece Lenin, persona molto capace, un ‘bullo’ in senso positivo.  I soldati erano sbandati, bastonati, e così Lenin firmò, il 3 marzo 2018, il trattato di Brest-Litovsk togliendo la Russia da una guerra disastrosa e riportando a casa i soldati. Quindi firmò un secondo decreto, approvato dal Comitato esecutivo centrale pan-russo l’8 novembre 1917, a cui seguì la ” legge fondamentale della socializzazione della terra” del 19 febbraio 1918. Queste leggi espropriavano le terre della nobiltà, dei monasteri e della chiesa per distribuirle ai contadini ma non in proprietà esclusiva, però non intaccava le terre dei cosacchi.

Questo aspetto venne accolto positivamente dai cosacchi, inizialmente, perché hanno visto che venivano lasciate loro le terre che coltivavano, anche se erano stati avversari dei bolscevichi. E si era diffusa allora una teoria, da parte degli intellettuali russi che sosteneva che “la terra non è di nessuno, è di Dio”, e sotto sotto stava il principio che la terra è di chi la lavora.  E i cosacchi lavoravano la loro terra. (18).

Franceschino Barazzutti – Parte prima.

A questo articolo seguirà un secondo, che tratterà il periodo dalla  rivoluzione russa in poi. Laura Matelda Puppini 

Note di LMP. 

  1. Trattasi del periodo dall’ ottobre 1944 al maggio 1945.
  2. Sui cosacchi cfr. anche, su www.nonsolocarnia.info: I cosacchi del Grebegn. Da un racconto di Lev Tolstoj”.
  3. Per approfondimenti cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Impero_mongolo.
  4. Cfr. nel merito: https://it.wikipedia.org/wiki/Zemlja_i_Volja.
  5. Il termine ‘cosacchi’ deriva forse da ‘quazaq’ che in turco significa sia nomade che uomo libero cioè non soggetto agli obblighi feudali. Inizialmente con tale termine furono individuate le popolazioni nomadi tartare delle steppe del sud-est della Russia. Tuttavia, a partire dal XV secolo, il nome fu attribuito a gruppi che popolavano i territori che si estendevano lungo il basso corso dei fiumi Don e Dnepr. I cosacchi non costituiscono quindi un gruppo etnico vero proprio. Altre zone di colonizzazione successiva furono la pianura ciscaucasica (bacini dei fiumi Kuban’ e Terek), il basso Volga, la steppa del bacino dell’Ural e alcune zone della Siberia orientale nel bacino del fiume Amur. (https://it.wikipedia.org/wiki/Cosacchi).
  6. https://it.wikipedia.org/wiki/I_cosacchi_dello_Zaporož’e_scrivono_una_lettera_al_sultano_di_Turchia. Però secondo questa fonte, il dipinto di Il’ja Efimovič Repin, intitolato ‘I cosacchi dello Zaporož’e scrivono una lettera al sultano di Turchia’ si trova a San Pietroburgo.
  7. Così aveva scritto loro il sultano turco: «In quanto sultano; figlio di Maometto; fratello del Sole e della Luna; nipote e viceré per grazia di Dio; governatore del regno di Macedonia, Babilonia, Gerusalemme, Alto e Basso Egitto; imperatore degli imperatori; sovrano dei sovrani; cavaliere straordinario e imbattuto; fedele guardiano della tomba di Gesù Cristo; fido prescelto da Dio stesso; speranza e conforto dei Musulmani; grande difensore dei cristiani — Io comando a voi, cosacchi dello Zaporož’e, di sottomettervi a me volontariamente e senza resistenza alcuna, e cessare di tediarmi con i vostri attacchi». (https://it.wikipedia.org/wiki/I_cosacchi_dello_Zaporo%C5%BE%27e_scrivono_una_lettera_al_sultano_di_Turchia).
  8. Questa la risposta: Tu, diavolo turco, maledetto compare e fratello del demonio, servitore di Lucifero stesso. Quale straordinario cavaliere sei, tu che non riesci ad uccidere un riccio col tuo culo nudo? Il diavolo caca e il tuo esercito ingrassa. Non avrai, figlio d’una cagna, dei cristiani sotto di te, non temiamo il tuo esercito e per terra e per mare continueremo a darti battaglia, sia maledetta tua madre. Tu cuoco di Babilonia, carrettiere di Macedonia, birraio di Gerusalemme, fottitore di capre di Alessandria, porcaro di Alto e Basso Egitto, maiale d’Armenia, ladro infame della Podolia, “amato” tartaro, boia di Kam”janec’ idiota del mondo e dell’altro mondo, nipote del Serpente e piaga nel nostro cazzo. Muso di porco, deretano di giumenta, cane di un macellaio, fronte non battezzata, scopati tua madre! Ecco come gli Zaporozi ti hanno risposto, essere infimo: non comanderai neanche i maiali di un cristiano. Così concludiamo, visto che non conosciamo la data e non possediamo calendario, il mese è in cielo, l’anno sta scritto sui libri e il giorno è lo stesso da noi come da voi. Puoi baciarci il culo! L’Koševoj ataman Ivan Sirko, con l’intera armata dello Zaporož’e» (Ivi).
  9. l film narra la difesa della città Novgorod, dal pericolo teutonico e cattolico che avanza inesorabile, affidata al principe Nevsij, che ne esce vincitore. Il film considera Nevsky un eroe autentico del suo popolo, un uomo per tutte le epoche, un uomo puro e coraggioso. (https://www.giornaledistoria.net/rubriche/storia-e-storie/ripensando-la-mia-storia-le-ragioni-un-percorso-8/) Verso la fine del XIII secolo venne compilata una cronaca “La vita di Aleksandr Nevskij”, nella quale egli è rappresentato come l’ideale principe-soldato difensore della Russia. (https://it.wikipedia.org/wiki/Aleksandr_Nevskij).
  10. Ermak entrò in Siberia nel 1580 con un gruppo di 1 636 uomini sui fiumi Tagil e Tobol, dove arrivarono l’anno seguente. Cinquecento uomini assediarono Qashiliq, la capitale del khan Küçüm, nei dintorni dell’odierna Tobol’sk. Küçüm fuggì nelle steppe, abbandonando i suoi domini a Ermak, a cui, secondo la tradizione, lo zar Ivan il Terribile donò la Siberia. Ermak annegò nell’Irtyš nel 1585, ma i suoi cosacchi inseguirono il khan Küçüm fino al fiume Ob’. Quest’ultimo fu ucciso dai suoi compagni sulla riva dell’Ob’, nel territorio dove oggi si trova Novosibirsk. (https://it.wikipedia.org/wiki/Siberia).
  11. Celebri sono anche i monumenti ad Ermak a Novocherkassk, a Tobol’sk ed il medaglione in bronzo a Irkutsk.
  12. https://www.treccani.it/enciclopedia/michail-jurevic-lermontov/ e https://it.wikipedia.org/wiki/Michail_Jur%27evi%C4%8D_Lermontov.
  13. “In epoca sovietica, quelli che andavano a lavorare oltre il Circolo Polare Artico, nella parte nord della città, venivano retribuiti con “salari polari”, mentre coloro che lavoravano nel sud ricevevano il ​​salario standard, un terzo in meno. Successivamente questa norma è stata abolita, ma la gente era arrabbiata – abbiamo quasi avuto una rivolta”, si legge su: https://it.rbth.com/articles/2012/09/07/salekhard_nella_sterminata_tundra_16480.
  14. La nagaica è fabbricata partendo da strisce di cuoio intrecciato. Pezzi di metallo appuntiti sono sovente fissati all’estremità della frusta. Spesso la nagajka è stata usata come strumento di punizione corporale o come strumento per ripristinare l’ordine pubblico (ad esempio, durante la Rivoluzione russa), dove i cosacchi armati di nagajka divennero il simbolo dell’oppressione zarista. (https://it.wikipedia.org/wiki/Nagajka).
  15. Per la rivolta guidata da Pugačëv, cfr. https://it.wikipedia.org/wiki/Rivolta_di_Puga%C4%8D%C3%ABv. Secondo tale fonte, Caterina II aveva espanso il numero dei servi della gleba russi. Il fatto che Pugačëv fosse riuscito a tenere saldamente la guida della rivolta per più di un anno contro il potere centrale, fu uno dei motivi che spinsero il governo zarista a sviluppare successive riforme, in particolare nelle province. La lezione più importante che Caterina II apprese dall’esperienza della rivolta di Pugačëv fu la necessità di un controllo militare deciso in tutte le parti dell’impero, non solo nelle frontiere esterne. (Ivi).
  16. Per approfondimenti è interessantissimo leggere “La rivoluzione russa 1917- 2017”, Il Manifesto, speciale di 128 pagine pubblicato il 7 novembre 2017 per il centenario della Rivoluzione russa, (https://store.ilmanifesto.it).
  17. ‘Armata Bianca’ è il nome che fu dato all’esercito controrivoluzionario russo che combatté contro l’Armata Rossa bolscevica, nella Guerra civile russa dal 1918 al 1921. Aiuti arrivarono all’Armata Bianca anche dalle potenze dell’Intesa, soprattutto Giappone, Gran Bretagna, Francia e Regno d’Italia che inviarono pure dei corpi di spedizione. Nel merito della guerra civile russa, cfr. pure: https://it.wikipedia.org/wiki/Intervento_alleato_nella_rivoluzione_russa. Gli alleati e l’armata bianca avevano occupato la Siberia e ivi avevano creato uno stato dittatoriale guidato dall’ammiraglio Aleksandr Vasil’evič Kolčak, come base di partenza dell’esercito bianco. Cfr. per approfondimenti anche https://it.wikipedia.org/wiki/Repubblica_di_Siberia, https://it.wikipedia.org/wiki/Governo_provvisorio_della_Siberia_autonoma e https://it.wikipedia.org/wiki/Aleksandr_Vasil%27evi%C4%8D_Kol%C4%8Dak. La presa del potere dal parte dei bolscevichi ebbe risvolti anche in Polonia, ma sarebbe troppo lungo riportare tutto. Chi volesse approfondire può leggere https://it.wikipedia.org/wiki/Guerra_civile_russa.
  18. Ed ad un certo punto, sempre nel corso della guerra civile, ad est, nei territori protetti dall’esercito giapponese si formò uno Stato cosacco, lo ‘Stato cosacco di Transbajkalia’ dell’Atamano Grigorij Michailovič Semënov e di Roman von Ungern-Sternberg con capitale Čita, che fu però in cattivi rapporti con il ‘Governo provvisorio della Siberia autonoma’, in quanto desiderava l’indipendenza dalla Russia.

L’immagine che accompagna l’articolo rappresenta dei cosacchi ed è tratta da: https://it.wikipedia.org/wiki/Cosacchi.  Laura Matelda Puppini 

 

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