Ho ascoltato ieri un interessante incontro al Centro Balducci di Zugliano, promosso dalla Regione Friuli-Venezia Giulia ed altri, intitolato: “Conoscere e spiegare le guerre dei nostri giorni” non certo per giustificarle, ma per comprendere come esse siano sempre e comunque contro l’uomo e come si debba operare per la pace.

Basterebbe prendere dei libri di storia che parlano, sin dai periodi antichi, di tempi di pace e prosperità, basterebbe chiedersi perché i Celti adorassero una dea, Maave, servita da sacerdotesse, che avevano il compito di eseguire rituali codificati per garantire pace e prosperità al paese, e perché venerassero una dea, Sheela, con cui ritenevano che il re si accoppiasse per trarne pace, prosperità e fertilità per il suo popolo (Cfr. Maureen Concannon, La femmina sacra, Sheela la dea dei Celti, ed. Arkeios, 2006, in: https://books.google.it/), basterebbe chiedersi il perché dell’Ara Pacis a Roma, per domandarci, nel 2016, perché “mille” guerre siano ancora in corso con il loro bagaglio di violenza, morte, distruzione orrore, terrore e povertà. Forse però sarebbe preferibile domandarci a chi giovino dette guerre, che ormai meritano un atlante, e con quale logica persistano a mantenersi, evitando di pensare che abbiano una finalità umanitaria, il che si è dimostrato nei secoli assurdo, o la finalità di portare la democrazia in terra altrui, per analogo motivo. Non volevamo portare forse la democrazia in Iraq? Ma poi? E forse, come diceva qualcuno ieri, non è possibile che il disfacimento del vecchio esercito iracheno, fortemente voluto dagli Usa, abbia alimentato l’Isis?

Ogni guerra presuppone un “uno” contro un “altro”, ogni guerra attuale, come molte in precedenza, implica questioni dette di onore, e di difesa da … trae origine da scelte imposte, da cupidigia, da potere, da problemi di confini, e comporta una mancata politica di dialogo: è muro contro muro, ove nessun muro è di gomma.
E si parla ancora di guerra, di guerre, di conflitti, mentre le grandi religioni parlano di pace. Il concetto di pace «è uno dei concetti più antichi e profondi in senso antropologico» – si legge in: https://it.wikipedia.org/wiki/Pace.
E ivi si legge anche: «La radice della parola Islam è “silm”, il cui significato è pace. Il Corano descrive la sua via come la via della pace […]. Secondo il Corano, uno dei nomi di Allah è As-Salam, che significa pace, e la società ideale è Dar as-Salam, la dimora della pace (10:25).»
“Pacem in terris” intitolava la sua famosa enciclica papa Giovanni XXIII°, chiarendo sin dai primi punti che la pace è l’«anelito profondo degli esseri umani di tutti i tempi», e che «ogni essere umano è persona […]; e soggetto di diritti e di doveri che scaturiscono immediatamente e simultaneamente dalla sua stessa natura: diritti e doveri che sono perciò universali, inviolabili, inalienabili». (Lettera enciclica “Pacem in terris”, del sommo pontefice Giovanni pp. XXIII, ai venerabili Fratelli Patriarchi, Primati Arcivescovi Vescovi e agli altri ordinari locali, che sono in pace e comunione con la sede apostolica, al clero e ai fedeli di tutto il mondo, nonché a tutti gli uomini di buona volontà: sulla pace fra tutte le genti, nella verità, nella giustizia, nell’amore, nella libertà, in: http://w2.vatican.va/content/john-xxiii/it/encyclicals/documents/hf_j-xxiii_enc_11041963_pacem.html). E così continua: «Ogni essere umano ha il diritto all’esistenza, all’integrità fisica, ai mezzi indispensabili e sufficienti per un dignitoso tenore di vita, specialmente per quanto riguarda l’alimentazione, il vestiario, l’abitazione, il riposo, le cure mediche, i servizi sociali necessari; ed ha quindi il diritto alla sicurezza in caso di malattia, di invalidità, di vedovanza, di vecchiaia, di disoccupazione, e in ogni altro caso di perdita dei mezzi di sussistenza per circostanze indipendenti dalla sua volontà. Ogni essere umano ha il diritto al rispetto della sua persona; alla buona riputazione; alla libertà nella ricerca del vero, nella manifestazione del pensiero e nella sua diffusione, nel coltivare l’arte, entro i limiti consentiti dall’ordine morale e dal bene comune; e ha il diritto all’obiettività nella informazione. Scaturisce pure dalla natura umana il diritto di partecipare ai beni della cultura, e quindi il diritto ad un’istruzione […]». (Ivi). Ma il Papa si sofferma pure sul diritto al lavoro, e sulle condizioni di lavoro non lesive della sanità fisica e del buon costume, e non intralcianti lo sviluppo integrale degli esseri umani in formazione; e, per quanto concerne le donne, sottolinea il diritto a condizioni di lavoro conciliabili con le loro esigenze e con i loro doveri di spose e di madri. (Ivi).

Come non vedere una continuità fra quanto scritto nella carta costituzionale ed i contenuti di detta enciclica, che parla pure, del diritto di riunione ed associazione, del diritto di emigrazione ed immigrazione, dell’appartenenza di ciascuno alla famiglia umana ed alla comunità mondiale, con stessi diritti e doveri?
Il concetto di riconciliazione, poi, appartiene anche all’ebraismo. Ed in preparazione al Natale, il 30 novembre 2003, Papa Giovanni Paolo II così si esprimeva, all’Angelus : «Ha grande bisogno di questa pace il mondo! Penso in modo speciale con profondo dolore agli ultimi episodi di violenza in Medio Oriente e nel Continente africano, come pure a quelli che la cronaca quotidiana registra in tante altre parti della Terra. Rinnovo il mio appello ai responsabili delle grandi religioni: uniamo le forze nel predicare la non-violenza, il perdono e la riconciliazione! “Beati i miti, perché erediteranno la terra”». (Mt 5,5). (http://www.peacelink.it/paxchristi/a/2505.html).

Ma le guerre hanno come base ora motivi di sicurezza, potrebbe argomentare qualcuno.
Sicurezza … che sicurezza cercano i cittadini? – si chiedeva ieri, se non erro, Roberto Savio, uno dei due fondatori, nel lontano 1964, di “Inter press service”, un’ «agenzia di stampa internazionale specializzata in notizie ed analisi indipendenti sugli eventi e i processi legati allo sviluppo economico, sociale e politico». (https://it.wikipedia.org/wiki/Inter_press_service). Sicurezza derivata da fiducia incondizionata in qualcuno? Secondo Roberto Savio no, i cittadini del mondo cercano una sicurezza globale, che presuppone l’avere una abitazione, un lavoro, un reddito sicuro, sanità, scuola ed istruzione, che non possono derivare dalla sicurezza militare, l’unica presa in considerazione, ora come ora.
E non richiama questo pensiero la “Pacem in terris”  di Papa Giovanni XXIII°?
Forse se i francesi invece di spendere miliardi di euro in sicurezza dessero 1000 euro al mese ad ogni ragazzo musulmano della periferia di Parigi, in cambio di un lavoro, otterrebbero risultati migliori, affermava ieri il noto giornalista. E secondo me aveva ragione. Ma ad ascoltarlo c’erano 200 persone del F-vg, non gli strateghi ed i politici che decidono, sicuri di sé, delle nostre ed altrui vite.
Le sfide per la cittadinanza del futuro non appartengono agli eserciti ma al ripensare società, lavoro e dignità in un mondo ove il 52% dell’attività manuale viene ormai svolta da robot, appartengono al garantire ancora quei diritti che paiono esser sempre più limitati anche in nome della cosiddetta “sicurezza interna”. “La Francia rinuncia alla convenzione europea dei diritti dell’uomo. La sospensione sarà in vigore nei prossimi tre mesi e riguarderà diversi diritti fondamentali come quello a un equo processo e alla libertà d’espressione, si intitola un articolo di Davide Maria Vavassori,in: http://www.tpi.it/mondo/francia/francia-rinuncia-convenzione-europea-dei-diritti-uomo). Ed io mi chiedo se, con detto risultato, l’Isis non abbia ottenuto moltissimo, cioè di incidere sulla vita di tutti, magari con un solo attentato, come a Parigi.

Ma ritorniamo alle guerre. Nel solo 2014, la spesa militare mondiale è stata stimata intorno ai 1776 miliardi di dollari, presentando una caduta marginale dello 0,4% in termini reali se comparata a quella del 2013, ma non discostandosi molto da quella del 2011, ove raggiunse il picco massimo: in sintesi oscillando lievemente intorno ad una media. (Debora Capalbo, La spesa militare mondiale nel 2014, in: Paper IRIAD, Supplemento al n° 5/2015 del Sistema informativo a schede (SIS) Mensile dell’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo ISSN 2385-2984, in: http://www.archiviodisarmo.it/index.php/it/banca-dati-disarmonline-categoria-spese-militari/finish/243/3566, p. 2). In testa alla classifica, per spese militari, nel 2014, erano sempre gli Usa, seguiti da Cina, Russia, Arabia Saudita, mentre l’Italia occupava il dodicesimo posto; la spesa militare in Europa era cresciuta dello 0,6%, raggiungendo 386 miliardi di dollari, la spesa militare in Medio Oriente era aumentata a dismisura, raggiungendo i 196 bilioni di dollari. (Ivi, p.3 e pp. 5-6. Per altri dati si rimanda all’interessantissimo articolo).

Ma ciò non ha portato ad un aumento di sicurezza globale, ma ad una “sicurezza umana ridotta”, sempre secondo il giornalista Savio, e concordo con lui. In Europa manca sempre più il lavoro; in Italia la precarietà e la povertà fanno sentire il loro peso sempre maggiore, mentre la situazione creatasi va erodendo la classe media. «Non ci sono soldi, dovete fare sacrifici» – ci si sente dire. Ma ci sono per le armi e le guerre. Basterebbe che il 10% della spesa militare fosse devoluta per la sicurezza umana, precisava Savio ieri, ma non vedo perché solo una fettina così piccola.
I nostri ragazzi stanno perdendo sempre più diritti, se riusciranno in qualche modo a lavorare andranno in pensione a 66-68 anni, se tutto va bene, con 400 o 500 euro al mese, mentre le banche continueranno ad aiutare chi già possiede, non chi non vede futuro. E la sperequazione sociale aumenterà, il lavoro tenderà, come tende, a perdere, in crescendo, tutele, facendo balenare alla mente il concetto di schiavizzazione del lavoro stesso. A questo si opponeva Marx, ma per carità non scriviamo il suo nome.
Eppure, forse, guardava, in un certo senso anche lui a quella dignità della persona che ora sembra distrutta.
E siamo nuovamente a “pane e lavoro” quasi che ideali, pensiero, testi valoriali papali e costituzione italiana fossero spariti di colpo, assieme ad anni di storia.

Cui prodest? Ai ricchi della terra, che vogliono tutto possedere, ma che nulla riusciranno a vendere se pochi guadagnano. Ieri non ho sentito parlare di stagnazione del mercato, di mancanza di circolazione del denaro, ma questo sta accadendo, e sarebbero buoni motivi per “pensare alternativo” rispetto all’oggi, in economia, ricordando il New Deal americano. (Cfr. Laura Matelda Puppini, Negli anni ’30, il New Deal fece uscire gli U.S.A. da una crisi senza precedenti. E noi come usciremo dalla crisi?, 7 agosto 2015, in: www.nonsolocarnia.info).
Magari se si iniziasse a pensare un modo di impiegare i giovani, di sostenere le politiche per la famiglia, prendendo i soldi dove ci sono, e cioè quelli per le spese militari, si potrebbe portare una ventata di speranza anche in questo paese.
«Mamma siamo una generazione perduta» – mi disse un giorno, anni fa, mia figlia, che lo aveva letto su non so su quale quotidiano. «Chi è quello che scrive così?» e «Perché vogliono che lo siate», pensai io, ma non ricordo cosa risposi.

Ritornano in Italia gli industriali emigrati in Cina, forse perché non c’è più mercato, l’aria è irrespirabile almeno a Pechino, i fiumi inquinati, «Il processo di industrializzazione della Cina, se ha consentito il miglioramento delle condizioni di vita di milioni di persone, ha al contempo comportato lo sfruttamento intensivo delle risorse naturali e un elevato innalzamento dei livelli di inquinamento, con conseguenti implicazioni ambientali e sociali (malattie, migrazioni di massa, ecc.). Un problema di difficile soluzione, che, per il contributo della Cina all’innalzamento della temperatura del pianeta, coinvolge l’umanità intera» – si legge sulla scheda di presentazione del volume di Alessandro Gobbicchi, La Cina e la questione ambientale, Franco Angeli ed., 2012, in: http://www.francoangeli.it/Ricerca/Scheda_libro.aspx?CodiceLibro=1460.74), ma non mancano certo articoli attuali sull’argomento, come, per esempio: “”Cina, apocalisse smog nel nord-est. Mai così alti i livelli di inquinamento”, in: http://www.ilsole24ore.com/art/mondo/2015-11-10/, o “Pechino, secondo allarme rosso per l’inquinamento. Durerà da domani a martedì”, in: http://www.repubblica.it/ambiente/2015/12/18/news/ ed altri.
Inoltre il mercato potrebbe tendere ad essere saturo e si inizia ad investire, almeno pare, anche in Cina, maggiormente in servizi che in materie prime. (“Per l’economia cinese il peggio deve ancora arrivare”, in: The economist, Regno Unito, in: http://www.internazionale.it/notizie/2016/01/20/cina-economia-rallentamento). Oppure i cinesi non sono più così tolleranti su vari aspetti, anche se pare, da quanto ascoltato ieri, che pensino che all’economia non serva la democrazia. Insomma per ora io non ho ben capito perché gli industriali siano rientrati quando qui non vi è mercato, nel vero senso della parola, per nessuno, anche perché il costo dei servizi sta aumentando.
Ma anche l’informazione presenta dei limiti, e bisogna distinguere, come diceva ieri l’assessore Federico Pirone, i suoni dal chiacchiericcio, affinando la capacità all’ascolto.
E pure sulla questione ambientale il Papa, in questo caso Francesco I, si è chiaramente espresso nella sua enciclica “Laudato si’». Ma nessuno ascolta o legge, e poi è cosa di “ieri”, già vecchia. A me non pare proprio datata, anzi, ma i media hanno bisogno di novità, e ora ci tediano con canguri ed altre trovate, con i mal di pancia del Pd, ora partito della Nazione, ed altre quisquiglie, con la “solita” corruzione che, come qualcuno diceva ieri, è in aumento anche a livello mondiale, e per arginare la quale nessuno pensa di intervenire in modo serio, con le “solite” alleanze di potere, con le “solite” ultime improvvisate decisioni sui migranti. Ma cosa vuoi che sia … ormai pare che la nuova era viaggi sull’improvvisazione più che sull’analisi.

Qualora non si cambi il modo di pensare economia, politica e vita, ritornando pure ad un discorso valoriale, anche in Italia il futuro si carica di tinte fosche. E Matteo Renzi ed il suo governo non paiono avere buone capacità di valutazione di come operare per il vero benessere del paese.
In questa impostazione della società italiana, voluta da Berlusconi prima, accelerata da Renzi poi, i cittadini tendono sempre più a non avere una partecipazione attiva nella vita dello stato, di cui stanno perdendo il senso, a sposare il nichilismo, l’indifferenza, l’assuefazione.
Questi aspetti tendono a portare a far vivere anche le guerre come “fuori da sé” ed a non prender più posizione verso le stesse, a modificare la morale, ed a puntare all’individualismo.

Le guerre sono causate, diceva ieri il generale Fabio Mini, da diversi fattori. Vi sono guerre per la sopravvivenza, per il potere, per gli spazi ed i territori, per il predominio di una religione, vi sono guerre, ora, per i “global commons” i beni comuni e le risorse internazionali e sovranazionali, che dovrebbero esser beni di tutti, ma stanno diventando di pochi, che se li stanno accaparrando. Inoltre la prima vittima della guerra è la verità, ha aggiunto, e la guerra porta con sé paura, ipocrisia, menzogna, individualismo, “noi” contro “loro”. Vi sono anche paesi che fanno, nelle guerre, da pedine per altri, detti paesi “proxy”, intermediari, dietro cui si muovono ben altri attori e scenari.
Dalla guerra per bande si è passati a quella lineare, simmetrica, per poi passare alla guerra dinamica, e ritornare ancora a quella per bande, create sulla base di interessi comuni, o sposare quella asimmetrica. Inoltre da ogni guerra mondiale è uscito un nuovo ordine mondiale.
Siamo alla terza guerra mondiale? No secondo il generale, ma si ricerca un nuovo assetto di potere, non ancora prevedibile. Invece sta aumentando la paura, e vanno cancellandosi, qui come là, sempre più i diritti civili, che sono quelli a cui si riferiva anche Giovanni XXIII°, e che permettono all’uomo di vivere con dignità speranza e visione di un futuro migliore, di pace, prosperità e fertilità.
Non si può servire sia Dio che mammona. Bisogna scegliere. Al di là delle parole, cosa stanno scegliendo, giorno dopo giorno, anno dopo anno, Italia ed Europa, e non solo?

Laura Matelda Puppini

L’immagine che correda l’articolo è tratta, solo per questo uso, da: concorso “un poster per la pace”, in: http://portalegiovani.comune.re.it/?p=17440. La locandina dell’ incontro è visionabile digitando il titolo da me riportato e “centro Balducci”. Ieri è stato assicurato che la ripresa verrà posta on line, ma dura ore. Se ho errato il nome dell’autore di qualche riflessione riportata qui dall’incontro mi scuso subito e chiedo di correggermi. Laura Matelda Puppini

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