Leggo, con ben poco sconcerto, sul numero del Messaggero Veneto post- natalizio ( 27 dicembre 2015) un paio di articoli di Mattia Pertoldi sulla sanità regionale. Udite, udite! È andata in rosso e di non poco (95 milioni di euro) nonostante la riforma Telesca. (Mattia Pertoldi, Sanità del Fvg in rosso. Il buco è di 95 milioni, in Messaggero Veneto, 27 dicembre 2015).

Ma state tranquilli: secondo i dati, che si apprende essere del giugno 2015, quella che perde maggiormente è la nuova aas3; quella che pare virtuosa, anche se in perdita, è la nuova ass4, in pratica relegata ad essere solo l’ospedale di Udine.

Ma dico io: le spese si valutano in base alle entrate. Quali entrate per l’ospedale di Udine, e quali per la nuova aas3?

E già questi dati meritano una prima considerazione. A casa della buona massaia le spese si valutano sulla base delle entrate. Chi non ha nulla, solo per avere il minimo indispensabile per vivere si indebita, chi è ricco non ha problemi a scialacquare anche nel superfluo.
Qual è stata la ripartizione del fondo regionale per la spesa sanitaria fra le aziende sanitarie regionali? Non sarà che, come mi par di ricordare, perché non sono riuscita a trovare i dati complessivi, l’ospedale di Udine, confuso con l’ass4, ha fatto la parte del leone?

Quello che emerge dai dati che sono riuscita a recuperare, è che «Dall’analisi sull’“Italia degli sprechi in sanità”, il Friuli Venezia Giulia ne esce bene. In coda alla classifica, infatti, per spesa pro-capite, o meglio, per il finanziamento pro capite assegnato dalla Regione alle, allora, Aziende sanitarie: mille 22 euro e 78 centesimi, contro una media nazionale di mille 444 euro e 52 centesimi. Un dato che mette in evidenza le sperequazioni che esistono in tema di sanità tra regione e regione. Ma la stessa analisi palesa le medesime sperequazioni tra Aziende di una stessa Regione». (Elena Del Giudice, Sanità, friulani penultimi in Italia, inm: Messaggero Veneto, 27 aprile 2015).

E così dichiarava allora la dott. Maria Sandra Telesca, che tanto incide sulle nostre vite senza mai essere stata da noi eletta:
« È vero invece che, a partire dal 2014, “abbiamo modificato i criteri, orientandoli in modo importante sui costi standard, e in misura marginale, e lo sarà sempre più, sulla spesa storica”. Il costo standard altro non è che il valore di una determinata prestazione, ad esempio il ricovero, che deve essere simile in ogni struttura, nel caso di attività routinarie. Ad esempio, un’appendicectomia deve costare allo stesso modo se eseguita a Udine o a Tolmezzo.

“Dal 2014 – prosegue Telesca – abbiamo introdotto il criterio dei costi standard sulla base dei quali abbiamo ripartito il 70 per cento delle risorse, e il restante 30 sulla base del costo storico. Con il 2015 abbiamo eroso ulteriormente la quota assegnata sulla base dello storico, e così proseguiremo nei prossimi anni fino a raggiungere un sistema di riparto più equilibrato ed equo. Il sistema deve cambiare – prosegue Telesca – ma lo deve fare in modo graduale. Se avessimo rivoluzionato il sistema subito, avremmo generato il classico “bagno di sangue”. Ma il percorso va in quella direzione ed è funzionare a rivedere anche la qualità della spesa migliorando la virtuosità”.

Nel 2015 il riparto del fondo sanitario tra le nuove Aas (Aziende per l’assistenza sanitaria) continua a vedere in testa alla classifica l’area triestina. A lei, infatti, 1.916 euro pro capite. Al secondo posto viene la Aas4 Medio Friuli, con 1.845; quindi la Aas 2 Isontino-Bassa Friulana con 1.484 euro per residente; segue la Aas 5 Friuli occidentale con 1.417, e infine la Aas 3 Alto Friuli con 1.383. Se anzichè considerare la popolazione residente, il conteggio lo si fa sulla popolazione pesata (ovvero ricalcolata tenendo conto di alcuni indicatori, come l’incidenza della popolazione anziana), è l’Aas 4 Medio Friuli che riceve l’importo maggiore, 1.692 euro, mentre Trieste è seconda con 1.639 euro, quindi Pordenone con 1.364, l’area Isontino-bassa friulana con 1.341 e infine la Aas 3 dell’Alto Friuli con 1.262 euro.

La disparità tra territorio rimane, anche se un po’ meno pesante. «Ma il nostro obiettivo – conclude Telesca – è arrivare ad un finanziamento omogeneo e soprattutto a garantire servizi omogenei sull’intero territorio, valutando peraltro le aziende non sulla base dell’utile di bilancio, ma dal punto di vista dei cittadini, osservando se fruiscono o meno di quei servizi. Ed è anche a questo che vincoleremo le risorse da assegnare alle aziende». (Ivi).

Quindi l’Aas3 potrebbe aver un buco maggiore perché ha ricevuto minori introiti. Inoltre come mai l’ass3 era in attivo? Ed è vero che tale attivo è stato assorbito dalla ass4, in un discorso di area vasta?

Inoltre le attuali Ass, devono coprire sia la spesa sanitaria che sociale, che è finanziata pure attraverso il fondo per l’Autonomia Regionale, ma  non sono riuscita a reperire  come sia stato ripartito fra i comuni, e con fondi relativi ad altre voci, facenti riferimento alla legge regionale 6/2006. Infine l’ ospedale di Udine in particolare, dato che pare di capire di che piede va zoppa la sanità regionale, potrebbe aver ricevuto altri introiti, settoriali, che ne limitano il deficit. Infine è tragico che siano aumentate le spese per i dirigenti, che potrebbero esser anche meno. 

Le spese dovrebbero esser  ripartite in base ai carichi di lavoro, che potrebbero essere alti, in una azienda molto richiesta ma con non alto numero di utenti di riferimento. E se si ripartiscono i fondi solo sulla base del numero di abitanti … .

Inoltre chi meno ha, come l’Aas 3, più deve spendere, se l’utenza si rivolge a Lei per costose operazioni, dato che, magari, ha qualche bravo chirurgo che svolge operazioni di routine, o che ne so, i tempi di attesa sono minori, o la popolazione di altre regioni si rivolge qui.
Vorremmo sapere dati, avere una analisi completa del bilancio fra entrate ed uscite, per voci, ma la Regione ci vende, spesso, solo parole. Anche Maria Sandra Telesca pare faccia lo stesso, se a fronte delle sue stesse parole (Mattia Pertoldi, Sanità del Fvg in rosso, op. cit.), che evidenziano, a suo dire, un rosso causato dalla spesa per alcuni farmaci innovativi, che si potrebbero acquistare a minor prezzo in India dico io, ribatte poi a se stessa, attraverso il sito regionale, dopo l’ uscita dei dati sul Messaggero Veneto: « Conti Sistema sanità FVG in ordine», (Salute: Telesca, conti sistema sanità FVG in ordine, comunicato datato 27.12.2015 ore 15:38, in: La Giunta Regionale, in: http://www.regione.fvg.it/), che francamente non si sa che vuol dire, e che a me pare il solito discorso da clima pre-elettorale: “Tranquilli, ghe pens mi” e “Va tutto bene, non allarmatevi, a fine anno”. Quando vedremo i dati del bilancio 2015, mi chiedo io, invece?
Perché ormai, e confermato dal fatto che ora sono noti i dati di giugno 2015, i consuntivi appaiono a metà anno successivo, ed andrà a finire che i bilanci preventivi verranno fatti il 31 dicembre, per l’ anno già trascorso.

Inoltre, a livello previsionale, si possono supporre meno entrate statali i prossimi anni, e quindi meno fondi per la sanità pubblica e privata, perché molte cliniche private si reggono su un sistema misto.

Intitola Marco Travaglio il suo editoriale su : Il Fatto Quotidiano del 27 dicembre 2015: «Governo d’ evasione”, in cui tratta ampiamente i regali fatti dal Governo Renzi agli evasori, ed a cui rimando per aspetti analitici. Inoltre processi per evasione fiscale, in via di conclusione , debbono essere rivisti, perché ora il fatto, in molti casi, non costituisce più reato.

Infatti: «Dal 1° ottobre, giorno dell’entrata in vigore del decreto Renzi, non è più reato la dichiarazione infedele sotto i 150.000 euro, ( prima lo era dai 50.000 in su). E pure quella fraudolenta, mediante altri artifici, sotto 1,5 milioni (prima la soglia era un milione).
Il tutto in un paese che evade ogni anno almeno 122 miliardi sui circa 1000 dell’ intera U.E. e conta meno di 200 condannati per reati fiscali. (Marco Travaglio, Governo d’evasione, Il Fatto Quotidiano, 27 dicembre 2015). False valutazioni, raddoppio dei tempi per gli accertamenti da parte delle Agenzie delle Entrate, tutto cancellato dall’uomo solo al comando.
Persino l “Economist”, ha sottolineato come, riferendosi all’Italia: « Un governo coraggioso proverebbe a risolvere l’eccessiva pressione fiscale abbassando le aliquote, migliorando i controlli, ampliando la base fiscale. Invece, rendendo più facile imbrogliare, Renzi farà ricadere il peso dello Stato sulle spalle di meno italiani.» (Ivi), e sulle spalle dei più poveri, che garantiranno sempre meno entrate, dico io.
Il “Financial Time”, ha invece sottolineato come «L’immensa economia sommersa dell’Italia rimane uno dei fardelli più pesanti per il Paese e nulla di buono potrà arrivare da una misura ( quella sui 3 mila euro in contanti n.d.r.) che serve solo a peggiorare il problema».
Ora meno sono le entrate meno si può spendere, anche in sanità/ salute e nei servizi, ed è inutile che si parli di cittadini virtuosi, di sacrifici necessari con questi chiari di luna, con un governo che fa regali agli evasori, spende per F 35 ed aereo personale per Renzi, promette due spiccioli, di soldi nostri per non perdere immagine, quando il lavoro manca e lo Stato italiano è in ginocchio, anche se Berlusconi ha dato il primo imprinting a questa politica suicida, ed il suo “pensiero”, se così si può chiamare, detta ancora legge.

Inoltre per spendere di meno in sanità sarebbe opportuno prevenire la malattia, agendo anche a livello ambientale.

Cosa si fa per esempio, in Italia, per limitare le malattie ambientali? Nulla. Nonostante i problemi dati dallo smog, quando ormai non si può più far finta di nulla, pare che la solerte Lorenzin nel tagliare farmaci e prestazioni mediche,  non intenda fare nulla. (Marco Palombi, L’Istituto di Sanità:”Indagate sul disel”. Lorenzin non fa nulla, in Il Fatto Quotidiano, 27 dicembre 2015).
Gli effetti dello smog sulla salute degli italiani è ben fotografata dall’Agenzia europea per l’ambiente, con un report, diffuso il 30 novembre 2015: «nel solo 2012 in Italia ci sono stati 59.500 decessi prematuri da polveri sottili, […], 21.600 per i livelli di biossido di azoto ( attribuiti per lo più agli scarichi dei disel), e 3.300 per l’ozono. Secondo il “Progetto Viias” finanziato dal ministero della Salute, l’inquinamento accorcia in media la vita degli italiani di 10 mesi (14 mesi al Nord)». (Ivi).
A fronte di ciò le soluzioni prese ora, per esempio per Roma, con circolazione a targhe alterne, vengono considerate inutili.« Per il Codacons le targhe alterne romane sono inutili senza controlli severi, mentre i “Verdi” le considerano un “palliativo” che consente comunque a 1,3 milioni di auto di girare – secondi i calcoli forniti- e chiedono il blocco totale del traffico». (“Feste con un clima pazzo. Smog cresce l’emergenza”, in Messaggero Veneto, 27 dicembre 2015).

Problemi  territoriali e riforma regionale.

Per quanto riguarda la Carnia ed il gemonese, restano da comprendere l’alto numero di neoplasie precoci nella popolazione, il perché del numero di morti precoci, rispetto alla media di aspettativa di vita in regione, in particolare per i maschi, e come si pensa di affrontare il problema degli stili di vita, (Cfr. Flavio Schiava, Demografia e salute in Alto Friuli, in: www.nonsolocarnia.info) senza una politica che tenda a favorire il dialogo e l’incontro non in osteria o enoteca che dir si voglia. Ed anche una politica culturale che favorisce sagre e mercati con una forte componente alimentare, non credo proprio sia pertinente con un adeguamento a stili di vita corretti.

Resta insoluto il nodo dei medici di base, che secondo l’Assessore Telesca dovrebbero fare tutto, secondo Lorenzin limitare al super necessario la loro opera, sottoposta al controllo del paziente (e questo davvero è fuori dalla realtà, perché fra medico e paziente deve esistere fiducia, e questo è a tutti noto, tranne forse che al ministro Lorenzin, e non deve instaurarsi un rapporto simile a quello che si potrebbe avere con uno sportellista dell’Agenzia delle Entrate), ed i medici di base,  in previsione del futuro,  magari in alcuni casi già potrebbero prepararsi a porsi contro il paziente stesso, visto come un nemico, ed a limitare ulteriormente le prestazioni da richiedere.

Ricordo infine, che la salute della popolazione è legata anche al servizio tempestivo, qualitativamente corretto, cioè con presenza di un medico su ambulanza, non da affidare ai pompieri, del pronto soccorso, che dovrebbe diagnosticare ed intervenire appena giunto sul posto, non limitandosi ad effettuare, con ambulanza, il mero trasporto ad unità più vicina.
E i problemi nel servizio di pronto soccorso, per limiti funzionali imposti dalla riforma sanitaria in fvg, che porta il nome Marcolongo- Telesca par proprio non accennino a diminuire. (Lucia Aviani, Cividale, riesplode il caso ambulanze, in Messaggero Veneto, 27 dicembre 2015). Così non va, anche se l’assessore continua serafica ad andare avanti per la sua strada, come Renzi, come questo PD, sordo e berlusconiano. “La polemica dilaga – scrive Lucia Aviani – declinata in forme diverse a seconda delle fasce territoriali, ma accomunata dalla constatazione che il sistema dell’ emergenza, così come strutturato dalla riforma sanitaria regionale non funziona. Ilcaso dell’ambulanza, in forte ritardo verificatosi giorni fa, a Pulfero […] ha reinnescato un dibattito ormai di vecchia data». (Ivi).
Che fare? Per ora alziamo il nostro bicchiere e brindiamo al nuovo anno, cercando di soprassedere, per un attimo, al nichilismo che ha pervaso l’Italia, che non ha fede nei governanti e non l’ha mai avuta, perché ha ancora un senso della realtà e sa valutare i propri bisogni. L’augurio ai politici è che il nuovo anno porti loro un po’ di senso della realtà, un po’ più di umiltà e un po’ meno di: “So tutto mi”, e un po’ più di capacità di procedere in modo scientifico, per il bene di noi Italiani, che potremmo anche non voler più esserelo, ma purtroppo lo siamo, anche se desidereremmo essere orgogliosi di esserlo. Ed ora attendiamo quale risveglio nel nuovo anno ci ha preparato la legge di stabilità.

E come il solito, se erro correggetemi e ho scritto queste righe senza voler offendere nessuno, ma solo per esprimere il mio pensiero documentato.

Laura Matelda Puppini

La vignetta di Vauro che accompagna questo articolo, utilizzata da me solo per questo uso, è stata pubblicata su http://vauro.globalist.it/Detail_News_Display?ID=8110, è datata 8.12.2011, ed è intitolata “Evitare la catastrofe. Servizio pubblico”.  Laura Matelda Puppini

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