Ho deciso di passare la mattinata del 22 agosto  partecipando al convegno “Imprese resistenti” promosso dall’Anpi di Paluzza. E la prima cosa che ho notato è stata l’assenza dei sindaci della Carnia, (tranne quello di Paluzza) e di altri amministratori che, a mio avviso, sarebbe stato opportuno partecipassero, almeno per ascoltare, aprirsi la mente a problematiche varie dell’economia, ricevere spunti su cui confrontarsi.

Inizio questa mia sintesi confessando, subito, che sono persona poco adatta a riportare gli interventi dei politici, pur tuttavia ho trovato degli elementi di riflessione anche da questi.

Nell’introduzione e saluto, Aulo Maieron ed Andrea De Franceschi, vice-presidente dell’anpi di Paluzza, hanno stigmatizzato la presenza di scritte ingiuriose per il 25 aprile e la repubblica italiana all’entrata del paese. La domanda che mi sono posta, come in altri casi, è sempre la stessa: è possibile che non si riesca ad individuare gli autori materiali di tali insozzature di bene pubblico o privato, ed a farli pagare di tasca propria la ripulitura, dopo averli denunciati ai sensi della legge vigente in materia?

Per quanto riguarda l’intervento di Enio Agnola, non credo che i politici possano presentarsi agli italiani parlando di riforme improrogabili, che presuppongono una modifica di mentalità e culturale, e di fede cieca nell’operare delle istituzioni, perché questi mi parevano,  in sintesi, i concetti espressi dal rappresentante della Regione, non si sa se a titolo personale o meno.
Mi è parso, francamente, e spero che Agnola non me ne voglia per questo, più un approccio da focolarini di Comunione e Liberazione, che da amministratore pubblico. E non si può definire ogni critica esaltazione del negativo, come non si può definire ogni positività rilevata come una esaltazione propagandistica per questo o quel governo. Ma, secondo me, è innegabile che Renzi si stia arrampicando sui vetri, e che abbia puntato molto sul consenso popolare, meno sullo studio accorto degli aspetti salienti della politica italiana e sul come risolvere i problemi di fondo.
Credo invece che effettivamente esistano norme regionali che incentivano l’imprenditoria e l’artigianato, ma non credo sia così semplice diventare imprenditori od artigiani, oggi come oggi, incominciando da zero.

Non so come si possa, poi, parlare ancora di sviluppo, termine presentato, nel corso degli anni, come motivazione anche per proposte a dir poco fantasiose, tanto che io lo considero,  ormai, una specie di specchietto per allodole. Relativamente all’autostima, ritengo che ci siano dei fattori che la favoriscono, ed uno di questi è avere un lavoro stabile, cioè avere un’indipendenza economica, e sognare un futuro. Ma mi pare che questo momento storico non sia, in tal senso, uno dei più propizi.

La possibilità di fusione dei comuni esistenti, all’interno delle U.T.I., in unità amministrative di vallata, invece, oltre che far perdere consensi politici, pare operazione che va ad incidere non solo sull’identità degli abitanti ma pure sulla possibilità, per alcuni servizi, di non esser più servizi di prossimità, in particolare per la popolazione anziana, costringendola a dipendere dagli altri, ad andare verso il paese più grosso e sede di municipio, con perdita di autonomia ed identità. I fenomeni psichici dovuti allo sradicamento dall’ambiente di vita, nell’anziano, sono stati lungamente studiati ed hanno ripercussioni non di poco conto sulla sua salute e sul suo umore. Inoltre lo spopolare i piccoli paesi è politica poco accorta, perché si potrebbero creare problemi per la manutenzione dell’ambiente e per la perdita del bagaglio culturale legato al territorio.

Si è parlato poi, di “cosa pubblica”.  Ma siamo sicuri, mi chiedo polemicamente, che esisterà qualcosa di pubblico, dopo la svendita, da parte del governo Renzi, dell’Italia ai privati, senza saper neppure a cosa andrà incontro la Nazione? Si è visto con Poste Italiane: il privato chiude i rami secchi quando vuole. E nel corso del convegno è stato ribadito che l’imprenditore, anche cooperativo, non è un benefattore. Per questo io credo che alcuni settori, come quello dell’acqua, dell’energia, dei servizi, della scuola, dei trasporti, non possano esser privatizzati.

Alcune proposte di Furio Honsell, studioso e sindaco, mi sono parse, invece, interessanti.
Egli ha posto l’accento su alcuni indicatori per la società futura:

Contrasto allo spreco, e ottimizzazione delle risorse, anche grazie all’innovazione tecnica (per esempio grazie ad impianti energetici di cogenerazione).
Sostegno ad imprese in fase di start-up (di inizio attività), promozione di forme di start-cup (incentivi a imprese innovative) soprattutto in ambito tecnologico.
Frugalità nel consumo. (Utilizzo pure di acquisti collettivi di macchinari, in situazione di co- working).
Società anche multietnica, basata sull’inclusione sociale.
Sostenibilità ambientale con riduzione emissione in atmosfera di CO2, realizzabile solo attraverso un cambio di abitudini, stili di vita, e mentalità della popolazione.
Infine è stato ricordato il progetto montagna sostenuto da Diego Carpenedo, presente in sala.

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ESPERIENZE INDUSTRIALI E COOPERATIVE.

La seconda parte dell’incontro, che ha avuto quale presentatore e moderatore Daniel Spizzo, è stata dedicata alle relazioni degli industriali e dei presidenti di cooperative invitati a parlare.

Mario Gollino di 4 S, ha ricordato i suoi cinquant’anni da imprenditore nel ramo della produzione di imballaggi in cartone, e l’importanza di aver fatto proprio, per restare tanti anni sulla breccia, l’invito di Giovanni Gervasoni a guardare sempre all’innovazione.
Egli ha fatto notare come effettivamente, da una quindicina d’anni, il mercato sia in difficoltà maggiori che in precedenza, quando anche un investimento od una scelta sbagliata potevano venir coperti dalla crescita degli acquirenti. Ma attualmente la situazione mostra segni di stagnazione, se non di recessione, e la diminuzione, dal 2000, della vendita di imballaggi di cartone, utili in ogni settore produttivo, ne è un preciso indicatore.
Inoltre l’industria risente di ogni piccolo errore, prima quasi impalpabile, ed in momenti di crisi non si può esulare dal chiedersi come andare avanti.
Gollino ha narrato, poi, come egli avesse superato un momento di empasse, decidendo di sostituire un vecchio macchinario con uno nuovo, e quindi investendo sull’attrezzatura. Questa scelta si era poi rivelata vincente, anche se inizialmente aveva comportato un esborso non di poco conto (7 o 8 milioni di euro), in quanto aveva permesso alla fabbrica di poter volgere la produzione a nuovi settori.
Infatti chi voglia fare l’imprenditore deve necessariamente guardare alle opportunità che offre il mercato.

Il settore innovativo più importante, recentemente, per “4S imballaggi speciali” è stato quello relativo alla produzione di pianali in cartone per “Ikea”.
Gollino ha narrato che era venuto a sapere, da un rappresentante di “Ikea”, multinazionale svedese operante nel ramo della vendita arredi, che la stessa stava cercando la possibilità di sostituire i pianali in legno con altri in cartone.
Alla fabbrica, per proporsi quale concorrente per la commessa, mancava però una macchinario adeguato. Così egli si recò da un ottimo ideatore meccanico di San Giovanni al Natisone, che costruì il prototipo.
Da qui iniziò la collaborazione, esclusiva, della “4 S” con “Ikea”, anche nel campo della sostituzione del polistirolo per imballaggio con cartone.  Un altro dei problemi incontrati fu che la “4S” di Villesse produceva, tendenzialmente, ondulati, non alveolari, problema poi risolto.
L’ampliarsi verso altri settori produttivi della fabbrica, ha portato ad un aumento dello spazio di utilizzazione come magazzino, alla scelta del fotovoltaico a tetto come fonte energetica, all’ eliminazione dell’eternit.

Inoltre Mario Gollino ha sottolineato come “Ikea” sia attenta allo stoccaggio delle merci ed ad aspetti relativi all’impatto ambientale, oltre che al rapporto con i clienti ed alle possibili vertenze sindacali od esposti alla dirigenza da parte dei lavoratori, pure per quanto riguarda le aziende con cui collabora.
Altro aspetto positivo e non di poco conto, nel rapporto di “4S” con Ikea, è che “Ikea” paga regolarmente le forniture a 30 giorni.
Infine Mario Gollino ha chiuso il su intervento dicendo che, a suo avviso, il futuro è ancora legato al settore manifatturiero, e che, dalla sua esperienza, si deve, e dovrà sempre più, porre particolare attenzione agli aspetti legati all’innovazione, all’ ambiente, al riciclo, al mercato.

Duilio Cescutti, di Carniaflex, con sede a Paluzza, ha narrato come il gruppo che presiede abbia ormai interessi in vari settori, pur rimanendo specializzato, in modo particolare, nella produzione di oggettistica medica di precisione.
L’azienda nacque nel 1972 per produrre tubi flessibili, per microfoni ed altri usi. Il prodotto, grezzo, veniva poi inviato in Germania per esser completato.
Successivamente sul mercato irruppe la Cina, che produceva a costi altamente competitivi.
Pertanto “Carniaflex” decise di volgere la produzione alla strumentazione meccanica di alta qualità per l’ambito sanitario. Attualmente produce viti e parti osteointegrabili e removibili per ortopedia, traumatologia, chirurgia maxillofacciale, implantologia dentale, oltre che strumentazione chirurgica.
I prodotti sono certificati, a garanzia della qualità degli stessi, e l’azienda segue le indicazioni “Toyota”, rispettando pure l’obbligo di mantenere la documentazione su produzione e prodotto per 30 anni, per eventuali problemi o contestazioni che potessero sorgere.
Attualmente alcune fasi come la sterilizzazione e l’imballaggio vengono svolte nella sede di Amaro.

Il mezzo più facile per far conoscere la produzione, oltre il sito, è partecipare alle fiere internazionali, uno dei problemi maggiori che la ditta ha dovuto e deve affrontare è la preparazione di personale specializzato.
Scelti i futuri tecnici, essi vengono affiancati a personale già operativo, da cui apprendono a lavorare nel migliore dei modi, specializzandosi nel settore specifico. Però non è possibile preparare in tal maniera più di due persone alla volta. La fase di apprendistato dura da un minimo di 12 mesi ad un massimo di 18, ed il personale così formato non solo si ferma in azienda ma, da quanto rilevato, risulta pure legato alla stessa.
“Carniaflex” attualmente ha 35 dipendenti, ha un buon fatturato, investe anche in ricerca, acquista i macchinari di precisione dalla Svizzera.

Per Cescutti vi sono, sul territorio, problemi di collegamento alla rete internet e limiti nei servizi.
Nel settore vi sono buone probabilità di crescita, ma bisogna sempre tener d’occhio ed analizzare  le possibilità di investire e le richieste del mercato.
La fabbrica utilizza energia da centrale idroelettrica Secab, e da fotovoltaico. Si sa però, che anche la centrale a biomassa di Sutrio è esperienza importante.

Federica Gortani, di Gortaninox, figlia del proprietario dell’industria, ha illustrato come sia nata l’azienda, grazie all’idea di suo nonno, che aveva, inizialmente, una distilleria.
Ritenendo necessari contenitori in acciaio per i distillati, egli si dedicò a produrli in proprio, con iniziativa personale, nella piccola officina dietro casa. Da questa prima esperienza, i Gortani passarono ad produzione anche per terzi, che Giampaolo Gortani, vendeva nei suoi incontri in Friuli con altri operatori nel settore vinicolo.
Successivamente egli passò ad una produzione industriale di contenitori per viniviticoltura, ed ultimamente “Gortaninox”, si è specializzata nella produzione di autoclavi di spumantizzazione, essendosi modificato il gusto dei bevitori, che prediligono vini frizzanti.

Viste le tendenze di mercato nel settore vinicolo, nel 2009, “Gortaninox” creò il prototipo dell’ autoclave di spumantizzazione, ed ora il 50% della realizzazione e vendita di tale prodotto in Italia ed Europa è in mano sua. Nel 2011 l’azienda ha ottenuto una commessa “di spicco” dalla Croazia.
Attualmente Gortaniox si occupa anche di contenitori per la farmaceutica.
In sintesi, secondo Federica Gortani, un’azienda non può esulare dalla richiesta del mercato, se vuole mantenersi sulla breccia.
La capacità di “Gortaninox” di vincere la concorrenza dipende dal fatto che essa garantisce pure il trasporto del prodotto e la sua istallazione in loco, seguendo queste fasi con particolare cura, e dal fatto che produce contenitori sia di piccole dimensioni che per uso industriale, che rispondono a varie richieste della clientela.
Lo stabilimento, precedentemente collocato ad Arta Terme, ora ha sede ad Amaro, ove, fra l’altro, la viabilità è maggiormente favorevole.

Anche “Gortaninox” pone particolare attenzione ai materiali ed alle tecnologie.

Luigi Cortolezzis, presidente della Secab, ha tratteggiato, con poche parole, la nascita della Società elettrica cooperativa Alto But, sottolineando l’impegno di Antonio Barbacetto per la sua creazione, e come essa fu la prima cooperativa, nel settore, a coniugare pubblico e privato.

La prima centrale idroelettrica della “Secab” entrò in funzione nel 1913, grazie al capitale dei soci, e inizialmente fornì energia elettrica per l’illuminazione pubblica e per gli opifici.

Attualmente “Secab” possiede 5 centrali idroelettriche ed un impianto di cogenerazione assieme alla Comunità Montana della Carnia ed ha 3.000 soci che partecipano attivamente e con attenzione alla vita ed alle scelte della cooperativa.
La prima centrale storica, quella alimentata dal “Fontanon” di Timau, ormai non è la principale fonte di produzione per “Secab”, che tenta, pure, di valorizzarla dal punto di vista storico/ culturale, attraverso un piccolo museo che ricorda la nascita della cooperativa e la sua evoluzione  nel corso degli anni.
“Secab”, infatti, ha voluto e vuole che i principi di mutualità, solidarietà, cooperazione, su cui è sorta, vengano mantenuti e divulgati anche attraverso la catalogazione del suo archivio storico e la creazione di un centro di documentazione.
Secondo Luigi Cortolezzis una buona conoscenza del passato può portare a cercare soluzioni anche ai problemi del futuro. Inoltre “Secab” è esempio di buona cooperazione, non unico in Italia, ove è presente buona e sana cooperazione anche al momento attuale.
Per quanto riguarda la distribuzione dell’energia, Cortolezzis ha precisato che, gli impianti sono ubicati nel territorio in cui “Secab” esercisce il servizio di distribuzione ad eccezione della centrale di Mieli, sita in comune di Comeglians, ove la distribuzione è in capo ad altro distributore. “Secab”, rispettando l’ambiente, ha interrato le linee in alta quota e nei pressi dei centri abitati.
Inoltre  “Secab”,  aiuta pure le utenze sia pubbliche che private, praticando costi energetici inferiori ad altri e favorendo l’occupazione. Non si può negare, però, che scelte politiche possano inficiare realtà importanti come questa: se infatti fosse stata realizzata la centrale di Amaro, “Secab” si sarebbe trovata in seria difficoltà.

Alla Carnia, secondo Luigi Cortolezzis, servono amministratori intelligenti ed attenti, che sposino l’ analisi di modelli di fattibilità nell’ ambito della Comunità Montana, e servono realtà cooperative che seguano il modello “Secab”.
E’ importante, per tutti, tener conto di quanto riportato sul protocollo di Kyoto, guardare alle fonti rinnovabili, precisando cosa significhino, valutare in modo adeguato le risorse, come per la Carnia il bosco e le acque; ma non si può prescindere dai progetti sociali europei, che rivestono notevole importanza e bisogna avere il coraggio di resistere ed il piacere di esistere.

Stefano Petris del prosciuttificio Wolf, si è soffermato, inizialmente, sul legame tra prodotto, produzione e territorio (Sauris) tanto che il marchio ed il nome del paese ormai viaggiano abbinati.

L’idea di produrre prosciutti in modo industriale venne a Giuseppe Petris, suo padre, seguendo l’esperienza appresa, a sua volta, da Pietro Schneider, nonno e norcino, che faceva prosciutti per il mercato interno, seguendo un’antica ricetta. Essa prevedeva l’affumicatura a legna, e questa è una delle caratteristiche che contraddistingue anche il prodotto attuale.

Inizialmente Giuseppe Petris faceva il camionista, ma successivamente iniziò a comperare dalle famiglie di Sauris i maiali, le cui carni lavorava in locali non di sua proprietà. Egli poi vendeva i salumi così prodotti ai friulani, in genere ristoratori, che aveva incontrato nei suoi viaggi come autista, e che si erano interessati al prodotto.
Quando Petris decise di realizzare un prosciuttificio a Sauris, incontrò, però, una serie di problemi burocratici che gli fecero perdere pure una sovvenzione ottenuta, e gli ci vollero 10 anni per ottenere l’autorizzazione a procedere. Esasperato dalla situazione creatasi, il vecchio Petris acquistò, all’insaputa della famiglia, un terreno a San Daniele, per porre ivi la sua attività, ma si trovò di fronte all’opposizione dei figli e della moglie, decisi a rimanere a Sauris.
Infine egli riuscì a costruire lo stabilimento, e, dopo averlo dotato di macchinari nuovi, iniziò la produzione. Dovendo scegliere un nome ed un marchio, decise per un nome corto e significativo “Wolf”, soprannome di famiglia, che facilmente si poteva ricordare.
Si può dire, quindi, che lo stabilimento “Wolf” nacque perché Giuseppe Petris credette nella possibilità di seguire un’antica tecnica, perché credette nelle potenzialità del territorio, perché credette alla sua idea ed ebbe forte motivazione nel realizzarla.

Attualmente “Wolf” ha uno stabilimento di 10.000 mq di superficie, ha 60 dipendenti ed un buon fatturato, e si distingue per aver investito sul territorio utilizzando tecniche di lavorazione apprese dal territorio.
“Wolf” opera anche su mercati esteri, utilizza il metodo on line per contattare nuovi acquirenti, ed ha circa 1500 clienti raggiunti in questo modo.
Il prodotto è rimasto sostanzialmente lo stesso, pur con qualche variazione, ed è importante, per Stefano Petris, continuare ad investire, in Carnia, nel settore agro-alimentare.

Stefano Adami, di Cooperativa indotto, Carnia (C.i.c.), con sede legale a Villa Santina, ha narrato come nacque detta Cooperativa, di cui è presidente.

Un gruppo di giovani decise, nel lontano 1987, di creare una cooperativa di saldobrasatori, che operassero su territorio, ma per il mercato delle multinazionali.
La cooperativa, volendo diversificare il campo di attività, nel 2005 acquistò un negozio alimentare, a Enemonzo, che però rimase per molto tempo un ramo secco, anche se offriva un servizio sociale agli abitanti del luogo ed era punto di incontro.
Non sapendo che fare dello stesso, se sbarazzarsene o meno, “C.i.c.” decise di incontrare i clienti e chiedere loro quale negozio volessero, con che prodotti, con che orario di apertura, con che servizi.
Si vennero così delineando le nuove linee di un futuro servizio, che puntava a:
acquistare e porre in vendita solo i prodotti maggiormente richiesti dall’utenza, per esempio la pasta più utilizzata, limitando sprechi;
acquistare le merci assieme ad un partner di Belluno da una grossa cooperativa, onde calmierare i prezzi;
aprire il negozio negli orari più graditi all’utenza;
permettere la spesa con ordinazione telefonica e recapito a casa gratuitamente.
Questa nuova tecnica di acquisto e vendita, iniziata nell’aprile 2014, è risultata gradita ai clienti, a cui ha permesso di fare la spesa alimentare in loco, e di poter trovare sempre “sotto casa” quello che potrebbe mancare in cucina.

Visti i buoni risultati ottenuti ad Enemonzo, “C.i.c.” si è impegnato a Lauco, rilevando un altro negozio alimentari, dotato, dal marzo 2015, di un punto wi-fi internet, con il servizio, gratuito di consegna spesa a domicilio. La cooperativa intende acquisire anche la possibilità di dotare i suoi negozi dei servizi di: telefono,  fax e pagamento bollette, e la possibilità di vendita,  negli stessi,  di quotidiani, periodici e di bombole per il gas domestico.
In sintesi si è riproposta la formula del “negozio di paese multiuso”, quali furono gli spacci della Cooperativa Carnica, per molti anni, con l’indispensabile per chi voglia vivere ancora in montagna.
Il negozio viene inoltre presentato come luogo di incontro ove fermarsi a bere un caffè, e, quindi, in sintesi, come centro di aggregazione sociale e di servizi di prossimità.
Ora “C.i.c.” ha rilevato due negozi: uno a Cavazzo Carnico, uno a Liariis di Ovaro, ove intende utilizzare, per il servizio, la formula già sperimentata che punta, pure, ad un low cost, basato su una scarsa differenziazione nelle marche dei vari prodotti.
Stefano Adami ha narrato, infine, che era stato loro chiesto di acquistare bottiglie di “spuma” da un litro, qui introvabili. Sulla base di una ricerca, si è visto che essa veniva prodotta e venduta da uno stabilimento Siciliano, a prezzo conveniente, e così si è provveduto ad accontentare la clientela.

Claudio Agnoli della Cooperativa Cadore Scs, ha parlato della sua esperienza, nata anche sull’onda degli insegnamenti di Bruno Trentin ed Eliseo Dal Pont, famoso partigiano garibaldino bellunese, nome di battaglia Bianchi .

Ha raccontato al pubblico che la cooperativa che presiede, nata nel 2008, anche da una precedente esperienza nell’ambito del consumo, opera nel settore del welfare di prossimità.
In particolare si interessa dell’inserimento lavorativo, manutenzioni ambientali, turismo e ristorazione, cultura.
Agnoli si è poi soffermato sull’importanza dell’innovazione e dell’agire democratico all’interno dell’impresa anche cooperativa, sottolineando come una democrazia possa morire sia per populismo che per autoritarismo, e così un’impresa, a cui non servono padri padroni.
Inoltre ha ribadito come i meccanismi riflessivi, nella società odierna, siano indispensabili per allargare il pensiero, cogliere opportunità e puntare all’innovazione.

La cooperativa, che occupa 217 persone, risponde a bisogni, non certo nuovi, del territorio, ed al fatto che sempre più, nell’ottica europea accentratrice di servizi, le aree marginali restano scoperte degli stessi.
Infine Agnoli si è soffermato sull’importanza dell’etica nell’impresa e nella finanza, ha auspicato che si giunga ad una differenziazione dell’Iva in base alla tipologia di azienda e dimensioni della stessa; ha sottolineato l’importanza di operare, nell’ambito del welfare, in contatto con i comuni, che nel caso di Cooperativa Cadore Scs, rappresentano i soci istituzionali della cooperativa stessa.

Nel corso dell’incontro è intervenuto anche William Pezzetta della Cgil, che ha parlato del periodo di crisi che l’Italia sta attraversando, che mette in difficoltà i lavoratori, che è anche crisi culturale ed ideologica e che dura da circa 7 anni. Si è soffermato, poi, sull’importanza di una imprenditorialità legata al territorio.
Ha preso la parola, portando il saluto dell’anpi di Udine, pure il suo presidente Dino Spangaro, che ha esecrato le scritte offensive alla resistenza comparse a Paluzza.
L’incontro di è chiuso con un “buffet”, vissuto come momento conviviale.

Spiace non aver sentito nuovamente Cramars – cooperativa con sede a Tolmezzo, che si occupa di formazione professionale, presente da anni sul territorio, con una porgrammazione di qualità, ma che forse dovrebbe cercare anche altri settori operativi, se possibile, in questo momento storico.
Approfitto di questa sede per riassumere l’intervento di “Cramars” il 27 giugno 2015, nel corso dell’ assemblea dell’Associazione Giorgio Ferigo, mai pubblicato.

Per quanto riguarda le due relazioni di Cramars, mi è parso interessante l’intervento di Stefania Marcoccio, che ha trattato la possibilità di formare anche personale non inserito nel mondo del lavoro, per mantenere attiva la mente, in momenti che paiono bui, sfruttando al meglio il tempo a disposizione, per far aumentare conoscenze e competenze personali, e favorire la rimotivazione. I percorsi di formazione possono esser lunghi o brevi, ed in genere riguardano, nelle scelte, l’apprendimento di lavori artigianali ritrovati, come: parrucchiere, panettiere, cuoco, sarto, oltre l’apprendimento di una lingua straniera o dell’uso del computer. Vanni Treu ha invece portato esempi concreti di soluzioni diverse dal solito nel mondo del lavoro, che presuppongono, però, desiderio di vivere in montagna, creatività imprenditoriale, ed un certo margine di capitale di rischio, aspetti non comuni a tutti. In particolare la relazione di Stefania Marcoccio concerneva il piano PIPOL, Piano Integrato di Politiche per l’occupazione e per il lavoro, quella di Vanni Treu riguardava, invece, garanzia giovani e la possibilità, offerta dalla regione, a giovani imprenditori soprattutto nel ramo della ristorazione.

Laura Matelda Puppini

L’immagine che correda l’articolo è quella di reclame per le iniziative dell’anpi Paluzza tenutesi il 21 e 22 agosto 2015.

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