«Qualche tempo fa il sindaco di Tolmezzo, che all’epoca forse non era ancora diventato anche Presidente dell’U.T.I., lasciò di stucco un numeroso uditorio, riunito in occasione di un evento culturale, affermando che “la Carnia è morta”. Si possono certo immaginare alcuni dei motivi che hanno portato ad una simile amara considerazione, anche se sarebbe giusto indicare prove, cause e responsabilità di questo “decesso”. Mi auguro almeno, e credo di non essere il solo, che, come in una canzone di Francesco Guccini, questa sentenza non sia definitiva e ci sia sempre la possibilità di risorgere, in tempi possibilmente brevi.

Quello che comunque è certo è che cinquant’anni fa la Carnia, pur attraversando un periodo particolarmente difficile sotto il profilo economico e demografico, era viva e vitale, al punto da diventare protagonista di significativi cambiamenti.

Non a caso ho parlato di cinquant’anni fa, perché nella primavera del 1968, esattamente come è accaduto negli scorsi mesi, gli elettori del Friuli Venezia Giulia furono chiamati alle urne per due volte: il 19 maggio si votò per la Camera ed il Senato ed una settimana più tardi, il 26, per il rinnovo del Consiglio Regionale. Allora, come è capitato in questa occasione, i risultati usciti dalle urne nel nostro territorio montano produssero un vero e proprio “terremoto”. In un periodo in cui il cosiddetto “voto di appartenenza” era predominante e gli spostamenti tra i partiti erano estremamente contenuti, in Carnia il principale partito di governo scese per la prima volta sotto il 40%, registrando una perdita di dieci punti percentuali in un decennio. Per contro il Partito Socialista, allora “unificato”, che nel complesso della provincia di Udine aveva la metà dei voti della DC, raggiunse il 35% e il Movimento Friuli, al suo esordio, superò il 10%. Come conseguenza di questo risultato due personaggi di spicco del socialismo carnico – Bruno Lepre ed Enzo Moro – diventarono uno deputato a Roma e l’altro Vice-presidente della Giunta Regionale.

Quale fu la causa di questo rivolgimento? Non si può negare che il risultato elettorale fu lo sbocco e la principale conseguenza del movimento di protesta che nei mesi precedenti aveva portato alla proclamazione di due scioperi generali della Carnia (il 29 novembre 1967 e il 20 gennaio del 1968) con una manifestazione che vide scendere in piazza quasi 5000 persone. Come abbiamo ricordato in un convegno organizzato proprio in coincidenza con l’anniversario del primo sciopero generale, si era creata una fortissima tensione nei confronti del governo nazionale e regionale, che vide uniti le amministrazioni locali, i partiti democratici, i sindacati, le organizzazioni di categoria, gli studenti e le associazioni culturali nel rivendicare una soluzione per tutta una serie di fondamentali questioni: dalla creazione di insediamenti industriali all’ammodernamento della rete infrastrutturale, dal risarcimento dei danni subiti in occasione delle alluvioni al finanziamento di opere di difesa idrogeologica, dall’eliminazione delle servitù militari all’applicazione della legge sui sovracanoni idroelettrici, dal mantenimento di alcuni servizi fondamentali come il Tribunale e l’Ospedale di Tolmezzo al rimborso ai Comuni del mancato introito di alcune tasse. Quello che si chiedeva in sostanza – e che fu ingiustamente accusato dalla stampa locale di populismo – era una maggiore attenzione da parte della Regione e dello Stato e l’avvio di una politica di sviluppo industriale che ponesse fine al drammatico esodo dovuto all’emigrazione.

Tra il 1951 ed il 1961 è stato calcolato che dalla sola Carnia se ne andarono definitivamente 16.500 persone, mentre oltre 10.000 erano gli emigranti stagionali, per lo più diretti all’estero. Sono dati impressionanti e fa una strana sensazione vedere come allora l’esito delle elezioni fosse determinato dall’esigenza di dare una risposta al problema posto da quei 27.000 emigranti, mentre oggi è stata probabilmente una vergognosa protesta inscenata da uno sparuto gruppo di persone contro l’arrivo di una decina di poveri profughi a Tarvisio a dare visibilità e notorietà al più votato consigliere regionale eletto nel Collegio. Dovrebbe far riflettere anche che se fosse passata la sciagurata proposta di eliminare la Circoscrizione di Tolmezzo – ipotesi sostenuta da un’altra rappresentante della Lega Nord rieletta in Regione – probabilmente la rappresentanza della montagna a Trieste sarebbe ridotta ad un solo consigliere su 49.

 Grazie ai rappresentanti eletti nel 1968 e all’impegno di una generazione di amministratori che provenivano dalle fila della Resistenza, come Tiziano Dalla Marta, Libero Martinis, Angelo Ermano e Vinicio Talotti, scaturirono importanti novità per il territorio montano: la nascita della zona industriale, una legge regionale che portò, tra l’altro, all’insediamento della SEIMA e di molte altre piccole imprese, la creazione dei poli turistici dello Zoncolan e del Varmost, il miglioramento igienico sanitario delle abitazioni attraverso gli incentivi agli affittacamere. Sul piano nazionale, poi, con il contributo di Bruno Lepre e di un altro parlamentare della regione, il comunista Mario Lizzero, che fu relatore del provvedimento, si arrivò all’approvazione della prima vera legge sulla Montagna, la 1102 del 1971, che di lì ad un paio d’anni permise l’istituzione delle Comunità Montane, strumento di autogoverno e pianificazione del territorio, che avevano immaginato i nostri partigiani sui monti.

Questo per quanto riguarda il passato. Non ci resta che aspettare di vedere di cosa saranno capaci gli eletti in Regione e al Parlamento del 2018.

 

Tolmezzo, 26 maggio 2018      

 Marco Lepre – Tolmezzo»

L’immagine che correda l’articolo, con fotografo, luogo, data, altri presenti a me ignoti, raffigura Enzo Moro visibile all’ estrema destra, e Vittorio Pezzetta, comunista, partigiano, visibile all’ estrema sinistra guardando. L’originale della fotografia era di proprietà di Anna De Prato Pezzetta, moglie di Vittorio, ora deceduta, che mi ha concesso la scannerizzazione e l’uso di più stampe di sua proprietà. Scannerizzazione Epson, elaborazione mia da stampa rovinata. Chi conoscesse gli altri partecipanti all’ incontro, il motivo dello stesso, il luogo,la data, è pregato di comunicarlo attraverso un commento.

Per la figura di Enzo Moro, la nascita della Seima e la Carnia nel secondo dopoguerra rimando a Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel ‘900 italiano, Ifsml, Kappa vu ed, 2013. Ricordo pure che più persone cercarono di fare politica in Carnia e per la Carnia, non solo eletti nei partiti.

Laura Matelda Puppini

 

 

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