È stata istituita, nel dicembre 1999, dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite, la Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne il 25 novembre di ogni anno. Il sono sicura che non basta una giornata all’anno per sensibilizzare su questo problema, che riempie, riempiva e riempì di fatti accaduti e femminicidi il pianeta e la nostra Nazione, e la parità fra i sessi, in questa nostra società del soggettivismo e del possesso, pare ancora lontana. Eppure in alcune società minori non europee, non attuali, per esempio dei pellerossa, il rispetto della donna, della madre, della sposa, era consuetudine, come l’aver cura di lei, ed in alcune tribù come gli Apache e gli Irochesi, la famiglia era matriarcale. (Cfr. Anna Maria Secci, Ruolo femminile delle native americane nella spiritualità, https://www.riflessioni.it/nativi-americani/ruolo-femminile-native-americane-spiritualita-03.htm).

Tutto questo rispetto finì con la ‘civilizzazione bianca ed occidentale’, che portò alla sterilizzazione forzata.

«Il disastro della sterilizzazione forzata ha lambito gli insospettabili anni Settanta, colpendo proprio le donne Native Americane. E non solo. Dal 1970, la sterilizzazione divenne negli Stati Uniti il più comune sistema di controllo delle nascite per le donne oltre i 25 anni. Tra il 1970 e il 1980 le sterilizzazioni triplicarono. Le statistiche del 1982 riportano queste percentuali: il 15% delle donne bianche, il 24% delle afro-americane, il 35% delle donne portoricane e in vetta alla triste classifica il 42% delle donne native americane era stato sterilizzato». (https://www.lindro.it/la-strage-della-sterilizzazione-forzata/).

«In merito alla tempesta di sterilizzazioni che travolse migliaia di donne americane, e migliaia di donne native americane, così dichiarava nel 1978 il Dipartimento della Salute americano: «La sterilizzazione volontaria è legale in tutti gli Stati. Pur se la maggior parte degli Stati non ha uno statuto che regola questa pratica, più della metà autorizza la procedura attraverso l’opinione degli avvocati, o le decisioni dei giudici, o regole del Dipartimento della Salute, o implicitamente attraverso il consenso degli interessati…» Proprio l’IHS, l’Indian Health Service, che avrebbe dovuto prendersi cura della salute dei nativi americani, ebbe una parte fondamentale nella sterilizzazione delle donne indiane; solo le ripetute grida di denuncia di genocidio poterono finalmente fermare questo abominio».  (Ivi).

E sempre su detta fonte, si legge di false promesse di un trapianto di utero, di ragazze che furono operate di appendicectomia e si trovarono le tube legate. (Ivi).

Ed ancora: In Sudafrica ci sono stati diversi casi di donne siero positive sterilizzate senza il loro consenso informato, e a volte a loro insaputa; due province canadesi hanno eseguito programmi di sterilizzazione obbligatoria con finalità eugenetiche; in Cecoslovacchia è stata condotta una politica di sterilizzazione di alcune donne di etnia Rom, a partire dal 1973, e, in diversi casi,  la sterilizzazione è avvenuta in cambio di prestazioni di assistenza sociale. Secondo un rapporto del 2005 emanato dal difensore civico indipendente del governo ceco, Otakar Motejl, sono decine i casi identificati, in Cecoslovacchia, di sterilizzazione forzata tra il 1979 e il 2001. (https://it.wikipedia.org/wiki/Sterilizzazione_obbligatoria).

Per quanto riguarda l’India, lo stato di emergenza proclamato in India tra il 1975 e il 1977 ha compreso un’iniziativa di pianificazione familiare che iniziò nell’aprile del 1976, con cui il governo sperava di abbassare la sempre crescente popolazione indiana. Questo programma utilizzò la propaganda ed incentivi monetari per convincere i cittadini a farsi sterilizzare. Le persone che accettarono di farsi sterilizzare ricevettero terra, casa, denaro o prestiti. In virtù di questo programma, migliaia di uomini furono vasectomizzati, ed anche più donne si sottoposero a chiusura delle tube. Ma certamente furono più le femmine che i maschi a subire questi interventi invasivi che non permettevano più la riproduzione, cioè di avere un bambino. (Ivi).

Nel 2013, Israele ha ammesso per la prima volta che le immigrate ebree etiopi hanno avuto iniezioni di controllo delle nascite, spesso senza il loro consenso, in una provincia della Cina sterilizzazioni sono state eseguite su persone che avevano rispettato il quorum di un figlio, anche se vietato dalla legge, e senza darne comunicazione al governo centrale; il Perù ha messo in atto, a partire dal 1995,  un programma di sterilizzazioni forzate nei confronti di indigeni delle etnie quechua e aymara, in nome di un “piano di salute pubblica”; pure la Svezia ha applicato, e non certo in pochi casi, la sterilizzazione forzata; negli Stati Uniti oltre 65.000 persone sono state sterilizzate in 33 stati, a causa di programmi si sterilizzazione obbligatoria. (Ivi) E non sono gli unici paesi ad avere, per un motivo o l’altro, applicato tale pratica agghiacciante, lasciando perdere il numero altissimo di sterilizzazioni senza consenso, praticate dai nazisti. Ed in un suo volume: ““Omaggio alla memoria partigiana”, Imelde Rosa Pellegrini cita l’intervista ad una donna che era stata una giovane partigiana che fu torturata dai nazifascisti e sterilizzata con un ferro rovente. Ed ella dice che questo fu l’aspetto che la segnò per sempre e che non accettò mai: il non poter essere madre. Poi ditemi voi come di fa ad essere filonazisti o filofascisti.

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Ed il 27 settembre 2020, è comparso su: ‘Avvenire’ un articolo di Lucia Capuzzi intitolato: ‘Usa. Il centro degli orrori: «Sterilizzate le immigrate»’. 

In esso si può leggere che «A qualunque donna visitasse, prescriveva un’isterectomia. Parola quest’ultima che spesso le immigrate, in gran maggioranza latinoamericane e, dunque, madrelingua spagnola, nemmeno capivano. Si tratta di un intervento invasivo: la rimozione dell’utero rende impossibile avere figli. Le ragazze non ne erano consapevoli. Con un traduttore di Google facevano firmare loro il consenso e le portavano in sala operatoria». A sganciare “la bomba”, è stata Dawn Wooten, infermiera per tre anni al centro di detenzione per irregolari di Irwin, a Ocilla, paesino fra le colline della Georgia. In una lettera, datata l’8 settembre e presentata il lunedì successivo, l’operatrice sanitaria ha denunciato al dipartimento per la Sicurezza nazionale le «gravi irregolarità mediche perpetrate nella struttura», alle quali avrebbe assistito. A cominciare dal ricorso «anomalo» a pratiche di sterilizzazione».
Ed ancora, semrpe dal testo della Capuzzi: «Non è possibile che tutte avessero l’apparato riproduttivo tanto danneggiato da richiedere l’asportazione», ha affermato Wooten che non ha fornito una cifra degli interventi. La donna ha parlato di «sterilizzazione di massa», con decine di operazioni, compiute da uno stesso ginecologo». (Ivi).

E sempre in Usa: «Era il 1973 quanto Katie Relf, una donna di colore dell’Alabama, povera e analfabeta, firmò con una X un documento in cui autorizzava, senza saperlo, la sterilizzazione chirurgica delle sue due figlie minorenni e mentalmente disabili: Mary Alice, di quattordici anni e Minnie, di dodici. Katie pensava di aver approvato l’inserimento della spirale intrauterina per le bambine che invece vennero private, senza il consenso informato di nessuno, dei loro diritti riproduttivi. L’anno seguente, il ‘Southern Poverty Law Center’, un’organizzazione nata appena tre anni prima per aiutare gli afroamericani che vivevano in condizioni di estremo disagio sociale, squarciò il velo rivelando che una grandissima quantità di persone indigenti era stata sterilizzata seguendo le direttive di un programma federale». (https://thevision.com/attualita/sterilizzazione-massa/).

Ed ancora, sempre negli States: «I “pazienti” venivano spesso convinti dai medici di avere malattie incurabili, oppure alle donne che volevano abortire veniva praticata l’isterectomia, la rimozione dell’utero, senza un vero motivo medico. In altri casi, compagnie assicurative o programmi di welfare statali si spingevano verso zone rurali, soprattutto negli Stati del Sud, e proponevano la sterilizzazione tubarica o la vasectomia come soluzioni contraccettive gratuite e veloci, senza che le vittime conoscessero realmente le conseguenze di tali interventi. Inizialmente i programmi di sterilizzazione furono pensati come tentativi di fermare un “morbo” – che fossero vere e proprie malattie mentali o soltanto condizioni di disagio sociale – ma verso gli anni ’60 si trasformarono in un vero e proprio modo per controllare le donne, soprattutto quelle di colore. Bastava infatti molto poco per bollare una ragazza sessualmente promiscua come “minorata mentale” e poter procedere in modo del tutto legale alla sua sterilizzazione». (Ivi).

«Il corpo delle donne è stato più volte, in particolare negli Stati Uniti, terreno di una battaglia politica dove l’autorità è intervenuta per imporre le proprie idee conservatrici e retrograde. Basti pensare tutt’oggi alle dure regolamentazioni sull’aborto, all’ossessione del sistema educativo per il tema dell’astinenza, che più che educare umilia gli adolescenti sessualmente attivi, oppure alla difficoltà, soprattutto per le donne di colore, di beneficiare di cure ginecologiche e ostetriche adeguate, come dimostra il fatto che il tasso di mortalità durante il parto di quest’ultime sia tre volte superiore a quello delle donne bianche. Lo scorso ottobre, l’amministrazione Trump ha eliminato un mandato dell’Obamacare che garantiva la copertura contraccettiva gratuita da parte delle aziende per le impiegate di sesso femminile, rendendo possibile il rifiuto di questa protezione sulla base di obiezioni morali o religiose.» (Ivi).

Speriamo che, con la Polonia, certe idee non incomincino ad entrare anche in Europa.

Fare un figlio, che per me è una ricchezza, o non volerlo fare appartiene alle libertà di una donna e di una coppia, la sterilizzazione forzata è pura violenza sulla donna ed anche sull’uomo e violare i diritti umani.

NO ALLA STERILIZZAZIONE FORZATA. 

Laura Matelda Puppini.

L’immagine che accompagna l’articolo è tratta da: https://www.lanereideonlus.it/index.php/galleria-foto/61-forme-di-violenza/sterilizzazione-forzata/205-sterilizzazione-forzata. LMP.

 

 

 

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