Ho chiesto io a Ira, volontaria e cittadina attiva, di scrivermi la storia un po’ intricata della biblioteca di Forni di Sotto e mi ha accontentato. Ecco il testo che mi ha inviato, che sottolinea l’importanza della cultura e dell’istruzione per guardare in modo aperto al futuro.

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«Di fronte alla tracotanza, prepotenza e disumanità di una classe dirigente grottesca e incurante del ridicolo, la mente a volte vacilla; come possono persone adulte, forse con un titolo di studio, immaginare un mondo monocolore? Come possono giungere a togliere ai bambini le bambole di un colore sgradito e selezionare i giocattoli affinché non abbiano nessuna valenza “etnica”? Siamo alle prese con le peggiori pulsioni espresse dalla nostra specie, quelle stesse pulsioni che in passato hanno portato anche alle camere a gas, iniziando sempre il loro sporco lavoro nelle scuole e nei luoghi di cultura.

Tralasciamo in questa sede chi fomenta e manovra codesti bassi istinti e poniamo l’attenzione sui possibili anticorpi; certo, la malattia è grave, rende ciechi e furiosi come zombie, ma come possiamo combatterla?
Tralasciamo pure coloro che avrebbero avuto gli strumenti politici per impedire di arrivare a tanto e non li hanno utilizzati, permettendo l’apertura di porte che credevamo sigillate per sempre e arriviamo, finalmente, a noi, gente comune, cosa possiamo fare? Come superare lo sbigottimento e la sensazione di impotenza? Dove attingere forze e conoscenze?

Per farlo vi racconto una storia, la storia della piccola biblioteca di Forni di Sotto.

La Biblioteca Nora Tani Vidoni, frutto di un generoso lascito, per anni venne gestita per lo più dai volontari e saltuariamente da qualche giovane a progetto; essi aprivano la biblioteca al pubblico, organizzavano eventi, curavano il patrimonio librario.
Ma un bel giorno dell’anno 2014, la volontaria di turno trovava sulla porta della biblioteca un cartello con nuovi orari di apertura. In questo modo poco ortodosso, veniva così comunicato al gruppo di volontari che la gestione della struttura era stata loro tolta e affidata, dietro compenso, alla moglie di un assessore comunale. Da maggio a settembre di quell’anno la biblioteca non organizzerà più un solo evento, dopo di che la struttura comunale rimarrà chiusa e il paese si troverà privato della propria biblioteca.

Dopo la chiusura, il Sindaco di Forni di Sotto, l’architetto Lenna Marco, convocava in municipio una riunione con i volontari e componenti della Commissione Biblioteca e, sfidando il senso del ridicolo, declamava che da quel momento la biblioteca stessa avrebbe dovuto “alleggerirsi” di moltissimi libri per “diventare una biblioteca monotematica del design”.
Quella dichiarazione provocava immediatamente lo sbigottimento delle persone presenti all’incontro, incerte di aver ben capito, che si ponevano la domanda che sorgeva spontanea: “ma cosa ce ne facciamo di una biblioteca del ‘design’ a Forni di Sotto?” Ma la domanda rimase senza una risposta ragionevole, mentre il sindaco faceva seguire alla stessa solo uno strano discorso a proposito di un “pericolo incendi” dato dalla presenza dei libri nella struttura…

Ed il Sindaco si lasciava sfuggire, in quell’occasione, anche qualcosa a proposito della “mancata riconsegna delle chiavi”; ma certo, nessuno le aveva mai riconsegnate perché nessuno era mai stato congedato dalle proprie funzioni, né alcuno aveva mai manifestato questa nuova e originale interpretazione circa il “valore culturale della struttura e della filosofia del lascito”: una biblioteca del design!
Atterriti, i volontari ed i componenti al Commissione biblioteca guardavano la bandiera del “restyling funzionale”, sventolare sopra la biblioteca ormai deserta. Nessuna discussione possibile, solo una comunicazione di servizio. I volontari, liquidati, si facevano da parte in silenzio, la Commissione biblioteca istituita anni prima si scioglieva e la Biblioteca Nora Tani Vidoni, nel dicembre 2014 chiudeva i battenti.

Su internet, poco tempo dopo, si leggeva che il Sindaco aveva affermato, nel corso di un consiglio comunale, che la biblioteca era diventata, ai tempi dei volontari, un centro di fermento della vita politica ed ecologica più oltranzista. Il che creava ancor più stupore perché, a parte l’idea risibile della biblioteca quale covo di sedizione e rivolta sociale, quando mai il sindaco Lenna aveva concesso l’onore della sua presenza? Eppure, tutti a Forni di Sotto sanno che egli collabora sempre con molto impegno nelle feste di borgata, ma, che si ricordi, egli ha partecipato solo un paio di volte ad un evento culturale organizzato dai volontari della biblioteca!

E che dire, poi, del suo atteggiamento poco rispettoso dell’impegno altrui, nel liquidare tutti i volontari senza nemmeno una parola di commiato, un riconoscimento del lavoro svolto, una spiegazione, semplicemente facendo trovare loro un cartello con i nuovi orari di apertura apposto sulla porta?

Nonostante tutto, i congedati speravano ancora di veder riaprire la biblioteca comunale, magari in una nuova veste, magari gestita da qualcuno di fiducia del Sindaco, comunque di vederla riaprire. Invece trascorreva l’inverno, trascorreva l’estate e giungeva l’autunno 2015 senza che si muovesse foglia.
In concomitanza a questi avvenimenti, si riuniva un gruppo di cittadini preoccupati dal  modo di gestire gli sfalci dei prati di Forni, con la preponderante presenza di un’impresa di Dobbiaco che, appoggiata da alcuni imprenditori del paese si comportava come se fosse proprietaria di tutti i terreni agricoli, che si si attivava al fine di contrattare e regolamentare l’accesso ai terreni stessi; ma questa è un’altra storia.
Il medesimo gruppo, poi, allarmato dal silenzio che circondava la biblioteca, decideva infine di agire per smuovere l’Amministrazione comunale e spingerla a riaprire la struttura: venivano così organizzati i “Tisana party” (da non confondere con i “tea party” di americana memoria).

Ogni sabato mattina alle 11, armati di termos e biscotti, i volontari della biblioteca si trovavano nello spazio antistante il Comune e la Biblioteca e lì conversavano e si scambiavano libri.

Alcuni paesani partecipavano, altri osservavano incuriositi, altri ancora camminavano rasente ai muri guardando altrove: essi erano la fotografia della nostra società anche attuale, con i suoi cittadini coraggiosi o indifferenti ed i suoi quaquaraquà: nulla di nuovo sotto al sole.

E che ci fosse sole, pioggia o vento, la cosa andò avanti per tutto l’autunno e l’inverno, senza che mai qualcuno dell’Amministrazione si avvicinasse o interloquisse. Solo voci di paese riferivano di battute pesanti e di grande fastidio per l’immancabile e innocuo sit-in del sabato; ma erano solo voci di paese.
In primavera il gruppo dei tisana party si costituiva in associazione regolarmente registrata; così nasceva l’associazione di volontariato fornese “Podén”, la quale chiedeva ufficialmente al comune di poter gestire la biblioteca e riaprirla. Finalmente nel 2016, il Sindaco ne concedeva la riapertura.

Da allora il gruppo ha organizzato molte presentazioni interessanti, convegni, mostre e persino una rappresentazione teatrale in memoria dell’incendio nazifascista del maggio 1944; ha collocato e prestato libri vecchi e nuovi, ha lavorato con i bambini delle scuole e con gli anziani del centro diurno di Forni di Sotto, ricevendo spesso apprezzamenti da varie parti ma mai dall’ amministrazione comunale, mentre il Sindaco è giunto in biblioteca in occasione delle prime due presentazioni, poi mai più.

Si deve però riconoscere che il Comune ha fornito la materia prima per i piccoli rinfreschi che seguono ogni evento ed ha concesso il patrocinio alle iniziative, ed è sempre stato ringraziato per questo. Ma in occasione di un ufficioso e sommesso rimprovero per la sua assenza alla presentazione del vocabolario di dialetto fornese scritto da Erminio Polo, il sindaco ha palesato la sua sensazione di “non sentirsi benvenuto” in biblioteca, senza però supportare la propria affermazione con un qualsiasi episodio o fatto concreto.
Contrariamente alla sua impressione invece, tutti noi di “Podén” saremmo felicissimi di accoglierlo nella “sua” biblioteca; infatti, pensiamo che un Sindaco debba essere sindaco di tutti, anche di coloro che gli sono poco simpatici.

Questo è il clima in cui i volontari di “Podén” offrono il loro piccolo contributo alla comunità di Forni di Sotto, questo è lo spirito con cui le persone che amministrano il nostro paese osservano e supportano ciò che si muove nella società civile; non attraverso un giudizio di merito ma sempre in forza di un pregiudizio personale, di una simpatia o antipatia, di una critica o di un appoggio alle scelte della giunta in carica.
Forse capita che alcune persone associno i libri con la facoltà di pensiero e con la volontà di opposizione, ma una cosa hanno certamente ben chiaro nel loro agire: che la società si cambia, in peggio o in meglio, a partire dalle scuole e dalle biblioteche, ed anch’ io penso così.

Ed è proprio per questo motivo che scuole e biblioteche sono così importanti, perché da lì proviene l’anticorpo principale contro la barbarie: si chiama cultura e forma le coscienze.

Ira Conti dell’Associazione di volontariato Podén».

 

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Ora, dopo aver letto il testo di Ira, non capisco perché spesso si giunga a screzi di questo tipo in Carnia, mentre il lavoro del volontariato deve venir valorizzato, riconosciuto supportato. Inoltre a Forni di Sotto vi è anche la sala Azzurra, ben più capiente della biblioteca, dove si è tenuto lo spettacolo intitolato “Cenere”, sull’incendio di Forni di Sotto per mano nazifascista, che sarebbe interessante fosse replicato all’Alpina di Comeglians, per esempio, ma anche a Tolmezzo al Luigi Candoni, che andrebbe valorizzata e maggiormente utilizzata.

E i tisana party, con scambio o regalo di libri personali già letti, potrebbero diventare una peculiarità turistica per Forni di Sotto d’estate, come la lettura di qualche testo di Erminio Polo, che in un modo o nell’altro ha rappresentato in diverse situazioni e con i suoi volumi il paese.

Siamo stati forse troppo litigiosi talvolta in Carnia, e spesso vi sono state persone che hanno subito ingiustizie paesane, ma ora non è più tempo per queste cose, se non si vuole che la Carnia muoia. Dobbiamo costruire il nostro futuro, dobbiamo unirci e proporre, come accaduto grazie principalmente a Lino Not ed alla gente di Carnia, per il piano paesaggistico regionale.

Dobbiamo alzare la testa, dimenticare il ruolo di sotàns, le piccinerie paesane, la grande politica e dobbiamo rimboccarci le maniche per rinascere, per contare ancora. Insieme si vive, insieme si propone, insieme si fa sentire la propria voce. E mi auguro di ritornare presto a Forni di Sotto e di partecipare ad un tisana party, sperando che carabinieri o la polizia municipale fermino le macchine che attraversano il paese a velocità elevata mettendo in pericolo anche i bambini che vanno a scuola, almeno così mi dicono. Laura Matelda Puppini

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