Se vogliamo ricordare i morti, per cosa non si sa, della prima guerra mondiale, per farne oggetto di una riflessione sulla guerre anche attuali, sulla inutilità delle stesse, con il loro bagaglio di morte, distruzione, sofferenze, certamente non posso essere che favorevole, come non mi vede contraria una preghiera per quei ragazzi che si affacciavano alla vita e furono falcidiati da chi li mandò al fronte.
Ma mi sento anche di proporre all’attenzione alcune righe di Andrea Valcic, su cosa dovremmo “celebrare” (Andrea Valcic, Quattro novembre, cosa dovrebbe celebrare il Friuli?, in : Il Gazzettino, 3 novembre 2013).

«Le prime avvisaglie di quanto accadrà il prossimo anno relativamente al centenario della Grande Guerra, – scrive Valcic nel novembre 2013 – si erano già avute a livello regionale quando, pur di fronte alla tragica situazione finanziaria e ai tagli decisi dal governo, come punto fermo erano rimasti i finanziamenti destinati a quelle manifestazioni. Gli scorsi giorni una conferma da parte del Comune di Udine che ha nominato un apposito comitato tecnico scientifico, composto da 13 persone, per organizzare e coordinare gli eventi. Credo che la domanda sia legittima: cosa andremo a celebrare, cosa dovranno ricordare i friulani? Forse fratelli contro fratelli […]? Forse le migliaia di famiglie costrette […] esuli dopo Caporetto? Forse l’ economia di queste terre, distrutta prima che dalle rovine belliche, dal venir meno del suo naturale retroterra mercantile ed occupazionale europeo? (…).»

O Gorizia tu sei maledetta, cantavano quei fanti, e di Marco Candido, di Rigolato, morto per cause belliche, ricordiamo solo che fu soldato, null’altro.

«Così Papa Benedetto XV°, salito al soglio pontificio il 3 settembre 1914, scriveva nell’Enciclica “Ad beatissimi apostolorum”, datata 1 novembre dello stesso anno :

«Sembrano davvero giunti quei giorni, dei quali Gesù Cristo predisse: “Sentirete parlare di guerre e di rumori di guerre … Infatti si solleverà popolo contro popolo, e regno contro regno”. Il tremendo fantasma della guerra domina dappertutto, e non v’è quasi altro pensiero che occupi ora le menti. Nazioni grandi e fiorentissime sono là sui campi di battaglia. Qual meraviglia perciò, se ben fornite, come sono, di quegli orribili mezzi che il progresso dell’arte militare ha inventati, si azzuffano in gigantesche carneficine? Nessun limite alle rovine, nessuno alle stragi: ogni giorno la terra ridonda di nuovo sangue e si ricopre di morti e feriti. E chi direbbe che tali genti, l’una contro l’altra armata, discendano da uno stesso progenitore, che sian tutte della stessa natura, e parti tutte d’una medesima società umana? Chi li ravviserebbe fratelli, figli di un unico Padre, che è nei Cieli? E intanto, mentre da una parte e dall’altra si combatte con eserciti sterminati, le nazioni, le famiglie, gli individui gemono nei dolori e nelle miserie, funeste compagne della guerra; si moltiplica a dismisura, di giorno in giorno, la schiera delle vedove e degli orfani; languiscono, per le interrotte comunicazioni, i commerci, i campi sono abbandonati, sospese le arti, i ricchi nelle angustie, i poveri nello squallore, tutti nel lutto». (Papa Benedetto XV°, “Ad beatissimi apostolorum”, lettera enciclica ai venerabili fratelli patriarchi primati arcivescovi vescovi e agli altri ordinari locali che sono in pace e comunione con la sede apostolica, Dato a Roma, presso San Pietro, il 1° novembre 1914, festa di Ognissanti, anno primo del Nostro Pontificato. (www.vatican.va/…xv/…/hf_ben-xv_enc_01111914 , citata anche in: Laura Matelda Puppini, O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, e non solo, la prima guerra mondiale, detta “La Grande Guerra, capitolo secondo, La guerra non bisogna neppure iniziarla …, paragrafo: Sentirete parlare di guerre e di rumori di guerre…, pagine non numerate, pubblicato il 14 marzo 2014 su: http://www.storiastoriepn.it/ .

Né possiamo dimenticare l’uso ideologico che il fascismo fece dei morti nella Grande Guerra, che fu solo una immane tragedia ed un’inutile strage.

«L’edificazione dei sacrari militari della Prima guerra mondiale, salvo rare ed isolate eccezioni, fu pianificata e portata a compimento sotto lo stretto e vigile controllo del regime fascista, e la supervisione di Mussolini in persona, che provvide a delineare un preciso quadro normativo che vincolasse rigidamente ogni iniziativa progettuale in tal senso alle esigenze del disegno strategico dello Stato fascista.
Si trattava, in sostanza, da parte dello stesso fascismo di autocelebrare la propria vittoria sui nemici politici e la conseguente presa di potere alla guida della Nazione attraverso l’esaltazione della guerra vittoriosa e di coloro che vi erano morti per portare a compimento con il loro sangue l’opera di unificazione dell’Italia con quella che venne interpretata come l’ultima e definitiva guerra d’indipendenza nazionale. Per queste ragioni i sacrari dovevano prendere il posto sia degli ossari tradizionali sia dei monumenti ai caduti sia, infine, degli stessi cimiteri di guerra: spazi nuovi per una nuova Italia militarizzata, guerriera e fascista.
Pressoché tutti i sacrari italiani sorgono negli stessi luoghi del territorio nazionale ove si svolse il primo conflitto mondiale: il «teatro di guerra» subì una metamorfosi e si trasfigurò in «architettura del silenzio» carica di significati, che ancor oggi connota e storicizza quel paesaggio, facendo di esso il luogo della memoria privilegiato dal regime. Fondata su una poetica ricca di implicazioni simboliche, che danno vita a una nuova retorica della morte, a una nuova epica, a nuovi miti e nuovi riti, l’architettura dei sacrari non rinnega ma rielabora e riutilizza per i propri scopi i simboli funebri della religione cattolica, riuscendo a far convivere il culto della morte e della resurrezione con quello vitalistico della stirpe.
Furono il Veneto, il Friuli – Venzia Giulia, il Trentino – Alto Adige, (le Tre Venezie) ad accogliere questa «architettura necessaria», come la preconizzò e la definì Margherita Sarfatti fin dal 1923.
La realizzazione della maggior parte dei sacrari di guerra in Italia si colloca nell’arco temporale che va dal 1931 – anno nel quale fu emanata la prima legge organica in materia di sepoltura e onoranza dei caduti – al 1939». (https://it.wikipedia.org/wiki/Sacrari_militari_della_prima_guerra_mondiale_in_Italia).

Per pensare e riflettere, e contro ogni guerra. Via le guerre dal mondo.

E rimando, ancora, al mio: «O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, e non solo, la prima guerra mondiale, detta “La Grande Guerra”», in quattro capitoli, per ora in: http://www.storiastoriepn.it/, che spero qualcuno mi aiuti a pubblicare in cartaceo, in modo da parlarne insieme.

Laura Matelda Puppini.

L’immagine che correda l’articolo rappresenta il foglio di congedo temporaneo di Marco Candido soldato, che fa parte del fondo di proprietà del dott. Alido Candido.

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