Ritorno sul tema Novartis con alcune considerazioni personali sulla risposta della giunta regionale, affidata all’assessora Alessia Rosolen, che non costa sia stata, in questa tornata, eletta dal popolo ma scelta da Massimiliano Fedriga, all’interrogazione a risposta immediata di Furio Honsell sul protocollo di intesa fra Regione Fvg e Novartis. Il testo integrale dell’accordo e le perplessità del noto esponente politico sono stati da me riportati su www.nonsolocarnia.info nell’ articolo intitolato: “L’accordo tra Novartis, casa farmaceutica svizzera, e la regione Fvg. Le giuste domande di Furio Honsell”.

E ho sempre ritenuto corrette le domande, precise e puntuali, dell’ex- rettore dell’Università e per molti anni sindaco di Udine, ed ora consigliere regionale nel merito. Quello che mi ha strabiliato è la risposta dell’assessora, perché di fatto non ha trattato i quesiti posti.

 Domande di Furio Honsell.

Il Protocollo d’Intesa per la “creazione di un polo regionale delle scienze della vita” allegato alla DGR N.79 del 21/1/2022, di cui è stata data ampia eco sui media:

1- suscita preoccupazione per la visione prestazionale della sanità che pone al centro il farmaco invece della persona esplicitata in premessa.  

2- Tale documento non è stato né discusso né approvato in Consiglio.

3 – Inoltre, vincolando la Regione ad una specifica casa farmaceutica, tale protocollo potrebbe compromettere relazioni con altri soggetti e non rispetterebbe il pluralismo scientifico-tecnologico che un’istituzione pubblica dovrebbe tenere: “l’ecosistema sanitario e tecnologico” regionale non può essere consegnato ad un unico soggetto.

4 – Oltre a ciò, la disponibilità dichiarata di permettere l’accesso a dati clinici riservati nel corso delle collaborazioni appare concessa con molta leggerezza. Infine, tale documento è vago quanto alle sperimentazioni di farmaci, di sistemi di controllo, e non tratta né degli investimenti che la Regione intende fare né quelli di Novartis. (…)». (1)

E così aggiungeva, presentando i suoi quesiti, nel corso del consiglio regionale del 23 febbraio 2022, dopo aver sottolineato che detto accordo fra Regione Fvg e Novartis era stato annunciato con squilli di tromba: «Ora da quello che abbiamo visto anche ultimamente sui quotidiani, lo scenario è, oggettivamente, molto oscuro» , e «Va bene trovare le partnerships pubblico – private, però qui si parla pure del fatto che ci sarà una condivisione dei dati, qui è stata fatta una scelta di legarsi con una società farmaceutica piuttosto che con un’altra, c’ è stato un investimento potenziale nell’ultima legge di stabilità, mi sembra di 10 milioni nei prossimi tre anni, sempre nella direzione della scienza della vita… ». «Forse appunto, una scelta così importante che ci lega ad un unico produttore che non è chiaro neppure quanto investa o come sia stato scelto, mi sembra che necessitasse di un dibattito pubblico. Ci sono infatti tante multinazionali del farmaco: perché è stata scelta questa? Perché, in qualche modo, si pensa che possa risolvere i nostri problemi, almeno stando anche a quanto era scritto sul Corriere della Sera (2)? E dovrebbe risolvere anche i problemi delle liste di attesa, e per questo c’è una condivisione dei dati? Ma allora Insiel non basta. Insomma io credo che fosse urgente mettere al corrente il consiglio delle decisioni prese. E mi dispiace che siano comparse notizie che sono state prese decisioni […]  senza che noi fossimo stati informati per lo meno dal punto di vista del metodo, con cui si è deciso e scelto. E quindi sono sinceramente preoccupato. […]». (3).

A queste perplessità del noto consigliere regionale di Open Sinistra Fvg, così ha risposto, o meglio, secondo me non ha risposto affatto, l’assessora al lavoro, formazione, istruzione, ricerca, università e famiglia Alessia Rosolen. Riporto qui detta risposta (4), alternandola con mie considerazioni, naturalmente discutibilissime, e senza presunzione di verità, ma non prive di fonti. 

Risponde l’assessore Rosolen.

(In rosso Rosolen, in nero mie considerazioni. In rosso e grassetto: titoli ricavati da quanto ha detto l’assessore).

Inizio: Lei consigliere Honsell non ha letto il testo dell’accordo …

Così ha iniziato il suo intervento orale l’assessora Rosolen, precisando che a risposta orale avrebbe fatto seguire risposta scritta: «in modo che puntualmente verifichi quanto peraltro, prima di scrivere questa interrogazione avrebbe potuto personalmente verificare, come tutti gli altri cittadini, nell’atto trasparente che l’amministrazione regionale ha prodotto, proprio nel principio della massima trasparenza e che è pubblicato sul sito della regione. Quindi le illazioni, le supposizioni che trovo all’ interno di questa iri probabilmente non ci sarebbero state se fosse stato letto il documento approvato, con la programmazione dei tempi, delle modalità di lavoro, e del confronto che sono stati stipulati assieme a Novartis».

In sintesi l’assessora ha presupposto, senza aver chiesto nulla nel merito al diretto interessato, che Honsell non avesse letto il protocollo di intesa, e quindi che, in sintesi, stesse facendo perdere tempo a tutti. Ma ditemi un po’ voi… Ma andiamo avanti.

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In questo caso non si può certo dire che al centro vi sia il farmaco e non la persona.

Rosolen: «Ogni tanto bisogna immaginare che non esistono, ed in questo caso non esistono, alcune frasi che possano suscitare né in un cittadino qualunque né tantomeno in un consigliere regionale preoccupazioni per una apparente visione prestazionale della sanità che va a porre al centro il farmaco invece che la persona».

 Ma per sua natura il rapporto fra una casa farmaceutica ed un ente regionale, secondo me, non può avere al centro la persona, anche se pomposamente si dice che ha come oggetto la “life science” o meglio e più precisamente le “life sciences”, cioè quell’ insieme di scienze ‘biologiche’ che si occupano di «organismi viventi e di tutto ciò che ha a che fare con le loro dinamiche» (5). Esse «stanno prendendo sempre più spazio all’interno del mercato del lavoro in virtù del loro approccio multidisciplinare e dell’innovazione tecnologica, che sta accelerando i processi di cambiamento in ogni ambito». (6). In particolare riguardano l’uso di tecnologie in ambito farmaceutico, della creazione di nuovi farmaci e di dispositivi medici, e non riguardano assolutamente la persona in quanto tale, ma il suo corpo biologicamente inteso e riportato a fattori che accomunano, non certo individuali. Ma così facendo si valorizza un metodo a protocolli e che riportano a meri fattori fisici comuni una malattia, presupponendo che tutti i soggetti biologicamente umani si trovino con la stessa tipologia di patologia e che per tutti valga la stessa cura, lo stesso farmaco, ammesso che sia corretta la diagnosi. Non solo: l’importanza dell’applicazione di nuove tecnologie nella farmaceutica, attualmente e da quanto si legge, riguarda da vicino aspetti economici e finanziari. (7). E quindi le ‘life sciences’ sono centrate sul corpo – robotizzato e sulla tecnologia, non sulla persona e sulla personalizzazione della cura, che può anche comportare aspetti comuni.

Inoltre: «Il settore delle scienze della vita è ai primi posti in Italia per competitività, produttività e investimenti in R&S, e rappresenta un ecosistema attivo e dinamico, in grado di rispondere con prontezza alle sfide economiche e tecnologiche del mercato dove crescita e innovazione vanno di pari passo». (8). Ora, nel campo ‘biotech’ vi sono attualmente già «375 i progetti di nuovi terapeutici allo studio in Italia da parte di imprese biotech a capitale italiano» (9), e detto settore si sta occupando della messa a punto di soluzioni terapeutiche per l’oncologia. (10).

E poi mi chiedo: perché la Novartis elvetica, quando lo sviluppo della life science è un fiore all’occhiello per più di una industria farmaceutica italiana? 

«Il comparto dei dispositivi medici identifica tutte quelle tecnologie per la salute e il benessere (biomedicale, diagnostici in vitro, apparecchiature di imaging o dispositivi di e-health, apparecchiature per l’estetica) utilizzate per diagnosticare, monitorare, valutare predisposizioni e/o pazienti affetti da una vasta gamma di sintomatologie e patologie». (11). «Il settore dei medical device (dispositivi medici ndr) italiano è un tessuto industriale molto eterogeneo, altamente innovativo e specializzato, con piccole aziende che convivono con i grandi gruppi e startup». (12).

Nel settore ‘pharma’ cioè dei farmaci, «l’industria farmaceutica in Italia è uno dei settori trainanti del Paese ed è leader nazionale in termini di competitività, produttività e investimenti in R&S. Costituita da 291 imprese, l’industria farmaceutica italiana nel 2018 ha raggiunto il record storico per valore della produzione, pari a 32,2 miliardi di euro, con una crescita del 3,2% rispetto all’anno precedente, che conferma il posizionamento dell’Italia come primo Paese in Europa». (13).

Le 13 case farmaceutiche italiane che producono risultati a doppia cifra e guardano al futuro sono: ABIOGEN PHARMA; ALFASIGMA; ANGELINI; CHIESI; DOMPE; I.B.N. SAVIO; ITALFARMACO; KEDRION; MEDIOLANUM; MENARINI; MOLTENI; RECORDATI; ZAMBON, TUTTE ADERENTI A FARMINDUSTRIA. (14) Le prime 5 per fatturato sono: Menarini, fiorentina, in testa, seguita da: Chiesi di Parma; Angelini di Ancona; Recordati e Bracco di Milano. (15). Fra le altre cose, pare che la Bracco sia stata o sia ancora leader mondiale nell’imagining biomedico. Solo il gruppo Bracco contava a fine 2020, «1.800 brevetti, 7 centri di ricerca e sviluppo e 9 stabilimenti a livello mondiale». (16).

A questo punto io vorrei sapere come mai si é pensato di offrire ad una ditta svizzera anche se con appendici in territorio italiano (17) condizioni di favore in Fvg e la possibilità di competere con e fare la concorrenza alla farmaceutica italiana, senza neppure portare l’argomento in consiglio regionale. E giustamente Honsell, in veste di consigliere, ha chiesto alla giunta regionale quali sono stati i criteri di scelta della Novartis. E questa scelta, per inciso, è stata fatta da una giunta formata da rappresentanti di ‘Forza Italia’, Lega, persone aderenti a una visione politica nazionalistica.

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 L’epidemia porta a scegliere subito un forte investimento in una farmaceutica … anche per sicurezza nazionale.

Rosolen « […] credo, sarebbe preoccupante essere contrari all’affermazione riportata all’interno delle premesse che sono scritte nero su bianco e chiare nel protocollo, secondo cui l’emergenza sanitaria legata all’epidemia che abbiamo vissuto, sta affermando il valore della ricerca di soluzioni terapeutiche innovative ed ha già imposto temi ai quali il presidente e la giunta hanno guardato con attenzione, come quelli legati a tutto il tema delle scienze della vita come uno dei pilastri fondamentali non solo di salute pubblica ma anche di competitività economica e di sicurezza nazionale».

Questo potrebbe essere vero, secondo me, solo se si guarda con gli occhi di poi alla pandemia avvenuta a causa di un virus non noto, e magari sarebbe stato importante avere già in Italia e Regione un piano pandemico nazionale previsto, ed uno regionale in due anni più che realizzabile. Ma nulla di nulla all’inizio, qui come là, e se non c’era Conte chissà cosa sarebbe accaduto. Ed in Fvg la Regione è andata avanti, secondo me, basando la sua azione molto sull’improvvisazione, con il sogno segreto che ogni volta la pandemia finisse. Ed ora abbiamo un piano pandemico regionale o no? Inoltre una casa farmaceutica non può produrre vaccini su ciò che non conosce, e quindi questa motivazione per l’accordo con Novartis non ha senso ed è, secondo me, privo di logica. E men che meno può pensare di incidere a livello genetico sulla popolazione regionale per prevenire non si sa che cosa. Neppure pensarlo!!!!!

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 I territori dovranno competere per attrarre enormi investimenti in ricerca e sviluppo … 

Rosolen: «Inoltre il fatto che nei prossimi anni i territori dovranno competere per attrarre enormi investimenti in ricerca e sviluppo, che saranno destinati a tutte le tecnologie innovative legate a questo settore, (e poi possiamo declinare i dati e gli ambiti di questo settore), quando tutto ciò avverrà, è una constatazione che non può destare alcun tipo di preoccupazione se non un segnale di miglioramento delle prestazioni sanitarie a favore die cittadini».

Qui siamo di nuovo al fumo più denso, e ad una ipotesi di investimenti approvati da una giunta di ben pochi eletti, e quel ‘dovranno ‘ è ipotesi sua, quasi che la Regione fosse una azienda privata in mano alla giunta. Ma quella che si profila all’orizzonte è una crisi climatico- ambientale e per i cittadini energetica a causa della guerra Russia Ucraina, in cui noi, secondo me, non c’entriamo nulla ma che pagheremo cara, e di carenza di acqua potabile in ogni caso, e su questo si dovrà intervenire prima di soccombere. Inoltre senza medici ed infermieri ed un ssn e ssr che dicasi tale e che sia presente pure a livello territoriale, non vi è alcuna prestazione sanitaria che regga, solo spese inutili per inseguire sogni, il che potrebbe però, in ipotesi, fare molti morti. E l’incertezza in campo sanitario non aiuta a restare qui. E siamo la regione italiana che ha avuto il numero più alto di morti del resto d’Italia per covid. Un tempo il presidente della giunta regionale Fvg, davanti a questo dato, si sarebbe presentato in consiglio regionale a chiarire, dopo indagine, ma ora neanche per sogno, come la cosa non lo riguardasse, è volato a Dubai per vendere non so cosa, quando tradizionalmente ci poteva andare solo la Camera di Commercio.

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Basta la giunta per decidere … Ma è proprio così?

Rosolen: «Non è altrettanto chiaro perché un protocollo di intesa debba essere preventivamente discusso ed approvato in consiglio regionale, quando è materia di competenza esclusiva della giunta regionale autorizzare il presidente a stipulare un qualsiasi protocollo di intesa, e non solo questo ma qualsiasi protocollo di intesa. Trovo pretestuosa la dichiarazione di Honsell rispetto al tema del vincolo ad una casa farmaceutica unica che, ovviamente, andrebbe a mettere in difficoltà il rapporto con qualsiasi altro soggetto. Nelle premesse della delibera della giunta regionale è espressamente evidenziato l’interesse dell’amministrazione ad attrarre aziende leader a livello mondiale secondo una logica, ed è scritto nero su bianco, di non esclusività e di sviluppo sul territorio del sistema socio-sanitario. Novartis mi auguro sia la prima multinazionale che si avvicina a Regione Friuli Venezia Giulia, e spero sia la prima di tutta una serie di fruttuose collaborazioni con altre aziende».

A parte che ogni accordo dovrebbe esser presentato al consiglio regionale prima di siglarlo ed almeno a cosa fatte, e non alla stampa, a me non consta che questo sia un semplice accordo tra pubblico e privato di quelli come altri, perché implica una scelta di esclusività in settori tali e di importanza vitale che altre case farmaceutiche certamente non avrebbero più spazi da coprire, e leggendo questo, mi sono sentita presa in giro, ve lo confesso. Perché lo spessore della scelta e l’ampiezza delle concessioni per esempio dei dati sensibili della popolazione è tale, che il consiglio regionale non poteva non esserne investito. Ma poi, se è tutto così chiaro, perché non farlo? Per umiliare il consiglio? Per fare una prova di forza? Per mostrare l’inutilità del consiglio regionale? Perché questo viene in mente, anche se magari la risposta è altra. Inoltre non si sa perché il riferimento sia l’assessorato di Alessia Rosolen e non quello di Riccardo Riccardi, dato che, fra l’altro al punto 1 del protocollo di intesa si parla di «realizzazione, attraverso la pianificazione ed il governo unificato delle funzioni in materia sanitaria, sociosanitaria e sociale e delle politiche del terzo settore e del servizio civile» in capo a Riccardo Riccardi. Inoltre la Novartis usufruirebbe di, ed entrerebbe in ogni settore pubblico di ricerca regionale attraverso l’assessorato Rosolen perché, come si legge al punto 2 della convenzione, nello specifico, «L’Assessorato a lavoro, formazione, istruzione università, ricerca e famiglia individua possibili strumenti operativi e modelli di collaborazione tra il sistema sanitario, produttivo e scientifico, avvalendosi delle competenze fornite dalle agenzie di innovazione regionali, dalle Università e dagli Enti di ricerca, dal Polo tecnologico Alto Adriatico quale soggetto gestore del cluster tecnologico regionale delle scienze della vita».

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 Sull’utilizzo dei dati personali non concesso … Ma è proprio vero?

Rosolen: «Il protocollo, peraltro, e così lo diciamo chiaramente, non prevede alcun accesso ai dati clinici riservati nel corso della collaborazione. Semmai, all’ interno di tutti i dati che troverà nella risposta che Le fornirò scritta, ci saranno i risultati dei gruppi di lavoro ad identificare qualsiasi tipo di progettualità».

A parte che nessuno sa chi farà parte di questi ipotetici gruppi di lavoro, dal testo del protocollo di intesa, tanto chiaro non è se al comma 2 punto 2 dell’articolo 3 della convenzione si dice che verrà fatto «un utilizzo e un impiego ottimale dei dati clinici e sanitari per attività di ricerca, sviluppo e innovazione, tenendo conto delle necessarie risk analysis previste dal GDPR, nonché della Valutazione d’impatto del trattamento (la c.d. DPIA, Data Protection Impact Assessment), da effettuarsi anche con il supporto di professionisti esterni», se al punto 4 si legge che: «Le Parti e i soggetti terzi coinvolti a vario titolo nello svolgimento delle attività previste, si impegnano a non portare a conoscenza di terzi informazioni, dati clinici, dati tecnici, documenti e notizie di carattere riservato, di cui venissero a conoscenza nel corso dell’esecuzione del presente Protocollo. Più in particolare, i dati non devono essere divulgati in alcun modo e in nessuna forma e non devono essere oggetto di utilizzazione a qualsiasi titolo per scopi diversi da quelli strettamente necessari all’esecuzione del Protocollo e delle progettualità concordate di cui all’articolo 3. Le Parti quindi ottemperano e assicurano l’osservanza delle norme sulla tutela della riservatezza ai sensi della vigente normativa». Ed all’articolo 5 comma 1: «Nelle singole progettualità vengono definite le attività di gestione e di sviluppo di prodotti che comportano il trattamento di dati personali di interesse. Il Responsabile del trattamento che viene individuato nelle singole progettualità, è tenuto a trattare i dati personali solo ed esclusivamente al fine dello sviluppo della progettualità, nel rispetto di quanto disposto dalla normativa applicabile in materia, nonché dalle istruzioni e da ogni altra eventuale indicazione fornite dal Titolare». Scusate ma voi, dal protocollo, cosa capite? Io che i nostri dati personali e sensibili verranno utilizzati, eccome, senza nostro consenso.

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Non si sperimenteranno farmaci. Ma cosa produce Novartis Pharma? Farmaci.

Rosolen: «Il documento, sempre a riprova del fatto che magari bastava leggerlo attentamente, non fa alcun riferimento a sperimentazione di farmaci e di sistemi di controllo, perché queste attività non sono oggetto del protocollo che siamo andati a sottoscrivere».

Ma scusate, la Novartis pharma, di cosa si occupa? Di produzione di nuovi farmaci. E allora cosa significa questo obiettivo della convenzione: «rafforzare la capacità di generare innovazione in Salute e di rendere la stessa disponibile il più rapidamente possibile ai propri cittadini attraverso un sistema socio – sanitario regionale più competitivo»? Produrre farmaci nuovi e darli subito ai cittadini Fvg, battendo qualsiasi concorrenza e creando dei cittadini sperimentatori, per non usare un termine ben peggiore. Inoltre quanto si parla di consegnare dati sensibili di persone reali, non si esercita forse una forma di controllo sulle stesse, come su di una comunità per lo stesso motivo? Inoltre la privacy, garantita da severe norme europee, dove va a finire?

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L’accordo costerà alla Regione Fvg solo quanto preventivato …  

Rosolen: «Per quanto riguarda gli investimenti, che è l’altro tema che il consigliere Honsell ha sollevato nell’illustrazione dell’ iri, leggendo con attenzione sempre il protocollo, all’articolo 8, si precisa che le attività previste non comportano costi aggiuntivi a carico delle parti, oltre alle risorse già disponibili nell’ambito delle rispettive programmazioni e che le parti si impegnano a reperire risorse finanziarie per lo sviluppo di qualsiasi progettualità se dovesse emergere ad esito delle attività del gruppo di lavoro».

Noi sappiamo che l’assessora ha previsto ben 10 milioni all’anno per 3 anni da dare a Novartis, che però non ci ha detto, bontà sua, quanto metterà lei.

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Le conclusioni di Honsell sembrano catastrofiche.

Rosolen: «Tutte le affermazioni sono, sembrano finalizzate ad annunciare una conclusione catastrofica ed a voler semplicemente bypassare il consiglio regionale prima di andare a consegnare la regione e tutto il suo ecosistema sanitario tecnologico pubblico, compresi i dati che, in maniera molto – come dire- molto gelosa possediamo, e che possiede Insiel, ad una rete che fa capo solo ad una specifica casa farmaceutica».

Un unico appunto da fare: il testo della giunta regionale è finalizzato, non sembra finalizzato,  ad annunciare una conclusione catastrofica per i cittadini e le imprese.

Cosa poi possano pensare Insiel, ampiamente finanziata dalla Regione fin dal 2013, ma anche Eurotech di Amaro, in Fvg, relativamente a questa parte della convenzione: «Novartis FARMA S.p.a. […] ha dato vita a livello globale ad una iniziativa nota come “Novartis Biome”, una rete internazionale di Digital Innovation Hubs con l’obiettivo di accelerare le connessioni tra Novartis e tutti i partners dell’ecosistema sanitario e tecnologico. (…)  È altresì interesse di Novartis FARMA S.p.a. operare nel territorio del Friuli Venezia Giulia, anche attraverso “Novartis Biome” con l’obiettivo di accelerare le connessioni tra Novartis FARMA S.p.a.e tutti i partners dell’ecosistema sanitario e tecnologico dei territori, tra l’altro per individuare nuove collaborazioni con startup innovative o imprese di medio piccole dimensioni fortemente dinamiche e con elevata propensione all’innovazione» non lo sappiamo, ma vorremmo proprio saperlo.

In sintesi anche a me questa convenzione appare catastrofica per noi cittadini e per la Regione Fvg.… Convenzioni così generiche e possibiliste, ma in alcuni passaggi chiare, sono pericolose per chi le subisce … Ed i dati sensibili non possono esser in mano ad aziende private, neppure con l’escamotage pubblico privato, così come dati di singole aziende.

ED A ME PARE CHE CON QUESTO PROTOCOLLO DI INTESA SI CONSEGNI, L’INTERO SISTEMA FVG ALLA NOVARTIS, PER DI PIÙ FINANZIANDOLA. PENSATE SOLO COSA SIGNIFICA DARE IN MANO AD UNA MULTINAZIONALE PRIVATA TUTTI I DATI AZIENDALI DI POSSIBILI CONCORRENTI MAGARI SOLO PER UNA PARTE DI FILIERA NEL SETTORE IN CUI OPERA, come par di capire da questa frase: le parti di impegnano a «Aggiornare e valorizzare la mappatura delle aziende del settore presenti in regione e della loro offerta di prodotti e servizi digitali in sanità in collaborazione con l’Ente gestore del cluster delle scienze della vita regionale», e così detti dati finiranno in mano alla Novartis.

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Ribatte Furio Honsell.

«Non sono assolutamente soddisfatto di questa risposta anche perché l’assessore dà per scontato che io non abbia letto il loro protocollo, ma proprio perché io l’ho letto …. Se avessi letto solo le roboanti comunicazioni sui giornali non mi sarei, diciamo, preoccupato, ma è proprio perché l’ho letto ed ho letto i dettagli, che ho richiesto che ci fossero maggiori informazioni. E adesso è difficile qui rispondere puntualmente al lungo intervento nel poco tempo che mi resta, però non è dicendo: noi non faremo dei ragionamenti esclusivi con la Novartis che, diciamo, si mantiene in qualche modo il pluralismo». (18).

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Chiusura.

Ho fatto queste considerazioni sul testo del protocollo di intesa, perché anche a me il metodo per una scelta di questa portata (e la portata l’ha ben definita Marie-France Tschudin, presidente Pharma Novartis, nell’ articolo intitolato: “La sanità e il Pnrr. Ricetta Novartis, un patto con le Regioni, in: Corriere della sera, 21/2/2022) appare inadeguato e credo ai limiti della legge, e con un protocollo di questo tipo si consegna ad una multinazionale del farmaco la regione intera. E questo fa davvero molta paura. Senza offesa per alcuno, sottolineando che nulla ho nei confronti della Novartis, ma per discuterne, e se ho compreso male ed ho errato, per cortesia correggetemi.

Laura Matelda Puppini

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(1) Da: https://www.facebook.com/FurioHonsell/ 27 gennaio 2022. Riportata anche in: https://www.nonsolocarnia.info/laccordo-tra-novartis-casa-farmaceutica-svizzera-e-la-regione-fvg-le-giuste-domande-di-furio-honsell/.

(2) Alessandra Puato, La sanità e il Pnrr. Ricetta Novartis un patto con le regioni, in: Corriere della sera, 21 febbraio 2022.

(3) Trascrizione della presentazione, da parte di Furio Honsell di Open Sinistra Fvg dell’iri relativa all’accordo Regione Fvg – Novartis al consiglio regionale del 23 febbraio 2022.

(3) Dalla trascrizione, qui e d’ora in poi in rosso, della risposta dell’assessora Alessia Rosolen a Furio Honsell nel corso del consiglio regionale del 23 febbraio 2022.

(4) Trascrizione fatta da Laura Matelda Puppini della risposta data dall’assessore Alessia Rosolen in consiglio regionale il 23 febbraio 2022 all’iri di Furio Honsell relativa al protocollo di intesa fra Regione Fvg e la casa farmaceutica Novartis. Tutte le parti fra caporali attribuite a Rosolen in questo articolo sono da qui tratte.

(5) Life science, tutti i dettagli di un settore in grande crescita, in: https://www.kellyservices.it/blog/2021/05/life-science.

(6) Ivi.

(7) Ivi.

(8) Life science in Italia, in: https://www.clusteralisei.it/settore-life-science/

(9) Ivi.

(10) Ivi.

(11) Ivi.

(12) Il Life Science italiano dopo Covid-19, in: https://www.miopharmablog.it/2020/11/il-life-science-italiano-dopo-covid-19/.

(13) Life science in Italia, op. cit.

(14) Made in Italy, la farmaceutica traino dell’economia: +70,3% in 10 anni, in: https://www.unicospa.it/wp/news/farmaceutica-traino-economia/. Qui si legge: «Tredici aziende italiane fronteggiano la crisi con investimenti in R&S. Aumenta la produzione, l’occupazione e il fatturato. Anche grazie all’export. I risultati del rapporto Nomisma, “Industria 2030. La farmaceutica italiana e i suoi campioni alla sfida del nuovo paradigma manifatturiero”. (…). Nonostante la congiuntura economica sfavorevole, per queste aziende italiane il 2017 si è chiuso con ricavi aggregati superiori agli 11 miliardi di euro, segnando una crescita del 70,3% rispetto al 2007, quando il totale arrivava a 6,1 miliardi.
Con 30 stabilimenti in Italia e 26 all’estero, questi risultati sono stati raggiunti dalle 13 imprese anche grazie una “propensione all’innovazione superiore rispetto alla media delle altre manifatturiere italiane”. Che si traduce in quasi un miliardo di euro di investimenti nel campo delle biotecnologie e delle terapie geniche. E all’export che vale 24,8 miliardi pari al 5,8% del settore manifatturiero italiano. Segno che la qualità del Made in Italy è assolutamente apprezzata all’estero non solo nel settore fashion e food, ma anche in quello della salute. In 10 anni, infatti, le esportazioni di queste 13 aziende sono aumentate del 106,9%. Export che le farmaceutiche italiane interpretano come internazionalizzazione di impresa e non come delocalizzazione. Inizialmente con la presenza commerciale in altri paesi e poi con l’apertura di filiali e centri ricerca, soprattutto in Occidente. Numeri che non sarebbero possibili senza un numero adeguato di risorse umane: +57% è l’aumento dei dipendenti registrato negli ultimi 10 anni, che ha portato il numero degli addetti da 26.000 a 42.000. E di alto profilo: l’87% è diplomato».

(15) Le prime 5 aziende farmaceutiche italiane per fatturato, in: https://www.truenumbers.it/elenco-aziende-farmaceutiche/.

(16) https://it.wikipedia.org/wiki/Bracco_(azienda).

(17) La Novartis (ora Novartis International AG) è una azienda farmaceutica elvetica, nata nel 1996 dall’unione di Ciba-Geigy e Sandoz. Colosso mondiale, detta multinazionale con sede a Basilea in Svizzera, possiede tutte le società coinvolte nella sua catena di produzione. L’azienda si occupa soprattutto di farmaceutica, oculistica e prodotti per il pronto soccorso domestico. Novartis aveva, a giugno 2021, una capitalizzazione di 180 miliardi di dollari, in calo dai 200 miliardi dello stesso periodo del 2020. Il valore per singola azione è passato da 99 dollari, il primo gennaio 2020, ad 80 l’8 giugno 2021. (https://startingfinance.com/approfondimenti/maggiori-aziende-farmaceutiche/). Esiste anche la Novartis Italia, cioè il ramo italiano della Novartis, che però dipende sempre dalla casa madre in Svizzera. La sede centrale è a Origgio, in provincia di Varese, dove sono localizzate le Divisioni Innovative Medicines (composta dalle Business Unit Novartis Pharmaceuticals, che comprende Novartis Gene Therapies, e Novartis Oncology) e Sandoz. La produzione farmaceutica si concentra a Torre Annunziata (Napoli), uno dei più importanti poli produttivi del Gruppo a livello mondiale e tra i maggiori insediamenti farmaceutici del Mezzogiorno. La sede centrale di Advanced Accelerator Applications (AAA) si trova nel Bioindustry Park Silvano Fumero nei pressi di Ivrea. In Italia la società elvetica dispone di altre tre sedi in Piemonte, Molise ed Emilia Romagna.

(18) Trascrizione dell’intervento di Furio Honsell a fine risposta dell’assessora Rosolen nel corsodel consiglio regionale del 23 febbraio 2022.

L’immagine che accompagna l’articolo è una di quelle da me già utilizzate solo eaborata inb/n, ed è tratta da: https://goriziaoggi.news/2022/01/22/accordo-regione-e-novartis-fvg-punta-a-realizzare-un-polo-delle-scienze-della-vita/. L.M.P.

 

 

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