Introduzione.

Ho ricevuto da Tania Frisone, Presidentessa della sezione di Cosenza dell’AIParC, il primo quaderno dell’ Associazione, che tratta problemi di ampio spessore e di notevole interesse, e che si intitola: “Cultura, sanità e turismo al tempo del Coronavirus”.  Sullo stesso sono riportati interventi di medici sulla sanità, già pubblicati su: “Quotidiano del Sud – Lettere e Interventi”, rubrica curata dalla giornalista Annarosa Macrì. Mi paiono contributi interessanti, e ringrazio i professionisti che hanno espresso il loro parere.
Quello che stupisce è che, invece, in Fvg nessuno parli e si stia attuando la politica delle tre scimmiette, quando in ambito sanitario tutto sta crollando. Ma forse il clima di terrore creato è tale, che le bocche restano cucite, le mani immobili? O in Fvg si sposa il quieto vivere? Perché non si capisce il motivo di tanto silenzio. Pertanto passo a riportare quanto scritto dagli ardimentosi calabresi nel primo semestre 2020, senza peli sulla lingua, senza colla sulle labbra e tra le dita.
Per comodità di lettura da parte vostra, dividerò questi contributi in più articoli. Laura Matelda Puppini.

«Francesca Anna Perri. Sanità: Abolire la regionalizzazione. Deve tornare ad essere “materia” nazionale.

Gent.ma dott.ssa Anna Rosa Macrì,

su esortazione della cara e vulcanica amica comune prof.ssa Nella Matta, mi rivolgo a lei per riportare la mia esperienza di medico in prima linea coinvolto nell’epidemia Covid. Certo, parlo della mia esperienza nella Capitale, dove esercito quale dirigente medico del Servizio Sanitario Regionale 118, tuttavia questa epidemia ha sconvolto e coinvolto tutte le Regioni e non oso pensare a cosa sarebbe successo nella nostra amata Calabria, se avessimo avuto i numeri che hanno avuto in Lombardia.

Del resto anche nel Lazio qualche problema lo abbiamo avuto e tuttora non se ne esce, a causa dei vari focolai che compaiono a macchia di leopardo in diversi punti della Regione e soprattutto nelle RSA! Non è stato facile, né lo è tuttora col caldo, bardarsi con le Tute idrorepellenti, con i guanti, con le visiere andare nelle case o nelle RSA a prendere le persone in insufficienza respiratoria, per portarle in Ospedale dove finivano puntualmente in Rianimazione.

Posso dire senza tema di smentita, che noi sicuramente fino a metà aprile, eravamo gli unici come 118 a visitare i pazienti a domicilio, perché tutti i Dipartimenti di Prevenzione, ridotti al lumicino, davano solo indicazione di stare a casa e di monitorare la febbre e davano indicazioni di non recarsi al P.S. o dal Medico Curante, tuttavia, nel caso di comparsa di tosse o persistenza della febbre si dava indicazione di chiamare il 118.

Anche in altre regioni continuano a manifestarsi casi e sicuramente è anche colpa di chi dà indicazioni controverse passando dalla faciloneria, al complottismo, al negazionismo! La realtà è che le varie Regioni hanno dimostrato tutti i limiti della Regionalizzazione della Sanità stessa, avvenuta con la modifica del Titolo V della Costituzione nel 2001, per inseguire un’idea di pseudofederalismo leghista, cui molti di noi si sono adattati, pensando ad un decentramento delle funzioni sanitarie.

Ebbene, così non è stato, ma abbiamo invece assistito ad un proliferare di poltrone, che non ha fatto bene alla Sanità Pubblica, anzi ne ha depotenziato la qualità del Servizio e l’epidemia non ha fatto altro che accentuare queste criticità. Ecco perché credo che la Sanità debba ritornare ad essere Nazionale, la Regionalizzazione va abolita, così come vanno abolite le Aziende (legge 502 del 92, ratificata poi nel 96 in Conferenza Stato- Regioni), che a loro volta hanno dimostrato di non funzionare tutte allo stesso modo, ma in base alle capacità e/o competenze del singolo Direttore Generale, di nomina politica, di fatto accentuando le differenze fra una Regione e l’altra e all’interno della stessa Regione, differenze fra una città e l’altra.

La Sanità, così come l’Istruzione, non possono essere materia regionale, ma devono ritornare ad essere materie Nazionali. Lo Stato Italiano deve rispettare il dettato Costituzionale che garantisce a tutti, dal Nord al Sud della penisola, uguali opportunità sia in termini di Salute, sia in termini di Istruzione.
Come medico, non riesco proprio ad accettare i viaggi della speranza dal sud al nord: le eccellenze stanno anche al Sud e vorrei a proposito di epidemia, ricordare il Cotugno di Napoli, che ha saputo gestire i pazienti Covid, con percorsi separati, come deve essere, e che non ha riportato contagi fra gli operatori. Così come altre eccellenze stanno a Bari e persino a Potenza per la cardiochirurgia!

Nella nostra Calabria purtroppo si registrano tanti casi negativi, qualche nota positiva solo a Catanzaro e solo nel reparto di cardiochirurgia. Ma la migrazione si registra anche fra i giovani medici calabresi, che non trovando spazio nelle strutture regionali, migrano nelle altre regioni o anche all’estero, dove hanno occasioni ben più favorevoli, tanto da farli emergere come eccellenze! Quanto spreco di risorse umane!

Tutto questo ci deve far riflettere e far ripensare alla Sanità, non come Sistema, che di fatto ha equiparato la Sanità Pubblica a quella Privata Convenzionata, ma come SERVIZIO ripristinando quella che era la legge istitutiva del Servizio Sanitario Nazionale, cioè la 833 del 78, frutto di tante battaglie di operai, studenti, mondo della sanità.
Era una legge che ci invidiava tutto il mondo, ma che in verità non è mai stata applicata appieno, soprattutto per quello che riguarda la Prevenzione! Quest’ultimo aspetto insieme allo smantellamento progressivo del SSN, attuato trasversalmente da tutte le forze politiche a partire dagli anni 90, sotto forma di rimodulazione, ma che ha sempre significato tagli ai servizi, ha contribuito grandemente all’esplosione dell’epidemia e alla difficoltà di contenimento. Esplosione perché con tutti i tagli in sanità sono stati tagliati anche i Piani Pandemici, che erano previsti e aggiornati fino al 2010, ma che nel 2012 sono stati semplicemente accantonati perché qualcuno li ha ritenuti costosi ritenendo altresì improbabile lo scoppio di una pandemia mondiale. Eppure i segnali c’erano stati, vedi l’H1N1, ma non se ne è tenuto conto.

Per la mia visione di Salute e per il fatto di svolgere un lavoro delicato in tempi rapidi, pena la vita o le complicanze, e in un contesto particolare, quale è l’abitazione o la strada, in un contesto che noi Emergentisti chiamiamo “fuori le mura” (dell’Ospedale), dove operiamo in 3 o in 4 quando siamo al completo, senza alcuna protezione, se non la nostra professionalità (che nella maggior parte dei casi ci salva da aggressioni fisiche e verbali), da tempo ripeto che ho la “fortuna” di trovarmi in un osservatorio privilegiato, essendo in grado di vedere tutte le fragilità umane e anche le miserie! Ecco, tante di queste miserie peraltro evitabili, mi portano a dire che la Salute si collega a tutto: all’Ambiente, alla Casa, al Lavoro, all’Istruzione e non da ultimo all’Economia, come la stessa epidemia ci ha dimostrato:

  1. All’Ambiente perché se c’è degrado ed inquinamento la diffusione di malattie trova un terreno fertile e ciò spiega anche gli alti numeri di contagio in Lombardia, che rimane la regione più inquinata d’Italia.
  2. Alla Casa perché se vivi in una catapecchia o in un monolocale, anche rispettare una disposizione come il lockdown diventa difficilissimo, se non controproducente quando si parla di nuclei familiari di 3-4 persone! Per non parlare di quelli che non hanno nemmeno un tetto sotto cui ripararsi.
  3. Al Lavoro, perché se non hai la Salute, se sei inabile, trovare un lavoro per quanto semplice e non faticoso diventa difficile, oppure se il lavoro lo hai, ma sei cagionevole di Salute è difficile che questo lavoro tu riesca a mantenerlo o a produrre ciò che la società si aspetta.
  4. All’Istruzione, perché se non sei istruito, diventa difficile capire l’importanza della prevenzione e dei corretti stili di vita. Ai diabetici, ad esempio, non si riesce a far capire l’importanza del movimento quale camminare, per far sì che la circolazione funzioni e che non si arrivi al piede diabetico. Per non parlare del cibo spazzatura, che la gente compra, attirati dalla pubblicità, senza sapere i danni che ne possono derivare dal punto di vista della Salute. Del resto, se non hai Istruzione, nemmeno riesci ad apprezzare le cose belle che ti circondano, a cominciare dai prodotti della terra, il sole, il mare, la natura paesaggistica, un buon libro, un buon film, una buona opera teatrale, la buona musica, per non parlare della cosa più importante di tutti: l’affetto di chi ti circonda! La nostra società consumistica e globalizzata, ci ha fatto perdere quei principi e valori di saggezza e sapienza che i nostri avi ci trasmettevano e che riuscivano a compensare tante difficoltà.
  5. Infine l’Economia: come abbiamo avuto modo di vedere la Salute incide eccome sull’Economia, tanto che molte piccole imprese e tante attività artigianali, non hanno retto all’impatto del lockdown e hanno chiuso definitivamente creando altra disoccupazione e altre iniquità, mentre invece i grandi capitali ne sono usciti rafforzati avendo speculato sul rifornimento di DPI (Dispositivi di Protezione Individuali) : mascherine, guanti, camici, visiere, ventilatori, ossigeno, detergenti, tanto per fare alcuni esempi!

Insomma la Salute è un bene prezioso che viene prima di ogni altra cosa e va tutelato e garantito a tutti, così come l’Istruzione, entrambi cardini su cui si basa la nostra Costituzione, perché entrambi servono a ridurre le diseguaglianze sociali.

Grazie per la sua attenzione.

Francesca Anna Perri AIParC Cosenza. Vicepresidente area Centro-Italia Società Italiana Sistema 118».

“Lettere e Interventi”, rubrica curata dalla giornalista Annarosa Macrì, ‘Quotidiano del Sud’ 31 luglio 2020.

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Marilena Matta. Sono un medico e denuncio: la malattia non è una merce, restituiamo dignità ai malati e umanità agli operatori sanitari.

Cara Annarosa,

Nel 1978 (23 dicembre – n. 833) si istituisce il SSN (Servizio Sanitario Nazionale) strumento operativo per garantire la tutela alla salute, nel 1992 (30 dicembre n. 502) gli ospedali assumono la denominazione di Azienda Ospedaliera. Questa riconversione significa che le ULS (Unità Sanitaria Locale) diventano ASL (Aziende Ospedaliere e Aziende Universitarie); viene meno il controllo dei Comuni e le nuove ASL e AO vengono ora gestite dai Direttori Generali o Manager.

Chi ha vissuto questa transizione come la sottoscritta, può testimoniare che in questa riorganizzazione anche l’empatismo tra medico e paziente ha subito una metamorfosi di non poco conto: il malato che si recava in ospedale prima del riordino aveva un’accoglienza naturale non dettata da protocolli aziendali; accolto in reparto occupava il posto-letto tutto il tempo necessario per espletare l’iter diagnostico e terapeutico della patologia per cui si ricoverava; non c’erano i vincoli che ora la legge di riordino del SSN impone : contenimento della spesa e durata media della degenza inferiore a 7 giorni.

Il riordino infatti stabilisce degli standard ospedalieri: dotazione dei posti-letto non superiore a 3.7 x 1000 abitanti (DM n.70 del 2/04/2015) e tasso di ospedalizzazione pari a 160/ 1000 abitanti; anche l’indice di occupazione dei posti –letto deve attenersi sui valori del 90%.
Il modello proposto vede l’intera Azienda Sanitaria come processo produttivo in linea con le nuove tecniche di gestione e controllo aziendale. La conduzione Aziendale dei luoghi di cura tende a privilegiare la quantità del prodotto, i ricavi piuttosto che la qualità e la soddisfazione del paziente.

In Calabria l’aziendalizzazione ha portato alla chiusura e la riorganizzazione di tanti ospedali che funzionavano bene; con l’Aziendalizzazione gli ospedali periferici sono diventati Spoke e si è ridistribuita la rete ospedaliera secondo il modello Hub – Spoke. Anche l’ospedale di Cetraro che era destinato a diventare Dipartimento di Emergenza per dimensione, numero dei posti-letti, dotazione di superficie di elisoccorso, locazione in un punto strategico sulla SS18 e raggiungibile anche per via mare, ha subito un ridimensionamento con riconversione di reparti ben funzionanti.

Il riordino del Sistema Sanitario Nazionale modifica anche il rapporto di umanizzazione con il malato che viene considerato prodotto e pesato alla dimissione dal DRG ( Diagnosis-Related Group) un sistema che permette di classificare tutti i pazienti dimessi da un ospedale in gruppi omogenei per assorbimento di risorse impegnate: viene tecnologicamente pesato e diventa un centro di costo.
Il Dirigente Medico si improvvisa burocrate da far quadrare i conti e chi ne fa le spese di tutto questo è il malato ricoverato in reparto, visitato in tempi standardizzati a svantaggio del poco tempo per ascoltarne i bisogni e le necessità.

In Calabria le cose però non vanno bene, la sanità è in declino e le cause non sono dell’oggi ma risalgono a tempi lontani. Oltre ai cronici ritardi storici, culturali, sociali, si aggiunge anche una classe politica che ha utilizzato anche la sanità come un serbatoio di assunzioni clientelari, di carriere primariali per raccomandati con fuga di cervelli di sanitari preparati e onesti.

Paradosso è stato anche che fondi pubblici in sanità sono stati dirottati alle cliniche private che investono in tecnologie avanzate a discapito degli ospedali pubblici. La sanità pubblica è ormai ridotta al lumicino e non può competere con la sanità privata e patisce la riduzione di posti-letto e riconversione degli ospedali.A questo si aggiunge l’emigrazione sanitaria verso le regioni del Nord con aggravio di spesa a carico della Regione Calabria e depauperamento di risorse che potrebbero essere utilizzate nella stessa Regione.

Questa riorganizzazione della Sanità in Azienda pone anche una riflessione sulla Umanizzazione perché le istituzioni sono importanti ed indispensabili: “Nessuna istituzione può da sola sostituire il cuore umano, la compassione umana, l’amore umano, l’iniziativa umana quando si tratti di farsi incontro alla sofferenza dell’altro. (Giovanni Paolo II “Salvifici doloris n. 29/1984”). Questo tempo di sofferenza che stiamo vivendo è la dimostrazione che nei momenti di bisogno emerge da parte del personale sanitario (medici, infermieri e OOS) quell’amore umano che li porta ad andare incontro a chi soffre e assistiamo a tanti medici volontari che vanno nei luoghi maggiormente colpiti dal contagio rischiando anche la propria vita.

Nella nostra società è molto viva la domanda e l’attesa di qualità nel servizio sanitario ma la domanda di umanizzazione nei servizi di accoglienza, di degenza, di informazione è la giusta importanza alla correttezza del rapporto umano. Il Servizio Sanitario non è qualcosa di anonimo ma viene espletato da persone con compiti e ruoli definiti: medici, infermieri, tecnici e operatori sanitari. Teniamo conto che negli ultimi decenni si è avuto un allungamento della vita media con invecchiamento dei malati e in corsia appena si esaurisce la fase acuta della cura, gli anziani vengono dimessi dagli ospedali in tempo inferiore ai 7 gg come impone la legge di riordino; da non trascurare poi la sofferenza maggiore che è la solitudine.

In una Azienda ci sono le metodologie che fanno riferimento alla Qualità e per il settore sanitario i punti di intervento sono tanti ma è importante anche la dimensione relazionale e un adeguato rapporto interpersonale con gli operatori sanitari che oggi purtroppo viene a mancare per la dimensione organizzativa che in Calabria deve fare i conti con tagli sempre più pesanti sul personale.

Ci auguriamo che questa emergenza sanitaria che stiamo vivendo oggi possa farci riflettere a rafforzare una sanità che recuperi quel sacrosanto diritto alla salute, bene prezioso della collettività sancito anche dalla Costituzione.

Marilena Matta, cardiologa. –  Commissione Scienza – Area Medicina AIParC Cosenza.

“Lettere e Interventi”, rubrica curata dalla giornalista Annarosa Macrì, ‘Quotidiano del Sud’, 19 aprile 2020.

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Questi sono solo due degli interventi dei medici calabresi. Seguiranno gli altri.

L’immagine che accompagna l’articolo è quella posta all’interno dell’articolo, ed è tratta da: https://www.gimbe.org/. LMP.

 

 

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