Riporto qui alcuni problemi della sanità regionale della Sardegna, che tanto ci accomunano alla stessa, e il modo in cui il popolo  sardo ha espresso il suo dissenso da questa politica di distrugge e non costruisce.

La marcia della salute partita da Iglesias, dove tutto è incominciato. 

Su l’Unione Sarda, il 24 settembre 2021 si poteva leggere un articolo di Cinzia Simbula intitolato: “Iglesias. Partita la marcia della salute.” Il diritto di essere curati nella nostra isola non è più garantito”. La marcia, attuata contro le scelte della Regione Sardegna in ambito sanitario e contro il suo disattendere gli impegni presi, è stata organizzata dai sindacati Cgil, Cisl e Uil pensionati, ed ha visto la presenza pure di numerosi sindaci del territorio e rappresentanti di associazioni. La richiesta dei marciatori ai politici è stata: “Non distruggete il poco che è rimasto” e l’articolo parla dei buoi che ormai sono scappati dalla stalla e dello sconforto dei cittadini-pazienti sardi.
Il luogo di partenza della marcia è stato scelto perché Iglesias è «uno dei centri simbolo della devastazione sanitaria iniziata diversi anni fa» che porta pure a liste di attesa lunghissime ed a disservizi anche per mancanza di personale. (1).

 Ed un emblematico cartello ad Iglesias diceva: «Al popolo sardo serve una sanità seria che sappia guarire i cittadini, non politici sardi malati di sanità». (2). E forse lo stesso concetto, togliendo il riferimento all’ isola, si potrebbe applicare anche qui.

Sulla casa della salute di Laconi, che doveva essere il fiore all’ occhiello della sanità territoriale.

Sullo stesso numero del giornale, compare, poi, un articolo che parla della Casa della Salute di Laconi rimasta senza servizi, tanto che è difficile pure fare un prelievo, come sottolineato ancora una volta dal sindaco della cittadina, quando la casa della salute avrebbe dovuto essere «il fiore all’ occhiello del territorio». (3).

Un chirurgo usato come tappabuchi e l’ira della gente.

Si trova quindi, sempre su L’Unione Sarda, la notizia del trasferimento, ad Isili, di un chirurgo dal reparto dove operava al pronto soccorso, per far in modo di garantire l’emergenza-urgenza, il che ha fatto insorgere i cittadini, perché si è venuta a sospendere l’attività chirurgica. Inoltre un altro articolo parla dei dipendenti del servizio di portierato nella sanità nuorese che hanno terminato il loro progetto e, con nuovo appalto, rischiano di “Veder crescere le ore contrattuali e diminuire di un terzo la retribuzione oraria” (4).

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La grande manifestazione di Cagliari.

Inoltre, sempre sullo stesso numero di L’Unione Sarda, si trova un pezzo firmato da Francesca Melis ed Alessia Orbana, intitolato “La Sardegna in piazza per difendere la salute”, su cui si legge: «Dal Nord al Sud dell’Isola sono diverse le comunità che si sono date appuntamento oggi alle 9 nei parcheggi dello stadio Sant’Elia a Cagliari per poi raggiungere la Basilica di Bonaria e, accompagnate dai propri sindaci, sfilare verso il palazzo del Consiglio Regionale in via Roma.

Obiettivo, chiedere alla giunta regionale la restituzione di una medicina territoriale attiva che abbia cura dei pazienti nel proprio paese». (5).

E migliaia sono stati i manifestanti per rivendicare il diritto alla salute. Sono arrivati da tutti i territori dell’Isola coordinati dalla Rete Sarda – Difesa della Sanità pubblica che riunisce i numerosi comitati che lottano per il mantenimento dei presidi ospedalieri e dei medici di base nei territori. (6).

Intervistata dall’Ansa, la portavoce della Rete organizzatrice, Claudia Zuncheddu, ha dichiarato: «La valenza della manifestazione è straordinaria […], stanno arrivando le delegazioni da tutti i punti della Sardegna e delle Isole minori, questo è significativo dello stato di salute del sistema pubblico, purtroppo totalmente paralizzato: eravamo in emergenza prima del Covid, il virus poi è stato l’alibi che ha contribuito a chiudere definitivamente i nostri servizi territoriali. La nostra grande preoccupazione è anche il bilancio di tutti i pazienti cronici e nuovi ammalati che in tutto questo anno e mezzo non hanno avuto accesso alle cure». (7).

«Ora, ha aggiunto, “i dati sull’aspettativa di vita sono crollati e questo è inquietante, speriamo che la classe politica ascolti”. In piazza anche numerosi sindaci. “Abbiamo ascoltato la richiesta dei territori più colpiti dalla crisi e siamo qua per questo – ha detto il presidente dell’Anci Emiliano Deiana – il nostro compito è quello di aprire un canale di dialogo tra i territori e le istituzioni”. Secondo Deiana, “la commissione consiliare con il nuovo presidente potrà dare un nuovo impulso e l’assessorato e l’Ats devono prendere coscienza che si deve fare qualcosa». (8).

E per il sindaco di Nuoro e presidente del Cal, Andrea Soddu, «la sanità è in stato comatoso. Abbiamo avuto tante promesse dalla Regione, di assunzioni e stabilizzazioni, e scorrimento delle graduatorie, ma ancora non si è visto nulla», mentre i manifestanti hanno chiesto pure il diritto delle zone interne alle cure». (9), ed a Oristano si è giunti allo scontro aperto, e «dopo la decisione della direzione sanitaria della Assl di coprire i turni con la collaborazione dei medici degli altri reparti, sono proprio i camici bianchi a passare al contrattacco». (10). Ed anche in questo caso, in prima fila vi è Anaao Assomed, insieme a Aroi Emac che hanno chiesto la revoca del provvedimento e la risoluzione del problema della carenza cronica di personale al pronto soccorso, mentre a Nuoro, in concomitanza con la manifestazione, tutti gli esercizi commerciali hanno chiuso per dare un segnale forte. (11).

Infine veniamo a sapere da L’Unione Sarda che all’ospedale Delogu di Ghilarza il Punto di Primo intervento è gestito dal gruppo veneto Mst Group (12) attraverso ‘medici in affitto’ e che si spera la Regione rinnovi la convenzione per poterlo tenere aperto. (13).

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Dopo aver letto queste cose, mi chiedo se Riccardi e la giunta Fedriga, in Fvg, abbiano forse copiato dalla giunta sarda presieduta dal leghista Solinas, visto quanto è accaduto e sta accadendo qui come là.

Ma quello che mi sconvolge è questo: come mai in Fvg nessuno tranne rari casi manifesta in modo deciso il suo dissidio da questa politica di distruzione della sanità pubblica e territoriale, come invece sanno fare i sardi, che almeno manifestano il loro pensiero preparandosi a morire in piedi od ad ottenere qualcosa? Insomma come mai in Fvg non si è ancora pensato, magari, ad una marcia pacifica per la salute, partendo da Cividale o da Maniago, o da Gemona od ad una manifestazione regionale, o che ne so? E dove sono finiti i nostri sindaci e politici, che pare non dicano nulla sull’argomento? Siamo tutti ormai sotàns e senza dignità? Oppure pensiamo di non vivere più in uno Stato democratico, o di ottenre di più con la politica delle ‘sagrestie’? Chiediamocelo.

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Senza voler offendere alcuno, ma solo per domandare ed informare.

Laura Matelda Puppini

Note.

(1) Cinzia Simbula, Iglesias. Partita la marcia della salute.” Il diritto di essere curati nella nostra isola non è più garantito”, in L’Unione Sarda del 24 settembre 2021.

(2) Ivi.

(3) s.p. “Casa della salute senza servizi, in L’Unione Sarda 24 settembre 2021.

(4) Fabio Ledda, Sanità, buste paga a perdere, in L’Unione Sarda, 24 settembre 2021.

(5) Francesca Melis ed Alessia Orbana, “La Sardegna in piazza per difendere la salute”, in L’Unione Sarda 24 settembre 2021.

(6) https://www.ansa.it/sardegna/notizie/2021/09/24/sanita-migliaia-in-marcia-a-cagliari-per-diritto-a-salute_a1cc5e85-e989-4222-8d64-9ad4808b9ff0.html.

(7) Ivi.

(8) Ivi.

(9) Ivi.

(10) Francesca Melis ed Alessia Orbana, op. cit.

(11) Ivi.

(12) https://www.vipiu.it/leggi/medici-in-affitto-da-vicenza-alla-sardegna-per-il-pronto-soccorso-di-ghilarza/

(13) Francesca Melis ed Alessia Orbana, op. cit.

L’immagine che accompagna l’articolo è tratta da https://www.cronachenuoresi.it/2021/09/24/cagliari-migliaia-di-sardi-protestano-davanti-alla-regione-per-il-diritto-a-salute-video/. L.M.P.

 

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