Un paio di giorni fa mi trovavo ad Udine, e dato che avevo qualche ora libera, mi sono recata alla Biblioteca Civica, alla sezione friulana, ed ho consultato, online, “Lotta e Lavoro”. Sul numero del 26 luglio 1945 ho trovato tre interessanti articoletti, di cui due sono in ricordo dei comandanti partigiani carnici garibaldini  Aulo Magrini e Andrea Pelizzari, Grifo, scritti con i toni aulici dell’epoca, ed uno relativo al mantenersi, nel dopoguerra, dei fascisti al loro posto, tema ripreso anche in un articolo su “Lavoro”, periodico a cura di Bruno Lepre.

Ed inizio pubblicando quest’ ultimo, per poi seguire con quelli da ‘Lotta e lavoro’.

C’è troppa trascuratezza, siamo sinceri, nei riguardi dei patrioti.

«C’è troppa trascuratezza, siamo sinceri, – si legge su “Lavoro” – nei riguardi dei patrioti. (…). C’è per esempio, e questo è vergognoso per noi che abbiamo ammirato la sua fede, un Da Monte che è da quattro mesi randagio e affamato per Udine, in cerca di due stanze per sistemare la sua famiglia. E ancora non le ha trovate, nonostante che ad Udine ci sia un alto Commissario per gli alloggi.». (“Commento a: “La coscienza giuridica degli ex- partigiani” trasmesso dall’A.N.P.I. di Tolmezzo per la pubblicazione, riportato da “La voce della giustizia” di Torino”, Lavoro, 1° settembre 1945, in: Bruno Lepre, Romano Marchetti, CARNIA LAVORO, ed. Centro Studi Carnia, Tolmezzo, 1994., op. cit.).

Ed ancora: «Tutto va bene. Bisogna impedire un nuovo squadrismo. (…). Ma lo strano è questo: che coloro che hanno avuto il posto perché squadristi sono ancora là, duri come macigni nei loro uffici; che coloro che hanno combattuto idealmente e materialmente i patrioti ed il loro grande movimento insurrezionale ridono dalle finestre dei loro uffici a quei poveri diavoli di partigiani che passano straccioni e affamati per la strada. (…). Così tanti giovani generosi di Tolmezzo, che l’anno scorso hanno lasciato a repentaglio la famiglia per recarsi sulla montagna, sono sul lastrico (…) in barba al loro titolo di studio, alla loro capacità tecnica (…)». (Ivi).

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«Per i patrioti non c’è lavoro!

Non ci piace affatto il modo con cui si trattano ora i patrioti e quando diciamo che non ci piace affatto usiamo l’espressione più moderata del linguaggio che è necessario usare al cospetto di un cumulo di porcherie ogni giorno più sfacciate e numerose.

Nulla hanno preteso per sé i Patrioti quando, abbandonando le loro case, hanno iniziato la dura e sanguinosa lotta dei monti e del piano.
Hanno combattuto, hanno sofferto, ed hanno vinto. Ora hanno fame e chiedono di poter lavorare. Null’altro che lavoro. E lavoro per loro non c’è. Di buone intenzioni, di ottime parole, di tondi panegirici, ce ne sono stati e ce ne saranno per l’avvenire, ma di fatti concreti nulla …

I fascisti, i collaboratori, le spie, i delatori, fuggitivi ed irreperibili nei giorni caldi ora ritornano, dapprima timidi e spauriti, vieppiù spavaldi e rinfrancati poi. E per loro c’è ancora lavoro, per loro gli uffici, le imprese, le fabbriche non hanno i battenti rigidamente sprangati.
Saremmo tentati di chiedere di che gioco giochiamo se non lo sapessimo fin troppo bene.

Lungi da noi l’idea di mestare le acque, ma sia ben chiaro che il marciume, sotto le cui insegne abbiamo vissuto vent’ anni e più, troverà nella pattumiera il suo domicilio regolare perché non si vende impunemente la propria Patria cercando poi di lavarne l’onta con il sangue degli altri.

Fuori i fascisti dagli impieghi, allora, dalle cariche, dalle fabbriche e date lavoro a chi tutto ha donato ed ora ha fame».

(Per i Patrioti non c’è lavoro! in: Lotta e lavoro, 26 luglio 1945).

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La commemorazione di Aulo Magrini a Prato Carnico.

«Medico di Prato Carnico, Aulo Magrini ha appartenuto e militato nel partito fin dal lontano 1920. Studente all’Università di Firenze, gli si impedì con tutti i mezzi la laurea perché comunista, finché la sua ferrea volontà lo rese vittorioso ottenendo il conteso diploma, nonostante la barbara, quanto stupida oppressione fascista nel campo della cultura.

Dopo ventitré anni di oscura ma feconda attività, Aulo Magrini, sempre saldo nei suoi principii, riprende, al sorgere del movimento di liberazione, il suo posto con rinnovato vigore. Entrato a far parte del Comitato carnico di liberazione, viene nominato subito dopo Commissario politico nelle “Brigate Garibaldi”.
Cadde eroicamente combattendo durante una violenta azione condotta dal nemico invasore.

Nell’anniversario del suo glorioso sacrificio, l’anima viva e palpitante della Carnia ha vibrato di fede nella vallata carnia antesignana di idee innovatrici.

Il compagno Aulo Magrini, valorosamente caduto di fronte ai nazi-fascisti, alla testa di una formazione Garibaldina, è stato degnamente commemorato.
La popolarissima figura di questo eroe purissimo, ha fatto affluire con ogni mezzo e da ogni angolo della Carnia, autorità, patrioti e popolo lavoratore. Quanti erano? Una fiumara interminabile, che, dalla Piazza Municipale, in ordinato corteo, con vessilli e fanfara Garibaldina, si è poi religiosamente raccolta sul piazzale di Prato Carnico. Ivi è stata scoperta un’iscrizione dedicante a suo nome la sala del Fronte della Gioventù.

Erano presenti alla cerimonia la vedova, i figli e parenti dello scomparso. Hanno parlato alla folla: Anteo per il F.d.G., Fabian Aldo per il C. L.N., Marco per le formazioni Garibaldine, Da Monte per le formazioni Osoppane, Lepre Bruno per il C.L.N. carnico ed il compagno Bortolussi per la Federazione Provinciale del P.C.I..

Tutti i discorsi, nell’esaltazione di Aulo Magrini, sintesi di tutti i caduti della Carnia, sono stati improntati al più nobile patriottismo, auspicante una Italia veramente democratica e progressiva.

La folla ha ascoltato silenziosa e visibilmente commossa. È stato distribuito gratuitamente un numero unico “A. Magrini”. La austera ed ordinata cerimonia è risultata imponente».

(La commemorazione di Aulo Magrini a Prato Carnico, in Lotta e lavoro, 26 luglio 1945).

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Andrea Pelizzari (Grifo).

 Il compagno Andrea Pelizzari (Grifo) classe 1918 è una fulgida figura di eroe cui la Carnia è gloriosa di aver dato i natali. Nato a Socchieve, da giovane non ha trovato ostacoli al suo valore. Conseguito il diploma di geometra, dopo grandi sacrifici finanziari, ha abbracciato subito quell’idea e quella causa che aveva sempre amato.

Membro del P. C., promotore e comandante dei G.A.P.  Val Tagliamento, poi comandante tenace e cosciente di un Btg. Garibaldino, fu sempre amato e stimato da tutti i suoi uomini poiché sempre, e specialmente nel pericolo, era accanto ad essi come fratello e padre.

A tutta Socchieve e Comuni circostanti è nota l’eroica fine del comp. Pelizzari, comandante del btg. “G. Lenna”, (Divisione Garibaldi Carnia) avvenuta il 1° marzo 1945 nei pressi di Tolvis (Soccchieve) ove, sfidando le più dure prove delle intemperie e della fame, assieme al proprio battaglione aveva trascorso tutto l’inverno per aspettare la tanto attesa primavera. L’ira nemica non volle però che questo compagno, tanto nobile di cuore e di sentimenti, fosse presente all’appello della martoriata Patria, che tanto bisogno aveva di questi suoi figli.

“Malvagità di spia non perdona”. All’alba del primo marzo l’ospitale casone era circondato dalla polizia cosacca.

“Grifone che si fa?” – rivolti a lui chiesero i compagni come i figli chiedono al padre. Non un attimo di esitazione. Comanda di impugnare le armi e, sfondando la parete posteriore del casone, esce tra i primi, con il fedele mitra in mano. Si apposta e spara, spara finché tutti i suoi otto compagni sono in salvo, ma i feroci cosacchi sono in tanti, più di cento, e fanno un fuoco d’inferno. “Siamo tutti, Grifo salvati- corri su, gridano i compagni, ma fatto appena un passo egli cade, non si rialza, non spara più.

Grifo è morto. Una pallottola sola lo colpì, lo colpì al cuore.

Quel cuore tanto nobile e generoso è stato infranto perché gli esca puro quel sangue che lo animava, degno seme della nostra terra per la rinascita di nuovi eroi».

(Andrea Pelizzari (Grifo) in Lotta e lavoro, 26 luglio 1945).

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Ho riportato quanto scritto su ‘Lavoro’ e ‘Lotta e lavoro’, per incominciare a far comprendere ai lettori come il primo dopoguerra fu caratterizzato in Italia dal mantenersi di fascisti e collaborazionisti al loro posto di lavoro nello Stato e dall’emigrazione, poi, dei patrioti, mentre moltissimi delitti fascisti, per non dire la grandissima parte, restarono impuniti anche a causa dell’amnistia Togliatti. E, vuoi con una scusa vuoi con l’altra, la storia della Resistenza italiana fu riscritta, a mio avviso, nella loro ottica. Gli altri stati, per esempio la Francia, fecero subito i conti, mentre noi non li facemmo mai. E leggendo certi testi ed articoli, pare che la seconda guerra mondiale sia stata solo una parentesi, ove il peggio era stato rappresentato solo dall’invasione tedesca e ,udite, udite, dai partigiani, mentre i fascisti, “o di rif o di raf”, nulla avevano fatto perchè comunque italiani.  E da qui il volume di Angelo Del Boca, intitolato: Italiani, brava gente? edito da Neri Pozza, prima edizione 2005. E se erro scusatemi e correggetemi.

Ho poi voluto ricordare le figure di Arturo, Aulo Magrini, e di Grifo, Andrea Pelizzari, perchè si meritano un doveroso omaggio, come i tanti che soffrirono e morirono per la nostra libertà. Ed a Prato Carnico i partigiani, in quel luglio 1945, vennero ricordati come eroi. Ma poi ci furono i demonizzatori, senza fonte alcuna, quelli ca son lats a tirà su pecjóts, … e che hanno, in Carnia, fino a pochi anni fa, avuto la meglio. Inoltre questo articolo prepara ad uno dei prossimi che parlerà, riprendendo la registrazione della presentazione di un libro, il tema: Fascismo, dittatura, corruzione, affarismo. (Cfr. Paolo Giovannini, Marco Palla, a cura di, “Il fascismo dalle mani sporche. Dittatura, corruzione, affarismo” pubblicato da Laterza).

Laura Matelda Puppini

L’immagine che accompagna l’articolo rappresenta Grifo, Andrea Pelizzari, carnico, ed è tratta dal volume Alberto Buvoli, Ciro Nigris, Percorsi della memoria civile. La Carnia. La Resistenza, ed. Ifsml, 2004. Laura Matelda Puppini

 

 

 

 

 

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