Per prima cosa vorrei sottolineare come il caso dei 4 alpini, fucilati a Cercivento perché considerati colpevoli di aver spinto un reparto di 80 soldati, facente parte del battaglione Monte Arvenis, a rifiutarsi di prendere parte ad un’azione notturna ritenuta pericolosissima, (https://it.wikipedia.org/wiki/Decimazione_di_Cercivento, http://www.ansa.it/sito/notizie/magazine/numeri/2015/03/24/grazia-per-gli-alpini_c5fa718c-e9dc-46fc-af91-0faab8a2501a.html) rientri in un discorso generale che coinvolse altri soldati e reparti: basta leggere il documentatissimo Pluviano Marco, Guerrini Irene, Fucilate i fanti della “Catanzaro”. La fine della leggenda sulle decimazioni della grande guerra, Gaspari, Udine 2007.

Nel contesto del ricordo della prima guerra mondiale, veniva presentata, dal deputato del Pd Gian Piero Scanu, una proposta di legge relativa alla riabilitazione    dei militari italiani fucilati durante la prima Guerra mondiale, sottoscritta pure da altri 60 politici, quasi tutti Pd, di Montecitorio. (La proposta di legge si trova in: http://www.gianpieroscanu.it/wp-content/uploads/2015/04/A.C.-2741-Scanu-fucilati-prima-Guerra-mondiale.pdf).

I soldati sottoposti a procedimenti giudiziari durante la prima guerra mondiale furono, secondo Stefano Iannaccone, in totale 262.481, a cui si aggiunsero 61.927 civili e 1.119 prigionieri di guerra. «Furono processate 325.527 persone e la percentuale di condanne si aggirò intorno al 60% del numero degli imputati […]. Tra questi procedimenti, 4.028 si conclusero con la condanna alla pena capitale: 2.967 con gli imputati contumaci e 1.061 al termine di un contraddittorio. In molti casi fu applicata la commutazione della pena […]. Le sentenze eseguite effettivamente furono 750 […]. Ma il numero dei fucilati non si esaurì in questa cifra, perché vi furono circa altri 350 gli uomini giustiziati. (Stefano Iannaccone, Grande guerra, una proposta di legge per la riabilitazione dei soldati fucilati, in: Il Fatto Quotidiano, 14 aprile 2015).

La proposta di legge, intitolata “Disposizioni concernenti i militari italiani ai quali è stata irrogata la pena capitale durante la prima Guerra mondiale”, veniva presentata il 21 novembre 2014, ed assegnata, il 5 febbraio 2015, alla IV Commissione Difesa della Camera, con pareri previsti da parte di Affari Costituzionali, Giustizia, Bilancio, Cultura. (http://documenti.camera.it/leg17/dossier/pdf/DI0262.pdf. Ivi si trova riportato anche la proposta di legge e quanto avvenuto in Francia e Gran Bretagna di analogo tenore e contenuto).

Il 4 maggio 2015 veniva presentata la documentazione a sostegno del testo di legge, (Camera dei deputati XVII LEGISLATURA Documentazione per l’esame di Progetti di legge Disposizioni concernenti i militari italiani fucilati durante la prima Guerra mondiale A.C. 2741 e A.C. 3035, in: documenti.camera.it/leg17/dossier/pdf/di0262a.pdf). Il 14 maggio la proposta di legge veniva licenziata dalla Commissione Difesa della Camera.

Il 21 maggio 2015, la Camera approvava in prima lettura la proposta di legge A.C. 2741 – A, volta a prevedere il riconoscimento dell’istituto della riabilitazione militare nei confronti del personale militare italiano condannato alla pena capitale nel corso della prima guerra mondiale, per la violazione di talune disposizioni previste dell’allora codice penale militare. Dal provvedimento di riabilitazione venivano espressamente esclusi tutti coloro che erano stati condannati alla pena capitale per aver volontariamente trasferito al nemico informazioni coperte dal segreto militare e pregiudizievoli per la sicurezza delle proprie unità di appartenenza e per il successo delle operazioni militari delle Regie Forze armate. Il provvedimento recava, inoltre, ulteriori disposizioni volte a mantenere vivo il ricordo di quei fatti. (http://www.camera.it/leg17/522?tema=disposizioni_concernenti_i_militari_fucilati_durante_la_prima_guerra_mondiale).

Quindi la proposta di legge veniva trasmessa, il 25 maggio 2015, per la discussione al Senato. Qui il problema veniva assegnato alla IVa Commissione Permanente Difesa il 4 giugno 2015. Relatore era il senatore Nicola Latorre del Pd. (http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/FascicoloSchedeDDL/ebook/45692.pdf).

La proposta di legge licenziata dalla Camera veniva discussa presso la 4ª Commissione permanente (Difesa) il 9 dicembre 2015, e, in quella sede, veniva proposto un  ciclo di audizioni; il 18 maggio 2016, veniva nuovamente proposto ciclo di audizioni: il 6 luglio ed il 20 luglio 2016 presso l’Ufficio di Presidenza integrato dai rappresentanti dei Gruppi Audizione informale, venivano formalizzate le audizioni proposte. L’11 ottobre 2016 riprendeva la discussione presso la 4ª Commissione permanente Difesa; il 18 ottobre 2016 veniva costituito un Comitato Ristretto, il  25 ottobre 2016 il Comitato Ristretto elaborava una nuova proposta di testo base, modificando notevolmente la proposta originale. Il 2 novembre 2016 veniva adottato il testo base del Comitato Ristretto e veniva fissato, nel 4 novembre 2016, il termine per la presentazione degli emendamenti.  (http://www.senato.it/leg/17/BGT/Schede/FascicoloSchedeDDL/ebook/45692.pdf).

Ma vediamo nello specifico quali furono le osservazioni della IVa Commissione Difesa del Senato che portarono alla creazione di un Comitato ristretto ed ad una modifica notevole del testo, precisando che in detti incontri la Commissione si trovò per parlare anche di altri problemi immediati come per esempio quelli relativi alle missioni italiane di pace in Afghanistan, in Kosovo, in Libano, in Iraq; come la definizione della nuova strategia globale sulla politica estera e di sicurezza per l’Unione Europea o le deleghe al Governo per l’attuazione delle direttive 2014/23/UE, 2014/24/UE e 2014/25/UE del Parlamento europeo e del Consiglio, ma pure sull’aggiudicazione dei contratti di concessione, sugli appalti pubblici e sulle procedure d’appalto degli enti erogatori nei settori dell’acqua, dell’energia, dei trasporti e dei servizi postali, nonché sul riordino della disciplina vigente in materia di contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture, (Ivi), e forse la “riabilitazione dei fusilaz” non venne vissuta come il problema primario, ma con ciò non voglio dire che non sia stato affrontato con un certo metodo.

Il 9 dicembre 2015, presente all’incontro anche il sottosegretario di Stato per la difesa Gioacchino Alfano, il relatore e presidente di Commissione Latorre informava i convenuti che, a seguito di quanto era emerso nell’Ufficio di presidenza il 19 novembre, sarebbe stato opportuno far precedere l’esame del disegno di legge n. 1935, recante disposizioni concernenti i militari italiani ai quali era stata irrogata la pena capitale durante la prima Guerra mondiale, da un ciclo di audizioni informali di esperti. Infatti presso il Ministero della difesa era stato istituito un Comitato tecnico-scientifico per la promozione di iniziative di studio e ricerca sul tema del cosiddetto «fattore umano» nella prima Guerra mondiale, presieduto dall’ex-ministro della difesa Arturo Parisi, che aveva approfondito la problematica sottesa al disegno di legge, e quindi si riteneva importante ascoltare gli esperti. Detta proposta veniva accettata. (Ivi, p. 17).  

Quindi si passa alla seduta, sempre della IVa Commissione Difesa del Senato, del 18 maggio 2016. Nel corso di tale incontro, sempre presente Gioacchino Alfano, il relatore Latorre, del Pd, poneva l’accento sulla delicatezza delle tematiche affrontate dal provvedimento, volto a restituire l’onore a quei militari fucilati nel corso della prima guerra mondiale in quanto disertori, ma senza che in realtà fossero loro imputate colpe specifiche, e talvolta estratti a sorte e giustiziati per dare l’esempio. Nel merito si era deciso di ascoltare il Comitato tecnico scientifico volto a promuovere e coordinare iniziative di studio e di ricerca sul tema del “fattore umano” nella Grande Guerra, ma quest’ ultimo, istituito con apposito decreto ministeriale nel dicembre2014, non risultava più attivo, dopo aver riferito, nel mese di marzo del 2015, al Ministro della difesa le indicazioni emerse dalla ricognizione istruttoria. Esso aveva sottolineato l’opportunità a che il Ministero sostenesse, nell’ambito delle sue competenze, ogni iniziativa capace di alimentare una matura e rinnovata memoria condivisa delle sofferenze che segnarono la partecipazione a quell’evento di milioni di persone e, per evitare ogni rischio di censura o distorsione di parte, aveva inoltre ritenuto che la ricostruzione e la riflessione sulle diverse tematiche, soprattutto le più controverse, dovessero essere affidate alla ricerca e al confronto della comunità degli storici. (Ivi, p. 18).
In detta ottica Latorre sosteneva l’importanza di alcune audizioni nel merito, per approfondire l’argomento, e «apportare, se del caso, le modifiche opportune, sempre nell’ottica condivisa sottostante alla proposta». (Ivi).

Si apriva quindi la discussione. Il Senatore Mario Mauri riteneva importante la ripresa dei lavori del disciolto Comitato tecnico – scientifico, e invitava a fare approfondimenti ponderati sull’argomento. Il senatore Gasparri osservava che le problematiche sottese al provvedimento avrebbero trovato più efficace valorizzazione nel campo dell’analisi storica, e si poneva, invece, assai criticamente in ordine alla praticabilità di un intervento legislativo in materia, che a suo avviso sembrava aver come fine una riscrittura del passato di memoria orwelliana; esprimeva perciò il proprio avviso contrario al disegno di legge concordando però sulla necessità di approfondimento dell’argomento tramite un ciclo di audizioni. (Ivi, p. 18).

Il senatore Pegorer, del PD, prima di approvare la proposta di legge, invitava la Commissione ad approfondire il dibattito svolto presso la Camera, di cui sarebbe peraltro stato utile avere a disposizione le risultanze. Su quanto concordava pure il senatore dell’Udc e Ncd Luciano Rossi. Invece il senatore Alicata (Pdl) domandava ulteriori delucidazioni sulle modalità di individuazione e selezione dei beneficiari del provvedimento. (Ibid).

Interveniva infine il Presidente Latorre, che, in qualità di relatore, rilevava come le risultanze del dibattito confermassero, a suo parere, l’opportunità di effettuare gli approfondimenti prospettati, al fine di pervenire all’approvazione di un testo che potesse prendere in considerazione anche gli aspetti concreti del processo di rivalutazione storica (Ibid). Pertanto, a tal fine, proponeva alla Commissione l’effettuazione di un ciclo di audizioni, da definire nei dettagli in un successivo Ufficio di Presidenza, che avrebbe potuto comprendere il Presidente e i componenti del Comitato tecnico-scientifico più volte citato, nonché eminenti storici, a cui far pervenire una serie di quesiti. (Ivi, p. 19).

Ma a questo punto il senatore Mario Mauro iniziava ad attualizzare il problema, sottraendolo, secondo me, all’ambito storico, affermando che, a suo avviso, «la discussione non può non innestarsi sulla più generale, dibattuta e delicata questione della valutazione delle circostanze in cui un militare perde la vita, come attestato ad esempio dalla vicenda relativa al conferimento o meno della medaglia d’oro al valore ai caduti di Nassiriya». (Ivi, p. 19). Pertanto non si poteva limitare l’oggetto in discussione alla mera rivisitazione storica dei fatti avvenuti nel corso del primo conflitto mondiale, prevedendo lo stesso precise conseguenze legali che meritavano, pure, di essere approfondite. (Ibid.).

A questo punto il dibattito in Commissione veniva rinviato.

Il 6 ed il 20 luglio 2016 la Commissione riprendeva l’argomento attraverso le programmate audizioni presso l’Ufficio di Presidenza, integrato dai rappresentanti dei Gruppi parlamentari. (Ivi, pp. 21-22).

E si giungeva così alla seduta dell’11 ottobre 2016. Nel corso dell’incontro, riferendosi al disegno di legge n. 1935 concernente i militari condannati a morte nella prima Guerra mondiale, il presidente Latorre rendeva noto che il professor Parisi, già presidente del Comitato tecnico-scientifico per la promozione di iniziative di studio e ricerca sul tema del cosiddetto «fattore umano» nella prima Guerra mondiale, avrebbe consegnato alla Commissione una memoria scritta che sarebbe stata poi messa in distribuzione, e che auspicava che la Commissione potesse pervenire alla definizione del provvedimento entro il 4 novembre, in modo da conferire il dovuto risalto all’impegno del Parlamento in ordine alla tutela ed alla valorizzazione della memoria storica del primo conflitto mondiale. (Ivi, p. 23).

E siamo al 18 ottobre 2016. Nel corso dell’incontro sempre della IVa Commissione Difesa del Senato, il senatore Latorre, dopo aver precisato che il Professor Parisi, presidente del Comitato tecnico scientifico, non aveva potuto esser ascoltato ma comunque aveva inviato una memoria scritta, precisava che le audizioni avevano consentito, dal punto di vista formale, di colmare una lacuna nell’istruttoria svoltasi presso l’altro ramo del Parlamento e di acquisire elementi tecnici per una ponderata valutazione del testo di legge, alla luce delle problematiche storiche e giuridiche poste dall’argomento.

Egli quindi si soffermava su quanto emerso dalle audizioni: rimarcando in primo luogo la necessità di decidere se dare la priorità alla memoria o al diritto. La Camera dei deputati sembrava infatti aver privilegiato la strada “processual-penalistica”, facendo discendere il recupero della memoria principalmente da istituti giuridici. Ma gli esperti uditi avevano rilevato che «il diritto regola i rapporti tra vivi e mal si presta ad essere un valido strumento per rivedere i giudizi di valore sui fatti storici» (Ivi, p.30) , e che «l’uso dello strumento giuridico per fornire o riscrivere giudizi morali appare estraneo alla logica dello stato di diritto». (Ibid.). Inoltre non si poteva trascurare il rischio derivante dal giudicare con categorie e sensibilità attuali fatti storici accaduti circa un secolo fa, e giudicati secondo il sentire di allora. (Ibid.).

Inoltre, nel riportare le considerazioni al presente, si riteneva importante allontanare ogni ombra di incostituzionalità sulla proposta di legge, lasciando impregiudicato il principio di difesa della Patria sancito dall’articolo 52 sia rispetto al passato sia rispetto al futuro, ed evitando che i caduti nell’adempimento del dovere o addirittura i decorati si ritrovassero, nei fatti, considerati alla stessa stregua di coloro che – pur con tutta l’umana comprensione – si erano sottratti a quel dovere. (Ivi, p. 30).

Infine, non potevano essere trascurate le possibili disparità di trattamento dei fucilati nella prima guerra mondiale con i fucilati di altre guerre (quali la terza guerra d’indipendenza, la campagna di Libia o la seconda guerra mondiale), l’esclusione dal testo di legge della riabilitazione per coloro che erano stati condannati a pene più lievi e che, pur avendo tenuto condotte ritenute dalla legge meno gravi e magari aver passato alcuni anni in un carcere militare, non avrebbero avuto alcun riconoscimento postumo, anche se per la verità il testo licenziato dalla Camera prevedeva la riabilitazione per tutti i “condannati” (Ivi, p. 30), con le limitazioni già imposte.

Per quanto atteneva, nello specifico, all’istituto della riabilitazione, i soggetti uditi avevano altresì rilevato che questo presuppone l’esistenza in vita del soggetto, in quanto è finalizzato a cancellare gli effetti penali che ricadono sullo stesso, ed è diverso dalla revisione del processo. L’applicazione a soggetti ormai deceduti da tempo, secondo gli esperti, sarebbe pertanto potuta  apparire problematica.

Un altro nodo problematico era poi rappresentato dal procedimento: nonostante il fatto che si sarebbe dovuto procedere d’ufficio, si sarebbe comunque dovuto vagliare caso per caso, il che avrebbe comportato  ampie ricerche d’archivio su tempi, luoghi e modalità dell’accaduto. Il Tribunale militare di sorveglianza, tuttavia, non disponeva di risorse adeguate e le tempistiche sarebbero state, di conseguenza, particolarmente lunghe, imponendo di accompagnare la misura con un rafforzamento degli uffici giudiziari coinvolti, ed implicando, pure, di trovare adeguata copertura finanziaria.

Le audizioni avevano inoltre evidenziato, – sempre secondo Latorre – ulteriori problematiche. Infatti, anche se il disegno di legge escludeva possibili risarcimenti di natura economica ai parenti dei riabilitati, la riabilitazione avrebbe potuto tuttavia far sorgere delle aspettative di natura economica nelle famiglie dei caduti (sia in termini di risarcimento, sia in termini di recupero di emolumenti mai corrisposti a motivo della condanna), dando luogo a contenziosi. (Ibid).

Perplessità erano state sollevate dagli esperti circa l’iscrizione dei riabilitati nell’Albo d’oro: l’atto istitutivo dell’Albo, infatti, già prevedeva chi iscrivere e chi non iscrivere, ed i volumi con gli iscritti erano già stati pubblicati. (Ivi, pp. 30-31), inoltre non si sapeva come la Repubblica italiana avrebbe potuto chiedere perdono per sentenze comminate dal Regno d’Italia in nome del Re. (Ivi, p. 30).

Pertanto, di conseguenza, il professor Parisi aveva chiesto di sopprimere la creazione di un bando del Ministro della Pubblica Istruzione con un concorso tra gli studenti delle scuole superiori per la scelta del testo da incidere nella targa che si prevedeva di affiggere in un’ala del Vittoriano, per ricordare il sacrificio dei militari fucilati riabilitati, da affidare ad un adolescente, e di togliere il riferimento al defunto Comitato.  Latorre poi riportava i problemi incontrati in Francia e Gran Bretagna nel trattare la questione. In Francia il testo non era stato approvato, pur avendo cercato di trasportare la riabilitazione al solo piano morale, in Gran Bretagna, invece, il Parlamento aveva licenziato un testo che prevedeva il perdono, in generale, per tutti coloro che fossero stati giustiziati, nel corso della prima guerra mondiale. per un reato tra quelli contenuti in un elenco approntato.

Latorre concludeva, quindi, dicendo che la Commissione disponeva ora di sufficienti elementi per maturare un’idea compiuta del problema e delle possibili soluzioni, rilevando che il giusto riconoscimento della dignità e del sacrificio di questi morti non poteva prescindere dalla tutela della memoria storica, dalla storicizzazione di quei fatti che avevano coinvolto milioni di persone e dalla condivisione di un percorso che, senza esprimere giudizi di valore, sapesse parlare agli eredi dei militari fucilati, alle loro comunità, ma anche alla totalità dell’Italia, rafforzando l’unità del Paese. Operando su queste basi si sarebbero potute avere buone possibilità di giungere ad un testo ampiamente condiviso e valido nei contenuti. (Ivi, p. 31).

Nel successivo dibattito, la senatrice Amati (Pd) si augurava di poter addivenire in tempi congrui ad una soluzione condivisa, che superasse i problemi tecnici evidenziati, comunicando il proprio orientamento favorevole per una soluzione di tipo francese; il senatore Mario Mauro (GAL) sottolineava, invece, la complessità delle problematiche sollevate dal Presidente Latorre e si chiedeva se il mezzo giuridico potesse risolvere questioni storiche, Luciano Rossi concordava sull’opportunità di valutare, in un apposito comitato ristretto, l’elaborazione di un testo che potesse incontrare il favore di tutte le parti politiche.

Il senatore Pegorer aspicava che si potesse pervenire, entro il 4 novembre, all’approvazione di un testo in grado di superare le problematiche rilevate, non rinnegando ma valorizzando, al contempo, il lavoro svolto dalla Camera dei deputati in prima lettura. Il senatore Battista (Aut (SVP, UV, PATT, UPT)-PSI-MAIE) nel ravvisare l’opportunità di costituire un comitato ristretto, si dichiarava favorevole all’adozione di una riabilitazione morale di carattere generale, sulla scia della proposta legislativa francese. Il senatore Cotti (M5S) diceva di essere contrario sia in alla modifica del testo, sia in ordine alla costituzione di un comitato ristretto, risultando a suo avviso preferibile la fissazione di un termine per la presentazione di emendamenti. Il senatore Gasparri (PdL) era favorevole alla costituzione di un comitato ristretto, ribadendo, a nome della propria parte politica, la contrarietà all’uso dello strumento legislativo per valutare le vicende storiche, ed osservando che sarebbe stato comunque difficile raggiungere un consenso unanime in materia.

Il presidente Latorre chiudeva quindi il dibattito, proponendo di costituire un comitato ristretto composto dal Presidente stesso, relatore, e da un senatore per ciascun Gruppo parlamentare, per procedere alla predisposizione di un testo il più possibile condiviso dalle parti politiche. La Commissione accettava e i Gruppi Parlamentari si impegnavano a designare i rispettivi rappresentanti. (Ivi, pp. 32-33).

Quindi i due incontri del comitato ristretto ed il nuovo testo licenziato, che devo ancora leggere.

Relativamente a quanto qui riportato, io credo che non si possa mai giungere fra i partiti, in ambito storico, ad una memoria condivisa, e che questo sia un sogno Pd. A me pare, inoltre, che forse si sarebbe dovuto ponderare meglio il testo presentato alla Camera, tenendo conto delle esperienze altrui e di possibili problemi anche tecnici che sarebbero potuti emergere. Io però non riesco a scindere, nello specifico, l’approccio completamente storico dall’approccio completamente giuridico. Credo inoltre che ai parenti dei “fusilaz” interessi una rivalutazione morale del loro congiunto. Infine anche se i nomi non sono scritti sull’Albo d’oro, che importa? Comunque al senatore Gian Piero Scanu va il merito di aver sollevato, nelle sedi preposte, il problema.

A voi lettori giudicare ora, dal vostro punto di vista, quanto accaduto.

Laura Matelda Puppini

L’immagine che correda l’articolo è tratta, solo per questo uso, da: “http://www.ledsocialistieuropei.it/riabilitare-la-memoria-dei-fucilati-della-prima-guerra-mondiale-chiave-morale-per-un-centenario-che-rischia-di-essere-solo-retorico/.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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