Mi ero ripromessa di non toccare l’argomento spinoso dei migranti, ma lo faccio per più fatti che sono avvenuti, rimandando pure ai miei precedenti sull’argomento: “Migration. Europa: un gigante dai piedi di argilla”, pubblicato su nonsolocarnia.info il 19 settembre 2015 e “Immigrati e residenti: un problema da affrontare in un’ottica globale”, pubblicato su nonsolocarnia.info il 20 gennaio 2018.

La cosa che mi infastidisce di più è che sui migranti in regione ed in provincia di Udine non si voglia seriamente discutere neppure in tempo di covid, e che vi sia chi, magari pur di difendere anche il proprio orticello, passa con disinvoltura da una posizione all’altra, basta non averli sotto casa, per poi, sentendosi rassicurato, rinchiudersi nella ordinaria amministrazione, ringraziando Dio per il pericolo scampato.

So che questo mio atteggiamento verso il problema dei migranti può essere soggetto a critiche, e non sarebbe la prima volta, ma anche le critiche, se ponderate, sono ben accette. In fin dei conti non siamo fatti con lo stampino, ed io cerco solo di comunicare la mia visione del problema per la terza volta.

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Il contesto in cui compare questo mio articolo è segnato da tre fatti locali che hanno trovato collocazione sulle pagine del Messaggero Veneto, dopo il solito silenzio e magari un generico vogliamoci bene.

IN CARNIA ED A TOLMEZZO.

Il primo riguarda la posizione di Francesco Brollo, sindaco di Tolmezzo, eletto pure da chi non approvava la posizione di Salvini sugli sbarchi e anti – Salvini, che si è fatto portavoce di chi non vuole nel comune da lui diretto migranti in quarantena alla Caserma Cantore, ma non si sa se appena entrati in qualche modo in territorio italiano o malati di covid 19, o sospetti malati di coronavirus.

E così si legge sul Messaggero Veneto del 25 agosto 2020: « È un netto no quello di Francesco Brollo, sindaco di Tolmezzo, all’ipotesi che la ex Caserma Cantore venga individuata come luogo per l’ospitalità temporanea di cittadini extracomunitari in quarantena, ipotesi emersa in seguito a una delle visite di sopralluogo che il Prefetto di Udine, Angelo Ciuni, sta effettuando sul territorio friulano alla ricerca di spazi e che ieri pomeriggio lo ha portato a Tolmezzo». (Brollo dice no al trasferimento di migranti alla Cantore: “Tolmezzo privata per anni di importanti presìdi, ora basta sacrifici”, in Messaggero Veneto 25 agosto 2020).  E per non avere migranti pare in generale, (perché dall’articolo la sottolineatura che siano in quarantena è molto sfocato), vissuto come un sacrificio ed un onere per la montagna, il sindaco e la vice- sindaco Fabiola De Martino, (dell’area cattolica e, si mormora, ben vista dalla parrocchia) si sono celermente mossi, sempre secondo la stessa fonte, per far convergere sul loro no parlamentari della montagna e consiglieri regionali del territorio, in sintesi Enzo Marsilio, perché Luca Boschetti è della Lega e quindi non ha problemi credo nello sposare la linea del suo partito.

E, secondo quanto mi ha scritto un inferocito Marco Lepre, di cui non ho pubblicato il pezzo su nonsolocarnia perché ritengo che ai miei lettori ben poco interessi la posizione sui migranti della De Martino, la stessa ha dichiarato che, con la proposta di portare migranti alla caserma Cantore, la Carnia viene trattata come una discarica, (Marco Lepre, Dichiarazioni inaccettabili!!!, Comunicato datato 29 agosto 2020, che cita come fonte un articolo comparso sul Messaggero Veneto del 29/8/2020) e quindi sembra che per Lei i migranti siano paragonabili ai rifiuti di ogni tipo.

Ma anche in: “Brollo dice no al trasferimento di migranti, op. cit.”, viene riportata una frase estremamente discutibile, senza attribuzione, che è la seguente: «Diciamo no con fermezza all’utilizzo delle ex caserme degli alpini di Tolmezzo per ospitare la quarantena dei cittadini extracomunitari perché, in questo caso, lo Stato si ricorda che la montagna esiste solo quando ne ha bisogno, mentre se ne dimentica quando è la montagna a chiedere attenzione. Per questo motivo viviamo l’eventuale scelta del Prefetto di Udine di requisire una caserma sul territorio di Tolmezzo come una mancanza di rispetto dello Stato verso il territorio montano carnico, di cui Tolmezzo è capoluogo» E questa presa di posizione è avvenuta mentre due privati avevano già dato la loro disponibilità per l’accoglienza. (L’appello del Prefetto di Udine: «Servono centri per la quarantena dei migranti». E intanto si fanno avanti due privati, in Messaggero Veneto 8 agosto 2020).

Ma per ritornare alla Carnia ed a Tolmezzo, a questo punto, lanciato il cerino sul combustibile, ben 500 persone tra cui parlamentari, sindaci del territorio e, soprattutto tanta gente “comune”, si sono ritrovate a protestare davanti alla Cantore, per dire ‘no’ all’arrivo di migranti, (La protesta davanti all’ex- caserma di Tolmezzo, in: Friuli oggi, 4 settembre 2020) quando, per inciso, nessuno si è mai mosso in questi anni per problemi ben più gravi, sposando la politica di “Aspettando Godot”. Fra i convenuti, secondo la stessa fonte, si notavano Aurelia Bubisutti e Stefano Mazzolini, ambedue della Lega, una deputata e l’altro vice-presidente del Consiglio regionale, oltre che l’ex sindaco di Tolmezzo Dario Zearo, approdato dall’estrema destra a Forza Italia, Renzo Tondo e forse una decina di sindaci carnici, per i quali prendeva la parola Marco Lenna. Veniva però notata la mancata presenza di Francesco Brollo, (Ivi), che, lanciato il sasso, aveva ritirato la mano, per dirla in sintesi, e non consta ci fosse stata la De Martino, negando quindi la loro apparteneza alla destra.

Ed i toni stando all’articolo, si facevano decisi, ed a sostegno di Fedriga, contro il governo Conte, come spesso capita: da fatto locale il problema diventava, almeno per Stefano Mazzolini e stando a Friuli oggi, fatto di rilevanza nazionale. Non solo: lo stesso consigliere regionale diceva che, per l’arrivo in regione del ministro Lamorgese, si doveva organizzare una manifestazione «con o senza autorizzazione». (Ivi). Ma Mazzolini pare fosse molto adirato per i 70 migranti inviati alla caserma di Tarvisio che ne poteva, secondo lui, contenere solo 25. (Ivi).  Però vi è stato anche chi, nel corso di detta manifestazione, aveva cercato di smorzare i toni polemici guerrafondai, sostenendo che «La caserma è un simbolo della Carnia e di Linussio, non si può svilirla rendendola un centro di accoglienza». (Ivi), senza parlare di una discarica. Ma su uno striscione esposto si leggeva  addirittura di invasione della Carnia, quando da che so non esiste qui alcuna caserma utilizzata come centro di accoglienza, e se ho ben capito ha sbaraccato anche l’albergo Olivo a Cavazzo Carnico.

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PRO FEDRIGA E CONTRO FEDRIGA. MA QUAL È LA POSIZIONE DI MASSIMILIANO FEDRIGA?

Ma qual è la posizione del Presidente della Regione Fedriga? Confesso di non esser molto preparata nel merito ma ho ascoltato un’intervista dell’8 settembre 2020 (https://www.la7.it/tagada/video/fedriga-sui-migranti-situazione-insostenibile-pronta-ordinanza-per-motivi-sanitari-08-09-2020-338524) in cui ha dichiarato che, per motivi sanitari, sul problema degli immigrati in Fvg è pronto a far prendere all’amministrazione regionale una posizione forte, che preveda l’allontanamento di immigrati irregolari dal territorio regionale per motivi sanitari. Ed ha sostenuto che i motivi sanitari ci sono tutti, perché – ha detto – non solo ci sono molti rifugiati entrati irregolarmente che sono positivi, e che in Fvg sono il 10% contro il 3% delle altre Regioni, ma pure spesso gli immigrati presenti sul territorio non rispettano le regole e che ci sono stati positivi che sono usciti dai centri dove erano stati posti in quarantena, o altri che non hanno seguito la quarantena e se ne sono andati bellarmente in giro su di un autobus.

E ho letto pure che la richiesta della giunta regionale di chiudere i passi minori e controllare quelli maggiori, per far fronte agli ingressi irregolari di migranti, quando vi sono nazioni che avevano chiuso le frontiere, non è stata accettata dal ministro dell’interno. Pertanto Fedriga e la giunta regionale hanno deciso di far controllare i passi minori scelti dal Ministero, con la tecnologia della protezione civile. E il Presidente della Regione Fvg ha pure dichiarato, relativamente alla questione della redistribuzione e dei minori non accompagnati che «non siamo disposti a mediare sul metodo di redistribuzione. I sindaci del Fvg hanno sottolineato l’emergenza dei minori stranieri non accompagnati e i relativi costi di gestione in un periodo di pandemia come questo. La stragrande maggioranza dei sindaci ha tenuto questa posizione, con l’esclusione dei sindaci facenti capo all’area di centro sinistra, che hanno voluto parlare di accoglienza diffusa, una follia secondo me, soprattutto in una situazione pandemica. (http://www.regioni.it/migrazioni/2020/09/08/migranti-fedriga-ok-dialogo-ma-non-esclusa-mossa-musumeci-618231/). Fedriga, tra l’altro, ha sottolineato come sia stato lo stesso ministro a ricordare che in Fvg «rispetto allo scorso anno ci sono 900 presenze in più», (Ivi) ed ha auspicato che possano giungere dal governo le soluzioni prospettate e che siano efficaci. ((https://www.la7.it/tagada/video/fedriga-sui-migranti-situazione-insostenibile-pronta-ordinanza-per-motivi-sanitari-08-09-2020-338524) ).

Non solo: «È in crescita costante il numero di minori stranieri non accompagnati che raggiungono il Friuli Venezia Giulia attraversando il confine italo-sloveno: dalle 378 presenze registrate nel 2017 si è arrivati alle 554 unità del 2020 (443 erano state registrate nel 2018, 474 nel 2019). La nazionalità prevalente è quella costituita dai giovani provenienti dal Bangladesh (28,35% del totale), seguiti dai pakistani (25,3%), dai kosovari (22,6%) e dagli albanesi (11%). Riguardo l’età, il 99,8% dei migranti ricade nella fascia 14-17, solo un minore rientra nella fascia 11-13 e del tutto assenti risultano i bambini fino ai 10 anni. (…)

Sulla base dell’analisi dei flussi migratori e della loro evoluzione, la Regione ha orientato gli interventi contenuti nel Piano immigrazione 2020, destinando uno stanziamento di oltre 7 milioni di euro a favore dei Comuni per la gestione delle presenze di minori stranieri e neomaggiorenni, rimborsando i programmi per la loro collocazione in idonee strutture che siano in grado di attestare la loro attività, a seguito del loro affidamento da parte del Tribunale per i minorenni. Come riferito in Commissione, secondo le stime compiute è pari a 65 euro il costo giornaliero medio per ogni minore straniero accolto in Friuli Venezia Giulia: 45 euro risarciti dallo Stato e i restanti 20 a carico delle municipalità, quota che la Regione intende coprire con la misura contenuta nel Programma per coadiuvare i Comuni in questa attività.

Il Programma stanzia ulteriori 100mila euro al completamento delle “Misure di raccordo con altri Stati” avviato nel 2019 per contenere l’arrivo di minori non accompagnati di nazionalità kosovara mentre con una dotazione di 50mila euro sostiene il progetto “Fvg contro la tratta” con cui la Regione è inserita nella terza edizione del Bando emesso dal Dipartimento per le Pari opportunità della Presidenza del Consiglio dei Ministri, per promuovere programmi territoriali di prevenzione e contrasto al fenomeno della tratta e del grave sfruttamento degli esseri umani.». (https://www.regione.fvg.it/rafvg/comunicati/comunicato.act?dir=/rafvg/cms/RAFVG/notiziedallagiunta/&nm=20200804152340005). Ma vi sono anche dei dubbi sulla minore età di persone che pare abbiano ben più anni di quelli dichiarati, ma intendano così usufruire di benefici altrimenti non previsti, come quello di non esser più rimandato indietro. (Ivi).

Ora che il coronavirus sia un problema è aspetto reale, che qui incidano maggiormente i migranti che seguono la rotta balcanica pure, ed è vero anche che, per esempio, lo scoppiare di un focolaio  nel centro di accoglienza di Amantea, ha spaventato la popolazione, mentre alcuni fra coloro che temevano  una guerra al migrante o non si sa che, parlavano di diffusione dovunque in Calabria del virus, che è una bufala. Inoltre la Calabria chiede la registrazione obbligatoria di chi varca i suoi confini, anche se proveniente da altra regione italiana, e secondo me è giusto.
Per quanto riguarda poi, i comportamenti scorretti in tempo di covid- 19, basta vedere cosa accade la sera nei bar tolmezzini per chiudersi in casa con il rosario in mano. Perché uno dei grandi problemi è che l’Italia non ha forze dell’ordine che possano controllare il rispetto delle regole, e molti sono abituati a fare quello che vogliono, Briatore in testa.

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LA MANIFESTAZIONE DEL 26 SETTEMBRE AD UDINE.

Un altro fatto che mi ha indispettito è che, essendo presente una dichiarazione di Fedriga di voler percorrere la via del dialogo con il governo sul tema migranti, (http://www.regioni.it/migrazioni/2020/09/08/migranti-fedriga-ok-dialogo-ma-non-esclusa-mossa-musumeci-618231/), alcune sigle abbiano indetto ad Udine una manifestazione tipo crociata pro migranti, riproponendo il solito schema, vecchio e stravecchio, di pro migranti e contro migranti, che elude qualsiasi problema.

Cosi mi sono vista recapitare un invito alla manifestazione promossa dal Dasi (Rete Accoglienza Solidarietà Internazionale) che ha come finalità il dire No «a scelte pericolose e antidemocratiche sull’immigrazione» e che è intitolata: «Prima le persone. No al razzismo». (Dalla locandina della manifestazione, verso 1).  Ora che il razzismo sia solo contro gli immigrati è tutto da dimostrare e secondo me è falso, inoltre par di capire che detta manifestazione sia a carattere antigovernativo, infatti si legge sulla locandina: «Preoccupano le scelte del governo, della Regione Fvg, di molte amministrazioni locali in materia di immigrazione perché calpestano i principi della nostra Costituzione, del diritto interno dell’Unione Europea, della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani». Ma sui principi e diritti calpestati in questa nostra Italia ci sarebbe da fare un lungo discorso, e non certo in relazione ai migranti, e si dovrebbe scendere in piazza, in Fvg, per ben altri motivi: per la sanità distrutta, per esempio, o per la scuola o per la mancanza di lavoro e servizi che portano verso la desertificazione popolativa delle zone già emarginate.  Ma per questi motivi, ben più attinenti a noi, nessuno si muove, forse per tema di fare sgarbo all’uno od all’altro o perché si vive con i problemi dei migranti davanti agli occhi, pronti a sferrare attacchi alla don Chisciotte. Ma quando chiesero ai parroci di ospitare, per spirito cristiano, migranti nelle loro canoniche, e il coronavirus era ben lontano dal condizionare e mettere a rischio le nostre vite, si trovarono ben poche adesioni. E poi vorrei proprio sapere quali scelte della Regione Fvg e del governo esistono di fatto e siano contestabili, altrimenti si parla del nulla. 

Quindi sul retro della locandina, si poteva leggere che i manifestanti chiedono: di cessare i respingimenti dalla rotta balcanica, così, senza pensare neppure a cosa potrebbe significare, ora come ora, pure con il campo dell’isola di Lesbo, che conteneva 13.000 persone, andato in fumo, la Turchia che pare respinga i migranti di fatto, gli stati del gruppo di Visegrad che non li vogliono, e il sud Italia che è pieno di persone approdate da barconi.

Inoltre si chiede la chiusura della Caverzerani e dei grandi centri di accoglienza, in particolare di quello di Gradisca, e l’utilizzazione, per i migranti, di piccoli edifici per l’accoglienza diffusa, ma chi è costretto a cambiar casa o lo vuole fare per scelta, deve, prima di abbandonare in vecchio nido, sapere dove andare. E molti migranti qui si sentono di passaggio, e vorrebbero andare al nord dell’Europa, perchè l’Italia pare davvero poco gettonata. Inoltre l’accoglienza non è solo trovare due stanze, che sinora nessuno ha offerto, e neppure i sindaci hanno accettato una presenza nelle caserme dismesse, vedi la Cantore di Tolmezzo. Pertanto a me pare che siano i soliti slogan triti e ritriti, prodotti senza avere i piedi per terra, ed utilizzati contro il governo, la regione, e via dicendo. E, per una degna accoglienza, ci vogliono mediatori culturali, che attualmente deficiano, che pure insegnino alcune cose pratiche: per esempio come non incendiare un albergo intero, fatto mi pare accaduto ad Udine anni fa, o la raccolta differenziata e via dicendo.

Non dico poi cosa penso degli obiettivi di cancellare il lavoro nero e i trafficanti di uomini, perché sono problematiche già presenti agli stati europei ed al mondo da anni ed anni, e sono difficilissime da affrontare, e implicano una azione mondiale ed europea. E credo che nessun leghista, che nessuno del governo e dei precedenti governi, dell’attuale regione e delle amministrazioni regionali precedenti, abbia mai indicato con plauso il lavoro nero o la tratta dei migranti.

Infine si invita ad andare in piazza per il potenziamento del sistema sanitario regionale, ma come ultimo punto, e pare collegato ai diritti dei migranti e non di tutti.

Per questo io non parteciperò alla inutile e pericolosa, dal mio punto di vista, perché riaccende polemiche e null’altro, manifestazione di Udine, e preciso che non amo gli assembramenti, perché tutti dicono a parole di indossare la mascherina, però nei fatti vi è chi la porta al collo ma non la indossa. E questo ve lo garantisco io.

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NOTIZIE DELL’ULTIMA ORA. IL 23 SETTEMBRE SI DISCUTE IN EUROPA IL PATTO SULL’IMMIGRAZIONE.

Su ‘Domani’, oggi, 23 settembre 2020, compare un interessantissimo articolo di Filippo Grandi, alto commissario Onu per i rifugiati, intitolato «Appello all’ Europa. “Sui migranti è ora di cambiare tutto”». Sottotitolo: “Oggi la Commissione UE propone nuove regole. L’alto commissario dell’Onu per i rifugiati chiede più diritti e tutele per evitare le tragedie”. E questo articolo mi piace, in primis perché, a mio avviso, come più volte ho scritto, il problema dei migranti è sovranazionale, è europeo; e senza regole condivise europee non si fa nulla, solo scaramucce locali da “poverini, io sono con loro ma non li voglio a casa mia” o “Io non li voglio a casa mia e stop”.

L’articolo sottolinea come la situazione creatasi ponga la Ue di fronte alla scelta di cambiare rotta sui migranti, «che pemetta di uscire dalle strumentalizzazioni politiche e che consenta d’inaugurare una stagione nuova, quella delle azioni concrete, della cooperazione e delle scelte di lungo termine». (Ivi). Ed ancora: «È tempo che l’immigrazione e l’asilo vengano gestiti in un’ottica di cooperazione tra gli Stati e vengano affrontati considerandoli opportunità piuttosto che emergenze. Da diversi anni, d’altronde, gli arrivi irregolari, soprattutto via mare, sono relativamente più contenuti, ed è dunque questo il momento giusto per costruire senza indugi una nuova politica comune.  L’Unione europea sembra aver finalmente deciso di guardare in avanti e superare strumenti, il regolamento di Dublino in primis, obsoleti e disfunzionali, forieri di continue tensioni».

Inoltre: «Il nuovo patto potrà avere successo se stabilirà un sistema coordinato di ricerca e salvataggio nel Mediterraneo, procedure rapide e corrette alle frontiere, in grado di identificare immediatamente le persone vulnerabili; e se attuerà un sistema automatico di redistribuzione. Dovranno poi essere rafforzati il coordinamento e la cooperazione tra le autorità degli stati membri sui rimpatri delle persone che non hanno diritto a rimanere sul territorio europeo, attraverso procedure congiunte rispettose della dignità e dei diritti individuali delle persone coinvolte». (Ivi).
Non solo: «vanno ampliati i canali legali e sicuri di immigrazione e asilo, in modo da permettere ai rifugiati più vulnerabili di arrivare in Europa in modo organizzato e sicuro, senza mettere la propria vita a rischio in mare. L’Italia rappresenta, a questo proposito, un esempio per come ha saputo promuovere, attraverso alleanze forti tra istituzioni e società civile, forme di ingresso sicure e legali, quali i corridoi umanitari e universitari; e per come ha messo in atto con decisione alcune evacuazioni umanitarie dalla Libia e dal Niger».

Ed ancora: «Servono, con urgenza, investimenti molto più strategici e mirati in quei paesi in via di sviluppo che ospitano la stragrande maggioranza dei rifugiati, spesso senza concrete opportunità d’inclusione sociale. Se venisse loro offerta la possibilità di un futuro dignitoso in quei paesi, le persone non rischierebbero la vita tentando di arrivare in Europa, mettendosi nelle mani di trafficanti senza scrupoli». (Ivi). Ma qui si dovrebbe fare pure un discorso sui motivi climatici, di rapina del territorio da parte di multinazionali ed altri, grazie a governi compiacenti, ai conflitti che portano a mancanza di cibo e acqua, aspetti che possono essere alla base della fuga dal proprio paese.

«Infine, – si legge ancora sull’ articolo – non può essere tralasciata una nuova regolamentazione dell’immigrazione che garantisca la possibilità alle persone di richiedere permessi di lavoro e soggiorno da paesi di origine, riducendo la pressione sul sistema di asilo europeo e garantendone un funzionamento adeguato». (Ivi).

Ed allora perché andare così, alla garibaldina, in piazza ad Udine, senza attendere le decisioni europee?

Questo articolo riporta quello che penso, e invero non so perché si debba scendere in piazza il 26 settembre per i migranti, fra l’altro quando si sta decidendo per loro in Europa. E a chi pensa alla Carnia come una nuova Riace, dico che quell’esperienza ha altra data e contesto, e che là furono accolte, che io sappia, per lo più famiglie non giovani uomini soli, che formano ora la massa dei migranti, e che qui i carnici se ne sono andati perchè mancava lavoro di qualsiasi tipo, ed ora deficiano anche servizi e sanità.
Sono graditi commenti anche in senso contrario alla mia posizione, ma non accetto insulti o violenza verbale, e non intendo con questo scritto offendere alcuno, ma solo palesare mie perplessità.

Laura Matelda Puppini

L’immagine che accompagna l’articolo rappresenta il retro della locandina che invita alla manifestazione del 26 settembre 2020. Laura Matelda Puppini

 

 

 

 

 

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