Credo che, per affrontare il tema delle repubbliche partigiane e zone libere in Italia, si debbano chiarire alcuni aspetti.

Dall’1 all’ 8 marzo 1944 ebbe luogo il grande sciopero generale in tutta l’ Italia invasa considerato, dal New York Times, il più grande avvenuto nell’Europa occupata dai nazionalsocialisti. Esso interessò 2 milioni di operai, i postelegrafonici, i ferrotranvieri e persino i lavoratori del Corriere della Sera, e fu accompagnato ed appoggiato da forti manifestazioni di contadini e di donne nelle campagne.
Molti sperarono che tale sciopero aprisse la via alla liberazione, in breve tempo, dei territori occupati, come gli scioperi del marzo 1943 avevano contribuito alla caduta di Mussolini il 25 luglio.

Il 4 giugno 1944 le truppe americane entrarono a Roma, il 6 giugno 1944 avvenne lo sbarco in Normandia, il 25 agosto 1944 Parigi era libera. Ma, successivamente, l’avanzata degli Alleati subì un rallentamento sia a causa della maggiore efficienza della resistenza tedesca, sia a causa di una crescente scarsità di rifornimenti e di uomini.

Comunque nel giugno – luglio 1944, con l’Italia del centro sud sotto controllo alleato, ci si illudeva che la liberazione di tutta l’Italia fosse vicina. Così il Clnai ed il neonato Cvl emanarono disposizioni circa la liberazione di paesi e vallate e la creazione di organismi provvisori di governo.

Tra le zone liberate dalla tarda primavera 1944 ricordo brevemente: in Emilia quelle di Bobbio, della Val Ceno, dell’alta Val Taro, della Val d’Enza e val Parma, di Montefiorino; in Piemonte quelle della Val Sesia, della val Maira, della Val Varaita, delle Valli di Lanzo, delle Langhe, dell’ Alto Monferrato, dell’ Alto Tortonese, d’ Alba e d’Ossola; in Liguria quelle di Pigna, Torriglia, Imperia; in Lombardia quella di Varzi; in Veneto quella del Cansiglio; in Friuli quelle della Carnia e Friuli Occidentale e del Friuli Orientale.

Nelle zone libere partigiane, le forme di governo alternative al fascismo risentirono, in alcuni casi, di un approccio volto maggiormente alla decisionalità popolare, con aggregazioni di organismi dal basso e presenza di organizzazioni di massa; in altri casi di un’ approccio impositivo calato dall’ alto, come nel caso dell’ Ossola, ove la Giunta venne imposta dal comandante della formazione autonoma all’ atto della liberazione di Domodossola. In Valsesia, invece, le formazioni partigiane mantennero, attraverso la creazione di una Sovrintendenza del Comando Unico, una funzione di organizzazione e direzione delle attività civili mentre a Montefiorino venne accordata assoluta precedenza alle valutazioni militari ed al problema, comune anche alle altre zone libere, della gestione dell’afflusso di nuove reclute nelle file partigiane.

Perni della riorganizzazione dei territori liberati furono i Cln comunali e di vallata, con funzione politica, e le giunte comunali popolari, elette dalla popolazione, con compiti amministrativi.
Solo in val Maira si mantennero in servizio, con potere esecutivo, i Podestà, mentre l’ amministrazione centrale venne affidata al Cln di valle; a Bobbio, invece, rimase in carica il Commissario Prefettizio, che si era prestato ad aiutare i partigiani.

La nuova situazione creatasi nelle zone libere mise a nudo i problemi più pressanti da risolvere che, oltre quelli organizzativi, erano: l’alimentazione della popolazione, mancando cibo anche a causa degli ammassi e dei blocchi tedeschi, a cui si rispose con la lotta al mercato nero ed al contrabbando, con la ricerca di calmierare i prezzi e con le requisizioni di generi alimentari per esempio nei caseifici; l’amministrazione della giustizia e l’ ordine pubblico, risolti con la creazione di tribunali del popolo, di corpi di polizia e di guardie municipali; il problema energetico, che comportava la regolamentazione dei tagli boschivi ( il legno però serviva anche per costruzione) e della produzione di carburante nelle distillerie; e quelli finanziari, scolastici e sanitari, che ottennero risposte diversificate.

Non mancarono, talvolta, dissidi tra Cln e Giunte popolari, fra formazioni garibaldine ed autonome, fra “militari” e “politici” operanti nello stesso territorio.

Analizzando, infine, la struttura politico – amministrativa della Zona Libera della Carnia e del Friuli Occidentale, considerata di « carattere più avanzato rispetto alle altre» (LEGNANI Massimo, op.cit., p.9), si nota come dapprima si crearono, come altrove, i Cln comunali. Quindi i loro presidenti diedero origine a cln di vallata, unificati, successivamente, nei Cln della Carnia e dello Spilimberghese e Maniaghese. Questi vennero sciolti all’ atto della creazione dell’unico Cln Zona Libera (Clnzl) di cui fecero parte, con funzione deliberativa solo in materia di competenza, anche i rappresentanti delle organizzazioni di massa e cioè: i Gruppi di Difesa della Donna; il Fronte della Gioventù, il Comitato Contadini, le Organizzazioni operaie, e rappresentanti delle formazioni partigiane come garanti.
Il Clnzl, a cui furono demandate anche funzioni normative, assunse, come da indicazioni del Clnai, il governo provvisorio della zona libera, e formò una Giunta di Governo. La Giunta creò poi degli Ispettorati settoriali per la vigilanza, delle Commissioni propositive, dei Sovrintendenti. Si procedette, pure, alla formazione, per elezione diretta e con voto anche alle donne capofamiglia, delle Giunte Popolari Comunali, con compiti di amministrazione locale, precedentemente svolti dai Comitati Comunali, ed esecuzione delle delibere degli organi centrali di governo.

Invece nell’Ossola, privilegiando l’aspetto operativo, venne creata immediatamente una Giunta di Governo provvisoria, di cui fece parte anche la partigiana Gisella Floreanini, permettendo lo scioglimento, in 2 giorni, dei corpi fascisti, l’assunzione di commissari per l’ amministrazione civile e la possibilità di prendere celermente provvedimenti d’ urgenza.

Solo in un secondo tempo si procedette, senza grossa enfasi da parte della popolazione, alla creazione di giunte amministrative comunali. In Ossola come in Carnia ed in altre repubbliche partigiane, vennero stesi progetti anche di alto livello per affrontare le problematiche presenti, che però non riuscirono ad essere attuati per l’arrivo del nemico, che pose fine alle zone libere. Resta comunque, l’importanza di detti esperimenti di governo che permisero, pure, il formarsi di un’accresciuta consapevolezza dei contenuti politici e sociali presenti nella lotta armata.

(Fonti: SECCHIA Pietro, Lo sciopero generale dell’1-8 marzo (1944), in: http://www.resistenze.org/; INSMLI , Scioperi del marzo 1944, in: www.italia-resistenza.it/; LEGNANI Massimo, Territori partigiani, zone libere, “repubbliche partigiane”, in: www.israt.it, p. 2; BATTAGLIA Roberto, Storia della resistenza italiana, Torino, Einaudi, 1994; AA.VV. ( a cura di Carlo Vallauri), Le Repubbliche partigiane, esperienze di autogoverno democratico, Laterza, 2013; LIZZERO Mario, “Militari” e “politici”nella costituzione della zona libera della Carnia e del Friuli, in: Storia Contemporanea in Friuli, ed. I.F.S.M.L., n 15, 1984; MENEGHETTI Roberto, La Giunta di Governo ed i decreti da essa emanati, in: Storia Contemporanea in Friuli, ed. a cura dell’I.F.S.M.L., n.15, 1984; ANGELI Giannino – CANDOTTI Natalino, Carnia libera , la repubblica partigiana del Friuli, (estate autunno 1944) Del Bianco editore, 1971; DOMENICALI Ines, Le organizzazioni di massa, in Storia Contemporanea in Friuli, ed. a cura dell’I.F.S.M.L., n.15, 1984, BUVOLI Alberto, DOMENICALI Ines (a cura di), La zona libera di Carnia e del Friuli estate – autunno 1944 Le radici della democrazia, ed. I.F.S.M.L., Tolmezzo, 1994; .: “La Repubblica della Val d’Ossola”, in: www.anpi.it/la-repubblica-della-val-dossola/ , “Storia della “Repubblica” dell’Ossola”, in: www.comune.domodossola.vb.it.).

Laura Matelda Puppini

(Prima pubblicazione in: Patria Indipendente, numero speciale per il 70° Liberazione, Semi di Costituzione. La bella storia delle repubbliche partigiane, settembre 2014).

Laura Matelda PuppiniSTORIACredo che, per affrontare il tema delle repubbliche partigiane e zone libere in Italia, si debbano chiarire alcuni aspetti. Dall’1 all’ 8 marzo 1944 ebbe luogo il grande sciopero generale in tutta l’ Italia invasa considerato, dal New York Times, il più grande avvenuto nell’Europa occupata dai nazionalsocialisti. Esso interessò...INFO DALLA CARNIA E DINTORNI