Ho trovato fra i miei ritagli questa importante riflessione di Guglielmo Pellizzoni sul revisionismo storico che ha una origine squisitamente politica, intitolata “Iniziative e vigilanza a difesa della democrazia” pubblicata dal Messaggero Veneto il 1° febbraio 2005, e ho ritenuto importante pubblicarla, perché del tutto condivisibile.

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«Numerose provocazioni stanno turbando la vita politica nazionale ed anche locale, provocazioni che portano, inequivocabilmente, il segno del nuovo fascismo.

Le celebrazioni per il cinquantenario del ritorno di Trieste all’ Italia, più che mai strumentalizzate e in modo fin troppo palese, e ancora la delibera approvata dal consiglio comunale di Fiumicino, Roma, con la quale si è deciso di dedicare una piazza alla memoria del gerarca e squadrista Ettore Muti, sono solo degli esempi.

Si tratta per la democrazia di minacce reali, che destano maggiore preoccupazione quando le si inserisce nella scia delle provocazioni del revisionismo storico, dal quale traggono spunto le prese di posizione del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, del presidente del Senato Marcello Pera nonché di altri uomini delle istituzioni. (Ricordo che il testo è datato 1° febbraio 2005. Ndr).

Già all’epoca della cosiddetta prima Repubblica, in nome di incomprensibili ragioni di Stato, alcuni ambigui personaggi politici cercarono di occultare i crimini compiuti da taluni nazisti e fascisti, favorendo la fuga di parecchi di questi e ancora nascondendo le prove delle loro malefatte in quell’ormai tristemente famoso armadio “della vergogna”.

Si organizzarono poi strutture paramilitari segrete, come Gladio, motivandole come indispensabili strumenti di difesa del confine orientale contro infiltrazioni slave, che peraltro mai si verificarono, il cui impiego si indirizzò, invece, nell’ambito della lotta politica per mezzo di attentati e provocazioni di varia natura, la responsabilità dei quali si voleva far ricadere sulle formazioni di sinistra. Di abusi e arbitrii di ogni tipo ha poi spesso avuto modo di occuparsi anche la magistratura.

Ma una vera e propria sferzata alle istituzioni democratiche ed alle loro radici è giunta recentemente tramite il voto con cui la Commissione Difesa del Senato ha approvato, in sede referente, rimettendolo in tal modo all’aula, il disegno di legge proposto dai parlamentari di An per mezzo del quale si punta al riconoscimento di legittimi cobelligeranti per gli appartenenti alla Repubblica Sociale Italiana, serva più che alleata della Germania nazista: un’offerta inaudita (Sic! Ma forse è un errore di battitura perché sarebbe ovvio “una offesa inaudita”. Ndr.) per tutti i caduti della guerra di Liberazione, per la Repubblica che da qui è nata e per la sua Costituzione.

Riteniamo che sia dovere di ogni cittadino che si professa democratico e antifascista opporsi a tale ignominia giuridica, politica e morale, con la quale si intende porre sullo stesso piano persecutori e perseguitati, oppressi ed oppressori, in nome di una presunta pacificazione che è invece una grave offesa all’Italia democratica, alla verità storica, alle vittime del nazifascismo.

Per poter impedire l’esecuzione di tale disegno è necessario non solo fare appello alle forze politiche democratiche e alla società civile, ma anche coinvolgere le istituzioni, a partire da quelle locali.

Nell’attuale clima sociale dominato dal disimpegno, dalla disaffezione politica, dall’indifferenza, si affievolisce anche la memoria storica delle lotte e delle conquiste dell’antifascismo: opportuno sarebbe quindi responsabilizzare sui temi della Resistenza anche la scuola.
Sarebbe inoltre auspicabile l’attivazione di Comitati permanenti per la difesa dell’ordine democratico, o la riattivazione di quelli già esistenti i quali, costituiti da personaggi di indiscutibile profilo politico e morale, dovrebbero essere presenti almeno in ogni provincia.

“Il sonno della ragione genera mostri” ammoniva Francisco Goya. È necessario agire con maggiore determinazione per risvegliare questa ragione assopita, per mobilitare i cittadini e difendere la democrazia da ogni periodo. (Sic! Ma forse è un errore di battitura perché sarebbe ovvio “da ogni pericolo”. Ndr.).

Guglielmo Pellizzoni, comandate osovano membro del Comitato Anpi di Udine».

Da: Messaggero Veneto, 1° febbraio 2005.

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Guglielmo Pellizzoni scriveva queste chiare e concise riflessioni 15 anni fa. Ma poi come si è andati a finire? Di male in peggio, con una tendenza ad esaltare proprio quei repubblichini o collaborazionisti che erano a fianco dei nazisti occupanti e contro patrioti, come vennero definiMti tutti i partigiani a fine guerra, con una scusa o con l’altra, magari con la scusa della giornata del ricordo, fino a giungere, a Gorizia, al ricevimento ufficiale del gagliardetto e della bandiera della Xa Mas, stragista, in comune. Per cortesia ritorniamo all’uso della ragione, come scrive Pellizzoni, e sosteniamo decisi “Via la politica dalla storia!”.   

Laura Matelda Puppini

L’immagine che accompagna il testo è la foto realizzata tramite scannerizzazione, del ritaglio di giornale da cui l’ho tratto. LMP. 

 

 

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