Organizzato da: Legambiente Regionale, Free Rivers Italia, CeVi, Voglio scorrere libera, Comitato per la difesa e valorizzazione del lago di Cavazzo Carnico  e con l’adesione dei Circoli Legambiente della Carnia, Canal del Ferro – Valcanale e della Pedemontana gemonese, del Comitato per la tutela delle acque del bacino montano del Tagliamento, del Comitato per la Forra del Leale, del Comitato spontaneo NO  centralina ponte Rop, Resia, del Comitato PAS (per altre strade) – Carnia, si è tenuta, a Pietratagliata, la manifestazione: “Salviamo il fiume Fella”.

Erano presenti Stefano Mazzolini, vice presidente del consiglio Regionale, ed i consiglieri regionali Luca Boschetti e Massimo Morettuzzo, Sandro Cargnelutti e Marco Lepre per Legambiente, Gaia Baraccetti,  il geologo Dario Tosoni che ha parlato per Free Rivers Italia, Silvio Vuerich, Luca Nazzi, Marco Iob, e molti altri.

Alcuni concetti, espressi nell’ incontro, mi hanno particolarmente colpito:

  • il fatto che, fra centrali e centraline e scempi ambientali, il contesto naturale di vita che consegneremo ai nostri figli e nipoti sarà completamente diverso da quello attuale, e che dobbiamo riflettere su questo aspetto prima di decidere;
  • la predisposizione a svendere territorio e possibilità di vita e di lavoro alternative per un ‘plat di frucions’, per dirla alla Ferigo;
  • l’incapacità e la faciloneria di chi, a livello pubblico, dà concessioni per centraline e non solo, che spesso sono in primo luogo i comuni, dimostrando una totale carenza di una visione globale strutturale, sistemica del territorio, quasi fossimo nel medioevo, senza ter conto dell’interesse dei popoli e dell’impatto ambientale di alcune opere come le centraline;
  • lo scarso impatto a livello di produzione energetica delle centraline (in Italia intorno all’ 1%), che, in una valutazione obiettiva di benefici rischi, rappresentano un danno ed uno svantaggio globale, a fonte di una produttività minima e spesso legata ad un solo concessionario per suoi fini particolari;
  • la bocciatura del Tagliamento come bene Unesco, perché pare qualcuno temeva di non poter fare alcune opere sul fiume, in particolare, da quanto ho sentito, alla stretta di Pinzano.

Ma l’Europa, ha ricordato qualcuno all’incontro di Pietratagliata, guarda con vero favore alla salvaguardia degli ecosistemi fiume, non certo ad una politica del un po’ sì ed un po’ no. Perché la salvaguardia dell’ambiente presuppone solo un sì od un no.
E L’Unione europea ha pubblicato una direttiva quadro sulle acque che non lascia molto spazio alle interpretazioni. (Cfr nel merito: https://ec.europa.eu/environment/pubs/pdf/factsheets/wfd/it.pdf). Ma vi è ancora chi cerca di fare il furbetto e di svicolare. Ma chi fa così, crea un danno alla comunità intera.

Inoltre si deve produrre molta energia se non si sostengono sistemi per ridurne il consumo. E mi spiego meglio. Macchinari obsoleti, che le industrie non vogliono cambiare per massimizzare il profitto riducendo al massimo la spesa, possono consumare molta più energia che macchinari di nuova generazione. Ma chi controlla non solo lo stato dei fiumi, dei torrenti, delle acque, il minimo deflusso vitale, ma anche lo stato dei macchinari delle industrie ed opifici, prima di dare concessioni per centraline trentennali? Pare nessuno. E perché non si richiede anche a chi ha già costruito centraline di demolirle quando dismesse? Ma in particolare: chi tutela il prelievo dell’acqua per produrre energia idroelettrica, che spesso è fuori dal convenuto? – Questo ho sentito narrare nell’ incontro di Pietratagliata.

Per esempio il consigliere Morettuzzo ci ha precisato che i prelievi delle centrali di a2a avvengono a seconda del valore azionario dell’energia, sempre seguendo il concetto del massimo profitto. Ed a2a ed altre similari sono sulla via di consorziarsi per diventare un’unica società dell’energia e di riflesso dell’acqua pure potabile, ponendo a mio avviso un cappio al collo della società odierna, e senza concorrenza. 

Ed a questo punto io mi chiedo: perché questi temi non vengono posti all’ ordine del giorno di ogni amministrazione pubblica, non vengono discussi e divulgati? Cui prodest il silenzio e la scarna informazione o parziale?
Inoltre quando leggo che una società, nonostante siano in atto alcune valutazioni, inizia ugualmente i lavori per una centralina sul Fella, come nel caso di quella in via di realizzazione in località ‘Las Braiducias’ da quello che ho annotato, mi chiedo in che società viviamo. Stefano Mazzolini ha detto che, avvisato da gente del luogo, ha chiamato i carabinieri, e che attualmente vi è in atto, se ho ben capito, un contenzioso che riguarda anche la Regione Fvg come controparte. Ma detti lavori verranno fermati davvero? 

E dato che noi siamo non tanto i padroni ma i custodi della nostra terra, per noi dovrebbe essere così, perché esistono anche dei limiti normativi al ‘faccio quello che mi pare’.  E con l’acqua potabile e dolce, con l’acqua di risorgive, rii, torrenti, fiumi, laghi non si scherza, perché è bene indispensabile alla vita, non è riproducibile ed è di quantità finita. (Cfr. sull’argomento: ‘La tragedia dell’Australia che brucia e l’acqua bene comune e non merce: due argomenti correlati. Inviti ad incontri per il clima a gennaio ad Udine’, in: www.nonsolocarnia.info).

E così si legge su https://www.legambiente.it/i-paesi-ue-inadempienti-sulla-direttiva-quadro-acque/: «Per la Coalizione ‘Living Rivers Italia’ che sostiene la Campagna europea #ProtectWater il report della CE evidenzia come gli Stati Membri manchino ai propri impegni in attuazione della normativa europea, mettendo a rischio la disponibilità d’acqua per la natura e per le persone.
 I fiumi europei stanno soffrendo. Nonostante l’Europa sia dotata di una forte normativa sull’acqua, nel suo ultimo report, pubblicato oggi, la Commissione Europea fa un ritratto a tinte fosche sull’applicazione della Direttiva europea Acque (2000/60/CE): gli Stati Membri non sono sulla buona strada per conseguire, entro il 2027, l’obiettivo del “buono stato ecologico”, previsto dalla normativa comunitaria per i fiumi, i laghi, le zone umide, i corsi d’acqua, le acque sotterranee e le acque di transizione e costiere. (…).

Il Quinto Report della Commissione Europea sull’implementazione della Direttiva Acque prende in considerazione i Piani di gestione di Bacino 2015-2021. I Piani di Bacino, previsti dalla Direttiva, sono lo strumento più efficace per il miglioramento dei nostri ecosistemi acquatici e per garantire un uso plurimo sostenibile delle acque dolci europee. Alla luce di quanto emerge dalla valutazione effettuata sui singoli Piani, la Commissione Europea ha definito delle raccomandazioni per gli Stati Membri in cui chiede di migliorare la gestione delle acque e rileva come sia urgente un cambiamento significativo nel modo con cui i Paesi della UE affrontano i principali fattori di pressione sulle acque (come l’inquinamento derivante dall’agricoltura e l’uso eccessivo della risorsa idrica), anche perché questo limita fortemente le funzioni ecologiche del capitale naturale e dei relativi servizi ecosistemici. (…).

La Coalizione osserva che in Italia la situazione delle acque dolci è grave e l’inadeguata applicazione della Direttiva è testimoniata dal fatto che solo il 43% dei 7.494 fiumi avrebbero raggiunto un “buono stato ecologico”, come richiesto dalla Direttiva Quadro Acque (2000/60/CE), mentre il 41% è ben al di sotto dell’obiettivo di qualità e un 16% non è stato nemmeno classificato. Per i 347 laghi del nostro Paese, invece, la situazione è ancora più grave visto che appena il 20% è “in regola” con la normativa europea.

La Commissione Europea ha avviato procedure istruttorie Eu Pilot per violazione del diritto comunitario nei confronti del nostro Paese, rispettivamente: per l’indiscriminato sfruttamento delle acque a scopo idroelettrico e per la non corretta applicazione della Direttiva Quadro Acque. Purtroppo, anche la biodiversità delle acque dolci è fortemente in crisi in Italia, come testimonia la grave situazione in cui versano le oltre 40 specie di pesci autoctoni, 24 delle quali endemiche, tra cui la Trota marmorata, il Carpione del Garda e il Carpione del Fibreno, mentre il solo Cavedano appare fuori pericolo”, concludono le associazioni.
La piena attuazione della Direttiva richiede impegno e fondi adeguati, ma un ampio numero di Stati Membri sta continuando ad usare (e ad abusare) dei diversi tipi di deroghe consentite dalla Direttiva. Circa la metà dei corpi idrici (superficiali e sotterranei) sono in esaurimento». (“La denuncia nel report della Commissione Europea pubblicato oggi. In Italia solo il 43% dei fiumi sono in buona salute – A rischio 40 specie ittiche, in: https://www.legambiente.it/i-paesi-ue-inadempienti-sulla-direttiva-quadro-acque/). Ma, come sottolineava sempre Tosoni, rappresentante di Free rivers, bisogna dire basta agli incentivi per le rinnovabili che vengono erogati per le centraline, anche perché non sono in linea con gli intendimenti europei.

 

Ero stanca stamattina, ed ero rientrata nella notte da Roma a Tolmezzo dove abito, ma mi sono recata ugualmente a chiedere la salvaguardia di un fiume, della nostra terra, del creato. Perché per i cristiani la “Laudato si’ “non può essere un optional. Perché certi disastri ambientali, come la possibilità di captazione a centraline di un intero fiume, che è, ora, forse l’immissario principale del Tagliamento, non può esser ridotto a due righe di cronaca ma presuppone la presenza attiva dei montanari a difesa.

Parlavo stamane con un canoista di fiume, uno di quelli ( che mi ha detto anche chi è) che va in canoa lungo i fiumi di mezza Europa, e mi parlava del torrente Raccolana che permetteva un tempo una attività bella ed in mezzo alla natura incontaminata agli amanti del suo sport preferito: ed i canoisti si passano informazioni, ed i canoisti lanciano anche petizioni di salvaguardia dei fiumi e della natura come accaduto per la Valsesia. Ma quanti canoisti, quanti amanti della pesca, andranno in Val Canale e Canal del Ferro, se i corsi d’acqua verranno violati, pezzo dopo pezzo dal cemento? Chiediamocelo.

A Pietratagliata ho incontrato, a quasi fine manifestazione, anche due anziani turisti, che mi hanno chiesto cosa stessimo facendo lì. Ho spiegato che vogliono captare le acque del Fella per fare centraline idroelettriche. Ed essi, stupiti ed amareggiati, mi hanno detto che loro vengono lì perché quella valle a loro piace così com’è, con il verde e l’acqua del fiume. Ma vi è chi ha concesso di costruire centraline, e si sa, in certi casi non si può quadrare i cerchi, e per fare energia andrà a finire che si perderà anche il turismo montano, ora in rimonta. Ma va tu a capire certi politici, certi tecnici, certi impiegati. 

Un altro aspetto che mi preoccupa è la mancata presenza a Pietratagliata del Pd, almeno se ho ben guardato e capito. E non so perché il Pd ritenga che lavoro e tutela dell’ambiente siano in antitesi. La cura dell’ambiente, in un’ottica diversa da quella ottocentesca vetero- testamentaria, infatti, può produrre lavoro e popolamento, basta saper guardare avanti e non fare una politica retrò. Ma questo lo sapevano anche Vittorio Cella ed i pionieri del gruppo delle cooperative carniche insieme con coloro che fondarono, pensate un po’ l’Ente di Economia Montana. Erano forse questi dei visionari? E le scelte di oggi, per centraline invece che per turismo vi paiono ora scelte intelligenti? Perché, diciamocelo in faccia e con tutta franchezza: li vedete voi quei turisti in bicicletta che percorrono la ciclovia Alpe Adria, muoversi in un paesaggio, si fa per dire, sempre più lunare, fra centraline, reti di distribuzione energetica, e tratti di fiume captati, e fermarsi magari nei paesi a visitare la chiesa od a mangiare qualcosa?

L’era del ‘si cumbine’ e del un po’ sì ed un po’ no, è finita da un pezzo. Ed il turismo cerca verde, natura, riposo, ruscelli ed acqua che scorre, non certo luoghi segnati dal cemento e dal dissesto che si viene a creare, secondo Dario Tosoni, nella costruzione delle centraline stesse. 2000 sono state già costruite in Italia, 2000 attendono di essere iniziate, se ho ben compreso, impiegando soldi nostri, sotto forma di incentivi alle rinnovabili. Ed in Friuli Venezia Giulia ve ne sono già 400 di attive. È ora di dire basta a questo scempio ambientale, è ora di sostenere ampiamente i beni comuni ed i consorzi vicinali, protetti anche dal trattato di Saint Germain del 1919, e di far entrare in mente a chi non lo avesse capito che vi sono beni necessari per la vita sui quali non si scherza, senza se e senza ma. Infatti «Abusare dell’acqua è scherzare con il fuoco», ha scritto Franceschino Barazzutti, ieri assente per motivi personali, ed il cui intervento è stato letto da Luca Nazzi.  
E «L’acqua non si vende», è il motto che gridavo nel 2011, a sostegno del no alla privatizzazione dell’acqua.  

Ed intorno al turismo montano, alla trasformazione ed alla lavorazione dei suoi prodotti, alla cura dell’ambiente possiamo ripensare la montagna come risorsa, non come terra di rapina. A noi tutta la scelta.  Ora o mai più.

Infine non bisogna dimenticare che il futuro contempla che tutela dell’ambiente e l’economia viaggino sugli stessi binari e ricordo come sia una fola che esse viaggino in senso divergente. E non è vero che i canoni rivieraschi e Bim possano essere le uniche fonti di reddito per la montagna. Lo sono in un’ottica del passato non che pensa e guarda al futuro. Diceva giustamente Stefano Mazzolini che nessuno vieta di mettere un biglietto di accesso alla zona dei laghi di Fusine. Ed ha ragione da vendere. Se uno è disposto a pagare non pochi euro per la mostra di Illegio può benissimo pagare qualcosa per un’oasi naturale. E per me è stata una felice scoperta il paese detto Laglesie, o San Leopoldo o Leopoldskirche, o Lipalja vas, essendo paese ‘multietnico’, e giornate culturali come quella a cui ho partecipato potrebbero essere ripetute. Ma se poi detto paese viene rovinato da centrali e cabine per l’elettricità e da reti di distribuzione, temo che non si possa più godere di esperienze di questo tipo. Inoltre ogni vincolo imposto deve avere un suo corrispettivo per la popolazione locale e stanziale.  

Non solo: il nostro nuovo motto sarà “Lasciamo l’acqua ai fiumi, ai torrenti, ai rii”, all’ Arzino, al comune di Forni Avoltri ove una società di Brescia vuole ad ogni costo imbrigliare un corso d’acqua, in val Dogna, sul Siera. Dire basta centraline è compito della politica che ci rappresenta, in primo luogo, ma anche nostro, come la difesa dell’ acqua delle montagne, da cui, in futuro, potrebbe dipendere anche l’acqua da bere in pianura. E pensate che in Veneto, secondo Tosoni, già 80 Km di alveo fluviale sono canalizzati per le centraline.
Non solo. È ora che la montagna friulana la smetta con la politica del ‘becjut’, per avere il quale, magari, a tutto è disposta, è ora che noi chiediamo di poter vivere in montagna e che la montagna diventi attrattiva, come altre realtà italiane ci hanno insegnato. E diciamo no a nuovi padroni.

E termino con la considerazione iniziale. Quale ambiente montano vogliamo ancora per noi e da consegnare ai nostri figli? Chiediamocelo.

L’immagine che accompagna l’articolo rappresenta la Val Raccolana, descritta in più siti turistici come molto bella, ma ora colonizzata da ben 4 centraline, che ne alterano pure il paesaggio, ed è tratta da: https://mapio.net/pic/p-14193102/. Era bella quella valle, dovremo dire oggi? 

Questo testo è frutto dei miei appunti. Se ho errato qualcosa, dato che non avevo registratore, siete pregati di avvisarmi che correggo. Senza voler offendere alcuno ma solo per amore per la montagna e la mia terra questo ho scritto. A questo articolo seguiranno due che riportano gli interventi di Legambiente e Franceschino Barazzutti per la manifestazione a Pietratagliata, momento di conoscenza, critica e riflessione. Un grazie personale a tutti i partecipanti. 

Laura Matelda Puppini.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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