Ieri l’altro sera mi sono recata al caffè Linussio, per fare due passi e bere un tè, ed ho approfittato per leggere il Messaggero Veneto. Titolo a lettere “cubitali”: «Montagna e acqua, la nuova legge sul gestore unico tutela le comunità». Sottotitolo: «La presidente Serracchiani difende la fusione tra Cafc e Carniacque: è l’unica soluzione possibile. La Regione pensa ai bacini specifici e a relazioni rafforzate con i territori che presentano fragilità». (Cristian Rigo, “Montagna e acqua, la nuova legge sul gestore unico tutela le comunità”, in: Messaggero Veneto, 11 ottobre 2015). L’articolo, firmato da Cristian Rigo, riferisce, secondo me, solo una serie di parole, pronunciate dalla Presidente della Regione Autonoma F. – VG., dal contenuto generico, senza che la stessa si discosti dalla confluenza di Carniacque, anticipata a fine 2016, in Cafc.. Come vengano così tutelate le comunità locali, solo il Messaggero Veneto lo sa.
Ma dico io, come si fa ad approvare di regalare la nostra acqua residua (la prima l’ha di fatto “svenduta” altro governo, quello Mussolini, alla Sade, essendo il suo presidente, Giuseppe Volpi di Misurata, anche Ministro fascista dell’Industria, Sade che riporta, in questi giorni, alla tragedia del Vajont), alla Società per azioni Cafc, cioè Consorzio Aquedotto Friuli Centrale, e poi magari ad Hera così? E che fine ha fatto il referendum? (Cfr. «Confindustria chiede al Governo Renzi di cancellare l’esito del referendum sull’ acqua e sui servizi pubblici» e «Petizione del Forum italiano dei movimenti per l’acqua: «Il governo Renzi vuole la privatizzazione dell’acqua: fermiamolo!», riportati dal sito: http://www.acquabenecomune.org/, che si invita a visitare, in: Laura M Puppini, “L’acqua non si vende: un problema locale e nazionale. Firma la petizione del Forum”, in: www.nonsolocarnia.info, a cui si rimanda).

E dato che la Regione Friuli – VG. è nata proprio per mediare fra legislazione nazionale ed iniziative locali, perché non propone una legge per il trasferimento del servizio idrico nuovamente ai comuni, od ad un consorzio pubblico degli stessi, mantenendo Carniacque fino alla fine del 2017, così da poter studiare ed approntare un sistema di gestione consociata pubblica dei rubinetti carnici?
«Nelle prossime settimane – ha detto la Serracchiani, che ha la delega alle Politiche della montagna – presenteremo una norma di legge sul governo del servizio idrico integrato, al cui interno vi saranno specifici obblighi contrattuali a carico del gestore del servizio. In particolare saranno previste forme di partecipazione in bacini montani specifici con un importante riconoscimento di potestà a quei territori e a quelle comunità. Per le aree montane con particolari fragilità o dispersioni ci sarà una norma contrattuale che prevederà bacini territoriali nei quali le comunità avranno una relazione rafforzata con il gestore». (Cristian Rigo, op. cit.).

Ma, tra l’altro, perché ed a che titolo, mi chiedo io la dott. Debora Serracchiani, non proprietaria della acque, dovrebbe studiare clausole contrattuali, per un bene nostro?

A me, poi, quando sento parlare, nello specifico, di ignote norme contrattuali, tutte da scrivere, viene in mente, la dichiarazione del presidente di Carniacque, Fabrizio Luches,all’incontro di Lauco del 9 ottobre 2015, relativamente ai problemi, successivi alla presa in carico del depuratore consortile di Tolmezzo, in quanto il gestore precedente non aveva fatto gli interventi manutentivi richiesti negli ultimi due anni. Quelli erano scritti ma non sono stati rispettati. E se è vero che scripta manent, è anche vero che l’Italia è piena di scritti, leggi, interpretazioni, carte dei servizi … ma fra questo e la loro applicazione ci sta di mezzo, spesso, il mare, e si ha il sospetto che talvolta valga, a livello nazionale, più un patto mai visto in forma scritta, fra due, quello detto del Nazareno, che altro. Ma naturalmente posso errare, e correggetemi se del caso, e ciò vale per l’articolo intero.

Confesso che da vecchia sono stanca di boutades tanto per convincere, e certi frettolosi consensi, chissà perché, mi ricordano la favola, bellissima e molto educativa del Mago di Oz.

Egli viveva nel paese di Oz, che governava da anni, non eletto, ma dopo esservi capitato, ed aveva fama, anche fra i suoi sudditi, di essere potentissimo. Ma quattro strani personaggi: una bambina, un leone codardo, uno spaventapasseri, un omino di latta, svelarono la verità, togliendo il paravento che lo copriva: egli non era altro che un omino, vecchio e calvo, senza potere alcuno, che era riuscito a costruire, con mille espedienti, la sua immagine, dotando, pure, tutti i suoi sudditi di occhiali verdi, che non si potevano mai togliere, e che consentivano di vedere, tutto e sempre, come il mago di Oz voleva essi vedessero.

Ma per tornare a Carniacque e Cafc, da orgogliosamente carnica, mi chiedo: che direbbero Michele Gortani, Angelo Ermano, Bruno Lepre, mio padre Geremia Puppini, Aulo Magrini, Ottavio Mecchia, tanto per citare alcuni, di questa svendita della gestione dell’acqua potabile, bene primario e collettivo? Chiediamocelo.

L’insediamento di Micene fu costruito davanti alla sorgente, che difendeva strenuamente, e posta alle spalle; a Tolmezzo una porta intera dava accesso alla stessa; quando i tedeschi vollero uccidere, in Carnia, più partigiani in un colpo solo, avvelenarono la sorgente che pensavano avrebbero utilizzato; Enrico di Luincis, detto anche di Carnia, dovette capitolare perché l’esercito di Nicolò di Lussemburgo, patriaca di Aquileia, che assediava il suo castello, riuscì ad impedire il rifornimento idrico.

Ma non esistono alternative per Carniacque, si legge. Se non si cercano, se non si vogliono, certamente no.

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Nel lontano 1911, più precisamente il 16 aprile 2011, si teneva a Tolmezzo, presso la sala della Comunità Montana, un convegno intitolato: «L’esperienza della Provincia Autonoma di Trento nella gestione delle risorse idriche», promosso dai Comuni di Cercivento, Forni Avoltri e Ligosullo, che gestiscono in proprio il servizio idrico, mentre la gestione per gli altri comuni della Carnia era già confluita, per volere delle amministrazioni comunali stesse, in Carniacque.
Relatori:
prof. Oreste Pisoni – sindaco di Calavino (Trento)
ing. G. Battista Gatti – responsabile dell’agenzia per la Depurazione della Provincia Autonoma di Trento;
ing. Vittorio Cristofori – responsabile del servizio utilizzazione delle acque pubbliche della Provincia Autonoma di Trento.

Presentava il definito da Francesco Brollo “populista” dott. Franceschino Barazzutti, di fatto organizzatore dell’incontro stesso, che intervenì, pure, in modo preciso ed informato.

Devo riconoscere che non ricordo vi fosse stata una gran partecipazione a detto interessantissimo e documentatissimo convegno, che si protrasse dalle 9.30 credo ad oltre le 13, e francamente non trovo grandi giustificazioni a questo fatto.

Mi ricordo pure un incontro a Cavazzo Carnico, il primo in cui sentii parlare di Carniacque spa. Era il dicembre 2010, e non era che fossi ancora molto in forma, ma rammento che allora vi era chi, in buona fede, credeva che il fatto che i comuni avessero in mano qualcosa di più del 50% delle azioni di Carniacque avrebbe scongiurato ogni pericolo di privatizzazione ed accentramento, ma io già allora intervenni sul possibile passaggio di azioni di Carniacque, essendo essa una s.p.a., e sposai la tesi di un consorzio, di natura pubblica, fra comuni.

Da allora sono passati solo 4 anni, ed all’orizzonte si profila il gestore del Medio Friuli e poi, da che mi dicono, Hera. Hera è sulla bocca di tutti, ma stranamente non dei nostri sindaci, che paiono più disinformati del Messaggero Veneto, che fra l’altro riporta la notizia del mancato rispetto, da parte di Cafc, del patto fatto con Honsell, da leggersi come premessa a futuri accordi Serracchiani /Cafc, per la Carnia, che potrebbero non venir rispettati.

«Vertice Amga-Hera: “Non è stato rispettato il patto Honsell-Cafc” – intitola il noto quotidiano locale, con riferimento a quanto accaduto ad Udine, e citando, pure, una puntata di Report. (Renato D’Argenio, “Vertice Amga-Hera: «Non è stato rispettato il patto Honsell-Cafc», in: Messaggero Veneto 20 novembre 2014). La puntata di Report citata, è quella, curata da Emanuele Bellano, che andò in onda il 16 novembre 2014, dal titolo “In buone acque”, visibile su http://www.report.rai.it/ Scrive Emanuele Bellano: «Hera è una delle più grandi municipalizzate d’Italia e gestisce luce, acqua, gas e rifiuti per 250 comuni in Emilia-Romagna, Marche, Veneto e Venezia-Giulia. La società ha sede in centro a Bologna in un’area industriale dismessa dove lavorano settecento persone. Sulla base di documenti inediti Report è in grado di documentare il livello di inquinamento presente nel suolo di quei terreni e i rischi per la salute a cui, secondo le analisi svolte da Hera stessa ma mai divulgate, i dipendenti sono sottoposti andando a lavorare lì dentro ogni giorno. L’inquinamento coinvolge anche alcune falde. Hera è anche un esempio di come vengono scelti i manager che amministrano le grandi municipalizzate dove i requisiti necessari spesso non sono le competenze». Vi prego di vedere il filmato per capire di chi si sta parlando. E Hera sarà, forse, la multiutility che gestirà, in futuro, la nostra acqua, in grazie a molti dei nostri sindaci. E non so quanto varrà poi protestare, quando il centro decisionale è lontano, quando si è mera minoranza. Infine Report dedica un altro servizio ad Hera, quello del 7 giugno 2015, sempre intitolato “In buone acque” sul mancato smaltimento del vetro presso Emiliana Rottami di San Cesario sul Panaro, che pare ben poco si interessi anche delle ordinanze del comune a difesa della salute, e sui lavori, costosissimi, di Hera per la bonifica della zona della sua sede a Bologna. ( Emanuele Bellano, In buone acque, puntata del 7 giugno 2015, in: http://www.report.rai.it/, a cui si rimanda). Quanto resterà ad Hera in tasca, da spendere per la Carnia? Chiediamocelo.
E quando hai detto sì, hai detto sì, non si può più tornare indietro.

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Ma ritorniamo a noi, alla Carnia. Dopo che Francesco Brollo, sindaco di Tolmezzo, ha bellamente accusato il dott. Franceschino Barazzutti, che si è premurato per anni di informarsi ed andare a raccogliere documenti anche in Trentino, sul loro modo di gestire il sistema idrico, di esser populista, e di rendere, con i suoi commenti, un pessimo servizio al territorio, (Tanja Ariis, Sì alla fusione di Carniacque con il Cafc, in Messaggero Veneto 6 ottobre 2015) quasi che uno ottimo lo svolgesse lui, assieme ai sindaci che hanno approvato il trasferimento di Carniacque a Cafc, l’ 8 ottobre son intervenuti, sull’argomento, Luigi Cacitti di F.I. e Sandra Savino, deputata dello stesso partito, in senso critico rispetto al confluire di Carniacque in Cafc, pur essendo dettato dalla legge, che si potrebbe, però anche chiedere di cambiare. È depauperamento della montagna, dicono, (Tanja Ariis, “Fusione Cafc – Carniacque, Savino: Serracchiani non doveva cedere”, Gino Grillo, “Cacitti: è stata svenduta la montagna” ambedue in Messaggero Veneto 8 ottobre 2015) e non so come dar loro torto, su questo aspetto specifico, anche se non sono proprio una loro fan.
Va beh, non si può negare che tizio poteva far di meglio e caio pure, non sono certo di F.I. ma il problema è di enorme spessore. Si è risposto loro il 9 ottobre 2015, attraverso il Messaggero Veneto, sentite come: non è più tempo del “fasin di besoli”. (Tanja Ariis, Tutti d’accordo sulla fusione con il Cafc. Unanimità dell’assemblea della consulta d’ambito; Ariis: solo così tuteliamo territorio e cittadini, in Messaggero Veneto, 9 ottobre 2015).
Perchè mi chiedo io, non possiamo fare da soli? Come il solito si decide non su dati ma su frasi, senza uno straccio di studio alternativo, forse senza neppure ben sapere come sta economicamente Cafc, che è una spa, senza ipotizzare un futuro. Si parla, si dichiara, ma non nel merito del problema, ma dei soggetti che hanno dichiarato, come berlusconismo e renzismo vogliono.

Stanno svendendo (non vendendo perché vendere implica qualcosa in cambio ed una trattativa, e la possibilità di non vendere) per sempre, cosa mai accaduta prima nella storia, l’acqua dei comuni carnici ad un ente esterno, del Medio Friuli, con probabilità di finire in Hera, e Francesco Brollo parla come fosse in un bar davanti ad un buon bicchiere: attacca Barazzutti, come da nuovo metodo Renzi ma vecchio assai, con parole buttate là, e dice che con Cafc “Paiarìn di mancul” come se i prezzi non variassero?

E stiamo parlando di chi gestirà l’acqua dei nostri rubinetti, mica del servizio di caterig per l’ incontro della sera, si fa per dire! E stiamo parlando di un servizio fondamentale per la vita di noi cittadini, ma che vuoi che sia … E vorremmo sapere il nostro futuro, perché il presidente di Cafc ha avvisato: se non si paga chiudono i rubinetti, li stagnano. Ricordatevelo, sindaci a favore, ricordatelo.

«Opacità della gestione, aumenti tariffari insostenibili, negazione del diritto umano all’acqua, peggioramento delle condizioni di lavoro e aumento del lavoro in appalto, scarso controllo delle amministrazioni pubbliche, diminuzione degli investimenti, erogazione dei dividendi agli azionisti tramite indebitamento, impoverimento della risorsa idrica e mancato coordinamento della gestione della risorsa. Questi sono gli effetti del processo strisciante della privatizzazione in atto in questi anni». – si legge sul Forum Italiano dei movimenti per l’acqua, in un comunicato datato 3 dicembre 2014. Inoltre mentre prima non potevano esser stagnati rubinetti, ora tale norma è stata tolta dalla Camera dei Deputati. Infine, «dopo il veto a stagnare i rubinetti, vi è stato un recente ripensamento a livello nazionale. Il 13 novembre 2014 la Camera approvava il Collegato Ambientale alla legge di stabilità dell’anno, cancellando un articolo che impediva i distacchi del servizio idrico e garantiva il diritto all’acqua tramite il minimo vitale». (Comunicato stampa del Forum Italiano del Movimenti per l’acqua. La Camera cancella il diritto all’acqua e benedice i distacchi idrici, in: acquabenecomune.org.).

A dimenticavo: ieri, 11 ottobre 2015, il Messaggero Veneto precisava che non è vero che tutti i sindaci della Carnia siano stati favorevoli al passaggio Carniacque in Cafc: Ampezzo, Cercivento e Prato Carnico hanno votato contro, Sutrio e Forni Avoltri si sono astenuti. (Tanja Ariis, Carniacque- Cafc, ancora divisioni, in: Messaggero Veneto 11 ottobre 2015). Grazie a chi ha detto no o non ha detto sì, grazie davvero.

Sul sito: www.acquabenecomune.org, si può leggere e scaricare il dossier dal titolo: “Società Multiservizi: lo strumento per privatizzare i servizi pubblici locali”, curato dal coordinamento regionale piemontese acqua pubblica, in cui si analizzano i nuovi processi di privatizzazione dei servizi pubblici locali a partire dal caso atena/iren, e pubblicato il 24 settembre 2015.
La presentazione del dossier, così recita: «Perché No a una Società per Azioni.
L’opposizione alla scelta di gestire i servizi pubblici (acqua in particolare) tramite una SpA, seppure a totale capitale pubblico, non deriva da una scelta ideologica, come ci viene superficialmente rimproverato dai nostri avversari, ma da una serie di elementi oggettivi.
Lo scopo della società commerciale, come recita il Codice Civile, è il lucro. In altre parole è costruita per estrarre valore dal processo industriale che governa. Il suo utilizzo per gestire un servizio pubblico “in house”, il cui scopo dovrebbe essere non l’estrazione di valore ma la creazione di valore, sotto forma di massimizzazione quantitativa e qualitativa del servizio, crea una contraddizione fondamentale, cambiando, nella sostanza, il ruolo dell’ente pubblico concessionario».
L’acqua è bene comune collettivo, non proprietà del Governo o della Regione, o di Carniacque! La gestione è nostra! Almeno parliamone, prima che sia troppo tardi.

Laura Matelda Puppini

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