Quest’anno ho scelto di andare in Sardegna per una decina di giorni, e sono ritornata in Carnia, sotto un mezzo diluvio universale, un paio di giorni fa. E di questa esperienza conoscitiva vorrei parlarvi, miei lettori. Se però pensate che questo sia un articolo pro turismo, non lo è affatto, anche se potrei riempire questo spazio di un mare incantevole e di paesaggi mozzafiato.

La prima cosa che mi ha stupito andando e ritornando dalla Sardegna è la difficoltà a raggiungerla con i mezzi pubblico-privati.  Ed il problema dell’andare e venire dall’isola è determinante in primo luogo per gli isolani, che non possono più restare relegati nella loro terra, ma anche per i turisti, che fino ai primi di ottobre riempivano il territorio, e che rappresentano ora un fattore importante per l’economia sarda. Alitalia, che garantiva il trasporto aereo, è in fase di smobilitazione sostituita da Ita, il che sta creando un mare di problemi a tutti, e, dopo il 15 settembre, di far viaggiare i traghetti di giorno non se ne parla neanche, e di raggiungere Cagliari da Civitavecchia via mare men che meno. Oddio forse una possibilità c’è ora con Grimaldi ma di quelle con il lanternino. Inoltre i prezzi di voli e traghetti non sono proprio popolari, e spero che per i sardi si creino condizioni di favore. Ma temo che ormai il motto sia: quello che non rende a chi gestisce si taglia, cancellando qualsiasi diritto e welfare. E se erro correggetemi. Ed invano il notissimo economista americano Joseph Stiglitz ha scritto che i servizi pubblici tra cui i trasporti non devono essere privatizzati proprio per questo motivo. (1). E tristemente mi chiedo cosa possa fare una famiglia che, già provata magari dalla malattia di un bimbo, debba recarsi a Roma più volte per curarlo. (2).

Laura Matelda Puppini. Porto di Civitavecchia, 22 settembre 2021. La nave sullo sfondo è una Grimaldi, ma pare meno capiente delle Moby che trasportano, in un viaggio, camion, un sacco di passeggeri e molte automobili.

Ma se i trasporti pubblici verso la penisola sono un problema, invece motoscafi, yacht, catamarani e quant’altro si vedono dovunque, e da una di queste imbarcazioni per pochi e ricchi, locata vicino alla costa, qualcuno ha lanciato, per divertimento, mentre io e mio marito percorrevamo il sentiero che da Golfo Aranci porta a Cala Moresca (3), pure un drone che si è collocato una ventina di metri sopra il nostro capo, tanto, se il guidatore avesse perso il controllo, al massimo sarebbero morti due anziani… E poi basta che gli annoiati e ricchi si possano divertire in qualche modo, mentre giovani sardi, maschi e femmine, corrono come trottole a servire negli alberghi e ristoranti locali, ritenendosi fortunati di avere un lavoro magari stagionale. Ma cognomi sardi si trovano un po’ dispersi in tutta la penisola italica, perché la Sardegna è e fu terra anche di povertà, fatica ed emigrazione, prima di essere location per film, per Berlusconi e per tanti ‘Paperon de’ Paperoni’ anche stranieri.

Laura Matelda Puppini. Porto di Cagliari. 23 settembre 2021.

Se parlate di Sardegna ai turisti, vi narrano di una terra di meraviglie e ‘sabbia e mari’ parafrasando Francesco Guccini (4), ma la Sardegna non è ed è stata solo questo: un tempo essa fu terra di malaria, di confinati e per galeotti, impiegati come mano d’opera nelle saline con la palla al piede, e prima ancora di contadini costretti a fare lo stesso lavoro dei galeotti nel periodo estivo, quando serviva che si dedicassero a coltivare. Infine alcuni paesi si ribellarono a tale imposizione che affamava le famiglie, e così si pensò ai carcerati, agli ergastolani, che in quei luoghi morirono a migliaia, di fatica, di malaria, di colera.

Questo ci raccontava un giovane laureato in scienze naturali, che faceva pure la guida turistica alle saline cagliaritane dismesse alla fine del monopolio di stato, non essendo più redditizie, ed infine trasformate nel parco naturale regionale di Molentargius a Cagliari. E quelle saline hanno una loro antica storia, di cui restano segni e tracce anche nel nome (5), prima che i loro stagni si riempissero prevalentemente di fenicotteri, grigi da piccoli e rosa da adulti, grazie al betacarotene contenuto nelle alghe di cui si nutrono.

Laura Matelda Puppini. Fenicotteri al parco di Molentargius. 25 settembre 2021.

Mi scusi la regione Sardegna se mi sento di spezzare una lancia a favore di questo interessante parco, che andrebbe maggiormente valorizzato, mentre ne si conosce l’esistenza quasi solo per caso e che non si adatta certamente ad un turismo di massa, perché gli uccelli, che prevalentemente lo popolano, si spaventano facilmente a causa della presenza umana. E spiace, francamente, sapere che i punti di avvistamento ed osservatorio per amatori ornitologi sono privi di manutenzione e che, come in tutta Italia, prima la politica fa e poi abbandona, non sapendo spesso cosa valorizzare realmente, e pensando come il nostro assessore alla montagna Zannier (Lega, regione Fvg) ed altri politici che, per portare il progresso in montagna, basta fare strade sui monti, già fragili per loro struttura, così ci possono arrivare tutti (6): camion, turisti, giovanissimi, quad, moto con targa e senza targa a violare, ferire, inquinare, far fuggire la fauna e alterare la flora. E questo per far in modo che privati possano portar giù, a fronte di una spesa pubblica spropositata per costruire dette camionabili, quattro formaggi stagionali (perché d’inverno il bestiame non può state in malga ma forse questo è sfuggito all’assessore) che già raggiungono i mercati, e abbattere ora tronchi magari a gogò per attendere poi anni la ricrescita, se avverrà, e creando danni ambientali enormi, quando i tronchi si possono trasportare per via aerea. Inoltre forse non è a tutti noto che il formaggio di malga, se non è stato prodotto con latte tagliato, ha un gusto particolare, ‘amarognolo’ direi, che a non tutti piace ed è molto grasso, e che i danni al sottobosco e da taglio raso sono incredibili, anche paesaggisticamente. Mi ricordo di aver visto un taglio orribile in Carnia, che aveva trasformato un versante della montagna in una specie di testa con una fascia rasa fatta da un barbiere principiante, ma anche di aver constatato la sparizione di alcuni alberi forse secolari al convento Bonanni di Raveo, e di aver notato tronchi trasportati da grossi camion che avevano rovinato in modo deciso la sistemazione e pavimentazione nuova appena fatta dalla Regione al sentiero di accesso al Monastero ed alla chiesetta della Madonna del Monte Castellano, a causa del loro peso.

Laura Matelda Puppini. Palau. 3 ottobre 2021. Case e casette che scendono fino al mare.

E si aprirà il bosco pure agli ‘schizzati’ come chiamo io quelli che riempiono di orrendi sgorbi città e stazioni, senza venir mai, incredibilmente, arrestati e costretti a pulire, trasformando bellezze ed edifici funzionali in degrado. Basta vedere l’interessante e storico bastione di Saint Remy a Cagliari, dove la parte plasticata trasparente, posta a difesa per evitare cadute dal possibile esito fatale, è talmente lercia di ghirigori che va a finire che il luogo rimanda più a drogati che alla storia della città, così da poterlo accomunare, tranquillamente, alla stazione di Pisa, tanto per dirne una. Manca in Italia una politica di tutela dai nuovi vandali del bene pubblico ma anche privato e mancano, come mi facevano notare pure in Sardegna, controllori e dirigenti degli stessi capaci, che sappiano organizzare il lavoro in modo preciso. Ma è la penisola tutta che sta ‘andando in vacca’. Una volta non era così, una volta non eravamo tutti periferia all’americana da fumetto di Alan Ford, non eravamo un enorme ‘bronx’. (7).

Laura Matelda Puppini. Bastione Saint Remy. 24 settembre 2021. Scritte e ghirigori di nuovi vandali a Cagliari. Ma scritte c’erano anche ad Iglesias, sul percorso delle mura.

Ci sono alcuni aspetti importanti che accomunano noi, poveri abitanti del Fvg (i ricchi e molti politici fanno storia a sé dovunque, e vivono in un altro pianeta) al popolo sardo che, come il nostro, è fatto di famiglie, di giovani e meno giovani, di lavoratori sempre più sfruttati dovunque, di disoccupati.

Questi sono i problemi che ci collegano alla Sardegna, dove le differenze di censo si toccano con mano: la sanità pubblica distrutta, che tanto preoccupa, la ricerca del pane e del lavoro, lo spopolamento dei piccoli borghi, l’accentramento in grandi poli di gente e servizi, lo smantellamento della rete curativo/assistenziale nei piccoli paesi e la chiusura/ridimensionamento dei piccoli ospedali, la situazione quasi catastrofica del trasporto pubblico, in Sardegna in particolare verso la penisola, che ha sempre, a dire dei sardi, succhiato molto per dare poco. E se io mi lamentavo di Alitalia, loro si lamentavano di Tirrenia, e mi hanno parlato del loro popolo dimenticato spesso da Dio, dai diversi governi e dagli uomini, ma ben presente in chi, da sempre, ha cercato di sfruttare le risorse ambientali del territorio fin dai tempi dei romani, quando l’isola forniva alla capitale dell’impero ingenti quantità di sale e grano, oltre che ‘schiene schiantate dal lavoro’, sempre rubando frasi ed immagini a Francesco Guccini (8). Ma la Sardegna ha altre due ricchezze, oltre queste e la pastorizia: il sughero e il granito che il vento modella in strane forme, anche di elefante. Basta andare a Palau per rendersene conto. Ed un tempo c’erano pure miniere che venivano sfruttate, per esempio quella di carbone di Serbarius o quelle del Sulcis Iglesiente, unite ora a formare il Parco geominerario storico ed ambientale della Sardegna.

Laura Matelda Puppini. Palau. Rocce granitiche. 3 ottobre 2021. 

«Sa, – mi diceva un signore di un tabacchino e generi vari a Cagliari, a cui avevo chiesto dei biglietti Arst, che pongono non pochi problemi di reperibilità – in Sardegna per molti anni fummo sotto il dominio degli spagnoli, ed esistono ancora molti cognomi spagnoli sull’isola». Sarei stata ad ascoltarlo per ore, se non fossero giunti dei clienti. Ed il Museo archeologico di Olbia ci parla di una storia ancora più antica, dettata da fenici cartaginesi, romani, Costantinopoli ed altri ancora, del porto bruciato dai Vandali, di cui sono sopravvissute le navi incendiate, del grande tempio dedicato ad Ercole e di altro ancora. Ma tutta la Olbia antica giace addormentata sotto la nuova, ed è impossibile risvegliarla ora, e delle mura puniche rimangono tracce, mentre la chiesa dedicata a San Simplicio, come tutte le antiche basiliche eretta al posto di un tempio ad un Dio pagano, ha mantenuto la sua integrità romanica.

 Laura Matelda Puppini. 4 ottobre 2021. Museo archeologico di Olbia, da sempre città cosmopolita, che fu fenicia, cartaginese, romana, soggetta a Costantinopoli quindi guidata da signorotti locali, e infine dai catalano- aragonesi.

E ancora rammento la piacevolissima Alghero, dalle possenti mura, dagli angoli deliziosi, dalle cupole delle chiese policrome, da un lungomare da favola, ma sempre con i soliti problemi per i biglietti Arst. E i sardi mi hanno pure parlato di una certa disorganizzazione talora presente nei servizi di trasporto pubblico interno, mentre io mi lamentavo delle richieste ipertecnologiche come quella di scaricare app sul cellulare per acquistare il ticket di viaggio o il check in on line richiestomi da un albergatore, con il risultato che a Tolmezzo non si riusciva a completare per blocco del programma, evidentemente non scaricabile ovunque. Ed un altro problema che ho riscontrato, essendo anziana, è l’altezza, spropositata, del gradino finale per scendere ad alcune fermate, che implica, quasi, una mezza ‘spaccata’.

Laura Matelda Puppini. 27 settembre2021. Alghero. Particolare di una via nei pressi della zona ove abitavano gli ebrei.

Noi andiamo in Sardegna d’estate, quando certi angoli ci paiono da paradiso, ma, ci narrava una signora originaria di Palau e poi trasferitasi per lavoro in Lombardia, in Sardegna l’inverno, come in Carnia, è lungo e difficile per chi vi abita, ed è freddo a causa del vento che sferza senza pietà le coste e penetra nelle case più datate, prive di riscaldamento. L’abbinamento freddo e Sardegna appare strano in questo mondo della società consumistica, ove la pubblicità tenderebbe ad abbinare alle coste sarde, riprese rigorosamente d’estate, una bella giovane donna parzialmente discinta ed il ‘ganzo’ di turno. Eppure basterebbero gli abiti tradizionali, tanto simili a quelli bretoni, a ricordarci un clima non sempre propizio, come si ha spesso al mare, d’inverno.  E se non c’è il vento ad infastidire e far congelare corpo e mente, mani e piedi, vi è una umidità fredda, che non lascia pace.

Laura Matelda Puppini. Golfo aranci. Cala Moresca. 27 settembre 2021. 

La Sardegna è terra di montagne brulle, che talvolta precipitano in mare, di basse colline, di ampie distese a pascolo o grano, di baie e baiette, golfi incantevoli e costa alta, di mare blu, macchia mediterranea e canneti, che fanno intuire che un tempo vi fu la presenza di zanzare e protozoi malarici; di paesi di pescatori trasformati in villaggi funzionali al turismo estivo e spesso rovinati dalla dissennatezza edilizia che taglia scorci ed orizzonti e ha creato, in più punti, un paesaggio orrido da “una scarpa ed uno zoccolo”; di mercati alimentari coperti e con la merce esposta con gusto; di una cucina tradizionale diremmo ‘povera’, come in tutta Italia, fatta di dolci di pasta fritta ricotta e miele; di culurgiones, gnocchi di pasta ripieni con patate, pecorino e menta; di zuppe di pane ammollato ed altro; di fette di maialino arrosto, ma anche di coniglio preparato con olive e capperi, buonissimo e quasi introvabile. Ma le proposte dei ristoranti per i turisti sono similari e poco varie, ed il risultato si avvicina spesso a quello di una mensa decorosa ed un po’ cara.

Laura Matelda Puppini. Cagliari. Mercato San Benedetto. Banco di frutta e verdura. 24 settembre 2021.

La Sardegna è terra dei nuraghi, villaggi murati in pietra cementata, locati non distanti dal mare ma mai sulla costa, caratterizzati dalle costruzioni coniche, alte e possenti quelle dei capi, modeste e poste in circolo intorno alle prime quelle dei semplici abitanti, ove vissero, si ripararono, svolsero i loro riti, le popolazioni più antiche dell’isola. Ma la Sardegna è anche terra ove si vede ancora qualche raro segno di personaggi mitici pagani accanto ai segni di cristianità e cattolicesimo sparsi dovunque, come Lu Maimoni della fontana, ricostruita, di Iglesias, città dalle belle mura aragonesi, turrite e anche in parte merlate. Ma chi era Lu Maimoni o meglio Maimone in italiano? Trasformato in demone forse dalla religione cattolica, presumibilmente rappresentava una antica divinità protosarda propiziatoria alla pioggia o una divinità dell’acqua. (9). Ma da quello che si legge, Maimone è anche una maschera tradizionale ed un fantoccio portatore di buon augurio posto nei terreni coltivati per allontanare gli uccelli e per scacciare l’arsura. Ed infatti si trova pure che Maimone, inteso proprio come divinità della pioggia, veniva portato su di un carro in giro per il paese, addobbato con una pianta che si chiama ‘piovere’ (10), per scongiurare la presenza di un anno dal clima troppo secco.

Laura Matelda Puppini. Fontana Lu Maimoni a Iglesias. 25 settembre 2021.

Ad Aidomaggiore, per esempio, per scongiurare la siccità, «i ragazzi aiutati dai grandi realizzavano una specie di barella costituita da due canne incrociate: al centro veniva sistemata una corona di piante di pervinca. Questo simulacro, che doveva rappresentare la divinità della pioggia (Maimone appunto), veniva portato in processione per tutte le vie del paese. Lo stuolo di ragazzi cantava: Maimone Maimone/Abba cheret su laore/Abba cheret su siccau/ Maimone laudau» (11), dove ‘laore’ è il frumento, siccau è la siccità, e forse significa, a naso non per aver trovato una traduzione, Maimone abbi potere sul frumento e sulla siccità, in sintesi fa crescere bene il grano, Maimone il lodato.

Ed ancora qualche considerazione. Ho visitato Bosa, un paese con l’abitato arroccato intorno al castello di Serravalle o dei Malaspina, valorizzato dai colori pastello che caratterizzano le case, dalla cura e piacevolezza di certi portoni ed angoli sapientemente abbelliti, ed attraversato da uno dei fiumi della Sardegna, il Temo, regolarmente chiuso da una diga, datata. Così le storie si ripetono. Ed anche Bosa sembra più ormai turistica che funzionale ai suoi abitanti anziani, almeno all’interno del centro storico, mentre i giovani tendono ad andarsene. Ha però una particolarità: anche in settembre i suoi locali e negozi aprono relativamente tardi. A Bosa sono entrata in duomo ed ho appreso che infiltrazioni dal tetto tendono a rovinare gli affreschi, ma la burocrazia per aggiustarlo ed evitare la catastrofe è tanta ed i soldi pochi per pagare un oneroso preventivo, ed ho pensato all’analogo problema, poi spero risolto, presente alla pieve di San Pietro in Carnia, mentre un tempo tutto si riusciva a fare anche in tempi brevi, evitando danni maggiori.

Laura Matelda Puppini. 28 settembre 2021. Bosa. Sullo sfondo la chiesa di Sant’ Antonio. 

Ma come non bastasse, i fedeli del paese erano molto devoti a Sant’Antonio a cui è dedicata una chiesetta vicino al fiume, ma ora è in stato di quasi abbandono. E vi garantisco che fa male sentire certe cose. Ho parlato poi con dei pescatori che mi hanno narrato la loro vita di fatica ed anche dei lutti che avevano subito a causa del covid ma pure della lentezza e della farraginosità della sanità, presenti qui come là, e della chiusura dei piccoli ospedali di riferimento per la gente delle montagne, ed ho letto nelle loro parole uno scetticismo totale che mi accomuna a loro verso l’attuale sistema sanitario fatto di zac zac, che ci porta a pregare la Madonna della salute, in primo luogo.

Laura Matelda Puppini. Bosa. 28 settembre 2021. Artigiano lavora mascheroni in pietra. Accanto i gatti, nutirti da un suo amico, pasteggiano felici.

Ho sentito e percepito, in Sardegna, in Calabria, come pure in Friuli Venezia Giulia, una sfiducia nella politica e nelle istituzioni, e non ho letto ed ascoltato, qui come là, un candidato sindaco che parlasse dei problemi della gente comune, di scuola, lavoro, mantenimento della popolazione in loco, anche se confesso di non aver seguito molto cosa proponevano i candidati, non dovendo votare.  Mi sono chiesta però perché Roma abbia rinunciato a Virginia Raggi, donna coraggiosa, che vive sotto scorta e bistrattata da molti, che ha cercato, contro tutti, di arginare i problemi della città a mani nude, e mi domando cosa farà Michetti, illustre sconosciuto o Gualtieri ben poco noto, in una capitale che affonda. E mi auguro che la barca Roma non venga lasciata, per le solite beghe fra partiti e a causa di problematiche varie, cadere a picco.

Ma ritornando a Bosa ho conosciuto pure un intagliatore di mascheroni in pietra, un anziano che dà da mangiare a quattro gattini che, non appena lo sentono aprire la finestra al primo piano, si precipitano miagolando, novelli clientes affezionati, ho visto dall’esterno le vecchie concerie lungo il fiume, ora dismesse, ma tanto importanti che è stato loro dedicato un museo cittadino.

Laura Matelda Puppini. Bosa. 28 settembre 2021. Manifesto posto all’entrata del museo delle conce. 

E ho visto in lontananza gente ricca, anche molto ricca, ma anche gente povera e contesti multietnici, perché i paesi di mare lo furono sempre, diceva una didascalia al museo archeologico di Olbia, e spero solo che in Carnia come in Sardegna si capisca che i miliardari ci rendono sotàns e non sono interessati a sviluppare sul territorio welfare ma a fare gli affari loro, che però non collimano con le esigenze dei cittadini. E vorrei ricordare che noi italiani abbiamo anche dei diritti, il diritto alla vita, alla salute, ad un ambiente sano ed ad aria pulita, il diritto a non dover emigrare, ad un lavoro dignitoso, a farci una famiglia ad avere dei figli, ad abitare la nostra terra senza che essa sia soggetta ai capricci di qualche nuovo ‘Re Sole’ o di una oligarchia che parla a se stessa, perdendosi in baruffe chioggiotte. Ma ho visto in Sardegna pure vecchie targhe che ricordano Società di Mutuo Soccorso ora sparite, ed anche un concetto di solidarietà che ora pare obsoleto e sostituito dall’ individualismo più sfrenato.

Laura Matelda Puppini. Bosa. 28 settembre 2021. Simbolo su di un muro che indica la presenza forse trascorsa della Società di Mutuo Soccorso, fondata nel 1867.

Una cosa non ho sentito e seguito: la posizione della Regione Sardegna sui problemi dei sardi, ma sicuramente è limite mio, e, francamente, sulla Regione Sardegna so solo che amava molto lasciar edificare sulle coste, tanto che si può leggere sull’articolo intitolato: “L’era Salviniana in Sardegna è arrivata: si potrà costruire già a 300 metri da mare” che «La Lega di Salvini va all’assalto delle coste della Sardegna, un gioiello ambientale conosciuto in tutto il mondo, aprendo la porta al cemento e alla speculazione: è quello che prevede un Disegno di Legge approvato dalla Giunta leghista sarda di Solinas il 23 dicembre scorso e che nelle prossime ore andrà in discussione per l’approvazione definitiva nel Consiglio Regionale della Sardegna. La norma prevede la possibilità di poter edificare sulle coste, anche nella fascia protetta dei 300 m. in contrasto con il Piano Paesaggistico e con la Legge Salvacoste della stessa Regione». (12).

Laura Matelda Puppini. 26 settembre 2021. Alghero. Tramonto sul mare.

Qui come là: in Sardegna come in Carnia: la Lega di Salvini sa solo proporre cubature di cemento e nuove strade montane, senza riflettere magari su cosa sta facendo e dimenticando il ruolo istituzionale anche delle Regioni a Statuto Speciale che non è imprenditoriale ma funzionale a rispondere ai problemi delle popolazioni di riferimento. Ma anche noi, gente qualunque, dobbiamo capire che la logica di Berlusconi e Salvini e dei ricchi di turno non può essere la nostra, se vogliamo difendere la nostra vita, salute, il nostro territorio, la nostra dignità. E siamo noi per primi che dobbiamo rivendicare, a mio avviso, il nostro diritto ad essere cittadini d’Italia a pieno titolo, e non i sottomessi a tutti i venti che spirano. Inoltre se si permette lo scempio delle coste, come ha già fatto la Spagna per poi accorgersi che era stata una scelta errata, chi verrà più in Sardegna? Ve lo siete mai chiesti politici sardi? Ed ai nostri domando: se riempite di strade asfaltate e camionabili le montagne, chi pensate vorrà più venire da noi? In fin dei conti esistono la Corsica o la Croazia, in fine dei conti esistono il Trentino Alto Adige e la Slovenia, che vi ringrazieranno pure.

Per esprimere alcune mie considerazioni personali questo ho scritto senza voler offendere alcuno, e ringrazio le persone che ho incontrato anche nei luoghi di ricezione ove ho soggiornato, che mi hanno dato la possibilità di scrivere questo articolo e di fare un’interessante vacanza conoscitiva. E come il solito, se ho errato in qualcosa, se non ho capito ben qualcos’ altro, vi prego di farmelo presente commentando.

Laura Matelda Puppini

Note.

(1) Joseph E. Stiglitz, Il ruolo economico dello stato, Il Mulino, ed. in italiano 1997.

(2). La Sardegna, per esempio, è infatti nota per l’anemia Mediterranea, con i suoi 300.000 casi di portatori sani anche se detta malattia non è confinata solo sull’isola. Per i dati e su come si trasmette per via genetica, cfr. Cfr. http://www.pieracutino.it/storia-e-distribuzione-geografica-dellanemia-mediterranea/.

(3) Cala Moresca prende il nome dalla ‘ficu morisca’, il fico d’India. (https://www.golfoaranci.eu/da-visitare/cala-moresca/). E, per curiosità, dico pure che ho appreso che il Golfo Aranci non si chiamava così ma si chiamava golfo dei granchi (Gulfu di li Ranci),  ma poi un cartografo nell’Ottocento sbagliò la trascrizione donando al luogo, ricco di macchia mediterranea ma privo di aranci, un nome fittizio. (https://www.sardegnaturismo.it/it/luoghi/nord-est/golfo-aranci).

(4) La frase è stata da me scritta avendo presente la bellissima canzone ‘Asia’ di Francesco Guccini.

(5)  I ‘Molentargius’ erano i conduttori di carri portati da asini che trasportavano il sale fuori dalle saline. Informazioni sul parco naturale si possono reperire facilmente su internet.

(6) Il riferimento è alla incredibile risposta dell’assessore della Regione Fvg alle risorse agroalimentari, forestali, ittiche e montagna, Stefano Zannier della Lega all’interrogazione di Furio Honsell sulla nuova strada del Paularino. (Interrogazione a risposta immediata n. 706, presentata alla Presidenza il 19 agosto 2021). Ma questa politica per la montagna è sostenuta anche da altri in regione, e da Marco Clama, progettista e leghista, nuovo sindaco di Paularo. E questo ce lo ricorderemo e lo racconteremo ai nostri figli e nipoti: chi ha voluto questo scempio è la Lega che poi parla di valori tradizionali, amore per la propria terra, acqua del Po, parlata friulana e via dicendo.

(7) Nel merito vi propongo la lettura dell’articolo di Massimo Fini intitolato: “Povertà e clima, falò dell’ipocrisia”, pubblicato da: Il Fatto Quotidiano, il 5 ottobre 2021. In esso Fini definisce giustamente gli Stati Uniti il «paese di punta dell’attuale modello di sviluppo». Bronx è un quartiere di New York noto per la povertà e le problematiche presenti.

(8) La frase è da me presa sempre dalla canzone ‘Asia’ di Guccini.

(9) https://it.wikipedia.org/wiki/Maimone.

(10) Fonte: http://www.bbsumaimoni.it/B&Bsito/ita/index.html.

(11) http://www.contusu.it/maimone-maimone-abba-cheret-su-laore/.

(12) https://www.globalist.it/news/2020/01/19/l-era-salviniana-in-sardegna-e-arrivata-si-potra-costruire-gia-a-300metri-da-mare-2051837.html. Mi ricordo però di aver visto anche, qualche anno fa, un servizio della Gabanelli, se non erro, sul problema delle edificazioni costiere e non in Sardegna.

La fotografia che accompagna l’articolo è stata da me scattata e ritrae il nurago di Palmavera. Tutte le foto presenti nell’articolo sono state da me scattate con una piccola Samsung. L.M.P. 

https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2021/10/SAM_1910-scaled.jpg?fit=1024%2C768&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2021/10/SAM_1910-scaled.jpg?resize=150%2C150&ssl=1Laura Matelda PuppiniECONOMIA, SERVIZI, SANITÀSTORIAQuest'anno ho scelto di andare in Sardegna per una decina di giorni, e sono ritornata in Carnia, sotto un mezzo diluvio universale, un paio di giorni fa. E di questa esperienza conoscitiva vorrei parlarvi, miei lettori. Se però pensate che questo sia un articolo pro turismo, non lo è...INFO DALLA CARNIA E DINTORNI