Nel lontano 2010, il dott. Mauro Saro, rappresentante della minoranza in comune ( Lista Nuova Tolmezzo), poneva una interrogazione in Consiglio Comunale sul gioco d’azzardo a Tolmezzo, che metteva un primo piano un problema noto ma celato.

«Mi accorgo nella mie passeggiate da pensionato che diverse strutture (dove si può praticare il gioco d’azzardo), tabacchini e sale scommesse, sono frequentate anche da giovani: il fenomeno comincia a preoccuparmi». (Francesco Brollo, Tanto va l’azzardo al lardo…Il rapporto tra giovani, slot machines e giochi d’azzardo in genere, al centro di un’interrogazione di Saro in Consiglio comunale a Tolmezzo, Tolmezzo news, 30 aprile 2010). Inoltre egli sottolineava come il regolamento comunale sulla somministrazione di alimenti e bevande assegnasse ben 2 punti a chi avesse installato macchinette di questo tipo. Nella risposta, il vicesindaco Cristiana Gallizia aveva riportato l’esito di un incontro tenuto con la dirigenza dell’Ass n.3 Alto Friuli, ove era stato evidenziato come detta azienda sanitaria non fosse in grado di seguire gli affetti da ludopatia. Inoltre la dott. Gallizia, allora anche vice – sindaco nell’amministrazione retta da Dario Zearo, continuava dicendo che il comune non poteva negare l ‘autorizzazione a collocare slot machines in edifici pubblici, in quanto detta collocazione viene autorizzata dalla Questura, e riferiva di un suo incontro con il comandante della Polizia municipale secondo il quale, a seguito dei controlli effettuati, non risultava una casistica degna di nota di minorenni implicati nel gioco d’ azzardo. «Noi null’altro possiamo fare, se non intensificare il controllo di polizia» – aveva concluso, invitando la Consulta giovanile a mettersi in contatto con l’Azienda sanitaria.

L’ interrogazione di Mauro Saro aveva messo il dito sulla piaga del gioco d’ azzardo, con particolare riferimento ai dati della Provincia di Udine sul fenomeno, ove, fra il 2008 -2009, l’aumento delle giocate era stato di circa il 30% rispetto al periodo precedente. Pertanto il dott. Saro chiedeva allora al Sindaco quali iniziative avesse intrapreso il Comune o volesse intraprendere per evitare che il fenomeno sopradescritto creasse situazioni di degrado sociale, anche gravi, e per fermare la diffusione del gioco, in particolare fra i giovani. (Cfr. Francesco Brollo, Tanto va l’azzardo al lardo… op. cit.).

MA IL PROBLEMA NON È SOLO LOCALE.

«La chiamano ludopatia, o gioco d’azzardo patologico: aumentano frequenza delle puntate, tempo trascorso nelle sale e somme spese; e spesso si finisce per impegnare più delle proprie possibilità economiche e mettere a repentaglio affetti familiari e posto di lavoro, col rischio usura dietro l’angolo. In una parola: rovinarsi.

Il Municipio XI è il primo municipio di Roma a scendere in campo contro «il gioco che fa male». E lo fa aderendo al Manifesto dei sindaci per la legalità contro il gioco d’azzardo, promosso da Scuola delle buone pratiche, Terre di mezzo e Legautonomie. «La ludopatia è in constante aumento, anche nel nostro territorio», spiega il minisindaco Maurizio Veloccia. «Un gravissimo problema sociale, che possiamo contrastare solo se facciamo rete tra enti territoriali. Con la sottoscrizione del documento chiediamo, tra l’altro, che sia consentito il potere di ordinanza dei sindaci per definire l’orario di apertura delle sale da gioco e per stabilire le distanze dai luoghi sensibili». Tra gli obiettivi c’è anche favorire una nuova legge nazionale fondata sulla riduzione dell’offerta e il contenimento dell’accesso al gioco d’azzardo, soprattutto per i minori, e leggi regionali per la cura dei giocatori patologici e la prevenzione dei rischi. A livello municipale, dichiara l’assessore alla legalità Marzia Colonna, «ci faremo promotori di iniziative concrete di sensibilizzazione e prevenzione, soprattutto nelle scuole del nostro territorio». (Antonello Anappo, Roma XI, un municipio contro la ludopatia, radiomagliana.comunita.unita.it/page/2/)

In proposito, poi, esistevano già nel 2010 studi interessanti, per esempio: “Malati di gioco. Una ricerca sul fenomeno del gioco in provincia di Lodi, quaderni dell’osservatorio n.8, Lodi 2010″ e Luca Crivellari, Il gioco d’azzardo patologico tra cura medica e cura educativa, tes di laurea, 2006-2007 in: http://www.cedostar.it. Inoltre si poteva già leggere quanto fatto dal comune di Reggio Emilia in: Videopoker, approvata mozione per contrastare le dipendenze, in: http://www.reggio5stelle.it .

GRAZIE SARO PER AVER SOLLEVATO IL PROBLEMA. Così scrivevo nel 2011.
«Grazie davvero Mauro Saro per aver messo il dito sulla piaga delle sale da gioco e scommesse e delle cosiddette macchinette mangiasoldi e rovina famiglie qui, in consiglio comunale. Pare che tutti facciano finta di non vedere, chiesa compresa. Almeno tu vedi,senti, parli. Grazie ancora. E già che ci siamo: chi ha autorizzato il casinò di via Roma a deturpare la zona di alto valore storico con la sua giganteca pubblicità ? Me lo dite per cortesia? Perchè quella dovrebbe essere sicuramente zona sottoposta a vincolo, altrimenti quali sono tali a Tolmezzo?» (Laura Matelda Puppini su carnia.la 1 ottobre 2011).

POSIZIONI PRESE DAL COMUNE DI TOLMEZZO NEL MERITO DEL PROBLEMA.

Sensibilizzato al problema, il comune di Tolmezzo decise di creare un “Tavolo di lavoro per il monitoraggio e l’osservazione del fenomeno dell’azzardo” e il consiglio comunale prese alcune posizioni.

Il 29 novembre 2012, il consiglio comunale così si esprimeva:

«Tenendo in considerazione che il fenomeno della ludopatia è stato inserito nei Piani di Zona 2013-15 dell’Ambito socio-sanitario, e che in essi si prevedeva che il Comune di Tolmezzo potesse elaborare un regolamento adottabile anche dagli altri Comuni dell’Ambito;
Vista la legge 188/2012 articolo 7: “Misure per prevenire e contrastare la ludopatia”, che attribuisce alla Amministrazioni statali buona parte di ciò che si sarebbe voluto regolamentare a livello comunale;
Considerando il parere della Commissione permanente comunale per i Regolamenti che, riunitasi in data 9 novembre u.s., ha ritenuto inopportuno – a seguito di quanto al paragrafo precedente – formulare un regolamento, ed in attesa che l’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato pianifichi forme di progressiva ricollocazione dei punti della rete fisica di raccolta del gioco praticato mediante gli apparecchi di cui all’art. 110 comma 6 lettera a) del T.U. del R.D. n. 773 del 1931 e successive modificazioni, come da comma 10 del succitato D.L. 158/2012;
Tutto ciò premesso, Il Consiglio comunale

-Esprime rammarico per la mancata emanazione di una legge regionale in materia di regolamentazione dell’accesso al gioco;

-Confida in una rapida ed efficace definizione delle collocazioni dei luoghi dove è possibile praticare il gioco mediante apparecchi di cui all’art. 110 comma 6 lettera a) del T.U. del R.D. n. 773 del 1931 e successive modificazioni, come da comma 10 del succitato D.L. 158/2012;

-Conferma la volontà di mantenere elevata la vigilanza sul fenomeno della ludopatia e di collaborare attivamente alla sezione dei Piani di Zona di Ambito distrettuale dedicata al tema in oggetto;

-Riconferma con forza l’attenzione dell’amministrazione alle problematiche socio-sanitarie ed economiche derivanti dalla ludopatia;

-Si impegna a sostenere iniziative di associazioni che siano coinvolte nel contenimento e prevenzione della problematica;

-Chiede all’Azienda per i Servizi Sanitari n. 3 “Alto Friuli” un forte impegno professionale ed economico, proporzionato alla crescente entità del fenomeno;

-Auspica che gli sviluppi della Legge 188/2012 articolo 7: “Misure per prevenire e contrastare la ludopatia”, siano confacenti alle aspettative delle municipalità italiane, che si vedono impotenti di fronte al dilagare del problema “ludopatia”.

-Chiede al Sindaco di inviare il presente ordine del giorno a tutti i comuni della Carnia, alla Azienda per i Servizi Sanitari n. 3 “Alto Friuli” ed alla Regione Friuli Venezia Giulia”. (Delibera n.56 del 29 novembre 2012, : Approvazione ordine del giorno avente ad oggetto “Ludopatia: considerazioni e proponimenti della amministrazione comunale alla luce di recenti provvedimenti legislativi nazionali”, in: www.comune.tolmezzo.ud.it).

Il 17 dicembre 2012 la Giunta comunale riproponeva il “ Tavolo di lavoro sul gioco d’ azzardo” anche per il 2013, ma poi, sul giornaletto Qui Cronache, voce del Comune e distribuito a tutte le famiglie, numero natalizio, compariva una reclame per il gioco d’ azzardo, che faceva inferocire i rappresentanti della minoranza ed anche me ed altri. Così, per protesta, ritornavamo la nostra copia di Qui Cronache al Comune. Il Sindaco, Dario Zearo, rispondeva, attraverso il Messaggero Veneto, che la pubblicità era gestita da terzi, e che, in fin dei conti, pubblicità di quel genere era stata già fatta e nessuno aveva obiettato.

«E allora? – mi chiedevo – Se ora qualcuno si è accorto sarebbe un male? Il fatto che nessuno abbia protestato prima crea un precedente?». E proponevo, sempre su carnia.la, per evitare situazioni simili in futuro, di chiedere il controllo diretto dell’Amministrazione comunale sulla pubblicità posta sulla sua rivista. (Laura Matelda Puppini su carnia.la 21 dicembre 2012).

Infine il Comune di Tolmezzo giungeva ad approvare una serie di Divieti di propaganda pubblicitaria per il gioco d’azzardo.

Il 27 maggio 2013, il Consiglio Comunale di Tolmezzo si esprimeva in merito alla: “Mozione proposta dal consigliere Mauro Saro avente ad oggetto “Limitazione alla pubblicità del gioco d’azzardo”.

E, dopo aver udito l’intervento del Sindaco, allora Dario Zearo, il quale proponeva l’approvazione di un ordine del giorno conclusivo che prevedesse l’introduzione nel Regolamento per la pubblicità e le pubbliche affissioni di un apposito articolo che facesse divieto di propaganda pubblicitaria al gioco d’azzardo, previo iter previsto per le modifiche regolamentari, così deliberava:

«In tutto il territorio comunale è vietata la pubblicità di qualsiasi tipo di gioco d’azzardo, intendendosi per tale ogni gioco, lotteria, scommessa o concorso pronostico che consiste nell’effettuare una puntata, scommessa o impegno di danaro o di altri beni al fine di ottenere una vincinta al verificarsi di un eventu futuro, sia in caso di gioco d’azzardo sia tramite operatori fissi, sia tramite operatori on line, anche se in possesso di regolare concessione amministrativa rilascita dall’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato (AAMS).

Sono esclusi dal divieto: i concorsi a premi, indentti ai sensi di quanto disposto dal regolamento di cui al decreto del Presidente della Repubblica 26 ottobre 2001 n. 430; le lotterie, le tombole, le pesche o banchi di beneficienza, indetti da associazioni o fondazioni, disciplinati dagli articoli 14 e seguenti del codice civile, o dalle organizzazioni non lucrative di utilità sociale di cui all’articolo 10 del decreto legislativo 4 dicembre 1997 n. 460, e successive modificazioni; le lotterie nazionali.

La propaganda pubblicitaria di qualsiasi gioco, scommessa o lotteria soggetti ad autorizzazione dell’autorità pubblica è vietata.

Chi trasgredisce il divieto di cui al precedente comma è soggetto alla sanzione amministrativa prevista dall’art. 7 bis del Testo Unico degli Enti Locali in caso di violazione dei regolamenti comunali.

I proventi di dette sanzioni amministrative sono destinati all’informazione ed educazione sanitaria, con particolare riferimento alla prevenzione della ludopatia». ((Delibera n. 30 del 27 maggio 2013: “Mozione proposta dal consigliere Mauro Saro avente ad oggetto “limitazione alla pubblicità del gioco d’azzardo” – approvazione ordine del giorno conclusivo in: www.comune.tolmezzo.ud.it).

NON TUTTO È LECITO NEPPURE NELLA LIBERA IMPRESA.

Ci fu chi, su carnia.la, accampava, per bische e biscazzieri, il diritto di libera impresa.

In risposta così scrivevo: «Con la scusa della libera impresa si finirà per giustificare la tratta delle bianche!»

(Laura Matelda Puppini su carnia.la 2 ottobre 2011).

Davide Reina così scriveva nel 2012: «Se vogliamo che la nostra società sia socialmente sostenibile dobbiamo partire da qui. E risolvere il problema di un management che può agire all’interno della legalità ma al di fuori dell’etica. Per fare questo, occorre prima di tutto che riconosciamo di avere violato, in questi anni, il principio base di legittimazione della libera impresa: quello per cui essa non si legittima solo perché è un bene per l’economia, ma anche quando è un bene per la società. Alla base di questo principio di legittimazione non vi è solo una tensione etica, ma anche un sano obiettivo di convenienza collettiva: una società fatta di libere imprese che fanno ingenti profitti scaricando esternalità negative sul “pubblico” è, infatti, una società molto più costosa.» (Davide Reina, Un nuovo codice etico per i manager, 22 gennaio 2012, in: www.cadoinpiedi.it).

COSA IMPLICA, SOCIALMENTE, LO SVILUPPO DEL GIOCO D’AZZARDO.

«L’abitudine a giocare d’azzardo, in alcuni casi, ha ridotto sul lastrico persone, distrutto legami familiari, tolto futuro a bambini e ragazzi, e bisognerebbe tacere? Per chi? Bisognerebbe ringraziare il dott.Mauro Saro che ha posto il problema all’attenzione del comune, perchè, tra l’altro, chi si è impoverito costa all’assistenza pubblica, la famiglia del giocatore d’azzardo potrebbe gravare sui servizi ecc…. Non si può mettere sempre la testa sotto la sabbia e non vedere i problemi che assillano Tolmezzo, è quindi importante che se ne prenda coscienza e se ne parli per migliorare il paese e la qualità della vita di tutti.

Sono note le dinamiche che spingono un giocatore a giocare sempre di più nella speranza di vincere, sono note le dinamiche che, anche se egli vorrebbe smettere, lo portano a spendere nel gioco cifre crescenti, è noto come il giocatore d’azzardo di classe media cerchi di nascondere agli occhi degli altri il suo problema per non passare per uno scemo, per non esser preso in giro per essersi immiserito, indebitato o aver perso la casa o altro. E allora perché non parlarne e cercare di porre in essere una struttura di aiuto?»». (Laura Matelda Puppini su carnia.la 3 ottobre 2011).

« A questo punto credo sia indispensabile cercare di porre in essere sistemi di disincentivazione e di aiuto, anche perché l’indebitamento crescente dei giocatori può pesare sulla comunità intera. Se infatti un povero pensionato gioca tutta la pensione in un giorno o lo fanno un padre od una madre di famiglia, con cosa poi sfama, veste, permette una vita dignitosa a se stessa, ai figli e parenti? Questi ultimi, inoltre, in genere per coprire il loro caro, tacciono, ma le situazioni familiari possono diventare davvero pesanti per i singoli e per la comunità. Infatti chi non ha soldi perché se li è giocati, ha meno da spendere nella qualità della vita sua e non solo sua e potrebbe ammalarsi più facilmente anche per lo stress accumulato nelle ore ed ore di tensione al gioco». (Laura Matelda Puppini su carnia.la 3 dicembre 2011).

GIOCARE D’AZZARDO. NON SI TRATTA SOLO DI LIBERTÀ PERSONALE.

A chi obiettava che giocare d’ azzardo è una libertà personale, rispondevo:

«A Tolmezzo si gioca d’azzardo, da quanto pubblicato da Tania Ariis sul Messaggero Veneto, (Tanja Ariis, Boom del gioco d’azzardo. Tolmezzo corre ai ripari, in: Messaggero Veneto, 4 ottobre 2011), e la povertà, derivante a nuclei familiari dal gioco d’azzardo di uno dei suoi membri, unifica nord e sud! Ma qui è in gioco la libertà personale, si scrive. Ma siamo sicuri che alcuni giocatori, che non riescono a smettere, non desidererebbero uscire dal tunnel del gioco? Perché poi la situazione in cui trascinano se stessi ed altri pesa su tutti! Io credo che chi è senza denaro e deve pagare debiti di gioco, preso per il collo, come si suol dire, possa esser disponibile a scendere a molti compromessi, magari dimenticando principi etici che prima aveva. Io credo che il problema del gioco, anche alle macchinette definite universalmente mangiasoldi, comporti, a riporto, una serie di problematiche non indifferenti. (…). Io credo che i problemi legati al gioco di un componente della famiglia facciano parte dei problemi sommersi, quelli che nessuno dice e tocca, quelli che si sopportano in silenzio, e credo che il dott. Mauro Saro, della minoranza in comune (in tale veste ha parlato), abbia fatto benissimo a portare all’attenzione del consiglio comunale il problema. Perché abbiamo paura a parlarne?» (Laura Matelda Puppini su carnia.la 5 ottobre 2011).

Ed ancora: «È corretto che il Comune si interessi di quanto, visto che il gioco d’azzardo si svolge sul suo territorio? Fin dove il gioco d’azzardo si può ritenere “affare” personale? Secondo me la libertà personale ha dei limiti ed il comune si deve interessare di aspetti che contemplano risvolti sociali ma anche possibili azioni “poco etiche” sul suo territorio ed è nelle sue facoltà, attraverso i mezzi più idonei, disincentivare comportamenti della cui pericolosità i soggetti a rischio potrebbero non rendersi pienamente conto o, rendendosene, vorrebbero uscirne». Ed una bisca non è un circolo ricreativo popolare di cui si sente, invero, la mancanza. (Laura Matelda Puppini su carnia.la 3 dicembre 2011).

NORMATIVA PRINCIPALE E SENTENZE DELLA CORTE DI CASSAZIONE.

Il “Regio decreto 18 giugno 1931, n. 773 Testo Unico delle leggi di pubblica sicurezza – capo degli esercizi pubblici”, a cui rimando, permette il gioco quando esso non sia puramente d’azzardo e permetta di utilizzare alcune abilità.

Alcune norme vennero poi inserite con il Decreto del Direttore dei Monopoli dello Stato 18.1.2007, e con il successivo n.30011 del 27/7/2011, relativo, anche, ai “Parametri numerico quantitativi per l’installabilità di apparecchi di cui art. 110 comma 6 del TUPS”. (Decreto del Direttore generale dei Monopoli di Stato prot. n. 2011 www1.agenziadoganemonopoli.gov.it/…/2011-07-27-DECRETO-30011).

Da quanto riportato in Ferdinando avv. Brizzi, Brevi considerazioni giuridiche su azzardo e dintorni giugno 2009, Normativa giuridica / Banca dati sul gioco d’azzardo, centrostudi.gruppoabele.org., si evince che esistono due sentenze della corte di Cassazione che aiutano a comprendere quale sia la nozione giuridica di gioco d’azzardo ed in particolare quali siano gli elementi caratterizzanti l’azzardo, ovvero l’aleatorietà della vincita e il fine di lucro.

Tali elementi sono richiamati da una sentenza della Cassazione: Cass. pen. Sez. III, (ud. 05-03-2009) 28-04-2009, n. 17842 che ricorda come: «l’art. 721 c.p. stabilisca che, per aversi gioco di azzardo, necessiti il concorso di due elementi, l’uno di carattere oggettivo, rappresentato dalla aleatorietà della vincita o della perdita, l’altro di carattere soggettivo costituito dal fine di lucro dei partecipanti”. La Cassazione viene poi a precisare in che cosa consista il carattere aleatorio del gioco ovvero il peso esclusivo non dell’abilità del giocatore ma della sorte.

Un’altra sentenza Cass. pen. Sez. III, (ud. 08-04-2008) 10-07-2008, n. 28217 definisce l’aleatorietà.

«E’ stata, invero, evidenziata la “componente aleatoria sostanzialmente esclusiva” delle dinamiche di gioco, il cui esito è del tutto svincolato dalla abilità del giocatore.».

Sulla ludopatia si sofferma anche il D.L. 13 settembre 2012, n. 158, che prevede, all’ art. 5 un aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza con particolare riferimento alle persone affette da malattie croniche, da malattie rare, nonché da ludopatia.

Ricordo, inoltre e per inciso, che su: Banca dati sul gioco d’ azzardo, http://centrostudi.gruppoabele.org., si possono trovare interessantissimi articoli sul gioco d’ azzardo.

AVVERTIMENTI AL GIOCATORE.

« Relativamente al gioco d’azzardo qui, in Carnia, (…) vorrei ricordare che a mio avviso il giocatore deve esser avvertito delle possibili perdite e del fatto che egli potrebbe diventare un dipendente da gioco anche alle slot machines, che le perdite potrebbero portarlo a difficoltà economiche con conseguenti problemi relazionali anche con i suoi cari, ed a dover avere bisogno di soldi ma anche a dover ridurre le sue spese per altre voci. Come può fare il comune, per promuovere questo tipo di informazione? Secondo me bisogna vedere cosa si è fatto in altri paesi e comuni d’ Italia e con che esiti. Ma se ci sono altre idee ben vengano. Inoltre dovrebbe sparire la pubblicità ingannevole, del tipo “Gratta e vinci” in modo che il giocatore non si senta attratto da spot pubblicitari, ma sia conscio, quando gioca di cosa sta facendo». (Laura Matelda Puppini su carnia.la 6 dicembre 2011).

«Io credo che i giocatori, anche alle macchinette mangiasoldi o slot machines, e coloro che acquistano biglietti vari, dovrebbero venir avvertiti del fatto che comunque, tranne pochissimi, perderanno più di quanto guadagneranno, e che, nel tempo, ciò può valere anche per i pochi che totalizzano una qualche vincita ,che vi è il pericolo dell’assuefazione da gioco,che vi sono società o singoli che guadagnano davvero dal gioco di molti. Tanto per dirne una sulle condizioni di chi acquista “Gratta e vinci” il nome dato a questo tipo di biglietti è, a mio avviso, pubblicità ingannevole perché gratta non significa vincere, ma spessissimo perdere. E se si risparmiassero i pochi euro giornalieri o periodici per i biglietti alla fine anno si avrebbe un risparmio più alto forse di una possibile vincita». (Laura Matelda Puppini su carnia.la 8 dicembre 2011).

Attualmente accanto a slot machines ho visto che è stato posto un piccolo cartello che avvisa che il gioco può creare dipendenza.

Infatti, in base all’art. 7 comma 6 del D.L. 158/2012, sulle schedine dei giochi, sugli apparecchi new slot, devono essere poste delle formule di avvertimento sul rischio di dipendenza dalla pratica di giochi con vincite in denaro, nonché norme, relative alla probabilità di vincita, devono figurare sulle schedine oppure sui tagliandi di tali giochi.

Le stesse formule devono essere riportate su apposite targhe esposte nelle aree ovvero nelle sale in cui sono installati i videoterminali videolottery nonchè nei punti di vendita in cui si esercita come attività principale l’offerta di scommesse su eventi sportivi, anche ippici, e non sportivi e comparire ed essere chiaramente leggibili all’atto di accesso ai siti internet destinati all’offerta di giochi con vincite in denaro. (art. 7 comma 6 del D.L. 158/2012 detto Decreto convertito in:Legge 08.11.2012 n° 189 , G.U. 10.11.2012).

UNA MIA PROPOSTA: RINUNCIARE AL BIGLIETTO DI UNA LOTTERIA FACENDO GUADAGNARE UN PASTO A CHI HA FAME.

Il 6 dicembre 2011 scrivevo su carnia.la: «Si dovrebbe ricordare a pensionati, lavoratori, massaie, imprenditori, liberi professionisti e quant’altri che con 4 euro /99 centesimi io ho dato, ieri, a persona che mi ha detto di avere fame: 1 confezione di scatolette di tonno, 1 confezione di succo di frutta, 1 confezione con 23 pacchetti di crackers, 1 litro di latte, sfruttando le offerte. Perché non rinunciare a grattare qualche biglietto di gratta e vinci e far guadagnare qualcosa da mangiare anche a chi, in Friuli come altrove, ha difficoltà a sbarcare il lunario ed a giungere a fine mese? Pensiamoci. Ho intenzione di cercare di promuovere una campagna del tipo: rinuncia ad un gratta e vinci per aiutare chi ha fame. Vedremo se ce farò, ma ho bisogno di aiuto e penso di chiederlo alla chiesa locale.»

Il 18 dicembre inviavo alla Curia udinese:

«Spett. Arcidiocesi di Udine. Chi vi scrive è Laura Matelda Puppini, nata ad Udine il 23 agosto 1951, residente a Tolmezzo in via monte Amariana n.5. Vi contatto per una proposta, che non deve essere necessariamente accettata, anche se don Angelo Zanello, Monsignore di Tolmezzo, ed anche il dott. Mauro Saro, della minoranza – lista civica Nuova Tolmezzo, che più volte ha portato all’attenzione del consiglio comunale il problema del gioco d’azzardo, la considerano molto positiva. Secondo me il problema del gioco d’azzardo è complesso e non si può che fare riferimento a quanto già sperimentato in altri luoghi, almeno come base di partenza, ma credo, prendendo spunto pure dalla carità, argomento toccato ultimamente dall’Arcivescovo, che una riflessione potrebbe venir portata all’attenzione dei credenti e non.

I tempi non sono felici per molti e la Caritas, da quanto leggo, spesso ha difficoltà a rispondere a tutte le richieste di aiuto.

Perchè allora, senza colpevolizzare nessuno, perché a Dio si lasci il giudizio per chi si è lasciato trascinare dal gioco e dall’azzardo, non invitare le persone che si affidano ingenuamente alla speranza di vincita acquistando un “Gratta e Vinci” o altro analogo biglietto, a riflettere su cosa potrebbero acquistare con 5 euro, prezzo medio di un “Gratta e Vinci” ( prezzo variabile di tali biglietti da 1 euro a 20 euro)?

Io, sfruttando le offerte, ho acquistato, con una spesa di 4, 99 euro, giorni fa, per una persona che chiedeva la carità e mi ha detto di avere fame: 1 confezione di scatolette di tonno, 1 confezione di succo di frutta, 1 confezione con 23 pacchetti di crackers, 1 litro di latte. Io credo che questo potrebbe far riflettere pensionati, lavoratori, casalinghe, imprenditori, operai e tutti coloro che si affidano alla sorte su cosa potrebbero realmente fare per gli altri, facendo guadagnare davvero qualcosa a qualcuno con 5 euro. Inoltre io penso che se si risparmiassero i pochi euro giornalieri o periodici per i biglietti alla fine anno si avrebbe un risparmio più alto forse di una possibile vincita.  Io credo che in occasione del Santo Natale si potrebbe promuovere una campagna del tipo: Rinuncia ad un gratta e vinci per aiutare chi ha fame. Altro motivo di riflessione potrebbe essere la pubblicità ingannevole insita nel nome dei biglietti: per esempio in “gratta e vinci” perchè non è vero che ciò accada sempre, anzi spesso non accade proprio. Scusandomi per il disturbo arrecato, porgo distinti saluti ed auguro un Natale di pace e serenità a tutti. Laura Matelda Puppini».

CHI GUADAGNA VERAMENTE DAL GIOCO D’ AZZARDO?

Dovrebbe guadagnare lo stato ma…

«Purtroppo non è un mistero che se lo Stato guadagna il 7 – 8% dal gioco d’azzardo, il resto degli incassi va alla mafia, alla criminalità organizzata o, più in generale, alle attività di riciclaggio, ed è anche per questo motivo che è necessario un impegno ulteriore per contrastarne la diffusione (…) ma è ovvio che ciò che manca, in Italia, è una normativa nazionale capace di intervenire efficacemente sia in termini di contrasto, sia di prevenzione.» – (Annalisa Dall’Oca, Stop al gioco d’azzardo nei centri urbani, il Tar dà ragione a Reggio Emilia. La sentenza ha dato ragione all’amministrazione locale che a maggio 2013 aveva disposto la chiusura di un luogo adibito a scommesse a pochi passi dal municipio. Il consigliere regionale Liana Barbati: “Segnale importante. La ludopatia è un problema serio che lo Stato deve affrontare”, Reggio Emilia, 21 agosto 2013, in: http://www.ilfattoquotidiano.it/2013/08/21/stop-al-gioco-dazzardo-nei-centri-urbani-tar-da-ragione-al-comune-di-reggio-emilia/688790/).

Ma poi….pare proprio non sia del tutto così…

Il 30 agosto 2013, compariva su La Repubblica, un articolo di Mauro Munafò intitolato: Governo

Slot, il condono della vergogna. Sottotitolo: “Nel decreto sull’Imu Letta ha regalato quasi due miliardi ai signori dell’azzardo, riducendo drasticamente le multe che avevano preso per aver truffato il fisco”».

Qui di seguito riporto il testo dell’ articolo:

« Se l’esecutivo delle larghe intese ha infatti potuto sfoderare il suo colpo, lo deve a un dettaglio assai poco sbandierato in queste ore: gran parte della copertura finanziaria dovrebbe arrivare (ma il condizionale è d’obbligo) da un super sconto sulla multa comminata a dieci società attive nel business dell’azzardo. Società che, in cambio di un versamento rapido del contante, otterranno una bella agevolazione: dovranno infatti versare solo un quarto di quanto stabilito dalla Corte dei Conti, risparmiando così quasi due miliardi di euro. Per capire meglio la vicenda serve però fare un passo indietro: nel 2012, dopo oltre 5 anni di battaglie legali, la Corte dei Conti commina una multa record da 2,5 miliardi di euro a dieci concessionarie di slot machine. La loro colpa, passata in primo grado, è quella di non aver collegato le macchine alla rete dei Monopoli che ne poteva controllare l’attività. Questa ‘dimenticanza’, andata avanti per anni, prevedeva multe pari a 50 euro per ogni ora di attività ‘non collegata’.

Secondo la Guardia di finanza, e per la richiesta del pm che si occupava del caso, il conto da saldare era quindi di circa 90 miliardi di euro. La Corte dei Conti non la pensava così e decise di accogliere la richiesta subordinata di ‘appena’ 2,5 miliardi di euro.

Vista l’enormità delle cifra, assai comoda per manovre politiche di ogni tipo, l’idea di una sanatoria che potesse sbloccare subito parte dei fondi in cambio di una riduzione della multa girava da tempo. Pochi tra gli addetti ai lavori si sono quindi stupiti nel trovarla nella bozza del decreto legge sull’Imu, che adesso dovrà però passare dal Parlamento, dove l’opposizione e parte della maggioranza non sembrano essere troppo contenti della scelta fatta da Letta.

Sulla vicenda sono i deputati del Movimento 5 Stelle ad avere una posizione più dura. “E’ evidente che il governo si è inginocchiato di fronte ai signori del gioco d’azzardo con uno scandaloso condono che riduce le sanzioni per i concessionari di slot e videopoker a poco più di un piatto di lenticchie, meno di un quarto della sanzione prevista”, si legge in una nota del gruppo del Movimento alla Camera.

Più di una lamentela arriva però anche dalle fila della maggioranza, in particolare dagli esponenti del Pd vicini al terzo settore. “Speriamo che ci sia un ripensamento sulla sanatoria delle multe sulle nuove slot”, chiede Edoardo Patriarca, deputato modenese del Partito Democratico e componente della Commissione Affari Sociali. “Il gioco d’azzardo in Italia sta raggiungendo livelli patologici, con almeno 80 miliardi giocati ogni anno. Si tratta di un fenomeno che andrebbe limitato”.

Come scritto poco sopra però, il gettito della sanatoria sulle slot è solo teorico. Leggendo le testate più vicine al mondo dell’azzardo infatti, si può scoprire un certo malumore persino nel settore: il decreto prevede infatti che la rata della multa sia pagata entro metà novembre. Centinaia di milioni di euro che, anche per società in un giro d’affari tanto ricco, non sono facili da reperire con così poco preavviso. Proprio per questo nelle bozze del decreto compare una soluzione alternativa: l’aumento delle imposte nel settore delle slot in caso di non adesione alla sanatoria da parte delle concessionarie, definita come un ‘ricatto’ dalla stampa di settore.

Il dettaglio finale, ciliegina sulla torta, è scoprire chi sarà il maggior beneficiario della sanatoria. Si chiama Francesco Corallo, fondatore della Bplus, arrestato lo scorso agosto per un giro di corruzione dopo una latitanza di oltre un anno. La società di Corallo, con un giro di affari da 30 miliardi di euro l’anno, avrebbe dovuto pagare una multa di 845 milioni. Con lo sconto del governo Letta diventeranno poco più di duecento». (Mauro Munafò, ”Governo, Slot, op. cit. in: espresso.repubblica.it/.

Ma vediamo chi è Francesco Corallo e come beneficerebbe.

Già il 4 ottobre 2011 su Il Fatto Quotidiano si poteva leggere un articolo intitolato: Slot machine, l’azzardo di Dell’Utri Jr., in: http://www.ilfattoquotidiano.it/, da cui si veniva a sapere che il partner prescelto per le videolottery dal figlio del senatore Pdl per i suoi affari milionari era Francesco Corallo, re dei casinò alle Antille.

Più chiaro ancora era l’articolo di Marco Lillo e Valeria Pacelli, Gioco d’azzardo, Letta risolve i problemi del re delle slot Corallo grazie al condono, in: Il Fatto Quotidiano, 31 agosto 2013.

«Francesco Corallo, dopo 14 mesi di latitanza e una condanna della sua società davanti alla Corte dei Conti, potrebbe lasciare la scena italiana con 200 milioni di euro in tasca. É questo l’epilogo più probabile della partita nella quale si inseriscono il condono per le penali miliardarie previsto dal decreto Imu del governo Letta e le trattative per la cessione della società leader nel settore delle slot machine in Italia.

Francesco Corallo è il figlio di Gaetano Corallo, (un amico del boss mafioso Nitto Santapaola, condannato negli anni ottanta per associazione a delinquere nel processo per la scalata dei catanesi ai casinò del nord Italia) ma sostiene di non avere nulla a che fare con il padre da decenni. Tornato in Italia nel 2004, Corallo Jr ha messo in piedi la principale concessionaria italiana del settore slot. E ora – grazie al condono di Letta – potrebbe venderla. Le due offerte per Bplus, la prima di 420 milioni di euro della multinazionale spagnola Codere e l’altra – circa 500 milioni – del fondo inglese Eaton Gate, erano ostacolate dal contenzioso miliardario che vede contrapposta Bplus e altre 9 concessionarie del gioco, alla Corte dei Conti.

Il condono che prevede la possibilità di sanare le penali per i disservizi del 2004-2007 con il 25 per cento del dovuto potrebbe sbloccare la partita: lo Stato incasserebbe 211 milioni di euro utili per coprire l’intervento sull’Imu, l’acquirente (Codere?) entrerebbe nel mercato più redditizio d’Europa dalla porta principale pagando poco più di 250 milioni (la differenza tra la valutazione della società e le penali scontate da pagare). E Francesco Corallo potrebbe tornare ai suoi casinò delle Antille con 200 milioni in tasca, anche se sarebbe costretto ad abbandonare la sua gallina dalle uova d’oro in mano ai concorrenti più graditi alle autorità italiane.

Ma solo dopo avere risolto i suoi problemi con la giustizia milanese che lo tiene agli arresti domiciliari per il caso dei prestiti facili della Bpm. Secondo l’accusa, Bpm avrebbe elargito un prestito di 148 milioni di euro alla Atlantis, in cambio, ci sarebbe stata una presunta mazzetta da oltre un milione di euro girata all’ex presidente Bpm Massimo Ponzellini oltre che la promessa, da dimostrare, di 3,5 milioni di sterline. Nei confronti di Corallo inoltre la Procura aveva contestato anche il reato di corruzione che tuttavia è decaduto perchè la Bpm ha ritirato la querela. Il 4 agosto Corallo è tornato in Italia dopo 14 mesi di latitanza. Era scappato a Santo Domingo dopo che la Procura di Milano aveva emesso nei suoi confronti un’ordinanza di custodia cautelare per associazione a delinquere.

La prefettura di Roma, il 26 luglio, ha sospeso temporaneamente la validità dell’informativa antimafia interdittiva del 24 settembre 2012, che aveva causato l’esclusione di Bplus dalla gara per le concessioni. Lo Stato non può fare a meno degli 800 milioni di euro di imposte versate ogni anno grazie alle macchinette di Bplus e quindi si era trovata una soluzione all’italiana: l’attribuzione del controllo a ‘Bplus Trust’, guidata dall’amministratore fiduciario, l’avvocato olandese Jeroen Veen, gradito alla proprietà. Entro il 15 novembre prossimo i giochi dovrebbero essere fatti su entrambi i tavoli: il condono e la cessione.

Oltre a Bplus potrebbero scegliere di sanare la propria posizione altre grandi società concessionarie come Sisal Slot o Lottomatica mentre incontreranno maggiore difficoltà a pagare le penali, nonostante lo sconto dei tre quarti, quelle più piccole. Lo Stato spera di incassare 611 milioni di euro, anche se la contestazione iniziale del Gat della Guardia di Finanza alle società del settore era di tutt’altro ordine di grandezza, oltre 90 miliardi di euro. Eppure non è scontato che i concorrenti di Corallo siano in grado di pagare.

Sisal Slot potrebbe sanare la propria posizione con una multa di 61, 2 milioni di euro. Un ammontare comunque pesante per una società che ha chiuso il bilancio 2012 con 823 milioni di euro di fatturato ma 40 milioni di perdite. La piccola Gamenet dovrebbe dare allo stato 58, 7 milioni di euro, un esborso piuttosto pesante. Avrebbero problemi anche società come HBG che deve 50 milioni o la Snai che dovrebbe pagare 52 milioni di euro. E se al Tesoro non arriverà il gettito sperato dalla sanatoria, per il governo Letta sarà un grosso problema. (Marco Lillo e Valeria Pacelli, Gioco d’azzardo, Letta risolve i problemi del re delle slot Corallo grazie al condono, in Il Fatto Quotidiano, 31 agosto 2013).

E mi parve, allora, interessante pure la puntata di Report intitolata I Biscazzieri, andata in onda l’8 maggio 2011, così presentata: «Newslot, VLT, Bingo, scommesse e lotterie. Un’ immensa torta spartita tra Stato, concessionari ed esercenti.Quest’anno l’industria dei giochi ha fatturato 61,4 miliardi di euro, di cui circa 44 ritornano in vincite, 9,9 vanno nelle tasche dell’erario (+17%),  il resto in quello di concessionarie e esercenti. Ma chi ci guadagna davvero?
I concessionari delle slot sono, dal 2004, considerati esattori per conto dello Stato, ma solo da quest’anno il ministro delle Finanze ha inserito una norma nell’ultima legge di stabilità che pone requisiti di trasparenza, onorabilità e solidità economica. Insomma solo ora si chiede di sapere con esattezza chi sono i proprietari delle concessionarie che maneggiano quantità di denaro stratosferiche e che hanno intricate strutture societarie con sede ai Caraibi o in Lussemburgo. Eppure si tratta di un settore delicatissimo, a rischio di infiltrazioni mafiose, che della trasparenza dovrebbe fare il suo principale passaporto». (Report I Biscazzieri – Rai.it, www.report.rai.it/…/Report/…/ ContentItem-24db0a0b-49fb-43cf-8045).

Il rapporto fra mafia e gioco d’azzardo è infine sottolineato, per l ‘Emilia Romagna, da Annalisa Dell’Oca, che, nel suo: La mafia opera stabilmente in Emilia Romagna perché la politica volta la testa, in: Il Fatto Quotidiano del 27 settembre 2014, così scrive:

«La mafia si è insediata stabilmente in Emilia Romagna perché la politica ha voltato la testa, o ha agito in collusione con i clan. E oggi si arricchisce soprattutto grazie al gioco d’azzardo e all’edilizia”. E’ un viaggio attraverso la cronaca di un biennio di operazioni criminali che incatenano tra loro tutte le provincie di una regione in cui da tempo, ormai, le cosche mafiose hanno messo radici profonde e solide, il nuovo dossier pubblicato dal Gruppo Antimafia Pio La Torre di Rimini, intitolato “Emilia Romagna Cose Nostre”. Un rapporto scritto dai volontari della Riviera, in collaborazione con l’associazione culturale Gruppo dello Zuccherificio, con un duplice scopo: ricostruire i fatti di mafia che tra il 2012 e il 2014 hanno avuto come fulcro l’Emilia Romagna, terra produttiva e perciò ambita dalle cosche […].»

Da queste secondo me proficue letture, ed altre reperibili, si incomincia a capire chi ci guadagna davvero con le slot machines, oltre credo il gestore della sala giochi. E’ comunque a mio avviso ben poco etico che lo Stato utilizzi il gioco per coprire il deficit che dipende pure dal mantenimento di alcuni privilegi, dall’evasione fiscale, da una politica economica ben poco oculata ed attenta nelle spese.

CHI DOVREBBE VIGILARE E SU COSA

A chi scriveva su carnia.la che era compito dei cittadini segnalare alcuni aspetti alle autorità, rispondevo che: la vigilanza «non è certamente compito dei cittadini, ove si gioca molto si potrebbero creare situazioni illecite, ma l’accertamento delle stesse, come la verifica della dichiarazione dei redditi dei gestori di case da gioco, credo siano compito della guardia di finanza, dei carabinieri e polizia di Stato sulla base delle competenze specifiche in materia. Certamente noi tolmezzini e carnici non possiamo coprirci gli occhi per non vedere, non possiamo negare l’esistenza di un problema che investe, in un modo o nell’altro e il contesto della cittadina, ma per quanto è possibile fare, e soprattutto investendo chi ci rappresenta nelle istituzioni» ((Laura Matelda Puppini su carnia.la 6 dicembre 2011).

SLOT MACHINES E BAMBINI

Nel luglio 2012 scoppiava, a Tolmezzo, il caso dell’ invito del gestore di una casa da gioco tolmezzina a genitori e bambini ad una festicciola per i piccoli. Improvvisamente, su i muri della cittadina, compariva un manifesto, con un bel pagliaccio che ricordava Sbirulino, e che così recitava: “Domenica 15 luglio 2012 ore 14.30 via Paschini Tolmezzo, grande festa per bambini e famiglie, clown, maghi, giocolieri, animatrici, + frutta party e tanta musica”. Organizzatore: una famosa casa da gioco, Le Tre Ciliegie, con sede in detta via. Immediata la presa di posizione di alcuni, me compresa. Renato Garibaldi e la dott. Cristiana Gallizia partecipavano ad una trasmissione su Telefriuli, denunciando il fatto, ed il biscazziere in oggetto inviava, tramite un avvocato, a loro una diffida. Io scrivevo su carnia.la il mio disappunto e così intervenivo in merito, ivi, il 14 agosto 2012:

«Ho visto il manifesto che propaganda la grande festa per bambini a Le Tre Ciliegie, coloratissimo,che attira i bimbi, che ha al centro un pagliaccio che pare un bambino anche lui, una specie di Sbirulino di Sandra Mondaini, che invita… ed in parte quelle tre ciliegine…ma da che cosa un genitore, che poco sa, può intuire che trattasi di una casa da gioco? E il comune timbra manifesti non firmati? Ed alla polizia vanno bene? Chi ha fatto e dove questo volantino,si può sapere? Chi lo può fare fermi questa festa subito. Lontano i bambini dai casinò! E chi tutela i minori intervenga subito.»

Ed aggiungevo il 17 luglio, quando qualcuno aveva ipotizzato che la festa si tenesse davanti a Cappella Linussio: «Non ci si può nascondere la testa sotto la sabbia come gli struzzi. E che un bimbo possa poi ricordarsi quelle 3 ciliegine rosse, e ne possa magari esser attratto in futuro è fenomeno che chi conosce la gestalt non sottovaluta. Ritengo inoltre riprovevole al massimo grado che si permetta di utilizzare, se ho ben capito, terreno di proprietà a me ignota, forse facente parte del parco in memoria dei soldati caduti in guerra, ed in ogni caso adiacente allo stesso, e posto davanti ad una chiesa consacrata, Cappella Linussio, per feste private organizzate da tizio o caio, men che meno dal detentore di una bisca!» (Laura Matelda Puppini su carnia.la 17 luglio 2012).

Ed aderivo anche alla proposta di chi aveva chiesto al sindaco, ed al vicesindaco, agli assessori ed ai consiglieri comunali, di impedire detta festa nello spirito della Convenzione per la salvaguardia dell’infanzia ratificata nel 91 dall’Italia. Ma è anche vero che nessuna legge vietava l’organizzazione di detta festa per bimbi, come qualcuno, allora specificò.

Comunque alla fine o perché quel giorno pioveva o per altri motivi, la festa non si fece più, che io sappia.

Il problema saliva alle cronache nazionali ai primi di agosto del 2012, quando la stampa dava risalto alla notizia che, a Firenze, il comune, guidato da Matteo Renzi, aveva autorizzato l’istallazione di slot machines nelle ludoteche e nei padiglioni per l’infanzia, ed alla stessa destinati.

A seguito di ciò il comune di Firenze inviava una nota, smentendo quanto riportato dai quotidiani:

«Nessuna autorizzazione dal Comune per le slot machine per bambini del parco giochi ‘Mondobimbo’, al Parterre. Dopo la segnalazione di alcune mamme, la Polizia Municipale è immediatamente intervenuta ed ha avviato gli accertamenti: l’attività non risulta autorizzata.
Dopo questo episodio, per prevenire che altri esercizi del genere possano installare giochi al limite delle prescrizioni ministeriali, che invitano a ‘tentare la fortuna’ i più piccoli, Palazzo Vecchio ha deciso rendere esplicite alcune prescrizioni che tutti gli spazi ludici della città dovranno rispettare. Nella fattispecie, “è fatto divieto di utilizzare messaggi atti ad incentivare l’uso dei giochi d’azzardo o che facciano richiamo in qualsiasi modo all’azzardo e/o alla fortuna; è fatto altresì divieto di installare giochi basati su azzardo e/o fortuna; nonché giochi che possano incentivare la partecipazione ad un accesso irresponsabile a forme di gioco e intrattenimento che prevedono vincite in denaro nonché agevolare lo sviluppo di forme di dipendenza”».
«Firenze è un città amica dei bambini» – sottolineava allora il vicesindaco Dario Nardella, ricordando che il comune di Firenze era stato il primo in Italia ad introdurre un regolamento molto restrittivo per le sale giochi di competenza comunale […].». (Riccardo Ghezzi, Incredibile Renzi: autorizzate a Firenze slot machine per bambini, 3 agosto 2012, ed aggiornamento del 13 agosto 2012, con precisazione in merito del comune di Firenze www.quelsi.it).

SLOT MACHINE, GIOCO D’ AZZARDO, POSSIBILITÀ DI INTERVENTO DEI COMUNI.

Infine l’argomento “Gioco d’azzardo” si ripresentava in comune, nell’agosto 2012.

Il Sindaco Dario Zearo interveniva in consiglio comunale sia narrando situazioni concrete esecrabili, come quello del bambino vicino al giocatore di slot machine in un tabacchino, sia sottolineando, giustamente la presenza di slot machine nei bar e nei tabacchini, ed altre forme di gioco, gratta e vinci per esempio, praticati in detti luoghi.

Inoltre allora era accaduto che singoli comuni, che erano intervenuti regolamentando l’orario di apertura delle sale gioco, fossero stati denunciati dai gestori delle stesse ed avessero perso, tanto che pareva che i biscazzieri avessero una specie di potere assoluto. E questo aspetto dell’impossibilità a fare qualcosa, fu definito, da qualcuno, una pietra tombale sul problema gioco d’azzardo.

Infatti il comune di Verbania, capofila in tal senso, nel maggio 2005 aveva steso un regolamento che prevedeva limitazioni orarie per l’utilizzo delle slot machines. Il sindaco di allora ritenne che fosse congruo limitare l’accensione giornaliera delle slot, permettendola dalle 3 di pomeriggio alle 10 di sera. Dopo Verbania decine di altri Comuni percorsero strade analoghe per moderare il gioco delle slot machines sul proprio territorio, con motivazioni quali: contrastare l’insorgere di fenomeni di dipendenza dal gioco, proteggere le fasce deboli della popolazione da un’attrattiva ritenuta pericolosa, tutelare il decoro della città e salvaguardare la sicurezza pubblica. Le limitazioni comunali generalmente incidevano sugli orari in cui le slot potevano essere in funzione e sui luoghi (distanza da scuole o centri aggregativi). Ma una sentenza del Tar di Torino modificava tutto. Essa, rifacendosi ad una legge del 1931, dichiarava illegittima l’ordinanza comunale individuando nelle slot un problema unicamente legato ad una questione di ordine pubblico e come tale di “competenza esclusiva dello Stato”. Secondo il Tribunale il Comune avrebbe influito “negativamente su situazioni soggettive dei privati connesse alla libertà di iniziativa economica” con rischio, per il Comune di Verbania, di dover rimborsare con 1,35 milioni di euro la Euromatic, società di slot machine del territorio, e di diventare precedente in ambito legale per altre situazioni, disincentivando i comuni dall’intervenire, in tal modo, in proposito. (Matteo Iori, Il gioco d’azzardo non è solo ordine pubblico, solidarietà al comune di Verbania, 26 marzo 2012, in: www.libera-mente.org/. Centro Sociale Papa Giovanni XXIII°).

Immediatamente il Comune di Verbania riceveva moltissimi attestati di solidarietà, mentre la Consulta Nazionale Antiusura faceva presente che la sentenza era stata possibile a causa di un vuoto normativo, chiedendo al governo di esprimersi subito, non permettendo che un pronunciamento, atto ad impedire ai comuni di perseguire l’interesse pubblico, facesse testo. (Cfr. TAR Piemonte condanna il Comune di Verbania a risarcire i danni www.consultantiusura.it/…/comunicato_congiungo_27-03-12_sentenza_tar_verbania.pdf).

Sulle slot machines in ogni luogo invito a leggere: Riccardo Chiari, “Il gioco non conosce la crisi” in: Il Manifesto, 5 agosto 2012. L’autore evidenzia come nei bar e nelle sale gioco ed ormai anche nelle Case del Popolo si trovino slot machines. «Il gioco alle slot machines – continua Chiari – arricchisce le dieci concessionarie statali e l’undicesima: la criminalità organizzata». E si tratta di un business milionario tanto da far ritenere a Libera di don Ciotti il gioco d’azzardo in Italia la terza impresa del paese. L’autore sottolinea pure il rischio di dipendenza crescente e come gli italiani giochino, giochino, giochino. «Essi sono drogati d’azzardo» .

È comunque, a mio avviso, ben poco morale che lo Stato incentivi il gioco per coprire il deficit che dipende pure dal mantenimento di alcuni privilegi, dall’evasione fiscale, da una politica economica ben poco oculata ed attenta nelle spese. Infine credo che qualcuno dovrebbe anche qui avvisare il cittadino giocatore che non è lui il vincente ma pare, il gabbato e cazziato.

DA: METTIAMOCINGIOCO.ORG, PER LA REGOLAMENTAZIONE DEL GIOCO D’AZZARDO, 2014.

Ma a quanto pare anche ora l’iter alla Camera, per regolamentare il gioco, sembra incontri delle difficoltà. Infatti, in data 31 ottobre 2014, sul sito: mettiamociingioco.org. si può leggere il seguente comunicato stampa, che qui riassumo ed a cui rimando:

«Mettiamoci in gioco” lancia una nuova campagna di comunicazione. A novembre una grande iniziativa nazionale per sensibilizzare i cittadini sui rischi del gioco d’azzardo e contrastare la diffusione del fenomeno. Errori e ingenuità sul protocollo d’intesa con Confindustria non fermano la Campagna.

Una grande campagna di comunicazione nazionale sui rischi del gioco d’azzardo è stata definitivamente approvata dai promotori nazionali di “Mettiamoci in gioco”. L’iniziativa di sensibilizzazione – i cui contenuti erano già stati definiti prima dell’estate – coinvolgerà fattivamente tutte le organizzazioni che aderiscono alla Campagna, sia a livello nazionale sia a livello locale. Da Udine a Palermo, dunque, Mettiamoci in gioco farà sentire la sua voce, forte e chiara, come ha sempre fatto, decostruendo i messaggi illusori delle “vincite facili” e favorendo occasioni di incontro e di scambio con istituzioni, reti associative, sindacati, cittadini per contrastare la diffusione del gioco d’azzardo. (…).

.Il Comitato promotore ha anche affrontato la questione relativa al protocollo d’intesa firmato con Sistema Gioco Italia di Confindustria. Si è convenuto sul fatto che l’iniziativa mossa esclusivamente dall’intenzione di limitare i rischi del gioco d’azzardo nell’attuale contesto normativo ha dato luogo a incomprensioni e polemiche originate anche da una gestione di tale passaggio segnata da errori e ingenuità, che non giustificano tuttavia la vera e propria opera di denigrazione che la Campagna nel suo complesso e il portavoce don Armando Zappolini hanno dovuto subire. I promotori riconfermano perciò la loro fiducia nel portavoce don Armando Zappolini, che ha condotto l’interlocuzione con Confindustria – insieme agli altri sette delegati dal Comitato promotore –, e gli esprimono la loro solidarietà per il violento e ingiustificato attacco personale di cui è stato oggetto. Inoltre, concordano sull’importanza che Mettiamoci in gioco riveste oggi come realtà collettiva che va preservata e rafforzata.

Infine, il Comitato promotore ribadisce che le posizioni espresse dalla Campagna non sono in alcun modo mutate in seguito all’interlocuzione avviata con Confindustria, in particolare sulla questione del gioco legale, un fenomeno assai problematico per le dimensioni e le modalità assunte, e più in generale sulla regolamentazione e sul contrasto alla diffusione del fenomeno, come già indicato nel proprio “documento con i 14 punti di proposta, che resta il punto di riferimento fondamentale per tutti coloro che aderiscono alla Campagna.

Le difficoltà che la legge quadro sul gioco d’azzardo sta incontrando in Parlamento confermano la forza delle lobby che si oppongono a una qualsiasi forma di regolamentazione e regolazione di questo settore e che un’interlocuzione con tutti i soggetti coinvolti è necessaria sulla base dei valori che ci hanno contraddistinto in questi anni, per tentare di limitare i danni dell’azzardo nella situazione attuale.

Di fronte a ciò il Comitato promotore ha deciso di continuare la discussione e il confronto con tutte le forze politiche e sociali per cercare di estendere il consenso sulle sue posizioni. In questo senso il protocollo con Confindustria non ha aiutato il perseguimento dei fini prefissati e va dunque accantonato, fermo restando il dialogo e la ricerca del consenso con tutti i soggetti politici e sociali per arrivare a un sistema di regolazione e cura moderno ed efficace per tutta la società. (”Mettiamoci in gioco” lancia una nuova campagna di comunicazione. A novembre una grande iniziativa nazionale per sensibilizzare i cittadini sui rischi del gioco d’azzardo e contrastare la diffusione del fenomeno. Errori e ingenuità sul protocollo d’intesa con Confindustria non fermano la Campagna, in: www.mettiamociingioco.org.).

PROPOSTE PER UNA LEGGE DI REGOLAMENTAZIONE DEL GIOCO D’AZZARDO

www.mettiamociingioco.org

  1. Definizione di gioco d’azzardo
    La presente legge ha per oggetto interventi normativi in materia di gioco d’azzardo e della patologia che da questo può derivare. Si intendono come giochi d’azzardo tutti i giochi con vincite in denaro in qualche modo disciplinati dagli ex Monopoli di Stato e si intende per la patologia il “gioco d’azzardo patologico” (GAP), definizione riconosciuta a livello internazionale anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e che specifica come la patologia sia legata all’azzardo e non ad una forma di gioco in sé. Lo stesso DSM IV e il DSM V (maggio 2013), manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, riconosciuto a livello internazionale, definisce espressamente la patologia come “GAP”, mentre la parola “ludopatia” è un’eccezione solo italiana senza alcuna base scientifica. Per ribadire con chiarezza il termine esatto occorrerà sostituire da tutti i prossimi documenti legislativi e istituzionali il termine “ludopatia” (che richiama ad una patologia del gioco ma senza nominare l’azzardo) con il termine ben più appropriato “gioco d’azzardo patologico”.
  2.  Divieto di introdurre nuovi giochi con vincite in denaro
    A decorrere dall’entrata in vigore della presente legge e per un periodo di cinque anni è vietata l’introduzione di nuove tipologie di giochi e scommesse con vincita in denaro.
  3. Livelli Essenziali di Assistenza e Servizi di riferimento
    Si indica in due mesi il periodo entro il quale sia completato il percorso, di concerto con le Commissioni Ministeriali interessate e la Conferenza Stato Regioni, che prevede l’inserimento del Gioco d’Azzardo Patologico all’interno dei Livelli Essenziali di Assistenza per garantire a tutti i cittadini pari opportunità di cura, pari opportunità di benefici di legge (es. affidamento in prova ai Servizi Sociali) e pari opportunità fiscali, rispetto alla dipendenza da gioco. I servizi a cui sarà affidato il compito di prevenzione cura e riabilitazione sono individuati nei Servizi per le Dipendenze, che parimenti con le altre forme di dipendenza già riconosciute dai LEA dovranno promuovere interventi ambulatoriali, residenziali e informativi. Le spese previste per l’inserimento del GAP nei LEA saranno coperte dal fondo previsto dal successivo punto 4.
  4. Istituzione del “Fondo per la prevenzione, cura e riabilitazione del gioco d’azzardo patologico” e copertura finanziaria
    Viene istituito il “Fondo per la prevenzione, cura e riabilitazione del gioco d’azzardo patologico – G.A.P.” per gli interventi di prevenzione, di informazione, di formazione e di cura in favore delle persone affette da patologie correlate al GAP. Il fondo viene annualmente definito attraverso la destinazione dell’1% del fatturato complessivo della spesa italiana sul gioco d’azzardo (ivi compresa la somma destinata al payout, quella prevista per la filiera del gioco e quella prevista per l’Erario). La percentuale destinata al fondo sarà equamente divisa mediante un terzo proveniente dalla riduzione della remunerazione degli operatori e dei concessionari inseriti nell’elenco di cui all’art. 1, comma 533 della Legge 23 dicembre 2005 n. 266 e successive modificazioni, un altro terzo proveniente da un fondo apposito destinato dallo Stato alla riduzione dei danni conseguenti alla proliferazione di giochi d’azzardo, e un terzo attraverso una diminuzione dei payout previsto per i giocatori. Entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministero dell’Economia e delle Finanze emana le conseguenti norme di attuazione. Il fondo sarà aumentato anche tramite le cifre pagate come sanzione per il non rispetto della presente legge e tramite i premi vinti ma non riscossi.
  5.  Misure di tutela per i minorenni
    Entro quattro mesi per l’adeguamento degli apparecchi, l’accesso al gioco viene previsto esclusivamente tramite tessera elettronica. Da subito, a prescindere dal tipo di gioco d’azzardo e dall’utilizzo o meno di apparecchiature elettroniche o di tagliandi o altro, tutte le forme di gioco sono subordinate alla presentazione della tessera sanitaria. In caso di controlli che verifichino il gioco a minori viene comminata un’immediata sanzione amministrativa pecuniaria da 6.000 a 10.000 euro. Nel caso di reiterazione delle violazioni stesse, si applica la sanzione amministrativa accessoria della sospensione temporanea dell’esercizio dell’attività da 10 a 60 giorni.

    Il Ministero delle Politiche Sociali di concerto con i Ministeri della Salute e dell’Istruzione pubblica e con i rappresentanti delle Regioni, produrranno entro un anno dall’entrata in vigore della presente legge, un documento con le linee-guida a sostegno della attivazione di corsi di aggiornamento per gli insegnanti con funzione di docenti referenti per la salute, al fine di avviare iniziative di prevenzione del gioco d’azzardo patologico nelle scuole dell’obbligo.
  6. Pubblicità
    La comunicazione commerciale relativa a tali giochi non deve: incoraggiare il gioco eccessivo o incontrollato; negare che il gioco possa comportare dei rischi; presentare e suggerire che il gioco sia un modo per risolvere problemi finanziari o personali o costituisca una fonte di guadagno o di sostentamento alternativa al lavoro, piuttosto che una semplice forma di intrattenimento e di divertimento; indurre a ritenere che l’esperienza, la competenza o l’abilità del giocatore permetta di ridurre o eliminare l’incertezza della vincita o consenta di vincere sistematicamente; rivolgersi o fare riferimento, anche indiretto, ai minori, e rappresentare questi ultimi – o soggetti che appaiano evidentemente tali – intenti al gioco; utilizzare segni, disegni, personaggi e persone, direttamente e primariamente legati ai minori, che possano generare un diretto interesse su di loro; indurre a ritenere che il gioco contribuisca ad accrescere la propria autostima, considerazione sociale e successo interpersonale; rappresentare l’astensione dal gioco come un valore negativo; indurre a confondere la facilità del gioco con la facilità della vincita; fare riferimento a servizi di credito al consumo immediatamente utilizzabili ai fini del gioco. La comunicazione commerciale deve evitare ogni forma di sfruttamento della superstizione e della “credulità” (ciò che più propriamente può essere definibile come “distorsioni cognitive”, “pensieri cognitivi erronei” e “pensiero magico”) . Tutte le comunicazioni commerciali dei giochi con vincita in denaro devono contenere una chiara e precisa avvertenza che il gioco è vietato ai minori di 18 anni e dovranno evitare messaggi emozionali che stimolino l’uso di tabacco e/o alcol.

    Sono inoltre vietate le pubblicità sui giochi d’azzardo in fasce orarie protette, sui mezzi pubblici, ed esposte o affisse o diffuse a meno di 300 metri da luoghi sensibili frequentati dai minori (istituti scolastici, oratori, centri giovani, ecc.). Sono vietati i banner (su applicazioni o siti on line) che promuovano il gioco d’azzardo salvo che il fruitore non dichiari prima espressamente la sua maggiore età.
  7. I poteri degli Enti Locali
    Al comma 10 dell’articolo 7 del decreto legge 13 settembre 2012, n. 158, convertito con modifiche con legge 8 novembre 2012, n . 189, il primo, il secondo e il terzo periodo sono sostituiti dai seguenti:

    1. “10. L’apertura di sale da gioco, di punti di vendita in cui si esercita come attività principale l’offerta di scommesse su eventi sportivi, anche ippici, e non sportivi, l’esercizio del gioco lecito nei locali aperti al pubblico e l’installazione degli apparecchi idonei per il gioco lecito di cui all’articolo 110, comma 6, lettere a) e b), del testo unico di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773, e successive modificazioni, sono soggetti all’autorizzazione del sindaco del comune competente per territorio, rilasciata previo parere del questore. Resta ferma l’applicazione delle disposizioni degli articoli 86 e 88 del citato testo unico di cui al regio decreto n. 773 del 1931, e successive modificazioni. L’autorizzazione è concessa per cinque anni e può essere rinnovata alla scadenza. I comuni possono stabilire luoghi sensibili in relazione ai quali può essere negata l’autorizzazione di cui al presente comma, tenendo conto dell’impatto della stessa sul contesto urbano e sulla sicurezza urbana ovvero di problemi connessi con la viabilità, l’inquinamento acustico o il disturbo della quiete pubblica”.
    2. All’articolo 3 del decreto-legge 4 luglio 2006 n. 223, convertito dalla legge 4 agosto 2006, n. 248, e successive modificazioni, dopo il comma 1 è aggiunto il seguente: «1-bis. Le disposizioni di cui al comma 1 non si applicano alle attività che possono pregiudicare categorie della popolazione meritevoli di specifica tutela, comprese quelle di raccolta del gioco mediante gli apparecchi di cui all’articolo 110, comma 6, lettera a) e b) del testo unico di cui al regio decreto 18 giugno 1931, n. 773».
    3. All’articolo 50, comma 7, del decreto legislativo 18 agosto 2000, n. 267, recante il testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Il sindaco può introdurre limitazioni relative agli orari di esercizio e alla localizzazione di attività che possono pregiudicare categorie della popolazione meritevoli di specifica tutela».
    4. Il Ministero della Salute, di concerto con il Ministero delle politiche Sociali, l’ANCI e i rappresentanti delle Regioni, produrrà entro un anno dall’entrata in vigore della presente legge, un documento con le linee-guida a sostegno della attivazione di misure di prevenzione del gioco d’azzardo patologico la cui attuazione viene affidata alle amministrazioni comunali di concerto con gli esercenti le attività di gioco. Oltre ai punti indicati ai precedenti commi, saranno oggetto delle linee-guida i controlli sul rispetto delle norme stabilite e l’avvio di una campagna informativa che faccia conoscere le potenzialità di una sana attività di gioco e i rischi collegati al gioco non controllato.
  8. L’Osservatorio nazionale sulle dipendenze da gioco d’azzardo patologico
    Come previsto dal comma 10 dell’articolo 7 del decreto-legge 13 settembre 2012, n. 158, convertito, con modifiche con legge 8 novembre 2012, n. 189, viene istituito, presso il Ministero delle Politiche Sociali, l’Osservatorio nazionale sulle dipendenze da gioco d’azzardo patologico, ai fini di valutare le misure più efficaci per contrastare la diffusione del gioco d’azzardo e il fenomeno della dipendenza grave. Dell’Osservatorio fanno parte, oltre ad esperti individuati dai Ministeri delle Politiche sociali, della Salute, dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, dello Sviluppo economico e dell’Economia e delle Finanze, anche rappresentanti dei SerT italiani individuati dalle Regioni ed esponenti delle associazioni rappresentative delle famiglie e dei giovani, nonché rappresentanti dei Comuni e del terzo settore che operano nel settore della prevenzione e del recupero del G.A.P.

    • L’Osservatorio ha il compito di:
    • a) monitorare le dipendenze da gioco d’azzardo patologico, con particolare riferimento ai costi sociali, economici e psicologici associati a tale fenomeno, nonché ai fattori di rischio, in relazione alla salute dei giocatori e all’eventuale indebitamento delle famiglie; b) redigere annualmente un rapporto sull’attività svolta, nel quale possono essere indicate anche proposte atte a migliorare il sistema degli interventi socio-sanitari e socio-assistenziali nel territorio nazionale. Il rapporto è trasmesso al Ministro della Salute;
    • c) promuovere campagne informative al fine di prevenire comportamenti patologici e forme di assuefazione derivanti dagli eccessi dell’attività di gioco d’azzardo, monitorare i contenuti della pubblicità sui giochi, anche online, allo scopo di segnalare i casi di non rispetto della presente legge per l’applicazione delle sanzioni di cui all’art. 7 comma 6 del Decreto legislativo 158/2012, convertito nella Legge 189/12.
    • d) entro un anno dall’approvazione della legge l’Osservatorio ha il compito di redigere un documento con le linee-guida a sostegno di una campagna informativa a livello nazionale finalizzata alla prevenzione di forme di gioco incontrollato.
  9. Attività di formazione specifica
    Il Ministero della Salute, di concerto con il Ministero delle Politiche Sociali e con i rappresentanti delle Regioni, produrranno entro un anno dall’entrata in vigore della presente legge, un documento con le linee-guida a sostegno della attivazione di corsi di aggiornamento per gli operatori dei SerT, dei Servizi di salute mentale e del privato sociale affinché acquisiscano le necessarie competenze per affrontare questo problema sociale in tutti i contesti del territorio nazionale.

    Tutti gli esercenti attività commerciali relative a prodotti di gioco d’azzardo sono tenuti, entro un biennio dalla pubblicazione della presente legge, a seguire un corso di aggiornamento sui rischi collegati al gioco d’azzardo di almeno 20 ore a cui è condizionato il mantenimento della licenza di vendita degli stessi prodotti. Tale formazione verrà erogata da professionisti competenti nella materia, con priorità per i SerT, che dimostrino di avere competenza teorico-pratica sulla problematica in oggetto.
  10. Limitazione di luoghi di gioco per apparecchi. Le sale da gioco
    Gli apparecchi per gioco d’azzardo (slot machine e videolottery) la cui concessione scadrà o quelli per i quali saranno acquistate nuove concessioni, saranno autorizzati esclusivamente in apposite sale da gioco, che ne limitino la diffusione spaziale e il numero e che non siano fruibili o collegati coi comuni locali pubblici.

    Con apposita legge vengono individuate le categorie delle sale da gioco, le concessioni di sito e di gestione, le misure di revoca, limitazione e sospensione, le sanzioni amministrative e le disposizioni penali; vengono definite inoltre le misure di sicurezza e le misure necessarie per prevenire le conseguenze socialmente nocive del gioco d’azzardo che le sale da gioco devono adottare, le misure di divieto ed esclusione dal gioco, nonché le misure di identificazione e limitazioni d’ingresso.
    I giocatori possono chiedere personalmente di essere esclusi dal gioco. Viene redatto un albo nazionale, a disposizione di tutte le sale da gioco presenti sul territorio italiano, dei giocatori che chiedono l’esclusione dai siti di gioco.
    Il personale operante nelle sale da gioco e gli esercenti sono tenuti a frequentare corsi di formazione predisposti dalle Ausl sui rischi del gioco patologico e sulla rete di sostegno. All’interno delle sale da gioco, i gestori sono tenuti a esporre: un test di verifica, predisposto dalla Ausl competente per territorio, per una rapida autovalutazione del rischio di dipendenza, e i dépliant informativi riguardo la disponibilità dei servizi di assistenza.
  11. Divieti e obblighi connessi alle sale da gioco
    Nei luoghi di gioco, seppure dotati di aspiratori o altre predisposizioni analoghe, sarà vietato fumare. Entro 6 mesi dall’entrata in vigore della presente legge occorre inoltre che il Ministero della Sanità, di concerto con il Ministero delle Attività Produttive, stabilisca i parametri di riferimento da imporre a costruttori e concessionari dei giochi rispetto a quelle caratteristiche strutturali legate ai giochi stessi e agli ambienti in cui sono collocati che, come è stato dimostrato, sono determinanti nell’aumentare l’attrattività e il potenziale di induzione di dipendenza dei giochi (es. suoni e luci specifici, assenza di orologi nelle sale, distribuzione gratuita di bevande alcoliche).
  12. Introduzione di un tempo minimo per partita
    Ogni singola forma di gioco dovrà prevedere un tempo minimo che intercorra da una partita a un’altra. Saranno possibili solo i tempi compatibili con le capacità umane e per la riduzione dei quali non si potranno utilizzare software, apparecchiature specifiche o metodi di elaborazione dati (saranno quindi vietate le macchinette automatiche di “lettura” dei gratta e vinci, le opzioni per le partite automatiche con gli apparecchi, la possibilità di controllare mediante software decine di cartelle del bingo simultaneamente, ecc).
  13. Maggiore armonizzazione fiscale
    Stante la grande differenza di Prelievo Unico Erariale presente nei giochi d’azzardo (che variano da oltre il 40% di alcuni a meno dell’1% di altri), occorre prevedere un riequilibrio dei prelievi fiscali e una maggiore armonizzazione anche sulle percentuali previste per la filiera e per il payout per i giocatori.
  14. Contrasto alla criminalità organizzata
    Nuove norme più specifiche per il contrasto alla criminalità organizzata, alle infiltrazioni mafiose e al riciclaggio, l’allargamento della normativa antimafia vigente per ogni contratto fino ai parenti e sul subappalto e altri articoli sulla tracciabilità dei flussi finanziari, sono riconducibili a quanto già indicato dalla proposta di legge presentata dall’Onorevole Laura Garavini nel 2012, che su questi punti è particolarmente strutturata».

INTERVENIRE SUL GIOCATORE

Credo che la posizione di chi tende a cercar di intervenire anche sul giocatore non sia errata. E rimando a: “gioco d’azzardo, commissione camera: riconoscere patologia – ais …in: http://www.ais-sanita.it/…/2585-gioco-d-azzardo-commissione-camera-piu-…in cui si legge anche:
«(AIS) Roma, 1 ago 2012 – I giocatori patologici sono in Italia 800mila, il doppio dei tossicodipendenti, e il numero delle persone a rischio puo’ arrivare a toccare quota 2 milioni. Il gioco d’azzardo compulsivo rischia seriamente di diventare presto una malattia sociale. A sostenerlo è la commissione Affari sociali della Camera che si appresta a votare il documento conclusivo dell’indagine conoscitiva sugli aspetti sociali e sanitari della dipendenza dal gioco d’azzardo, dopo numerose audizioni e sedute dedicate al problema che nel nostro Paese sta diventando sempre più preoccupante.” La norma che prioritariamente, ad avviso della commissione, occorre introdurre nell’ordinamento riguarda il riconoscimento del gioco d’azzardo patologico (Gap) e il suo inserimento nei livelli essenziali di assistenza, in adesione all’orientamento dell’Organizzazione mondiale della Sanità. Ma occorre intervenire anche sulla prevenzione, «limitando i messaggi pubblicitari e di marketing sul gioco d’azzardo, e vietando la pubblicità ingannevole e la pubblicità ammiccante, oltre che adottare specifici codici di autoregolamentazione».
Altro passo da compiere, secondo la commissione, è quello di «sperimentare formule che prevedano l’accesso ai giochi esclusivamente con una card personale per autolimitare la spesa da impiegare nel gioco ed impedire l’accesso ai minori. È necessario inoltre introdurre un criterio per regolare le nuove autorizzazioni e sospendere la proliferazione dei giochi modificando il decreto legge 138 del 2011 con il quale il ministro dell’Economia ha dato mandato all’Azienda dei Monopoli di Stato di autorizzare nuovi impianti al fine di incrementare le entrate» e chi vuole continui la lettura dell’interessantissimo testo.

QUALCHE PROGETTO

  • Informazione a Tolmezzo e centro recupero giocatori dipendenti con sede a Campoformido.

A Tolmezzo, il 28 aprile 2012, Carnia in Movimento invitava 5 esperti a parlare sul gioco, suoi risvolti sociali e “ come fare a non cadere dentro la trappola”. In detto incontro veniva anche presentata l’esperienza di recupero di giocatori dipendenti in svolgimento presso il centro di Muzzana del Turgnano ( Ud), diretto dal dott. Rolando De Luca, intervenuto assieme a: Maurizio Marconi, dell’associazione ex giocatori d’azzardo, che raccontò la sua esperienza personale, Gianni Canzian, direttore SERT Alto Friuli Giorgio Venier Romano, promotore disegno di legge regionale contro il gioco d’azzardo e non mi ricordo se anche il dott. Adriano Segatori, psichiatra, dottore di ricerca in scienze sociali, la cui presenza era prevista.

  • Il progetto “Orthos”

La dipendenza dal gioco d’azzardo e da slot machine si vince con Il progetto “Orthos”, realizzato in Toscana, a Monteroni d’Arbia, si propone di recuperare i dipendenti dal gioco d’azzardo e da slot machine.
Il progetto, al momento della sua verifica, era in vigore da 5 anni ed aveva interessato oltre 180 utenti con “patologie” da gioco d’azzardo. Ma già allora, nonostante gl eccellenti risultati ottenuti, si notava come il futuro non sembrasse essere dei più rosei per la prosecuzione dell’esperienza, a causa della scarsa possibilità di trovare fondi per portare avanti la ricerca, non essendo alla dipendenza dal gioco d’azzardo riconosciuta allora dalle leggi italiane come le leggi italiane patologia. www.agenziaimpress.it/. Ma ora pare che il progetto si sia ampliato come si evince da: News Azzardo – Orthos www.orthos.biz/, toccando anche altre regioni.

SALE DA GIOCO ED UNA TIPOLOGIA DI INTERVENTO DELLO STATO CHE FA MOLTO DISCUTERE.

«Le sale gioco con le loro luci ovattate sono fatte apposta perché si perda il senso del tempo – si legge su – Daniela Russo, “Il gioco d’azzardo, microcosmo del macrocosmo finanziario emergenza “disperazione”, in:www.centrobalducci.org/.

Nessuna interazione “non distrarre il giocatore” è la parola d’ordine cui si attengono i “butta fuori”. Nessuna registrazione dei giocatori, come avviene nei veri casinò dove, se sei un malato di gioco consapevole, puoi almeno farti interdire per qualche anno l’ingresso. Nessun controllo, per lo più solo un cartello che recita “vietato ai minori di 18 anni” in una fascia d’età dove la trasgressione è l’unica ragione di vita. E la pubblicità pervasiva, martellante e invadente, dal pc di casa, all’autobus, alla posta, al supermercato. Tutte le armi psicologiche sviluppate negli anni dal Consumismo ora sono a disposizione della grande industria del Gioco d’Azzardo (la seconda per fatturato dopo quella delle armi e con essa le uniche industrie che non hanno ancora risentito della Crisi) che con gratta e vinci, lotterie istantanee, slot machine, giochi on line, ha invaso ogni angolo e recesso della nostra vita trasformando il mondo in una grossa bisca a cielo aperto» –

E ancora: «C’è una guerra in corso che sta facendo vittime e feriti. Chiudono le fabbriche. Aumenta la

criminalità. (…). I servizi sociali dei comuni sono intasati dalle richieste di sussidi. I centri Caritas distribuiscono beni di assistenza come in territorio di guerra nei campi profughi. Il malessere mentale e fisico si riversa negli ambulatori e nelle corsie degli ospedali. Si chiede alla sanità di occuparsi dell’assistenza ai senza famiglia, ai servizi sociali di gestire la malattia e la vecchiaia. Le amministrazioni lanciano quotidianamente l’allarme sui giornali di famiglie sul lastrico. I gruppi di terapia per i giocatori patologici stanno ingrossando le loro file. I Servizi per le Tossicodipendenze (Ser.T) stanno preparando “le tende da campo” per attrezzarsi alla nuova ondata di emergenza (pur non avendo forza per fronteggiare quelle croniche) mentre in Regione e al Governo si discute se si tratta o no di malattia e al contempo si tagliano i fondi all’Assistenza. Le ricerche internazionali condotte per accertare il numero di giocatori patologici stimano dall’1 al 3% la popolazione vittima del gioco patologico. In Italia già si stimano circa un milione di persone coinvolte, a cui vanno aggiunti i loro familiari. Solo la regione Emilia, da sempre antesignana in Italia, per i diritti civili ha già incluso il Gambling (nome in codice del Virus del gioco) tra i livelli essenziali di assistenza.

Ma i Monopoli di Stato continuano a diffondere il Virus e i luoghi e le occasioni di contagio si moltiplicano. (Il 22 maggio si inaugura un “nuovo” Casinò all’aperto, dice l’insegna luminosa all’ingresso del centro commerciale più grosso e affollato di Udine, nonostante l’intensa campagna stampa di opposizione in corso in questi mesi). (…).

E il giocato aumenta a fronte del dilagare della povertà. I dati ufficiali riportano un raddoppio della raccolta di azzardo nel quinquennio 2007-2011, da 42 miliardi a 79 miliardi di euro. Denaro sottratto ai consumi e all’economia reale, che produce un’ulteriore depressione dei livelli di civiltà e decoro». (Daniela Russo, op. cit.).

Nel 2012, i dati della Banca d’Italia riportavano che il settore dei giochi d’azzardo aveva visto un incremento, dal 2003 al 2011, da 15 a 80 miliardi di euro, investiti, con circa 800 mila italiani affetti da ludopatia. «Coloro che frequentano le sale da gioco, in tempo di crisi economica tendono paradossalmente a rischiare i propri soldi tentando ancora di più la fortuna, piuttosto che rinunciare a queste forme rischiose di guadagno, o, meglio, di perdita di denaro, di tempo, e spesso di salute a causa della dipendenza psicologica che creano.» – si può leggere su: Il Friuli non gioca a dadi, in: www.contegemona.it/2012/08/17/.

Si sottolineava quindi, sempre sullo stesso articolo, come la IIIa Commissione del Consiglio Regionale, presieduta da Giorgio Venier Romano (Udc), avesse presentato una proposta di legge regionale, intitolata “Disposizioni per l’accesso consapevole e responsabile al gioco lecito”, per limitare e regolare il gioco d’azzardo, poi non sfociata in testo normativo.

Nel novembre 2013 Italia dei Valori presentava una proposta di legge, per eliminare slot machines e casinò on line, ed al tempo stesso chiedeva ai cittadini di sottoscrivere una proposta per l’eliminazione del gioco d’ azzardo. «L’iniziativa: “Disposizioni per la limitazione del gioco d’azzardo patologico e la prevenzione della ludopatia”, nata (…) in Molise, terra in cui risiedono gli scommettitori più incalliti d’Italia e dove, secondo una ricerca compiuta dal centro studi Antonella Di Benedetto, ben il 57 per cento della popolazione dichiara di aver giocato almeno una volta nel corso degli ultimi dodici mesi, vuole combattere un fenomeno dietro al quale si cela spesso anche la criminalità organizzata. (…).
Un testo normativo avanzato che mira a contrastare il fenomeno sia impedendo di aprire spazi per il gioco a meno di cinquecento metri da scuole, luoghi di culto, centri di aggregazione o case di riposo, sia attraverso l’aumento dello 0,1 per cento, a partire dal 1 gennaio 2014, dell’Irap, la cosiddetta imposta regionale sulle attività produttive. Sarà, infatti, proprio la dimensione della tassazione a fare da spartiacque tra il vizio e la virtù, dato che il testo, per tutti coloro che sceglieranno di disinstallare dai propri locali le slot machine, prevede la possibilità di una detrazione dei contributi da versare». (Fabiana Abbazia, Gioco d’azzardo: raccolta firme dell’Idv “contro lo Stato biscazziere”, 4 novembre 2013, www.primonumero.it/attualita/primopiano/).

Non si sa che fine abbiano fatto la raccolta di firme e la proposta, ma si sa che la Regione Friuli Venezia Giulia emanava, nel 1914, la l.r. 14/02/2014 relativa a: Disposizioni per la prevenzione, il trattamento e il contrasto della dipendenza da gioco d’azzardo, nonché delle problematiche e patologie correlate, che definisce compiti specifici in materia sia per la Regione che per Comuni e Ass,e prevede un tavolo regionale GAP presso l ‘Osservatorio regionale sulle dipendenze.

E per ora non vi sono altre novità, tranne che in Italia si continua a giocare.    8 novembre 2014.

Laura Matelda Puppini

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L’articolo di Laura Matelda Puppini è già stato pubblicato sul sito:

1911-2011 Casa del Popolo di Torre | 1911 – 2011 www.casadelpopolo.org/ per gentile concessione di Gian Luigi Bettoli, che ringrazio.

Laura Matelda Puppini

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