Vorrei definire una giornata di lutto, quella che ha visto la fine della Cooperativa Carnica, il suo simbolo ammainarsi, come una bandiera ormai inutile. Brilla ancora, illuminata, quella scritta ad Amaro, ma stringe il cuore vederla. È giornata di tristezza, ma anche di riflessione. Se errori e leggerezze sono state fatte da amministratori, paghino essi. Siamo stanchi, noi italiani, di vedere spesso persone e personalità che i giornali e forse anche la magistratura ci hanno narrato non essere intonsi, restare sulla breccia, sogghignando. Siamo stanchi. «Almeno qui – mi narrava un giovane italiano che vive in Germania – le persone che commettono reati finanziari vanno in galera». E in Italia? Chiediamocelo. Ho sessantaquattro anni … ne ho lette … di storie varie. Leggevo l’Espresso fin da ragazza, lo comperava mio zio Umberto, il fratello di mia madre, ma veniva nascosto a casa mia perché alcune immagini erano considerate poco adatte, per usare un eufemismo, e se non erro erano immagini di ragazze ben poco vestite o forse per nulla. Ma io lo leggevo comunque, al riparo del sottoscala, ben poco interessata alle fotografie, e ne discutevo, poi, con mio zio i contenuti. Così, quando un docente al liceo diede un tema relativo al fatto del giorno, pensando che tutti trattassero della morte di un astronauta, io sola scrissi del crollo del Banco di Sicilia. Ho letto poi stampa varia, ho ritagliato articoli, che riportano  al terrorismo nostrano, alla crisi della Parmalat e di altre aziende … a scandali e  non solo, sono stata per anni l’ unica donna del gruppo “Gli Ultimi”.
Ma è ancora più importante, ora, pensare ai lavoratori della CoopCa, con molti sogni lasciati nel cassetto, con forse soldi investiti come soci che non vedranno mai più, con l’angoscia che sale. Io posso solo scrivere a loro favore, ma vorrei che la Regione si riunisse per chi perde il posto di lavoro e cercasse delle soluzioni subito. Mi pare che in Italia si attenda sempre l’ultimo momento, e in ambito politico si parli troppo spesso di beghe politico partitiche, di nomine, ecc.  che ormai interessano poco o nulla ai più…

Non facciamoci vaccinare contro l’indignazione che talvolta ci coglie. Non lasciatevi prendere dallo sconforto, lavoratori della CoopCa che non sapete se domani avrete uno stipendio, mandate i vostri nomi alla Regione Fvg ed ai comuni, attraverso i sindacati, e chiedete che pensino anche a voi, cittadini reali, in difficoltà. I sindacati facciano un’altra grande manifestazione, e questa in piazza a Tolmezzo, se nulla si muove. Si crei quindi una specie di banca dati che incroci domanda ed offerta, e si pensi concretamente a quelle famiglie magari con bimbi, senza futuro. Sia presente anche la Chiesa, in funzione di sostegno ma anche propositiva. Smettiamola tutti di perderci in problemi inesistenti, e la politica inizi ad affrontare quelli reali, come fecero Vittorio Cella e Riccardo Spinotti, che, sulla base del loro ideale e pure della loro appartenenza politica, profusero il loro impegno per sostenere la classe lavoratrice e darle dignità, pane e lavoro. E chi difese Vittorio Cella, al primo tentativo di farlo saltare,  fu Michele Gortani, non certo socialista. Ricordiamocelo. Ma chi rischia di perdere il posto di lavoro deve accettare anche qualifiche inferiori, basta che siano dignitose.  In Italia le condizioni di lavoro stanno peggiorando sempre più e quella che viene a mancare è la dignità del lavoratore, che  rischia di perdere anche i più elementari diritti. E gli abitanti della Carnia dimostino, concretamente, una volta tanto, la loro vicinanza a queste persone, che magari vedevano tutti i giorni, invece di pensare, magari  ” E mah … “.

Ricordare l’impegno sociale di chi ci ha preceduto, serve, poi, anche a chiederci che impegno sociale vogliamo profondere noi, ed a chiederlo a chi occupa un posto in Comune, in Regione e nello Stato, che dovrebbe essere al servizio del popolo, se siamo in democrazia.

DUE ARTICOLI DELLA NOSTRA COSTITUZIONE, NATA DALLA RESISTENZA,  NON SONO  STATI CANCELLATI O MODIFICATI E SONO IL PRIMO ED IL QUARTO: L’ITALIA È UNA  REPUBBLICA DEMOCRATICA FONDATA SUL LAVORO, E “LA REPUBBLICA RICONOSCE A TUTTI I CITTADINI IL DIRITTO AL LAVORO E PROMUOVE LE CONDIZIONI CHE RENDANO EFFETTIVO QUESTO DIRITTO”.  CHIEDIAMO CHE VENGANO APPLICATI PER TUTTI.

Laura Matelda Puppini

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