Volevo lasciare solo a Marco Lepre il compito di scrivere delle considerazioni sulle gare di trial motoristico, ma lo faccio anch’io perché ho degli aspetti da aggiungere. Premetto, per chi non lo sapesse, che “trial” significa “prova” e dà subito l’idea dello spirito base della competizione: il provare a superare tutti gli ostacoli, che siano essi naturali oppure artificiali (https://it.wikipedia.org/wiki/Trial), in una accezione che vede ancora in gioco un concetto individualistico ottocentesco, legato al superuomo, che contempla il singolo contro la natura, vista come limite alla propria realizzazione personale non certo sociale. Inoltre fa un po’ “senso” quel voler forzare il fisico umano per non poter, nel trial motociclistico, mettere i piedi a terra, ed usare una sella che si dica tale, cioè comoda. Come ne usciranno le parti intime dei motociclisti e delle motocicliste? – mi chiedo. E che diranno di questo stress forzato colonna vertebrale e glutei? E ritengo, globalmente, le gare in moto della tipologia enduro e trial diseducative per i giovani, per il substrato ideologico presente, per le modalità in cui viene praticato il trial, oltre che per le possibili fonti di inquinamento e di alterazione dell’ambiente.

Pertanto non vedo perché il comune di Tolmezzo debba gravare noi di tasse (Laura Matelda Puppini, Divagando sull’imminente aumento, in quel di Tolmezzo, della Tarsi e dell’ irpef, e su quella schiavizzante differenziata porta a porta, in www.nonsolocarnia.info 2 luglio 2015) per donare ad estranei territorio da egemonizzare e colonizzare per tre giorni, ed imporre ai tolmezzini mancati introiti, quando due lire ci potrebbero servire, magari, a mettere a posto qualche buca e buchetta nell’asfalto cittadino, massacrato anche in centro, od a posizionare un segnalatore luminoso all’altezza delle strisce pedonali di via Caterina Percoto ed un dissuasore di velocità, prima che ci scappi il morto. Ho segnalato il problema, pressante dopo che la via si è trasformata in senso unico, una decina di volte, ma mi è stato sempre risposto che non c’era il denaro per farlo. Talvolta penso che i politici non abbiano ben presente che essi rappresentano una comunità, sono al servizio della globalità dei cittadini e delle richieste della gente, e che devono tener conto di alcuni aspetti, non ultimo quello educativo, di ricaduta delle loro ormai esclusive scelte sugli abitanti della municipalità. (Cfr. Laura Matelda Puppini, Niente di nuovo sotto il sole. Enduro fvg in comune di Tolmezzo anche quest’anno, ma in città alpina, in: www.nonsolocarnia.info, a cui rimando). Non siamo ancora al sultanato od all’oligarchia, anche se ci stiamo paurosamente avvicinando, nonostante il voto del 4 dicembre 2016.

Ma passo subito ad ulteriormente precisare perché ritengo controproducenti queste gare tolmezzine.

Un atteggiamento sbagliato verso l’uomo ed il territorio, dono di Dio.

Le scorrazzate in ambiente naturale da parte di moto, nello specifico centinaia, un anno dopo l’altro, indipendentemente se si tratti di mezzi da trial od Enduro, implicano un concetto di colonizzazione della natura, che non è di armonia ma di sottomissione, con i soliti disastri che detto approccio ha portato anche sul clima. Sui sentieri si va a piedi, dico io, e si ascoltano il canto degli uccelli, i rumori dei boschi, si gode quel creato che Dio ha costruito in sei giorni non per i trialisti esteri e nostrani.

I motociclisti imparano, piano piano, a collegare un territorio, nello specifico la conca tolmezzina già funestata da pista guida sicura e poligono di tiro, fra gare, prove e controprove, alla loro esclusiva proprietà, cacciando dai sentieri chi vuole godersi la natura. E non si tratta solo dei tre giorni previsti, perché, da che si dice, si incontrano in Carnia e sulla montagna friulana, motociclisti che “provano” e “scorrazzano” tutto l’anno, quasi ormai fossero loro i padroni e chi, magari cittadino, va a piedi su quei sentieri viene visto come un insetto disturbante ed un guastafeste che non dovrebbe stare lì, sul “proprio” percorso, a seccare, a scocciare …. E sono italici ed austriaci, mi si narra, che forse fanno qui ciò che è loro negato altrove. E se avete avuto altra percezione od informazione, scrivetemelo, per cortesia.

Chi fa gare nazionali in moto non credo sia uno che deve guadagnarsi il pane magari lavorando in un supermercato aperto tutte le feste comandate od un turnista, o, ancor peggio, uno già entrato nella categoria dei poveri, ma ritengo sia in genere un benestante, che appartiene ad un circolo esclusivo, che viene su un territorio, fa quello che deve fare e se ne va, lasciando lo stesso non si sa come, dato che io non ho atteggiamenti fideistici, ma neppure, alla mia età, la possibilità di girare da rivoli bianchi a Cazzaso per vedere il risultato del trial o dell’ enduro. E che potrei sapere nel merito, se il comune dice sempre che non sta succedendo nulla … che va tutto bene, che ci tranquillizziamo, facendo una politica benzodiazepinica, che però, ahimè, non dovrebbe essere il suo compito? E nel frattempo la gara di moto (a prescindere di che tipo), come il teatro, come le feste della mela e dei fiori, la movida venerdì serale, il maggio letterario, (tutte attività da subire, in un certo senso), in un modo o nell’altro si istituzionalizza, e la Carnia si colonializza e si svuota di cultura che si possa dir tale … almeno questo io penso. Leo Zanier è stato festeggiato a Villacaccia di Lestizza non a Tolmezzo, rendiamoci conto, e se poi viene celebrato postumo, non so a chi interessi, se non forse a qualcuno a fini di immagine o per qualche libro da vendere. I poeti si “gustano” da vivi – penso – non si esaltano da morti. (Laura Matelda Puppini, Leo Zanier poeta festeggiato: in onôr in favôr -ahimè non in Carnia. La cultura non abita più qui?, in: www.nonsolocarnia.info).

Gare in moto e nichilismo.

Il nichilismo è un atteggiamento di vuoto esistenziale che caratterizza la nostra attuale società.
«Il nichilismo è il padre dello sballo, ed allo stesso concorre. – scrive Umberto Galimberti. Il nichilismo […]  è la negazione di ogni valore […].  Siamo nel mondo della tecnica e la tecnica non tende a uno scopo, non produce senso, non svela verità. Fa solo una cosa: funziona. Finiscono sullo sfondo, corrosi dal nichilismo, i concetti di individuo, identità, libertà, senso, ma anche quelli di natura, etica, politica, religione, storia, di cui si è nutrita l’età pretecnologica. Chi più sconta la sostanziale assenza di futuro che modella l’età della tecnica sono i giovani, contagiati da una progressiva e sempre più profonda insicurezza, condannati a una deriva dell’esistere che coincide con il loro assistere allo scorrere della vita in terza persona. I giovani rischiano di vivere parcheggiati nella terra di nessuno dove la famiglia e la scuola non ‟lavorano” più, dove il tempo è vuoto e non esiste più un ‟noi” motivazionale. Le forme di consistenza finiscono con il sovrapporsi ai ‟riti della crudeltà” o della violenza (gli stadi, le corse in moto ecc.).». (Presentazione del volume: Umberto Galimberti, L’ospite inquietante, il nichilismo e i giovani, Feltrinelli ed., Mi 2007, in: http://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/lospite-inquietante/#descrizione).

E non prendetevela con me per queste righe, ma con Umberto Galimberti, professore universitario prima di Antropologia Culturale, poi di Filosofia della Storia, e, dal 1985,  membro ordinario dell’International Association for Analytical Psychology. E poi vi è chi si lamenta perchè i ragazzi tendono al pensiero fascista … Cosa si è fatto – mi chiedo – per far in modo che ciò non accada, che sposino un concetto di comunità, di vivere comune, di rispetto delle regole del buon vivere civile ? Chiediamocelo.

Premesso questo, che fa il comune tolmezzino? Non solo permette, ma invoglia … concedendo, come testè accaduto, uno spazio perché a bimbi di sette anni venga fatto provare l’ebrezza della moto da trial, anche se elettrica, con ciò che comporta e con un substrato ideologico che è sempre lo stesso già descritto. Ora anche il municipio educa a forme di nichilismo le nuove generazioni – penso amaramente –  che, invece che andare a piedi e godere il creato, soffermandosi su foglie, alberi, fiato, ritmo, corpo, sassi, ostacoli da superare, vengono portate a sognare moto rombanti su sentieri, sotto l’attento sguardo di promotori del settore, che magari scrutano qualche nuovo campioncino, spronano per poi scegliere, con genitori che sperano ai bordi.  Ci stiamo americanizzando del tutto, penso, stiamo buttando a mare la nostra cultura millenaria per il vuoto, mentre mi vengono in mente le parole del sommo poeta, sempre attuali: «Ahi serva Italia».

Cui prodest? A chi giova?

Queste gare nulla portano ai cittadini. E se erro correggetemi. Quei tre giorni erano pieni di roulotte, a Tolmezzo, e magari, ironizzava uno, “hanno fatto anche la spesa al supermercato prima di giungere qui”; inoltre un posto di ristoro, se non mi sbaglio, era approntato, non si sa a spese di chi, al campo sportivo, mentre Tolmezzo, città alpina per trial ed enduro, era di un vuoto desolante, non per uno ma per tutti tre i giorni. Da che so, poi, non un rilevatore Arpa dei fumi, non un rilevatore Arpa del rumore, a cui, peraltro, si sovrapponeva quello degli sparacchiamenti del poligono di tiro, che disturbano costantemente, da che mi dice un docente, anche le lezioni delle scuole superiori, ma cosa vuoi che sia … Ci dispiace tanto, ma …. E che dire di quelle diseducative piroette ai bordi del bar Tripoli, come da programma? Hanno chiesto un parere a quelli del Foràm, a cui altra amministrazione aveva cercato di dare configurazione di bel borgo, e non luogo per attività circense motorizzata?

Chi è contento? Sicuramente i soliti pochi e noti amatori, forse due giovani carnici, promesse delle gare, i vertici del motoclub carnico, i partecipanti, e … E chi ancora sindaco Brollo, Vice sindaco Scarsini, Mazzolini, Fasolino, giunta comunale?

Inoltre detta gara con prove ecc. ecc. è coincisa con la festa di San Floreano, con la tradizionale ascesa e merenda sui prati, a ridosso del percorso trial, e spero non si prepari un connubio, o peggio con peggio un transfert dal sacro al profano per il futuro, con un pizzico di mostra di grandi quadri, come se non avessimo qui opere di arte sacra anche pregievoli e territorialmente dislocate, e penso, per una qualche associazione mentale, alle attività che si legge facessero al tempo del fascismo, di carattere “culturale”, … ma è pensiero mio, che forse leggo troppo, e che non mi lascio facilmente trascinare ed entusiasmare.

Scrivo questo non per offendere qualcuno, che non è mio scopo, ma per esprimere il mio pensiero nel merito, e per dissentire dalle gare di trial ed Enduro nella stretta conca tolmezzina ove abito, già gravata da mille servitù non militari, e da questa politica cultural-simil – sportiva dal mio punto di vista ben poco educativa. Ma si può commentare e dissentire.

Laura Matelda Puppini

L’immagine che correda queste mie riflessioni rappresenta il manifesto pubblicitario dell’evento ed è tratto da: http://cjargneiparsimpi.altervista.org/

 

                                   

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