Sembrano un bollettino di guerra…. si fa per dire, le ultime segnalazioni sulla riforma della sanità, che di fatto continua a togliere servizi ai poveracci.
“La sanità colpisce i più deboli”, si intitola una lettera al Messaggero Veneto pubblicata oggi, sabato 11 aprile 2015, firmata da: Amalia Buiat, Bruna Tuan, Angela Piet Presca e Pasqualino Giacot, tutti di Aiello.

« Scriviamo questa lettera- affermano – per denunciare una specifica iniquità». Quale? Presso il comune di Aiello da molti anni funzionava un’“infermiera di comunità” che svolgeva il suo lavoro dentro il plesso della casa di riposo Mafalda, sia per anziani che no. Detta infermiera era stata ivi distaccata, proprio in un’ottica di razionalizzazione della spesa, ma poi…. Ma poi, e cioè ora, sembra che abbia provocato «costi così elevati da ritenere prioritaria la chiusura di detto servizio. Purtroppo – continuano i firmatari- la parte più debole della società, gli anziani, subiscono ancora una volta delle insopportabili negazioni dei diritti. “Insome come simpri a pain i plui debui.»

Ma la situazione lamentata dai 4 firmatari non è la sola: infatti a partire dal 1° aprile è scattata una temporanea riorganizzazione del servizio nel distretto est. In diversi Comuni – come Cervignano, Aquileia, Fiumicello, Terzo di Aquileia, Ruda e Villa Vicentina – è stata (…) ridotta l’attività ambulatoriale degli infermieri di comunità, che continuerà a svolgersi limitatamente a una sola giornata a settimana.

A Santa Maria la Longa, Visco, Castions delle Mura e Strassoldo, invece, il servizio è stato addirittura sospeso. Una soluzione temporanea, assicura l’azienda sanitaria 2 “Bassa friulana-Isontina”, determinata dal fatto che non è stato possibile, a detta dei vertici, in presenza di malattie di lunga durata e pensionamenti, provvedere per tempo a nuove assunzioni.
Ma cittadini e amministratori insorgono. Il timore è che la sospensione temporanea possa diventare definitiva. Che sia, insomma, un tentativo di tagliare il servizio che in alcuni comuni era invece assicurato anche tutti i giorni feriali. Nella frazione cervignanese di Strassoldo si parla già di una raccolta firme. Il consigliere regionale del Pd, Mauro Travanut, nei giorni scorsi, aveva presentato un’interrogazione sull’argomento. “Purtroppo i dubbi avanzati avevano un fondamento – commenta – . É evidente che il problema va risolto. La situazione è pesante. Alcuni utenti si troveranno a dir poco spiazzati. Un amministratore deve pensare prima di tutto ai suoi concittadini più deboli”». ( Elisa Micchelut, Infermiere di comunità, dopo i tagli è bufera, in: Messaggero Veneto, 31 marzo 2015).
Così mentre in regione qualcuno sta a disquisire sulla Festa del Friuli, e qualcun’ altro sulla nuova identità del gruppo giuliano, in una Italia che cade a pezzi, ad altri viene tolto persino l’infermiere di comunità. Ma forse questo non è argomento per politici, se si toglie Mauro Travanut e forse pochi altri. Non preoccupatevi, cittadini, del fvg: tutto andrà a posto. Quante volte, ultimamente ce lo siamo sentiti dire?

Premetto che trovo stomachevole questa ricerca esasperata di identità, che ha il sapore di destra estrema, e di razza pura, pur sentendomi anch’io fieramente carnica, perché di genitori nonni ecc. tutti carnici e sposata ad un carnico, e ci mancherebbe non fossi fiera delle mie origini e della mia terra, ma da qui a portare al dibattito regionale tali facezie rispetto ai problemi della sanità che riguardano la salute, della povertà, dell’ambiente, della coop – ca, della cultura, dell’ educazione, dell’economia, del lavoro ai giovani, che se ne vanno, ecc., ce ne corre. E poi io mi sento anche cittadina d’Italia, d’Europa e del mondo. E così per volere fare la festa del Friuli con la benedizione del cielo, si è creato il gruppo capitanato dal Pdl per l’identità giuliana, che ha proposto la contro festa della Patrie dal Friul ed altre iniziative, per Gorizia e Trieste, per par condicio. (Mattia Pertoldi, Nasce la contro festa de Patrie dal Friul per Gorizia e Trieste, in: Messaggero Veneto, 10 aprile 2015). Ed ambedue i promotori delle feste chiederanno beciùz alla regione, che secondo me sono davvero mal spesi, tra l’altro in periodi di vacche magre. Inoltre una parte non certo esigua della popolazione del Friuli Venezia Giulia non è di origine locale ma di altre regioni d’Italia, mentre carnici e friulani hanno subìto, nel dopoguerra, una vera e propria diaspora. I Candido, i Raber, si fa per dire, i Gonano, o che ne so io, riempiono la Francia, las Germanias, l’Argentina, e le Americhe, mentre i cognomi triestini abbondano in Australia e chissà dove. Altra diaspora alla ricerca del lavoro che non c’era. Ed ora l’ ultima.

Che dire, pertanto? Io mi sento di dire in tutta onestà, senza voler offendere nessuno, quello che penso, e cioè che questo dibattito regionale sull’identità e feste relative, a me pare un dibattito sul sesso degli angeli, e foriero di divisioni e di odii, come al tempo del Movimento Friuli. Tutto già visto, tutto già scritto. Non dimentichiamo, inoltre,  quanto accaduto, a Tolmezzo non molto tempo fa, ove una triestina è stata fatta oggetto di bullismo dai compagni di scuola. (Cristian Rigo, Triestina vittima dei bulli: tutti a rapporto dalla preside, In: Messaggero Veneto, 13 marzo 2015). Quello che preoccupa è che i commenti alla notizia, come riportata dal Messaggero Veneto sono stati di questo tono: «La maggior parte delle persone ha sottolineato sul sito internet del Messaggero Veneto la gravità dell’accaduto chiamando in causa anche le responsabilità dei genitori e degli insegnanti. Altri invece se la sono presa con il nostro giornale colpevole di aver enfatizzato la notizia, altri ancora ne hanno fatto un motivo di scontro tra sostenitori della lingua friulana anche a scuola e chi invece ritiene che in aula si debba parlare solo italiano». (Ivi).

Ma ritornando alla riforma della sanità… Sul numero odierno del Messaggero Veneto, si può leggere anche una lettera di ringraziamento all’ospedale di Gemona ed in particolare al Pronto Soccorso, firmata un signore dializzato, che era stato colto da malore.
Sul numero di ieri, 10 aprile, è riportata la richiesta, della maggioranza in comune a Gemona, del mantenimento del Pronto Soccorso come ora, non ridotto e reso un punto di primo intervento.

Il Pronto Soccorso gemonese, nei primi sei mesi del 2014, ha erogato il 42% dei servizi totali di urgenza effettuati nella vecchia ass3, la zona industriale di Rivoli di Osoppo necessita di un Pronto Soccorso nei paraggi, anche perché l’elisoccorso non è utilizzabile di notte, i Pronto Soccorso viciniori sono già intasati.

Si chiede che cessi la sperimentazione dell’infermiere “pendolare” da pronto Soccorso a reparti, in caso di necessità, si chiede la seconda ambulanza con medico a bordo anche di notte. ( Piero Cargnelutti, Pronto Soccorso indispensabile, in: Messaggero Veneto, 10 aprile 2015). Come non essere favorevoli a tali proposte?

Ho visto, invece, presente a Moggio Udinese, il servizio di screening mammografico. Vi è stato qualche ripensamento o è l’ultima apparizione?

Invito a leggere miei precedenti su riforma sanità qui, sull’irrisolto problema del laboratorio analisi tolmezzino, sulle proposte del dott. Pietro De Antoni riprese dal Messaggero Veneto, e sulle perplessità sulla riforma della sanità.

Laura Matelda Puppini

Laura Matelda PuppiniECONOMIA, SERVIZI, SANITÀSembrano un bollettino di guerra…. si fa per dire, le ultime segnalazioni sulla riforma della sanità, che di fatto continua a togliere servizi ai poveracci. “La sanità colpisce i più deboli”, si intitola una lettera al Messaggero Veneto pubblicata oggi, sabato 11 aprile 2015, firmata da: Amalia Buiat, Bruna...INFO DALLA CARNIA E DINTORNI