Ci sono storie che non sono favole, e quella che qui racconto è una di queste, ci sono stati anche in Italia uomini coraggiosi che hanno lottato per l’Italia con determinazione  e che si opposero con pensiero ed azione al fascismo che aveva messo in ginocchio l’Italia e si era imposto con la violenza e la sopraffazione e grazie al re, ed i fratelli Rosselli furono fra questi, come del resto i più noti fratelli Cervi, la cui storia è narrata nello struggente romanzo di Adelmo Cervi: Io che conosco il tuo cuore; ci sono storie che toccano luoghi diversi e si incontrano, e la storia dei fratelli Rosselli, per un piccolo tratto, incontrò la Carnia.

Il 22 agosto 2019 si è tenuto, a Treppo Carnico, come corollario ai pannelli della mostra sui fratelli Rosselli, allestita grazie alla fondazione che porta il loro nome presieduta da Valdo Spini, e a conclusione del ciclo di manifestazioni a ricordo dell’eccidi della Val But, un incontro – conferenza stampa intitolato “La crisi della democrazia e della politica: l’attualità dei fratelli Rosselli”, con relatori Franco Corleone e Gianni Ortis, da cui cui deriva questo mio articolo.

Questa volta vi posso garantire che avevo il registratore ed anche possibili pile di ricambio, ma purtroppo mi ero dimenticata di scaricare precedenti materiali, e così mi sono improvvisamente trovata davanti alla laconica e perentoria scritta: “Full”! Giocoforza ho dovuto armarmi di fogli e penna, che porto sempre di riserva e cercare di trascrivere a mano. Ma non sono una stenografa, pertanto mi scuso subito con i relatori se quanto da loro detto non fosse precisissimo, ma ho fatto del mio meglio, e se vi è qualcosa di errato correggetelo. Ma questo articolo riporta anche considerazioni mie di approfondimento grazie agli stimoli datimi.  

I fratelli Rosselli: Aldo, Carlo e Nello (che in realtà si chiamava, per l’anagrafe, Sabatino Enrico), appartenevano ad una agiata famiglia ebraica, mazziniana, tanto che a casa di Pellegrino Rosselli, a Pisa, era morto, sotto falso nome, Giuseppe Mazzini. Il padre Giuseppe Emanuele, livornese, aveva studiato composizione musicale, la madre Amelia Pincherle, scrittrice, apparteneva anche lei ad una benestante famiglia ebraica ma veneziana, ed era sorella del noto architetto Carlo Pincherle, operativo a Roma. (1). Dopo la separazione della coppia per motivi economici, i tre figli restarono con la madre, che si trasferì a Firenze, ambiente dove i fratelli crebbero anche intellettualmente e dove Carlo e Nello incontreranno e frequenteranno Gaetano Salvemini. 

Ai tempi dello scoppio della prima guerra mondiale, i fratelli Rosselli e la madre si posero fra quelli che sposarono l’”interventismo democratico”, proprio anche dei socialisti riformisti che vedevano nella fine degli imperi centrali l’inizio di una nuova era di pace, prosperità e giustizia sociale (2).  Aldo si arruolò come sottotenente volontario di fanteria, perdendo la vita sul Pal Piccolo nel 1916, Carlo partecipò al primo conflitto mondiale nell’artiglieria alpina dal 1917, e fu congedato nel novembre 1920 con il grado di sottotenente. 

Alla fine del primo conflitto mondiale, Carlo e Nello ritornarono a Firenze. Carlo, che nelle trincee aveva scoperto l’Italia povera e proletaria, si laureò nel 1921 in scienze politiche e quindi, nel 1923, in legge a Siena. Per lui fu di grande importanza l’incontro con Alessandro Levi, filosofo seguace di Filippo Turati (3), attraverso il quale si avvicinò al socialismo. Nello, invece, tornato agli studi, nel 1919 si legò con affetto filiale a Salvemini, confidandogli la propria scelta di dedicarsi alla ricerca storica; nella primavera del 1920 questi gli affidava una tesi su Mazzini ed il movimento operaio, che gli faceva stendere per ben tre volte prima di consentirgli di laurearsi, nel marzo 1923, in filosofia e filologia. Carlo invece, invece, dopo essersi laureato a pieni voti in scienze sociali con una tesi sul sindacalismo e poi in legge (4), diventava prima assistente nel corso di economia politica di Luigi Einaudi presso l’Università Bocconi di Milano, poi, nel 1924, docente incaricato di istituzioni di economia politica presso la facoltà di Economia di Genova. Nel 1926 sposerà l’inglese Marion Cave, dalla quale avrà tre figli, mentre nello stesso anno Nello sposerà Maria Todesco, dalla quale avrà quattro figli. Entrambi – e con loro Piero Calamandrei – fecero parte sin dalla fondazione del gruppo che costituì il primo nucleo organizzato dell’antifascismo italiano. (4).

Ma per ritornare all’ incontro carnico, Franco Corleone ha iniziato sottolineando due aspetti: il momento di crisi istituzionale che sta attraversando l’Italia ove più che mai è importante rivisitare il pensiero degli antifascisti Fratelli Roselli, e l’inedito legame tra i fratelli Rosselli e il piccolo paese carnico Timau.

Infatti Aldo Rosselli studente di medicina, che ho già scritto esser stato interventista, morì da ufficiale volontario sul Pal Piccolo il 20 marzo 1916. Ma la madre lasciò che il corpo del figlio, insignito della medaglia di argento, giacesse nel cimitero di guerra nei pressi, e quindi le sue spoglie furono tumulate nel tempio Ossario di Timau, assieme a quelle di tanti altri. In ricordo del figlio, la Signora Amelia volle donare una piccola biblioteca alla scuola elementare di Timau, che però è andata perduta con la recente demolizione dell’edificio dopo le lesioni dei terremoti del ’76, in quanto in loco non se ne era mantenuta memoria. (5). Ed invero non si sa perché in Carnia molta memoria di fatti, aspetti o persone collegati all’antifascismo sia stata affossata. Questo dono, inoltre, fa riflettere sull’importanza della lettura attraverso la realizzazione di biblioteche del popolo ma anche parrocchiali che è stata sempre sostenuta in Carnia, come l’attività, legata se non erro ai doposcuola scolastici, dei bibliobus o biblioteche ambulanti degli anni cinquanta e sessanta. La sinistra operaia era orgogliosa di sapere e poter leggere.

Anche Giovanni Candido di Rigolato ci ha narrato che molti operai cercavano di leggere nelle pause del lavoro, ed egli comperava, in Svizzera, la “Domenica del Corriere”, che nel secondo dopoguerra giungeva là il giovedì. Ed in Carnia vi era chi leggeva “I Miserabili”, chi “Il Lavoratore” come Beppo di Marc, chi “La Voce della Cooperazione”, chi, come i fratelli Lucchini appunti sul materialismo storico, chi vite di santi e storie di chiese, chi Carlina Invernizio, chi Dostoevskij come Romano Marchetti ed altro ancora. Nei primi Novecento e fra una guerra e l’altra, la Carnia, affamata di pane, cercava di alimentare il pensiero e ad inizio secolo riuscì a creare, con l’aiuto di altri cooperatori e della Lega delle Cooperative, quell’esperienza unica nel suo genere, frutto di una borghesia illuminata, che fu il gruppo delle “Carniche”, che si comportava, se pur suddiviso in comparti, come «un intreccio molto saldo e ben congegnato, visto nel suo insieme come un tutto unico e mosso da un unico centro motore». (6).

Il Novecento è stato un secolo su cui meditare, ricco di eventi storici, di pensiero, di azioni, di lotte, di massacri, di terrore ed orrore, di rinascita e democrazia anche nella nostra terra. Ma che senso ha, in questo nostro 2019, rileggere la storia di una famiglia come quella Rosselli ed analizzare storia e storie appartenenti ad un passato non recente?  Serve per recuperare memoria, concetti e contesti, per approfondire e per analizzare. E se, in fin dei conti, siamo nell’era del digitale, siamo nell’era di internet, non si deve dimenticare che la rete è uno strumento, si regge sui motori di ricerca, e bisogna saper cercare, e qualcuno carica ciò che troviamo, che non sempre è il top.

E non si può non rammentare l’importanza di visitare il passato per pensare all’oggi, per non dimenticare certi errori e come sono scaturiti. (7).  Riferendosi poi ai giovani, si nota come, fra le due guerre, vi fu in Italia e non solo una produzione di pensiero anche analitico profondo ed articolato da parte di persone che avevano appena passato la trentina come i fratelli Rosselli, che furono uccisi a Bagnoles-de-l’Orne da una squadra di “cagoulards”, miliziani della “Cagoule”, formazione eversiva di destra francese, su mandato dei servizi segreti fascisti e di Galeazzo Ciano quando avevano rispettivamente 37 e 38 anni.

Cosa riuscirebbero a produrre intellettualmente ora in Italia trentenni? È vero altresì però che allora nelle famiglie ebraiche i giovani rivendicavano  il proprio “essere geni o anche benemeriti dell’umanità”, come scrive Hannah Arendt ed ogni caso si ritenevano superiori intellettualmente ai loro coetanei non ebrei e/o non ricchi, e particolarmente quelli abitanti in suolo tedesco si consideravano l’”Intellighenzia” mitteleuropea, e sposavano quanto detto da Moritz Goldstein: «Noi ebrei amministriamo la ricchezza intellettuale di un popolo che non ce ne riconosce l’autorizzazione e le capacità». (8). Studiavano allora i giovani intellettuali, spronati da docenti universitari di spessore, e pure in Italia la prima parte del Novecento produsse esperienze di alto livello sia per la riflessione che per la ricerca scientifica, basti pensare al gruppo dei ragazzi di via Panisperna, sia per l’impegno sociale e politico.

Ma per ritornare ai fratelli Rosselli, essi, quando morirono, avevano già scritto e riflettuto, avevano votato sé stessi all’impegno politico, avevano diretto o fondato con altri testate antifasciste, ed erano stati anche al confino, Carlo a Lipari, Nello a Ustica e Ponza, da cui riuscirono a fuggire grazie al gruppo di antifascisti a loro collegati. E, come sottolineava nel corso dell’incontro Franco Corleone, un paese non può crescere se, come ora in Italia, vi è chi disprezza il sapere e la cultura, se vi è un appiattimento culturale verso il basso, se in una nazione vi è una sistematica distruzione di una classe dirigente colta e preparata.

E Nello così scrisse a Salvemini: «Forse non avrà apparentemente alcuna positiva efficacia, ma io sento che abbiamo da assolvere una grande funzione, dando esempi di carattere e di forza morale alla generazione che viene dopo di noi». (9).
Egli, già nel 1917, aveva diretto con l’amico Gualtiero Cividalli il mensile politico “Noi giovani” e, dopo essersi laureato con Gaetano Salvemini, nel 1923, aveva incominciato a collaborare a riviste storiche italiane ed aveva scritto il saggio “Mazzini e Bakunin”. Nel 1932 aveva pure pubblicato in Francia il saggio “Carlo Pisacane nel Risorgimento italiano”. E suo è pure: “Saggi sul Risorgimento ed altri scritti”. (10).

Sia Carlo che Nello Rosselli, poi, parteciparono all’esperienza di “Non mollare”, del 1925, foglio clandestino di battaglia che «esce quando può», fondato dal gruppo di intellettuali salviniani, (di cui facevano parte anche i fratelli Rosselli), uscito dall’esperienza fiorentina del “Circolo della cultura”, destinata ad essere bruscamente interrotta da una violenta incursione delle camicie nere nella sede in Borgo Santi Apostoli alla fine del 1924. E Nello Rosselli fece parte anche di “Italia Libera”, movimento antifascista (11).
L’esistenza del foglio “Non mollare” fu però denunciato ai fascisti da un tipografo: a questo punto  alcuni collaboratori e fondatori riuscirono a fuggire: Ernesto Rossi riparò a Parigi, Dino Vannucci in Brasile, mentre Gaetano Salvemini fu arrestato l’8 giugno a Roma e denunciato per «vilipendio del governo». In attesa del processo, messo in libertà provvisoria passò una notte a Firenze in casa dei Rosselli; gli squadristi però, venuti a conoscenza del fatto, devastarono l’abitazione il giorno dopo. Ed ormai preso di mira dai fascisti, Carlo Rosselli fu aggredito a Genova mentre si recava all’Università e poi disturbato durante una sua lezione, con la richiesta del suo allontanamento. Nel luglio del 1926 si attivò infine lo stesso Ministro dell’economia, Giuseppe Belluzzo, che chiese il suo licenziamento. A questo punto, preferì dimettersi.

Il 29 novembre 1925, Carlo Rosselli fondò con Claudio Treves e Giuseppe Saragat il Partito Socialista dei Lavoratori; nel 1926, con Pietro Nenni, dette vita al periodico “Quarto Stato”, ed alla fine dello stesso anno organizzò con Italo Oxilia, Sandro Pertini e Ferruccio Parri l’espatrio di Filippo Turati a Calvi nella francese Corsica, con un motoscafo partito da Savona. Il processo a Carlo per la fuga di Filippo Turati diventerà, però, una aperta accusa al fascismo. (12).

Confinato a Lipari, Carlo Rosselli scrisse “Socialismo Liberale”, (13) poi pubblicato in Francia nel 1930 con Librarie Valois, che doveva rappresentare il testo teorico del movimento Giustizia e Libertà da lui fondato con Emilio Lussu (14), ove tratteggia un nuovo mondo economico e politico basato sul liberalsocialismo, che contemplava, pure, la rottura fra socialismo e marxismo. Ed indubbiamente il liberalsocialismo risentì sia dell’influenza del pensiero liberale sia di quello socialista e marxista.
«Il socialismo inteso come ideale di libertà non per pochi ma per i più, non solo non è incompatibile con il liberalismo, ma ne è teoricamente la logica conclusione, praticamente e storicamente la continuazione. Il marxismo, e ancora una volta bisogna intendere per marxismo una visione rigorosamente deterministica della storia, ha condotto il movimento operaio a subire l’iniziativa dell’avversario, e una sconfitta senza precedenti». (15). Ed ancora: «Il liberalismo si è investito progressivamente del problema sociale e non sembra piú necessariamente legato ai principi della economia classica, manchesteriana. Il socialismo si va spogliando, sia pure faticosamente, del suo utopismo ed è venuto acquistando una sensibilità nuova per i problemi di libertà e di autonomia. È il liberalismo che si fa socialista, o è il socialismo che si fa liberale? Le due cose assieme. Sono due visioni altissime ma unilaterali della vita che tendono a compenetrarsi e a completarsi». (16).

Ma il liberalsocialismo non è idea condivisa solo dei fratelli Rosselli, ma anche da altri fra cui Aldo Capitini, che scrisse un corposo volume intitolato “Liberalsocialismo”. (17).

Cosa implicava il Liberalsocialismo? Nel 1937 Aldo Capitini, che rimase sempre in Italia,  espose anche lui, in forma scritta, le basi di detta ipotesi politico – sociale, nata dalla profonda avversione per ogni sistema totalitario, autoritario, centralistico, che puntava alla libertà di informazione, di critica, di associazione; allo sviluppo culturale basato, in particolare, sull’educazione permanente e sulla diffusione dell’istruzione tecnica a tutti; allo sviluppo politico, retto da un sistema parlamentare, controllato direttamente dal basso. Libertà e socialità si univano nella costruzione di un mondo nuovo, ed avrebbero creato «l’atmosfera politica ed economica delle nuove genti» che l’avrebbero raggiunta attraverso l’educazione di fatto cancellata dal fascismo. (18).

E sempre nel 1937 Aldo Capitini, con altri fra cui Giuseppe Saragat, fondò, fra la fine dell’anno ’36 e inizio ’37, a Perugia il Movimento Liberalsocialista, che propugnava «massima libertà sul piano giuridico e culturale e massimo socialismo sul piano economico», (19), e che poi si trasformò successivamente nel Partito d’Azione nel 1942. Capitini, però, rimase sempre contrario alla trasformazione del movimento in Partito, e la distruzione del 1947 del Pd’A con molti sui membri confluiti nel Psdi, parebbe dargli ragione.

Presumibilmente la formulazione delle idee base del liberalsocialismo affonda le sue radici in quel “Circolo della cultura” crogiolo di antifascismo, fondato a Firenze nel 1920 e distrutto alla fine del 1924 dai fascisti, e che aveva tra i suoi adepti sia i fratelli Rosselli sia Aldo Capitini. Firenze, scrive Aldo Capitini, divenne il fulcro dell’antifascismo e nell’opposizione al regime confluirono «correnti liberaleggianti; correnti repubblicano – democratiche; correnti socialistiche e quella più strenuamente religiosa e non violenta, molto esigua, minima ma attiva. (…). Converse ai nostri gruppi anche ciò che rimaneva, dopo arresti ed esili, dei nuclei formati da elementi di prim’ordine, di “Giustizia e Libertà”. Con i comunisti avevamo contatti, ma non una fusione». (20).

Ma per ritornare a Carlo Rosselli, egli è noto in particolare per aver fondato, con Emilio Lussu,  il movimento “Giustizia e Libertà”, intorno a cui si compattarono, poi, le file della resistenza laica ma non comunista. Ed uno dei maggiori esponenti nella Resistenza di detto movimento fu Fermo Solari, carnico della Val Pesarina. E da “Giustizia e Libertà” prese il fazzoletto verde anche la Divisione partigiana Osoppo, che non fu mai autonoma ma fece parte del Corpo Volontari della Libertà.  Detto movimento svolse anche un’importantissima funzione di informazione e sensibilizzazione nei confronti dell’opinione pubblica internazionale, svelando la realtà dell’Italia fascista che si nascondeva dietro la propaganda di regime. (21).

«Provenienti da diverse correnti politiche, archiviamo per ora le tessere dei partiti e fondiamo un’unità di azione. Movimento rivoluzionario, non partito, “Giustizia e libertà” è il nome e il simbolo. Repubblicani, socialisti e democratici, ci battiamo per la libertà, per la repubblica, per la giustizia sociale. Non siamo più tre espressioni differenti ma un trinomio inscindibile». (22).

Nello, invece, secondo Franco Corleone, partecipò pure a lanci di volantini antifascisti in territorio italiano, coniugando pensiero ed azione.  Ma qualche anno dopo, il 9 giugno 1937, in Francia, la vita dei fratelli Rosselli veniva cancellata dai sicari del Duce, a due passi dall’emanazione, in Italia, delle leggi antiebraiche.

Franco Corleone, nel corso dell’ incontro del 22 agosto, ha sottolineato l’importanza di valorizzare, in questa Italia che volge alla semplificazione culturale, all’imbarbarimento dei linguaggi in un mondo che io ho definito “di culi e tette, di rutti e puzze” (23) ed alla violenza come mezzo di comunicazione personale ed interpersonale che ci porta diritti ad un nuovo fascismo, la memoria attraverso una analisi puntuale e corretta della storia d’Italia, fatta di contesti di storie e di storia che si intrecciano, perché il nostro paese non è mera espressione geografica. Inoltre come dimenticare il motto dei Rosselli: «Tentate sempre?», che viene ora vanificato dal nichilismo giovanile e non solo? (24).

E così scrivevo nel novembre 2017 su nonsolocarnia.info: «La violenza ci circonda ed appartiene alla nuova cultura globalizzata, ne è uno degli elementi portanti, ed è, assieme al denaro, uno dei fattori che permette, sempre secondo una nuova etica che vuole Mr. Hyde sopraffare Jekyll, al singolo di affermarsi con la prepotenza e la prevaricazione, e di fare del possedere il nuovo fine dell’esistenza, cancellando diritti e doveri ed il rispetto dell’altro. Basta possedere, basta far vedere “chi sono io”, in barba a qualsiasi legge morale e codice di comportamento. (…). Inoltre non si riesce più a dare il giusto valore ai comportamenti, a furia di minimizzare, di cercar di far superare, senza che la vittima abbia mai giustizia. L’ etica del ‘Eh ma …’ è sotto gli occhi di tutti.  Così una azione chiara di bullismo diventa uno scherzo da ragazzi; una violenza alla compagna un non esser riusciti a controllarsi, invocando poi la teoria del raptus dopo aver acquistato la benzina; e uno sfregio alla dignità di un anziano viene giustificato da un ‘Ma se l’è cercata’e via dicendo. A forza di giustificare guerre, massacri, pedofili, assassini, ed anche i fautori dei bunga bunga, ormai ci siamo abituati a tutto. Ci siamo abituati a tutto … ripeto fra me e me … questo è l’aspetto da distruggere, questo non voler vedere, sentire, parlare …» (25).

E come dimenticare poi, quel titolo: “Non mollare”, del periodico antifascista fiorentino, sorto e cancellato nel 1925, programmatico, simile a quei motti alpini del tipo “O lâ o rompi”, a cui i Rosselli e non solo restarono fedeli, e quel loro voler partecipare alla storia d’Italia, espresso anche in “Tentate sempre”? (26). La nostra nazione – secondo l’avvocato Corleone, non può essere “una povera patria”, come intitola una canzone di Franco Battiato, ma deve essere, sia a livello globale che nelle piccole comunità che la costituiscono, una fucina di incontro anche di idee, non di odio generalizzato. E Corleone ha ribadito che il problema della nostra nazione ora non è la sua governabilità ma il suo governo, oltre che l’avere un sogno, una idealità per la stessa. (27).

Ed ancora: Carlo Rosselli scriveva da Lipari alla madre, in occasione della traslazione del corpo del fratello Aldo dal piccolo cimitero di guerra ad uno più grande che ella aveva creato tre vite, tre forze, tre anime che non avrebbero lasciato l’ambiente come lo avevano trovato e che magari essi si sarebbero bruciati ma per essersi troppo avvicinati alla luce. (28).

Riporto, qui, infine, per far comprendere lo spessore di questi personaggi, stralci del discorso di Carlo Rosselli in sostegno dei democratici, tra cui anch’egli si trovava, che lottavano in Spagna contro i generali, fra cui Francisco Franco, che volevano distruggere il governo legittimo e democratico affiancati dai fascisti, tenuto a radio Barcellona nel 1936.

«Compagni, fratelli, italiani, ascoltate. Un volontario italiano vi parla dalla Radio di Barcellona per portarvi il saluto delle migliaia di antifascisti italiani esuli che si battono nelle file dell’armata rivoluzionaria. Una colonna italiana combatte da tre mesi sul fronte di Aragona. Undici morti, venti feriti, la stima dei compagni spagnuoli : ecco la testimonianza del suo sacrificio.
Una seconda colonna italiana, formatasi in questi giorni, difende eroicamente Madrid. In tutti i reparti si trovano volontari italiani, uomini che avendo perduto la libertà nella propria terra, cominciano col riconquistarla in Ispagna, fucile alla mano. Giornalmente arrivano volontari italiani: dalla Francia, dal Belgio. dalla Svizzera, dalle lontane Americhe.
Dovunque sono comunità italiane, si formano comitati per la Spagna proletaria. Anche dall’Italia oppressa partono volontari. Nelle nostre file contiamo a decine i compagni che, a prezzo di mille pericoli, hanno varcato clandestinamente la frontiera. Accanto ai veterani dell’antifascismo lottano i Giovanissimi che hanno abbandonato l’università, la fabbrica e perfino la caserma. Hanno disertato la Guerra borghese per partecipare alla guerra rivoluzionaria. (…).

Oggi una nuova tirannia, assai più feroce ed umiliante dell’antica, ci opprime. Non è più lo straniero che domina. Siamo noi che ci siamo lasciati mettere il piede sul collo da una minoranza faziosa, che utilizzando tutte le forze del privilegio tiene in ceppi la classe lavoratrice ed il pensiero italiani.
Ogni sforzo sembra vano contro la massiccia armata dittatoriale. Ma noi non perdiamo la fede. Sappiamo che le dittature passano e che i popoli restano. La Spagna ce ne fornisce la palpitante riprova. Nessuno parla più di de Rivera. Nessuna parlerà più domani di Mussolini. È come nel Risorgimento, nell’ epoca più buia, quando quasi nessuno osava sperare, dall’estero vennero l’esempio e l’incitamento, cosi oggi noi siamo convinti che da questo sforzo modesto, ma virile dei volontari italiani, troverà alimento domani una possente volontà di riscatto. È con questa speranza segreta che siamo accorsi in Ispagna. Oggi qui, domani in Italia». (29).

E chiudo qui questa prima parte di riflessioni e informazioni derivate dall’incontro sui Fratelli Rosselli, per non rendere troppo lungo il testo, a cui seguirà altro articolo che prenderà spunto da quello che ci ha detto l’avvocato Gianni Ortis. Se vi è qualche errore anche sulla vita dei Rosselli, sui quali si trovano anche siti con svarioni per confusione tra Carlo e Nello, e dato che non avevo registratore, vi prego di avvisarmi per correggere. 

Laura Matelda Puppini

Note:

  1. http://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-e-nello-rosselli_(altro)/ e https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Rosselli. Per Carlo Pincherle, cfr. http://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-pincherle_(Dizionario-Biografico)/.
  2. http://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-e-nello-rosselli_(altro). Per il pensiero dei socialisti riformisti, dei repubblicani romani e dei radicali in merito alla guerra, cfr. O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra.”, Andrea Moro ed., 2016, pp. 14-16.
  3. Uomo politico e di cultura italiano, di formazione democratica e positivista, aderì al marxismo e fu tra i fondatori della rivista Critica sociale (1891) e del Partito socialista dei lavoratori italiani (1892). In età giolittiana promosse l’ascesa del movimento operaio per via gradualista e parlamentare. Leader dei riformisti, fu espulso dal PSI nel 1922. In esilio a Parigi, promosse la nascita della Concentrazione antifascista e la riunificazione del partito. Bisogna pure ricordare che si avvicinò agli ambienti operai e socialisti e attraverso Anna Kuliscioff, sua compagna dal 1885. (http://www.treccani.it/enciclopedia/filippo-turati/).
  4. http://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-e-nello-rosselli_(altro)/
  5. https://www.rosselli.org/importante-convegno-su-aldo-rosselli/, e intervento del sindaco di Paluzza Massimo Mentil al convegno “La crisi della democrazia e della politica: l’attualità dei fratelli Rosselli”, Treppo Carnico 22 agosto 2019.
  6. Laura (Matelda) Puppini, Cooperare per vivere. Vittorio Cella e le Cooperative Carniche (1906-1938) p. 46. On line in www.nonsolocarnia.info.
  7. Cfr. l’attualità delle considerazioni di Piero Calamandrei e Rossana Rossanda che ho riassunto nel mio: «“Fascismo”: così lontano così vicino?», in www.nonsolocarnia.info, pubblicato il 22 marzo 2016.
  8. Annalisa Candido, Il mio popolo se ne ho uno. La condizione dei giovani ebrei di lingua tedesca tra fine Ottocento e primi Novecento. Alcune considerazioni da Hannah Arendt “Il futuro alle spalle”, relazione per il tirocinio presso il Centro ebraico “G. e V. Pitigliani” di Roma, 23 maggio 2006, inedito.
  9. https://it.wikipedia.org/wiki/Nello_Rosselli.
  10. Ibid.
  11. https://it.wikipedia.org/wiki/Non_Mollare; http://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-e-nello-rosselli_(altro)/.
  12. https://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Rosselli.
  13. Carlo Rosselli, Socialismo Liberale, prima edizione pubblicata in Francia ed in francese, con Librarie Valois, 1930, leggibile in italiano on- line in: https://www.liberliber.it/mediateca/libri/r/rosselli_carlo/socialismo_liberale/pdf/rosselli_carlo_socialismo_liberale.pdf.
  14. https://it.wikipedia.org/wiki/Giustizia_e_Libertà.
  15. Carlo Rosselli, Socialismo Liberale, introduzione e saggi critici di Norberto Bobbio, Einaudi, Torino 1997, p. XXVI.
  16. Carlo Rosselli, Socialismo Liberale, p.7 edizione online cit.
  17. Aldo Capitini,” Di un lavoro per la società di tutti “, 1949, in: Aldo Capitini, Liberalsocialismo, ed e/o, 1996. La prima parte del testo, che è formato da due, venne pubblicato negli Stati Uniti d’America, nel 1942. Essa risultava firmata solo: dall’Italia. (Aldo Capitini, Liberalsocialismo, op. cit.” p. 17).
  18. Annalisa Candido, Aldo Capitini, religioso, antifascista. non violento fautore di un radicale rinnovamento della società, inedito, Liceo Scientifico Pio Paschini, Tolmezzo, 2003, pp. 8-9.
  19. https://anpcnazionale.com/2013/01/31/aldo-capitini-ed-il-liberal-socialismo-di-pino-ferrarini/
  20. Annalisa Candido, Aldo Capitini, op. cit., p. 8.
  21. https://it.wikipedia.org/wiki/Giustizia_e_Libertà.
  22. Ibid.
  23. Laura Matelda Puppini, In un mondo di ‘rutti e puzze’, ove madre e padre sono perduti, e Hide ha vinto su Jekyll, in: www.nonsoocarnia.info.
  24. Per il nichilismo giovanile, cfr. Laura Matelda Puppini, Giovani e nichilismo, da “L’ospite inquietante” di Umberto Galimberti con qualche aggiunta, in: www.nonsolocarnia.info.
  25. “Non mollare” è il titolo del periodico antifascista, già citato nell’ articolo, creato e coordinato da un gruppo di antifascisti di cui facevano parte anche i fratelli Rosselli. (https://it.wikipedia.org/wiki/Non_Mollare).
  26. Intervento di Franco Corleone il 22 agosto 2019 a Treppo Carnico.
  27. Ibid.
  28. Ibid.
  29. http://www.storiaxxisecolo.it/antifascismo/Guerraspagna1.htm).

L’immagine che accompagna l’articolo è tratta da: https://www.ilpost.it/2017/06/09/morte-fratelli-carlo-nello-rosselli/. Laura Matelda Puppini

 

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