Ho letto con interesse le due facciate dedicate dal Messaggero Veneto, il 18 maggio 2018, alla salvezza del lago di Cavazzo. Esse, assieme ad altri articoli ed al Comunicato del 16 maggio 2018 a cura di: Comitato per la tutela delle acque del bacino montano del Tagliamento, Tolmezzo/ Comitato per la difesa e la valorizzazione del lago, Alesso di Trasaghis / Legambiente del Friuli Venezia Giulia / Legambiente della Carnia, Canal del Ferro, Valcanale / Legambiente Circolo di Gemona / Comitato Interregionale PAS Dolomiti, Sezione Carnia, Val Tagliamento / Comitato Spontaneo NO centralina Ponte Rop, Resia / Comitato Acqua Libera, Alto But, Paluzza / Comitato Val Degano, Ovaro / Movimento Tutela Arzino, Val d’Arzino / Ce.V.I. Centro di Volontariato Internazionale, Udine / Carnia in Movimento, Val But, saranno le fonti per questo testo.

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Molti laghi, fonte di acqua dolce ed indispensabili per gli ecosistemi, sono scomparsi nel mondo o si sono drasticamente ridotti, portando dissesti e desertificazione, basti pensare al lago Aral, uno dei più grandi del globo, in Usbekistan, il cui bacino orientale si è totalmente prosciugato, al lago Poopò, che era secondo lago della Bolivia, al lago Bedwater, a carattere stagionale, nella Death Valley in Colorado, al lago Chad (anche Ciad) in Africa, al lago Owens, in California, ridotto ad un decimo della sua estensione, al lago Powell, sempre negli Usa, al lago Mead, tra Arizona e Nevada, al Goose Lake, al confine con l’Oregon. (http://www.repubblica.it/ambiente/2016/01/27/foto/la_crisi_idrica_nel_pianeta_i_laghi_e_i_fiumi_che_stanno_sparendo-132136164/1/#1).

Scriveva nel merito Matteo Marini, nel 2016: «Siccità e desertificazione, dovute anche ai cambiamenti climatici e al riscaldamento globale, sfruttamento eccessivo delle risorse per l’irrigazione o per le attività estrattive e industriali: sono diversi i laghi e i fiumi (il caso più eclatante è quello del Colorado) che stanno sparendo in tutto il mondo. Corsi e soprattutto specchi d’acqua ancora presenti sulle cartine geografiche ma le cui rive disegnano profili sempre più stretti, lasciando a secco le imbarcazioni dei pescatori e delle attività turistiche. Una crisi idrica dagli effetti devastanti che non risparmia nessun continente, dall’Asia all’Africa alle Americhe e che mette a serio rischio l’economia delle zone in cui si trovano, in particolare nei Paesi più poveri. Ma sono molti quelli che si trovano sul suolo americano, soprattutto nel sudovest degli Usa, la parte più arida del Paese». (Ivi). Per la desertificazione dei laghi sue cause e conseguenze, tra cui le migrazioni, cfr. anche: http://www.nationalgeographic.it/wallpaper/2017/05/15/foto/lago_ciad_desertificazione-3528636/1/; https://www.focus.it/ambiente/ecologia/il-lago-aral-sparisce; http://www.meteoweb.eu/2016/06/desertificazione-wwf-a-rischio-almeno-il-40-delle-terre-emerse/704700/ ed altri. E invito caldamente a leggere, pure, Luca Mattiucci, Desertificazione e siccità, le nuove catastrofi naturali. A rischio 1,1 miliardi di persone, in: http://sociale.corriere.it/desertificazione-e-siccita-le-nuove-catastrofi-naturali-a-rischio-11-miliardi-di-persone/.  

Vediamo di non aumentare il numero dei laghi moribondi, penso fra me e me, avendo in mente il lago di Cavazzo. Perdere acqua dolce è una tragedia, perché l’acqu dolce non si può produrre artificialmente, e chi ha fatto il giochetto, in Italia, fra politici ignavi, di prendersi l’acqua dono di Dio alla popolazione mondiale per poter sopravvivere, con la scusa dei tubi, sapeva di avere la vita del prossimo in mano.
E non si può continuare a nascondere la testa sotto la sabbia, come fanno gli struzzi, per non vedere e non sentire. La tutela dell’ambiente e del creato non sono di destra o di sinistra, sono problemi di tutti.  E gli antichi testi religiosi hanno sempre parlato del valore dell ‘acqua per la vita e la purificazione, ma ora paiono dimenticati.

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Inizio queste mie righe sullo stato attuale del Lago di Cavazzo, riportando il parere di Luca Gasparini, dell’Ismar Cnr di Bologna, tratto da: Giacomina Pellizzari, “Ecco come la centrale sta devastando il lago”, in Messaggero Veneto, 17 maggio 2018, precisando che pare che i sindaci della Val del Lago, o forse ora solo quello di Cavazzo Carnico, pare siano contrari ad aprire la gara per la costruzione del bypass per evitare che le acque gelide della centrale vadano a finire nel lago.
«”La centrale di Somplago modifica l’equilibrio naturale del lago di Cavazzo. Se qualcuno aveva ancora qualche dubbio, deve ricredersi, perché i rilievi effettuati con veicoli autonomi dotati di sensori per investigare il fondo, non lasciano ombre di dubbio: «L’apporto di fango e di acqua fredda cambia l’equilibrio del fondale e, conseguentemente, crea un ambiente non più naturale”.

Ieri, nel centro nautico ‘Nautilago’ di Alesso, Luca Gasperini, il Ricercatore dell’Istituto di scienze marine del cnr di Bologna, nell’ illustrare il rilievo geofisico realizzato in collaborazione con il Comune di Trasaghis, il Comitato per la difesa e la valorizzazione del lago e il Comitato per la tutela delle acque bacino montano del Tagliamento, è stato chiarissimo: “Il lago dei Tre Comuni è fortemente impattato dalla centrale idroelettrica”.

L’analisi delle carote e le ecografie effettuate nei sedimenti, attesta che “la riduzione della temperatura, unita all’apporto periodico di sedimenti estranei al bacino lacustre, apporto che avviene sotto forma di colate durante le piene del Tagliamento, quando la centrale tùrbina acqua limacciose, provoca una specie di sterilizzazione del fondo. Abbassa i livelli di ossigeno normale e crea livelli privi di ossigeno e quindi senza la possibilità per la vita di proliferare sul fondo del lago”, ha aggiunto Gasperini, specificando che questo fenomeno favorisce una serie di eventi a catena che, nel tempo, ha modificato il normale livello di vita nel lago.
Detta in altri termini significa che là dove insistono gli scarichi dei fanghi, viene meno la flora e la fauna acquatica. Il fenomeno è più evidente a nord ed al centro del lago, mentre a sud, dove gli scarichi non arrivano, l’ambiente lacustre è ancora vivo e vegeto. (…). Proprio perché il lago è un libro aperto e le carote dei sedimenti rivelano la storia millenaria dell’ambiente, i ricercatori datano il cambiamento del fondale a partire dagli anni Cinquanta. Gli anni in cui è stata realizzata ed è entrata in funzione la centrale». (Ivi).  I ricercatori hanno contattato i Comitati ed il sindaco di Trasaghis, creando una rete positiva di collaborazione anche con la popolazione, ed hanno ora messo a disposizione gratuitamente i dati delle loro rilevazioni, che sono dati definitivi. Inoltre nel corso dell’incontro presso il Centro Nautico, Gasperini ha mostrato le mappe che fotografano il fondale del lago a 40 metri di profondità, evidenziando pure la linea rossa che «indica dove il fondale ha cambiato completamente aspetto: questo è il limite oltre il quale non c’è più vita». (Ivi).
Ma lo studioso del Cnr di Bologna ha detto anche che la stratificazione si vede meglio a sud, mentre a nord ed al centro, ove si riversano maggiormente le acque fredde della centrale, «il fondo è totalmente impenetrabile». (Ivi), mentre la presenza di gas non sfruttabile economicamente, che si forma in ambienti privi di ossigeno, e le righe nere sulle carote, indicano sul fondale già mancanza di vita. (Ivi).

La proposta di Gasperini ai politici è quella di rinaturalizzare il lago di Cavazzo, trasformandolo in un “centro di ricerca e di studio per le scuole europee sull’ambiente naturale” (Ivi), seguendo, in altra situazione, l’esempio di Baita Torino sul Pura. 

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Per la verità il problema del versamento delle acque fredde della centrale nel lago di Cavazzo è stato affrontato anni fa dall’ing. Franzil, con la proposta dettagliata anche a livello tecnico, della realizzazione di un canale di by-pass che convogli direttamente le acque della centrale di Somplago all’emissario del lago di Cavazzo con lo scopo di recuperare la naturalità del lago stesso.
Inoltre la realizzazione del bypass dovrebbe avvenire prima di qualsiasi prelievo dal lago di acqua per il Friuli, come perorato dal Consorzio di Bonifica Pianura Friulana. (Cfr. nel merito il mio: Chiare, dolci, fresche acque di un tempo che fu. Siccità, lago dei tre comuni o di Cavazzo, fra intenti e politiche, in: www.nonsolocarnia.info).

Finalmente con la legge Regionale 6 febbraio 2018 n.3 art. 11, e pure in applicazione dell’art. 12 della l.r. 11/2015, la  Regione Friuli Venezia-Giulia dava disposizioni perché venisse indetto un concorso di idee relativamente al Lago di Cavazzo o dei Tre Comuni che dir si voglia, per la predisposizione di un documento che contenesse una valutazione di fattibilità di possibili azioni di mitigazione, e rinaturalizzazione e valorizzazione ambientale e turistica, dello stesso, con valutazione dei costi/benefici delle possibili alternative agli usi specifici esistenti”. (https://www.studionord.news/lago-di-cavazzo-nuovo-scontro-sul-by-pass/ 21 aprile 2018). Per dare attuazione a detto concorso di idee, la cui elaborazione e gestione era stata affidata dai Comuni all’UTI Gemonese, il 5 aprile 2018 si teneva, presso la sede udinese della Regione una riunione su invito dell’assessore all’ambiente ed energia Sara Vito esteso ai sindaci di Bordano, Cavazzo Carnico, Trasaghis, al presidente dell’UTI, al consigliere regionale Roberto Revelant e a Franceschino Barazzutti. (Ivi).

Ma, nel corso di detto incontro, l’Amministrazione del Comune di Cavazzo Carnico, rappresentata dal sindaco Gianni Borghi e dal vicesindaco Dario Iuri, si esprimeva contro il progetto del canale di “by-pass” ipotizzato all’interno del Piano regionale di Tutela delle Acque come soluzione “per mitigare l’impatto dello scarico della centrale di Somplago sul lago con lo scopo di recuperare le condizioni di naturalità del lago stesso e di garantirne la fruibilità”. (Ivi).
Motivo? Per l’amministrazione comunale cavazzina «l’equilibrio del lago c’è già, il progetto del by-pass lo turberebbe mentre è la centrale che consente di poter utilizzare le sponde. Si tratterebbe di un progetto faraonico che nessuno finanzierebbe», mentre servono subito finanziamenti per incrementare il turismo. (Ivi). Ma a me pare che, per quanto possibile, le sponde siano state già attrezzate, con gabinetti, tavoli per pic nic e via dicendo.  

Favorevoli invece i Comitati. E così giungiamo al 18 maggio 2018, alle due facciate dedicate al lago di Cavazzo dal Messaggero Veneto, ai rilievi tecnici del ricercatore Gasperini del cnr di Bologna. E chiede Franceschino Barazzutti il bypass del lago, sostenendo, giustamente, che il turismo può solo esser favorito dalla rinaturalizzazione del lago, e che riportare la vita sul fondo dello stesso non significa evitare alla centrale di lavorare. Inoltre per il concorso di idee sono stati già stanziati- sostiene Barazzutti – già 50.00 euro che non si vorrebbe finissero nel nulla, come nel caso di Intereg. (Giacomina Pellizzari, serve il bypass, la regione faccia il bando, in Messaggero Veneto 18 maggio 2018).

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Infine i Comitati nel loro comunicato stampa del 16 aprile 2018 intitolato: ‘Lago di Cavazzo o dei Tre Comuni: Qualcuno vuole mantenerlo gelido, torbido e fangoso. Perchè?’ fanno presente agli amministratori di Cavazzo Carnico, che  il lago è esistito prima della centrale, che oltre all’immissario è alimentato da polle sul fondale, riattivabili se indebolite, che i dati pluviometrici superano notevolmente quelli dell’evaporazione. Inoltre nella costruzione di qualsiasi by-pass viene sempre previsto un dispositivo di rilascio in caso di necessità o emergenza per volumi limitati ben diversi degli attuali 66 mc/sec scaricati nel lago. Infine lanciano, nuovamente, sull’esempio delle Regioni Autonome Trentino Alto Adige e Valle d’Aosta, la proposta che anche la nostra Regione Autonoma vada a costituire una propria società energetica, come previsto nella Proposta di Legge n.193 a firma di consiglieri di tutti i gruppi consiliari, che acquisisca le concessioni e le centrali idroelettriche. “Ciò faciliterebbe la risoluzione delle criticità del lago e – più in generale – permetterebbe un utilizzo corretto delle nostre acque a vantaggio del territorio e dei suoi abitanti: acque nostre, centrali nostre, kilowatt nostri, ricavi nostri. E lago restituito alla sua naturalità e fruibilità con tutto ciò di positivo che ne consegue sul piano ambientale, turistico e della pesca! Ben altro dalla carità di qualche sponsorizzazione rincorsa dagli amministratori comunali di Cavazzo Carnico o dal pur apprezzabile, passeggero evento ricreativo annuale presso la centrale.”- scrivono i Comitati.

Fin qui quello che è dato sapere. Augurandomi che il concorso di idee venga posto in essere, e la rinaturalizzazione del lago possa avvenire per il bene di noi tutti, (dopo che lo specchio d’acqua è stato sfregiato anche dall’autostrada), e ritendo validssima la proposta del ricercatore Gasperini di trasformare il lago in un “centro di ricerca e di studio per le scuole europee sull’ambiente naturale” mi fermo qui, in attesa di nuovi risvolti.

Laura Matelda Puppini 

Ricordo i miei articoli precedenti sull’argomento:

Chiare, dolci, fresche acque di un tempo che fu. Siccità, lago dei tre comuni o di Cavazzo, fra intenti e politiche.

SALVIAMO IL LAGO DI CAVAZZO! CONTRO I PRELIEVI DIRETTI PER IRRIGARE LA FURLANÌA

Il Lago di Cavazzo, tra sogno, natura e sfruttamento.

L’immagine del lago di Cavazzo che correda l’articolo è stata da me scattata nel 1991. Laura Matelda Puppini

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