Anche Roberto Scarpinato, procuratore generale di Palermo, ha chiarito alcuni punti per cui si deve votare no alla riforma della Costituzione il 4 dicembre. (Fonti: Stralci dell’intervento di Roberto Scarpinato, procuratore generale di Palermo, al seminario sulla Riforma della Costituzione al Palazzo della Giustizia di Palermo il 22 novembre 2016, in: Scarpinato: “La riforma Renzi è oligarchica e antipopolare, in:  http://temi.repubblica.it/micromega-online/scarpinato e Roberto Scarpinato, “La riforma toglie potere al popolo e lo consegna ai mercati finanziari, in Il Fatto Quotidiano, 26 novembre 2016). Li riassumo qui per i miei lettori e per porre attenzione particolare a questo voto.

  1. Questa riforma non è affatto una revisione della Costituzione vigente, cioè un aggiustamento di alcuni meccanismi della macchina statale per renderla più funzionale, ma con i suoi 47 articoli su 139 introduce una diversa costituzione alternativa e opposta, nel suo disegno globale, a quella vigente, mutando in profondità l’organizzazione dello Stato, i rapporti tra i poteri ed il rapporto tra il potere ed i cittadini.
  1. Questa riforma svuota la sovranità popolare sancita dall’articolo 1 della Costituzione, creando un senato di non eletti dal popolo, ed in mano alle oligarchie regionali di partito. Si può eliminare il bicameralismo, ma non togliendo rappresentanza ai cittadini. «La politica, o meglio la democrazia, ha abdicato al suo ruolo, quando ha consegnato gli strumenti della sovranità a ristrette oligarchie arroccate in centri decisionali impermeabili alla volontà popolare, ma fortemente permeabili ai diktat dei mercati, o meglio alle potenze economiche che governano i mercati». (Scarpinato, cit., http://temi.repubblica.it/micromega-online/).
  1. Questa nuova costituzione si somma poi alla nuova legge elettorale nota come l’Italicum, che permette ai capi partito ed alla loro cerchia, attraverso sofisticati meccanismi che sfuggono alla comprensione del cittadino medio, di nominare ben cento deputati della Camera, imponendoli dall’alto senza il voto popolare.
  1. Questa riforma costituzionale porta alla perdita della separazione tra potere esecutivo e potere legislativo, cosicché il governo può legiferare senza controllo.
  1. Il potere dei rappresentanti dei partiti di minoranza risulta inesistente, e le minoranze risultano impotenti in quanto hanno solo 290 deputati sui 340 della maggioranza governativa. Inoltre i Deputati per la minoranza saranno quelli scelti dai capi di partito e non gli eletti. (Cfr. per approfondire il meccanismo per cui ciò accadrà: Scarpinato, cit., http://temi.repubblica.it/micromega-online/).
  1. L’Italicum inoltre permette alle oligarchie di partito di selezionare persone da cooptare nella maggioranza parlamentare del futuro capo del governo, attraverso la possibilità di candidare la stessa persona in ben dieci diversi collegi contemporaneamente. In questo modo il gruppo oligarchico che esprime il leader futuro capo del governo può neutralizzare eventuali candidati espressi dai territori e ritenuti non affidabili, stabilendo che il candidato eletto in più circoscrizioni e fedele alla leadership, scelga la circoscrizione nella quale altrimenti al suo posto verrebbe eletto un candidato non gradito, che viene così escluso dalla Camera. (Per approfondimenti, ibid).
  1. La Camera si trasforma così da organo espressione della sovranità popolare che controlla il governo dando e revocando la fiducia, in Camera di ratifica delle iniziative legislative promosse dal Capo del Governo, il quale è allo stesso tempo capo del partito di maggioranza. Infatti Camera dei deputati e Governo risultano in mano dello stesso gruppo oligarchico che abolisce di fatto la separazione dei poteri tra legislativo ed esecutivo. (Per approfondimenti, ibid).
  1. Il capo del Governo ha pure una supremazia istituzionale in quanto la riforma gli attribuisce il potere di dettare l’agenda dei lavori parlamentari con il meccanismo delle leggi dichiarate dal Governo di urgenza che devono essere approvate entro 70 giorni, mentre la stessa corsia non è prevista per le leggi di iniziativa parlamentare, così che il governo è in grado di colonizzare ancor di più l’attività legislativa del parlamento.
  1. Si sostiene che questa riforma sarebbe finalizzata a tagliare i costi della politica. Ma la Ragioneria dello Stato in una relazione trasmessa al Ministro per le riforme in data 28 ottobre 2014 ha stimato il risparmio di spesa conseguente alla riforma del Senato pari a 57,7 milioni di euro, una cifra ridicola rispetto al bilancio statale, e che potrebbe essere risparmiata in mille altri modi con leggi ordinarie senza alcuna necessità di stravolgere la Costituzione. Per esempio tagliando i costi della corruzione, i costi della evasione fiscale, invece di tagliare la democrazia. (Ibid.).
  1. Si sostiene che la riforma è necessaria ed urgente per risolvere i problemi del paese, in quanto il bicameralismo paritario determina una patologico rallentamento del processo legislativo, e l’attuale assetto costituzionale impedisce una governabilità del paese agile, flessibile, necessaria per reggere le sfide della globalizzazione. Ma gli Uffici studi del Parlamento hanno documentato quanto sia priva di fondamento nella realtà questa affermazione. Infatti in questa legislatura sono state approvate 250 leggi di cui ben 200 senza navetta parlamentare, e solo 50 (cioè il 20%) con passaggio da una camera all’altra. (Scarpinato, cit., Il Fatto Quotidiano).
  1. Non è vero che la causa dei problemi del paese sta nella Costituzione del 1948, ma sta nei trattati europei firmati dal 1992 in poi, che hanno come riferimento la Bce e il Fondo Monetario Internazionale, organi sconnessi dalla democrazia popolare, e collegati al potere economico finanziario.
  1. Nessuno del basta un sì, ha mai elencato i veri problemi del paese che non sono certo risolvibili con la modifica della Costituzione e che potrebbero evidenziarsi nella completa assenza di una politica industriale che perdura da oltre un quarto di secolo, e a causa della quale dal 2008 ad oggi sono passati al capitale straniero più di 500 marchi storici di tutti i settori strategici dell’industria nazionale; nella disoccupazione giovanile che raggiunge livelli record in ambito europeo e nell’emigrazione all’estero di centinaia di migliaia di giovani laureati; nella gigantesca evasione fiscale (la terza del mondo dopo Messico e Turchia) con un mancato introito per le casse dello stato che mette in ginocchio l’erogazione dei servizi sociali, e questi sono solo alcuni dei problemi. E «Ciascuno può allungare a piacimento la lista dei gravi problemi nei quali versa il paese e che lo stanno avvitando in una spirale di declino che sembra senza fine, […]». (Scarpinato. cit., http://temi.repubblica.it/micromega-online/).
  1. Se una legge si incaglia in parlamento non è per colpa del pur discutibile bicameralismo paritario: ma dei dissensi politici dentro le coalizioni di maggioranza. E se vi sono leggi che sono state approvate in tempi molto lunghi, vedendone il contenuto, si capisce che le ragioni di questi tempi lunghi non sono attribuibili al bicameralismo paritario, ma a ben altre ragioni. Per esempio la legge sulla corruzione ha ottenuto il via libera dal Parlamento dopo ben 1546 giorni.
  1. Non è vero, quindi, che la politica ha perduto il controllo sull’economia a causa dell’inefficienza delle procedure decisionali previste dall’attuale Costituzione. Invece, come si vede dallo schierarsi delle più potenti banche di affari internazionali e delle altre cattedrali della finanza internazionale che in questi ultimi mesi per sostenere il fronte del si, ed il travaso di potere dal Parlamento al Governo questa riforma è voluta per fare in modo che oligarchie partitiche si insedino al governo e siano in grado di controllare il parlamento, potendo divenire la cinghia di trasmissione della volontà politica di centri decisionali esterni ai luoghi della rappresentanza popolare, attraverso itinerari informali che si sottraggono alla visibilità democratica.

Per questi motivi, per mantenere la rappresentanza democratica, per non cadere in soluzioni già viste che comportano che il potere politico sia in mano a ristrette oligarchie anche detentrici del potere economico, per l’Italia, per noi italiani, per i nostri figli e per un futuro non da reali cittadini e non da sotans, da sottomessi,

IL 4 DICEMBRE ANDIAMO A VOTARE E VOTIAMO COMPATTI NO ALLE MODIFICHE DELLA CARTA FONDAMENTALE DELLO STATO ITALIANO.

Laura Matelda Puppini

 

 

 

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