Incontro per caso venerdì nel tardo pomeriggio Fabio D’ Andrea all’autostazione di Tolmezzo e mi fermo a parlare con lui. Parliamo di Rigolato e della Carnia che muore, parliamo di cultura e del fondo fotografico di Bepo di Marc, di Giuseppe Di Sopra, e delle vecchie interviste a Rigoladotti che sto pubblicando. Mi dice che vuole candidarsi a sindaco di Rigolato, dopo aver già svolto questo compito per molti anni, per far rivivere il paese, per parlare di opportunità e rilancio, e mi invita ad un incontro con gli abitanti del paese al bar ‘Da Pochero’ per ascoltare la nuova progettualità politica per il suo comune. Ha già incontrato gli abitanti di Ludaria ed ora intende incontrare quelli di Rigolato. Mi faccio dare un indirizzo email, perché né io né lui abbiamo molto tempo per fermaci a parlare e gli scrivo in modo più dettagliato su quell’archivio della memoria che io e Angelo Candido, rientrato pensionato dal Belgio nella sua terra d’origine, vorremmo costruire, ma anche dei famosi affreschi della scuola di Vitale da Bologna, che si stanno rovinando nella chiesa di Vuezzis.

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Sabato alle 19 sono lì ad ascoltare, fra volti noti e non noti. La sala è piena di gente, uomini e donne, giovani e meno giovani, il che è di buon auspicio. Fabio D’ Andrea entra accompagnato da Massimo Moretuzzo e Luigi Cortolezzis.  Sono contenta di rivedere Moretuzzo: è un uomo che si impegna parecchio, e desidero davvero sentire cosa ci dirà Cortolezzis che fu di Secab cooperativa elettrica.

I primi a prendere la parola sono i consiglieri della minoranza Daniele Candido e Paola Di Sopra, sempre attiva con il suo albergo diffuso a Vuezzis, che in un anno ha visto più di 400 presenze. Lamentano lo stato di difficoltà del comune di Rigolato a causa della mancanza del tecnico, della ragioniera e persino dell’impiegata, (1) e chiedono di voltare pagina. 

Quindi prende la parola Fabio D’ Andrea. Egli esordisce ricordando non solo il suo impegno pregresso per il comune di Rigolato, ma anche che deve tutto a Rigolato, dove è vissuto, vive, ha frequentato le scuole elementari e medie, e dove ha potuto, bambino, persino andare al mare con la cassa edile a cui era iscritto suo padre. Ed il suo attaccamento al territorio lo ha portato a rimanere a vivere in paese con la famiglia.

Ma erano altri tempi, penso fra me e me, ricordando la vivacità di Rigolato quando conobbi mio marito, nel 1972: vi erano segherie, scuole, bar, due negozi di ‘tutto un po’’ per turisti e non, come quello di Mirca, e vi erano un paio di alberghi aperti, e si seguivano le tradizioni in modo più accurato di ora. Ma pure quando Umberto De Antoni dava lavoro a metà Val Degano ed una vera economia fioriva intorno a lui, erano altri tempi.

Per ritornare però a D’ Andrea, egli si sofferma sul fatto che l’ambiente in montagna è ora più vivibile di quello delle periferie delle città, ma bisogna approntare un progetto che lo tuteli e valorizzi e che coinvolga giovani e meno giovani. Naturalmente nulla si può fare di concreto se non si ricostruisce l’apparato tecnico amministrativo del comune, ma ciò potrebbe esser fatto accorpando lo stesso ad un altro od ad altri due, (par di capire Comeglians e Forni Avoltri) e riprendendo un discorso fattivo di vallata. (2). E ricorda che Luigi Cortolezzis è stato l’artefice della fusione positiva tra Ligosullo e Treppo Carnico, e vorrebbe parlasse poi di questa sua esperienza. Naturalmente la fusione dei servizi amministrativi e delle singole potenzialità per esempio in ambito sportivo, non contempla di togliere l’identità degli abitanti del paese, ma solo da un lato di garantire un servizio indispensabile che si presenta ora come “sigillato”, dall’altro di valorizzare le peculiarità di ogni municipio.

Per quanto riguarda alcune potenzialità presenti sul territorio, Fabio D’ Andrea cita la casa di riposo di Rigolato, con annesso centro diurno, che attende solo di essere presa in gestione; le potenzialità per le vallate dell’impiantistica del polo sportivo, anche se è inutile pensare di competere per alcuni aspetti con Forni Avoltri, famosa a livello internazionale per il Biathlon; o con Ovaro nel ramo manifatturiero. Invece bisogna fare cordata, in un discorso che accomuni perché la montagna diventi risorsa. (3).   

Il turismo ha già nello sviluppo di Piani di Vas, in particolare della sua baita, un punto fermo, così come nella riapertura, dopo adeguata ristrutturazione già affidata all’architetto Toson, e finanziata con due milioni di euro, dell’albergo D’Andrea. Per chi non lo sapesse, l’albergo fu fatto costruire da Giulio D’Andrea, commerciante di legname e titolare di una segheria veneziana in località “De Fario” oggi scomparsa. (4). E negli anni settanta esso era famoso per la sua cucina, a causa della gestione di una emiliana: Elena Grimaldi, davvero brava come cuoca.

Ma, per inciso, una storia particolare tutta da scrivere ha anche l’albergo San Giacomo, eretto, da quanto ricordo di aver sentito da Bruno Del Missier, che lo gestì per un periodo, da un noto imprenditore fascista, detto forse ‘Gino Bagolo’, che aveva con il fratello Guido una impresa edile che lottizzò interi versanti della Costa Azzurra e Massa Lubrense, in Campania, riempiendola di originali villette, ed era poi rientrato, ma non ho sottomano gli appunti. (5). Esso fu gestito, per un periodo, nel secondo dopoguerra anche da Alessandro Tarlao, istriano e gradese, che, per conto della Comunità Carnica, si recò pure in Svizzera per studiarne gli alberghi e la ristorazione da cui trarre utili consigli.

E così riporta Adelchi Puschiasis, affidandosi al ricordo di Danila Pochero: «Un signore triestino che era arrivato per gestire l’albergo S. Giacomo (un certo Tarlao) con molta iniziativa e con le sole sue forze fece di Rigolato «il fiore della Carnia», così era chiamato. Anche i cartelli all’inizio e fine del paese portavano questa dicitura. Fece degli spot pubblicitari, ogni due o tre paracarri e sui muretti che costeggiavano la strada mise delle casette di fiori. Lanciò il concorso balcone fiorito, per invogliare la gente del paese ad abbellire le case con dei fiori variopinti. E infatti in quel periodo Rigolato era così bello e colorato che passò nella storia come fiore della Carnia. Per dare movimento anche ai lunghi inverni allestì uno ski-lift su una collina fra Magnanins e Valpicetto, organizzava gare di sci, insomma non c’era di che annoiarsi e i villeggianti erano molto numerosi. Rigolato ad ogni stagione pullulava di gente che portava benessere e vita». (6).

Ma per ritornare al dunque, Fabio D’ Andrea sottolinea come ora anche i tempi di “Rigolato fiore della Carnia siano terminati e bisogna trovare una progettualità comune superando l’isolamento soggettivo in cui ogni paese della Carnia è caduto, e creando dei punti di ascolto ed aggregazione e di valorizzazione della caratteristica parlata con la ‘o’, la più antica. Ma mancano la pizzeria, ove amici e parenti si incontravano per mangiare qualcosa insieme, ed un’edicola, che si devono riportare in vita, e persino un bancomat.

Per quanto riguarda poi i piccoli negozi locali, essi potrebbero venir potenziati attraverso dei buoni spesa da consegnare alle famiglie per spenderli in loco, come per primo ha fatto Massimo Moretuzzo a Mereto di Tomba, quando era ivi sindaco, come egli ha poi ricordato.  Non fu cosa facile finanziare a livello comunale il progetto ma egli ci riuscì grazie al segretario comunale che lo aiutò a risolvere i problemi legali. E Tolmezzo ed altri comuni hanno poi solo ripreso detta esperienza. Inoltre Massimo Moretuzzo dice di aver presentato una proposta di legge in regione nel merito.

Seguendo le orme di Moretuzzo, D’ Andrea propone per Rigolato i buoni spesa sia per persone sotto un certo isee che sopra, sovvenzionati dal comune, in caso di sua elezione. Gli acquirenti nei negozi del comune convenzionati, verrebbero rimborsati per il 4% del totale acquistato per i detentori con una isee superiore ai 30.000,00 euro, mentre coloro che l’hanno inferiore per l’8%. Ed egli, se sindaco, intende finanziare per 40.000 euro il progetto. Per utilizzare i buoni, però, D’ Adrea propone una “identitycard”, su cui spende alcune parole.

Quindi il candidato sindaco parla anche delle realtà importanti presenti nel territorio di Rigolato e già attive come il ‘cral’ di Ludaria, e il ristorante aperto nella latteria di Givigliana, e precisa che egli ritiene importantissima l’Associazione per gli usi civici di Givigliana, esperienza di spessore. Ma ringrazia anche chi, foresto, è venuto ad investire a Rigolato, come il signor Screm.

Insomma egli punta alla partecipazione attiva, e, per raggiungere detto obiettivo, dice che intende tenere le sedute della giunta comunale nelle case del paese, e punta alla solidarietà attiva ed allo sviluppo delle potenzialità del territorio, trasformando i cittadini in “attori del loro futuro”. Basta “Tant a fasin lor!”, è ora di superare questo concetto, afferma.

Questo può accadere però solo se il paese diventerà attrattivo anche per giovani e per le famiglie. Ma per poter essere attrattivo ma anche solo vivibile, il paese deve mantenere i servizi ed i negozi essenziali. Ed in proposito ricorda i momenti passati da Rigolato quando aveva chiuso il panificio e le difficoltà ad avere adeguati servizi sociali, che devono venir potenziati perché senza i caposaldi per la vivibilità il tessuto sociale si perde. Inoltre le persone con capacità ed intelligenza devono venir supportate, non osteggiate, perché sono un valore aggiunto per la società.

Infine si sofferma sulle attività produttive parlando dell’importanza di sfruttare la risorsa legno, citando fra le persone esperte nel settore Patrick Candido, dottore forestale, e sull’importanza della presenza e dello sviluppo, sul territorio, di attività artigianali e produttive ad esso collegate.

Per quanto riguarda la viabilità, dice che è tema importante, e non pare contrario alla variante di Rigolato, ritenuta indispensabile e già finanziata, mentre Paola di Sopra aveva accennato alle condizioni pietose della strada che porta da Rigolato a Vuezzis.

A livello culturale, D’ Andrea cita il fondo fotografico di Giuseppe Di Sopra e la valorizzazione della tradizione da cui molto si può imparare, come dalla storia del proprio paese, e saluta pure la giornalista, addetta stampa del Soccorso Alpino Regionale, Melania Lunazzi, presente in sala. 

Quindi ha preso la parola, dopo l’ennesimo lungo applauso del pubblico, Massimo Moretuzzo, che ha parlato della sua esperienza pilota per il sostegno ai negozi di prossimità a Mereto di Tomba, negozi la cui presenza è importantissima per gli anziani anche se abitano a 15 chilometri da Udine. E rivendite e bar, che non devono chiudere alle 20, sono, per un paese, anche centri di comunità e relazione. Quindi ha detto che, nel suo comune, è stato fatto anche un mulino, per utilizzare farina prodotta in loco, guardando al futuro ed a quelli che verranno, e si tenta di porre sul mercato prodotti dell’agricoltura locale.  Per quanto riguarda la proposta di legge regionale che stabilisce per la regione i finanziamenti e le condizioni per il sostegno ai negozi paesani, ne ha tratteggiato le linee fondamentali. E con un certo orgoglio ha detto che è stato interpellato anche dalla città di Barcellona, interessata all’argomento ed alla sua realizzazione.

Ed ha concluso parlando dell’importanza di farsi sentire, e la Carnia ne ha particolare bisogno, e di formare gruppi di lavoro su turismo, foreste e viabilità. Infine ha citato solo brevemente il problema dei mutamenti climatici ed il fatto che abbiano solo 12 anni per decidere il nostro futuro.

Alla fine del lungo incontro è intervenuto brevemente anche Luigi Cortolezzis, per sottolineare l’importanza di valorizzare le risorse locali e territoriali ed a sostegno di quanto detto, senza dilungarsi sull’esperienza di fusione tra i comuni di Treppo Carnico e Ligosullo, ma citandone la positività.

Infine ci sono stati un paio di brevissimi interventi fra cui il mio per sottolineare l’importanza di salvare tradizioni come las cidulas, anche in funzione di attrazione turistica, oltre le processioni e feste locali, e di salvare gli affreschi su San Nicola del 1300, della scuola di Vitale da Bologna. A anche a Magnanins vi sono alcuni affreschi sui muri delle case che andrebbero salvati. E l’incontro si è concluso dicendo che esperienze come quella della serata non sono terminate, ma solo iniziate.

 E una polenta e frico per tutti, preceduta da due affettati ed un buon pane sono stati il corollario. 

Qualcuno di quelli che sono più realisti del re forse pensano che quanto detto sia solo un sogno, ma i relatori hanno sottolineato che si deve anche sognare e credere in un progetto se si vuole realizzarlo.

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Questa sintesi è frutto di miei appunti e se vi è qualche errore vi prego di segnalarmelo che correggerò.

L’immagine che accompagna l’articolo è mia e rappresenta un affresco su una facciata della ‘casa di Muse’, vicino al bar ‘da Mando’, come mi ha specificato giustamente Angelo Candido che ringrazio, e ritrae il leone di San Marco. 

Laura Matelda Puppini

 

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