Ecco cosa scriveva l’osovano Max, Enzo Moro, qualche anno dopo la fine della guerra:

«Conosco il tuo volto, fratello …

Conosco il tuo volto, fratello, che riposi nella terra che hai difeso,
e nel campo che ti ha visto prigioniero.
Tu, fratello, sei avvolto nella bandiera della Patria senza confini.
Vivrai al di là dei tempi e della materia,
perché è in te l’Eternità del vero credo,
il simbolo della pace universale,
in te l’ultima meta di ognuno di noi/, della lotta che ti ha ucciso,/ di noi sopravvissuti.

Enzo Moro, partigiano, nome di battaglia Max. [1].

Ed ancora:

Noi, partigiani, abbiamo voluto esporre …

Abbiamo voluto esporre quanto sentivamo in noi, protagonisti del movimento partigiano.
(…) Abbiamo sentito il fango che si lancia da parte di alcuni di noi, sul nostro passato.
Abbiamo vissuto in noi, il travaglio di un popolo.
Si è acuito quando ci è sembrato, per un’istante che la vita si arrestasse
di fronte all’impossibilità di lottare ancora.
(…). Di una cosa siamo certi: che il sacrificio del compagno
è la forza che sorregge in noi la Fede e la Speranza. (…)./

Non importa se oggi appare tutto vano, qualcuno raccoglierà il seme.

Enzo Moro, partigiano, nome di battaglia Max. [2].

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Correva l’anno 1945 …

Correva l’anno 1945 ed era il mese di aprile quando terminava il fascismo, ed il 28 dello stesso mese i cadaveri di Mussolini e della Petacci pendevano dalla forca a piazzale Loreto a Milano, anche se la guerra in Italia continuò per qualche giorno ancora, fino ai primi di maggio.

E per festeggiare la Liberazione e la fine della guerra, venne stabilita, nel 1946, la data del 25 aprile perché fu il giorno in cui il Clnai decretò l’insurrezione nazionale di tutti i gruppi combattenti per la libertà e contro l’occupazione nazifascista, facendo confluire i patrioti che si trovavano nei paraggi verso la città di Milano, ove la gente era scesa in sciopero, e quelli vicino a Torino verso la capitale del Piemonte.

Ma il 25 aprile fu anche il giorno in cui il generale americano Courtney Hodges che procedeva come tutte le truppe angloamericane da ovest ed il generale russo Aleksej Zhadov, che guidava le truppe dell’Urss che avanzavano da est, si incontrarono sull’Elba, non lontano dalla città di Torgau in Sassonia, decretando la liberazione dell’Europa dai nazisti e dai loro collaboratori.

«I primi americani che incontrarono i soldati sovietici sull’Elba furono i membri di un’unità di pattuglia guidata dal tenente Albert Kotzebue, vicino alla città di Strehla. Più tardi, nello stesso giorno, vicino al ponte distrutto di Torgau, un’altra pattuglia americana, sotto il comando del sottotenente William Robertson, incontrò la pattuglia sovietica comandata dal tenente Aleksandr Silvashko».[3]

«“Una volta che ci hanno riconosciuto, eravamo tutti amici”, ha ricordato il caporale James J. McDonnell. “Noi non conoscevamo il russo, e loro non sapevano parlare in inglese, ma gli abbracci e le strette di mano hanno detto tutto».[4] Il 30 aprile le truppe russe ponevano la loro bandiera sul Reichstag a Berlino e poco prima Hitler si suicidava assieme ad Eva Braun. Ma si suicidò allora pure il ministro della propaganda Goebbels con sua moglie Magda, trascinando, per sua volontà, in analogo destino anche i suoi sei figli.

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La festa della Liberazione fu creata da Umberto II, allora principe luogotenente del Regno d’Italia, con il Decreto legislativo Luogotenenziale del 22 aprile 1946, e poi fu confermata nel 1949 dal Governo De Gasperi [5], mentre, dalla fine della guerra, quel fascismo e quei fascisti di cui l’Italia mai si è liberata, in nome di un anticomunismo di facciata, attaccavano i partigiani.

Ma l’Italia non è mai stata capace di liberarsi dai suoi mostri, che si chiamano personalismo in politica, corruzione, mafia, stragismo, collusione tra pubblico e privato; e organizzazioni dell’estrema destra, figlie del Msi e del nazifascismo, riunitesi intorno ad una ‘ipotetica difesa dello Stato e della Nazione’ hanno portato la nostra penisola a non poter mai spiccare il volo verso una reale e totale democrazia. E vi è ora un Partito Democratico, per nulla di sinistra e molto democristiano, che pare ignorare la nostra storia, troppo intriso, pure lui, del revisionismo sorto pari passo con il berlusconismo, e creatore di altri mali italiani, per esempio la legge elettorale Rosato, che dà potere ai partiti e ne toglie al popolo.

Così nel suo “Pd: Perdenti, elusivi, irresponsabili”[6], Gianfranco Pasquino scrive che il Pd, diventando un partito su base personalistica, ha perso 2 milioni e mezzo di voti abdicando al mandato che coloro che formavano la sua base gli avevano conferito, cioè quello di «promuovere le loro preferenze, i loro interessi, addirittura i loro ideali con impegno, con umiltà e coesione politica». [7].

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Revisionismo: cosa è questa nuova? Semplicemente è il frutto di un accordo elettorale di Forza Italia con formazioni e partiti di estrema destra per portare al governo la destra berlusconiana ancora una volta, come ho riportato nel mio: “Mode storiche resistenziali e non solo: via i fatti, largo alle opinioni, preferibilmente politicamente connotate”, in: www.nonsolocarnia.info, pubblicato il 22 dicembre 2016.

Cosa permetteva il revisionismo? Di iniziare a liberamente interpretare, da parte di opinionisti nati dal nulla, spesso privi di conoscenze e cultura, la storia d’Italia iniziandola, arbitrariamente, dal post 8 settembre 1943: come l’armistizio con le forze alleate, cioè con Americani, Inglesi e Russi, fosse caduto sull’Italia, distruggendone le Forze armate ed anche il Regno, come una tegola smossasi da un tetto per caso, senza un prima, senza un poi … E via tutti a parlare di anticomunismo senza neppure conoscere le basi del comunismo che affondano le loro radici non in Marx ma nel cristianesimo, nell’anabattismo, nella Rivoluzione francese, nel pensiero di Jean Jaques Rousseau, nel socialismo utopistico che parlava un linguaggio più cristiano che nazionalista, come il grande e spesso dimenticato Aldo Capitini[8], tanto per citare un antifascista che fu fra i pochi accademici a non aderire al giuramento al fascismo.

E dall’odio contro il comunismo, si passava a quello contro i comunisti o presunti tali (vorrei sapere, per esempio, chi ha detto che tutti i partigiani garibaldini erano comunisti), all’odio verso gli sloveni e verso gli slavi, spesso nazionalisti ora come allora (cfr. Edward Kardelij, per esempio), al ritenere che l’unica visione del mondo e dell’economia moralmente corretta e da sostenere fosse quella neoliberista, che fa pendant con quella colonialista.

E così la politica ha iniziato a dare voce a mille in vena di farsi vedere sputtanando chi per la libertà di parola aveva combattuto, indipendentemente dal fatto che si trovasse con la Garibaldi, con la Osoppo o con Giustizia e Libertà, cancellando l’occupazione nazista d’Italia e Ozak e Ozav, ed anche il collaborazionismo italico, con i nazisti occupanti, della Rsi e delle Bande nere, X Mas compresa, e facendo passare la fola che la resistenza al nazifascismo puntasse non a mandar via Hitler, le SS, la svastica, e chi li aiutava a permanere dalla nostra penisola, ma a imporre il comunismo, tra l’altro ideologia non molto diffusa in Italia, e quindi non si sa come.

E tutti a parlare di Longo, di tizio e di caio, della famosa lettera di Bianco o di un famoso documento, magari non si sa da dove scaturito, quando i testi si devono leggere all’interno dei carteggi di cui fanno parte, ammesso si trovino gli originali. E nel merito vi invito a prendere visione della mia disperata ricerca dell’originale o almeno di una copia credibile della famosissima e ‘riservatissima’ (come lo era anche un biglietto tra amanti), di Bianco, mai reperiti, e che nessuno sa dove siano. (Laura Matelda Puppini, Su quella lettera di Vincenzo Bianco datata 24 settembre 1944 ed alcuni problemi per fonti documentarie, in www.nonsolocarnia.info).

Certamente questo modo di distorcere la realtà e la storia è nato a due passi dalla fine della guerra, originando la sciagura di Gladio e delle ‘altre Gladio’ in Italia [9], che hanno solo distrutto il sogno di una nazione democratica, moderna, propositiva, spesso pure con l’aiuto della chiesa, almeno in un primo tempo. Ma anche ora, da alcuni servizi di Report[10], si nota come un pensiero ultra conservatore permanga all’interno della chiesa romana, cattolica, e poco apostolica.
E pensate che, in questa nostra Repubblica, nata dal Resistenza, abbiamo rischiato, nel 1970, di passare alla dittatura grazie al golpe, fermato perché l’esercito non vi aderì, capitanato da Julio Valerio Borghese, capo della X Mas, che avrebbe dovuto invece passare molti anni in galera.

Ora però, dato che qualcuno che conosceva e conosce la storia e la metodologia della ricerca storica c’era e c’è, questi narratori di favole, che pomposamente si autodefiniscono revisionisti, hanno deciso di nascondersi dietro romanzi, ove però riportano nomi e cognomi veri, continuando a sputtanare gratuitamente l’uno e l’altro, tutti rigorosamente defunti e quindi impossibilitati a difendersi, ed ad inventarsi contesti, cosicché pare che revisionare ed insultare sul nulla stiano diventando sinonimi.

Non solo: chi fa una onesta disanima dei fatti resistenziali, viene spesso tacciato, da quattro opinionisti che magari le hanno pensate seduti sul water, di essere comunisti. E detti politicanti vorrebbero pure che ogni storico, prima di scrivere qualcosa, facesse una abiura verso una concezione del mondo che ha radici filosofiche di spessore, ma ormai sparita dall’orbe terraqueo. Perché anche il comunismo ora è come l’araba fenice: “Che ci sia ciascun lo dice, dove sia nessun lo sa”.

Non solo: quanti di quelli che parlano e sparlano di comunismo hanno letto l’illeggibile, e per pochi eletti, “Il capitale” di Marx? Quanti conoscono il “Manifesto del Partito comunista” di Marx ed Engels”? Quanti hanno letto documenti in russo su Stalin? Quanti invece hanno seguito due guru politicanti che narravano l’ultima, per loro, verità, senza fonte alcuna? Chiediamocelo.

E con queste quattro mie considerazioni, chiudo questo mio per il 25 aprile 2021, ricordando che: “

Non importa se oggi appare tutto vano, qualcuno ha già raccolto il seme e, dopo di lui, qualcun’altro lo manterrà.

Tolmezzo 23 aprile 2021.

Laura Matelda Puppini.

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CONTRO OGNI NUOVO FASCISMO, CONTRO OGNI NUOVO NAZISMO, CONTRO OGNI FORMA DI VIOLENZA, SOPRUSO, TORTURA, CONTRO OGNI BULLISMO, OGGI E SEMPRE RESISTENZA!

W LA LIBERAZIONE D’ITALIA, W IL 25 APRILE, W LA COSTITUZIONE ITALIANA NATA DALLA RESISTENZA!

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Note.

[1] Enzo Moro, La verità sul movimento partigiano in Carnia, in Almanacco culturale della Carnia, Tolmezzo 1985, (a cura di Ermes Dorigo), p.163

[2] Ibid.

[3] https://it.rbth.com/storia/82645-il-25-aprile-%C3%A8-lelbe

[4] Ivi.

[5] https://it.wikipedia.org/wiki/Anniversario_della_liberazione_d%27Italia

[6] Gianfranco Pasquino, Perdenti, elusivi, irresponsabili, in il Fatto Quotidiano, 14 marzo 2018.

[7] Ivi.

[8] Cfr. nel merito: Su Capitini il liberalsocialismo, l’antifascismo e problemi contemporanei, in: www.nonsolocarnia.info

[9] Cfr. il documentatissimo: Giacomo Pacini, Le altre Gladio, Einaudi 2014.

[10] Cfr. Giorgio Mottola, Dio Patria Famiglia Spa, in: https://www.rai.it/programmi/report/inchieste/Dio-Patria-Famiglia-Spa-64da91b4-fe01-452a-a42e-dbe4aae4207b.html.

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Per chi avesse desiderio di leggere anche altro, ricordo gli articoli per e sul 25 aprile, già pubblicati su www.nonsolocarnia.info:

“Laura Matelda Puppini. 25 aprile: festa della Liberazione d’Italia. Da che cosa?” – Tarcento 27 aprile 2019. Questo testo narra la gioiadlela gente per la fine di un incubo.

“25 aprile e giorno del ricordo: giornate nazionali e non di associazioni specifiche”. 4 febbraio 2020.

“Per il 25 aprile. La liberazione fu la realizzazione di un sogno di riscatto nazionale”. 20 aprile 2020. Questo articolo contiene testimonianze relative al salire della bandiera italiana nuovamente sui pennoni.

“Uomini che scrissero la storia della democrazia. Renato Del Din. Per il 25 aprile, festa della liberazione d’ Italia dal nazifascismo”. 24 aprile 2018″ In questo articolo ci sono anche note di mia vita personale, abitando io in via Renato Del Din a Tolmezzo.

“25 aprile 2017. Il discorso del Sindaco di Udine in ricordo della lotta al nazifascismo che ci permette ora di vivere in un contesto di libertà non però privo di problemi” Il Sindaco era allora Furio Honsell.

“25 aprile” Festa della Liberazione. Paola Del Din: Noi non abbiamo combattuto per fare gli eroi …”” 23 aprile 2016.

“Ero a Roma il 25 aprile per ricordare, festeggiare imparare … ero a Roma il 25 aprile ….” 28 aprile 2015.

“25 aprile. Per il 70 esimo della liberazione dell’Italia da…”  24 aprile 2015. “E noi vivevamo nell’ attesa, ma poi spuntò l’alba.

L’immagine che accompagna l’articolo è tratta da https://istorecofc.it/buon-25-aprile.

Laura Matelda Puppini.

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