Riporto qui la sintesi del discorso del Presidente della Regione Fvg, Massimiliano Fedriga, tenutosi a Tolmezzo per la conclusione degli stati generali della montagna.

Il Presidente inizia il suo intervento Ringraziando per l’organizzazione delle due giornate dedicate alla montagna ed anche per le sintesi fatte in così poco tempo. Quindi prosegue dicendo che metterà a fuoco solo alcune questioni emerse dai tavoli di lavoro nella giornata precedente.

Dice di condividere l’esigenza di semplificazione burocratica per procedere alla manutenzione del territorio, intervenendo, per esempio, per sghiaiare i fiumi, che vanno sghiaiati, tagliando qualche albero nei pressi delle linee elettriche, e per evitare in futuro l’isolamento degli abitati, come accade negli altri paesi europei.
La prima ad esser stata danneggiata da questo alluvione è stata la natura del territorio montano, e l’obiettivo della sua tutela deve accomunare tutti, abbandonando pregiudiziali ideologiche. In tutti i paesi che ha visitato – dice- i boschi vengono mantenuti tagliando anche alberi maturi, e la natura non si tutela guardandola, ma curandola, e pensa che su questo aspetto la sensibilità di tutti converga.
Non serve per raggiungere detta finalità, a suo avviso, fare opere megagalattiche o follie, ma la regione e le comunità devono sapere che degli interventi devono venire eseguiti, con senno, ovviamente.

Quindi, passando ad altro argomento, egli sostiene la possibilità di cambiare destinazione d’uso di aree, in modo che quelle abbandonate possano venir ripopolate o passate ad uso diverso dal precedente, a fini di riutilizzo e sviluppo.

Sostiene inoltre l’importanza di dotare i piccoli comuni di pullmini scuolabus multiuso, agevolando così la realizzazione, anche da parte del volontariato, di diverse attività sociali e sportive. Infatti la montagna è sì ambiente naturale ma è fatta anche di persone, e parte dalle persone. Ed una coppia, per vivere stabilmente in un luogo, deve avere, per i propri figli, la possibilità di mandarli a scuola, ma anche di far loro praticare attività sportiva, e partecipare a tutta una serie di attività che, per un ragazzino o bambino di pianura, sono scontate. Ma ciò non è scontato per chi vive in montagna, e la Regione deve fornire le opportunità perché ciò diventi possibile.
Dice poi, come nel documento riassuntivo dei lavori, venga sottolineata l’importanza che i vari attori della politica in montagna: regione, comuni, privati, operino in sinergia, altrimenti si sarà votati al fallimento. E le difficoltà si superano aiutandosi a vicenda. Fedriga è convinto pure che, lavorando insieme, si raggiungano dei risultati, perché è troppo facile dire agli altri di fare senza mettersi in gioco, e poi lamentarsi, senza assunzione alcuna di responsabilità.

Quindi Fedriga passa a trattare del settore dedicato allo sport, al turismo ed alla cultura, e ritiene che le competenze specifiche possano essere “messe insieme”, anche per giungere ad un processo unico. «Non possiamo scollegare, per esempio, la promozione della cultura e dello sport dal turismo» e quest’ultimo dall’agroalimentare, dice. E nello specifico si deve, per il Presidente, valorizzare il prodotto trasformato, perché è impossibile essere competitivi vendendo la materia prima, mentre invece si deve cercare di vendere i prodotti della montagna servendosi, pure, di un collegamento tra la montagna e le città, utilizzando pure le città per valorizzare il prodotto montano, perché la città è il mercato di riferimento del prodotto montano di altissima qualità.

Continuando, poi, a parlare della commercializzazione di un prodotto, dice che non si può scegliere un marchio di qualità, che poi nessuno sa che esiste, anche perché l’attribuzione di un marchio implica il fare una procedura particolarmente complicata, per poi,se rimane sconosciuto ai più, non avere un risultato apprezzabile. Inoltre bisogna riuscire a far percepire, al consumatore, quanto ‘quel’ prodotto valga più di altri in qualità.
Per i prodotti della montagna, quindi, si deve fare un marchio che sia riconoscibile e che rimandi immediatamente alla peculiarità del prodotto, data anche dal territorio che lo produce. Ed i prodotti montani si ‘giocano’ sulla qualità, non sulla competitività nel prezzo.

Per quanto riguarda la promozione culturale, essa deve essere collegata alla promozione turistica nella comunicazione e nell’organizzazione. E bisogna creare pacchetti turistici. Infatti, se uno decide di venire qui, quello che gli si deve proporre non è un singolo evento, ma un pacchetto che permetta al turista di fermarsi più giorni sul territorio, perché l’evento singolo, anche se bellissimo, comporta che una persona venga qui tre o quattro ore e poi se ne vada. Una persona lascia soldi sul territorio se rimane ivi per qualche giorno, il che comporta una adeguata offerta di posti letto.

I dati dicono che, nel 2017, il Fvg ha avuto 9 milioni di presenze, nel settore turistico, mentre il Veneto, che comprende però Venezia, ben 69 milioni. Il Fvg non vuole paragonarsi al Veneto, ma parliamo di 69 milioni di turisti, contro 9 milioni!
Bisogna allora mettersi in testa che non basta portare il turista la domenica sulla pista da sci, che non basta avere una struttura sciistica per fare turismo in senso economicamente remunerativo, perché succede esattamente come per il grande evento: la gente scia e poi torna a casa.

Perché la gente si fermi in importanti località turistiche, bisogna, quindi, che ci sia una offerta complessiva, di cui lo sci può rappresentare una parte ma non può essere proposta unica ed esaustiva. Ed anche per questo bisogna che fare rete, tanto più che la montagna ha tantissime proposte eccellenti, ma è il turista che lo deve sapere, attraverso il pacchetto delle offerte. Così si può proporre ad uno di andare a sciare, poi di andare alle terme, quindi a fare il percorso turistico nella natura, ed a seguire di visitare un piccolo museo, e via dicendo.
Ed in Fvg bisogna fare una alleanza territoriale, che permetta a chi viene a sciare in montagna poi di andare a visitare una città d’arte, e ciò si può fare, perché il Fvg è una regione di un milione e duecentocinquantamila abitanti e non gli Stati Uniti! Ed allora ben venga il turista in Fvg, ma per andare qui e là, un po’ dappertutto, non solo in un luogo.

Ma all’offerta turistica deve unirsi la presenza di servizi per la tutela e cura della salute, perché nessuno porta i propri figli ove la sanità è carente. E la carenza o mancanza di servizi sanitari è un problema che può comportare danni economici non solo ai residenti, ma anche al territorio, che non diventa attrattivo per l’insediamento di nuovi nuclei familiari, e per il turismo.

La Regione pensa di investire, per la montagna regionale, circa 250 milioni di euro. Infatti, secondo Fedriga, il tempo degli investimenti è giunto, perché negli ultimi anni, in Fvg, si è investito poco o nulla, e se non si investe non ci si proietta verso il futuro. E aggiunge che, quando parla di investimenti, parla anche di investimenti in campo sanitario e di aggiornamento tecnologico, che permetta, per esempio, ad una persona di fare analisi e tenersi monitorata senza lungaggini varie e spostamenti, proiettando il Fvg dal 1978 al  2018!

In Fvg vi è una spesa sanitaria di due miliardi e seicentomila euro, ma gli investimenti riguardano solo 64 milioni, il che vuol dire che non esiste innovazione. Ma questo vale per tutti i settori del Fvg. Il Presidente dice di essere convinto che ora la Regione debba investire, per guardare lontano.

Quindi afferma di essere favorevole ad un metodo elettivo degli amministratori della cosa pubblica da parte dei cittadini, che poi giudicheranno il loro operato la tornata elettorale successiva, e di essere favorevole alla democrazia, che qualcuno ritiene superata. Ma bisogna che gli amministratori eletti facciano davvero programmazione, e che facciano gli interessi di tutti i cittadini, non presenzino ad una gara su chi è il più forte a chiedere e richiedere. Ma per una programmazione integrata serve anche l’ente di area vasta, coadiuvato da uno staff tecnico di supporto, di cui anche i singoli comuni possono avvalersi. Perché l’ente intermedio tra Regione e comune potrebbe, oltre che curare la programmazione, essere di supporto ai comuni, per esempio nel redigere bandi di gara.

Per quanto riguarda gli Enti locali, Fedriga dice che scriverà subito al governo, trovandosi in fase di trattativa con lo stesso per la parte finanziaria, di dare la possibilità che i tributi locali vengano gestiti dal e per il territorio, volgendo sempre più verso l’autonomia.  Così si potrebbero fare politiche territoriali differenziate, e dare risposte diverse alle diverse esigenze locali. Sono queste scelte importanti a livello fiscale, e come l’azzeramento dell’Irap Per qualto riguarda invece l’agricoltura, sostiene che gli obiettivi del PSR (Piano di sviluppo rurale) sono stati raggiunti, grazie al grande lavoro svolto dalla Regione.
Ma bisogna però, riuscire a scrivere un Dsr, un disegno strategico regionale, che dia alla montagna quelle risposte di cui ha bisogno, e, fin dall’inizio del nuovo anno, si incomincerà a buttar giù le sue basi.

Egli crede, poi, che serva una grande politica che non riguarda solo la montagna, ma in particolare la montagna, a sostegno della natalità, e non bastano solo interventi di carattere economico e nell’area dei servizi per raggiungere questo obiettivo, perché serve, pure, un grosso processo culturale. E anche questo aspetto verrà tenuto in considerazione nella legge di stabilità della Regione, cercando di trovare le risorse che servono perché il Fvg diventi capofila della rete famiglia a livello nazionale, a cui altre autonomie locali e comuni possono ispirarsi, e con cui scambiarsi le migliori idee per conseguire lo scopo. E la rete-famiglia deve anche entrare nelle scuole, per ridare la cultura della famiglia alle nuove generazioni, pure in un’ottica di sopravvivenza, perché con i tassi di natalità che si  vedono a livello europeo, nazionale, regionale, locale, il destino della società è morire. E per favorire la natalità, Fedriga dice di essersi rivolto anche al Dipartimento per la politica delle famiglie, per conoscere le pratiche positive in corso in altre realtà e riversarle sul territorio.

Si avvia quindi alla chiusura del suo intervento, dicendo che, dopo aver tenuto per sé la delega della montagna fino agli stati generali della montagna, ha deciso di darla all’assessore Zanier. E precisa che vista la complessità ed eterogeneità dei problemi che la montagna presenta, ha chiamato agli stati generali della montagna tutti gli assessori, cioè tutte le competenze. Ringrazia infine e nuovamente per il lavoro svolto nei due giorni, che rappresenta un primo passaggio e che deve continuare in modo strutturato, e si dice disponibile al confronto, ai suggerimenti ed anche alle critiche, perché una amministrazione che non si mette in discussione ascoltando anche delle voci contrarie, è una amministrazione che non guarda più in là del proprio naso, ed è una amministrazione che non vuole lavorare bene.

Laura Matelda Puppini

La registrazione dell’ intervento è mia, ma in un paio di punti non sono riuscita a capire alcune parole, data la lontananza del registratore dall’oratore. Pertanto se trovate delle imprecisioni siete pregati di avvisarmi, perchè possa correggere. L’ immagine che accompagna l’articolo, è stata scattata da me, nell’estate 2017, in comune di Ligosullo. Laura Matelda Puppini

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