Continuo qui la pubblicazione della relazione di Franceschino Barazzutti, che è molto interessante, che giunge sino ai giorni nostri ed interseca la vita qui ed in Russia dell’autore con aspetti della storia e politica di quel Paese.. Dividerò questa seconda parte in due articoli, altrimenti è troppo lunga. E credetemi, c’è molto da imparare.

Eravamo rimasti alla rivoluzione del 1917 … (https://www.nonsolocarnia.info/franceschino-barazzutti-i-cosacchi-parte-prima/) e la storia dei cosacchi, narrata da Fraceschino, riprende da qui. Lmp. 

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«La nazionalizzazione della terra ed i risvolti sulla storia cosacca.

Il dibattito interno ai bolscevichi, dopo che erano andati al governo, ad un certo punto si accese. La corrente guidata da Lev Trotskij, che era la più estremista, riuscì a far passare il principio della nazionalizzazione della terra, perché un’economia basata sulle piccole aziende contadine, fra cui quelle cosacche, non riusciva a dar da mangiare a tutti nelle città, ed ai sempre più numerosi operai che andavano aumentando con il crescere delle industrie. Così, infine, in Russia si passò alla nazionalizzazione della terra, che avrebbe permesso una produzione agricola maggiore. Ma i cosacchi non riuscirono a digerire tale scelta governativa che, al posto delle loro piccole aziende di villaggio, proponeva i Kolchoz, cooperative agricole nelle quali i contadini lavoravano collettivamente la terra, condividendo anche strumenti e macchinari. (1).

Questo comportava, per i cosacchi, la perdita della proprietà della terra, ed i contadini si vedevano costretti ad andare a lavorare od in una azienda di stato od in una cooperativa. Questo naturalmente valeva per tutti, ma era come puntare una pistola alla testa della cultura del cosacco, che implicava il possesso della terra e la libertà di fare ciò che voleva.
Questa situazione portò a sollevazioni e rivolte cosacche e conseguenti repressioni. Da quel momento il rapporto tra il governo bolscevico ed i cosacchi si deteriorò: infatti i cosacchi apparvero come coloro che erano stati con lo czar ai tempi della rivoluzione (anche se non tutti) e che erano contrari alla nazionalizzazione delle terre. E così furono repressi, e ciò comportò l’emigrazione all’estero di molti di loro, e da quel momento in poi non si parlò più, in Urss, di cosacchi.

Io da studente all’Università Statale di Mosca dal gennaio 1959 al 1964, non ho mai sentito parlare dei cosacchi dai compagni di studi, e non ho mai letto nulla su di loro sui giornali o ascoltato qualcosa su di loro alla televisione. (2).

E si giunge alla seconda guerra mondiale.

Il 1° settembre 1939 i tedeschi invasero la Polonia da ovest e quindi l’Unione Sovietica. Le divisioni locate nella zona della città Brest, che erano le più avanzate verso la Polonia, furono travolte. E gli ufficiali che non erano riusciti ad arginare l’avanzata tedesca, furono poi addirittura processati.

Cosacchi in Carnia’. (Da Archivio fotografico Anpi Udine, per gentile concessione di Federico Vincenti).

La chiesa ortodossa, che era stata lungamente perseguitata dai bolscevichi perché era la spalla dello czar, come lo erano stati i nobili che però erano fuggiti in Europa dove avevano già messo al riparo i loro capitali, vista la situazione, fece un ragionamento preciso. I suoi edifici di culto erano stati per lo più distrutti nel corso della rivoluzione, ma guardando lontano pensò che il potere sovietico non sarebbe durato in eterno, ed essendo chiesa ortodossa russa, lasciando perdere il pregresso, si schierò con la Patria, con chi difendeva la Russia dall’invasore, con i rossi, con i bolscevichi, sostenendo il governo.
Al contrario i cosacchi seguirono i nazisti. I tedeschi erano riusciti a giungere oltre il Volga, nell’anti-caucaso, dove si trovavano insediamenti dei cosacchi.  

Ed i cosacchi, aizzati in qualche modo dalla nobiltà e dai loro capi fuggiti a Parigi, decisero di schierarsi con i tedeschi, sicuri che avrebbero abbattuto il potere sovietico ed avrebbero reso loro le terre e la libertà di fare ciò che volevano. E questo fu un errore micidiale. Ed ai cosacchi si unirono in questa follia i nord caucasici, i calmucchi che sono quelli che giunsero in Carnia con i dromedari, i georgiani ed altri. In genere in Carnia li chiamavano tutti ‘Mongui’ ma in particolare chiamavano così i calmucchi, che erano di religione Buddista.

Poi quando in Russia la situazione si mise male per gli invasori nazifascisti, iniziò la ritirata, ed i cosacchi e questi altri gruppi, dopo aver cercato, alleandosi con Hitler, di abbattere il potere di Mosca e di ritornare ai fasti di prima, decisero di seguire l’Armata Tedesca con cariaggi e famiglie, e raggiunsero infine il Friuli e la Carnia, che i tedeschi avevano promesso loro come nuova terra.
E io ero bambino, ma mi ricordo che sono entrati nelle case, e abbiamo dovuto far loro posto. (3). E mia suocera, che era di Nimis, mi raccontava che i cosacchi litigavano fra loro per avere le terre migliori. Ma io credo che si debba essere o imbecilli od ingenui a pensare di andarsene dal proprio territorio, seguire i tedeschi, giungere in Friuli ed in Carnia e non farsi qualche domanda sugli abitanti locali, su dove sarebbero andati.
Però non si deve dimenticare che ci fu, allora, una campagna di propaganda terribile per convincere i cosacchi a fermarsi qui, ed essi avevano anche una loro ‘Gazeta’, che sosteneva questo progetto (4), mentre pare che ognuno di loro sognasse di andare ad impiccare Stalin, non avendo presente la reale situazione creatasi nel corso della seconda guerra mondiale.

Cosacchi ed autorità anche naziste al panificio cooperativo di Tolmezzo che era stato requisito per le primarie necessità degli occupanti. (Da Archivio fotografico Anpi Udine per gentile concessione di Federico Vincenti). Per lo stesso motivo era stata di fatto requisita anche la gran parte dell’ospedale civile di Tolmezzo.

Qui, comunque, questi gruppi di cosacchi ed altri ‘russi’ vissero guidati dai loro Atamani, e vennero utilizzati in funzione antipartigiana ed in rastrellamenti, e si sa che ne combinarono di tutti i colori, compresa l’uccisione del prete di Imponzo.
Dopo l’esperienza dell’occupazione cosacco caucasica, i carnielli però si sono divisi in due parti: quelli che dicono che in fin dei conti erano povera gente, ‘biada e pora int’, e quelli che sostengono che non erano proprio povera gente, ma occupanti belli e buoni! E dove pensavano di mandare noi, se loro dovevano insediarsi qui? E tuttora questa dialettica esiste in Carnia e non solo in Carnia.

Ma per ritornare ai fatti, i cosacchi, georgiani, caucasici calmucchi sono rimasti in Carnia dall’ottobre 1944 al maggio 1945, e poi, sotto la pressione degli alleati che avanzavano, sono finiti in Austria, a Lienz, dove sono stati consegnati agli inglesi e da questi al KGB. Questo è accaduto a causa degli accordi di Yalta stipulati tra il presidente degli Usa, Churchill e Stalin, ormai a guerra vinta. E in quel contesto i tre decisero pure la spartizione dell’Europa che originò poi la cortina di ferro e determinò la politica del dopoguerra. E stabilirono anche che i prigionieri facenti parte di forze nemiche dovevano esser restituiti ai paesi di origine. Per questo motivo i cosacchi ed altri, essendo russi, dovevano esser consegnati all’Urss. (4).
Quindi i cosacchi, sperando che non finisse così, si arresero in mano Inglese. Ma gli Inglesi invitarono gli ufficiali ad un incontro dicendo che dovevano discutere di alcune cose, e quando i comandanti cosacchi si trovarono lì, li disarmarono e poi …. Cun las buinas o cun las tristas … rispettarono l’accordo di consegna.

Ma ora permettetemi un momento di divagare sempre però sull’argomento. Io avevo ed ho un amico dei tempi studenteschi, in Russia, che era un giornalista e che faceva pure e fa tuttora il regista cinematografico, e sua madre era una cosacca. E, quando ha saputo da me che i cosacchi erano venuti anche in Carnia, mi ha detto: «Perché non facciamo un bel documentario sui Cosacchi in Italia?». A me non è parsa una cattiva idea, e così sono andato da Antonio Comelli, che non era più Presidente della giunta regionale ma era Presidente della Fondazione Crup, e, approvando l’idea, mi ha dato per la sua realizzazione 10 o 20 milioni di lire di allora. Poi sono andato da Gianni Bravo, Presidente della Camera di Commercio, che aveva in testa il ‘made in Italy’ e la convenzione con la Russia, e me ne ha dati altrettanti. Così, nel 1991, l’amico regista e la sua troupe hanno potuto, anche in accordo con la televisione russa, raggiungere il Friuli e la Carnia, ed io ho collaborato al filmato documentario organizzando incontri con ex partigiani, preti, ed altri testimoni dell’epoca.

Ed inoltre cosa è accaduto? In Russia sono stati reperiti anche sopravvissuti che erano stati ad occupare la Carnia, e nel film compare un’intervista ad una donna che racconta come, consegnati a fine guerra ai Russi, i cosacchi e gli altri che si erano recati in Europa al seguito dei nazisti, furono trasportati verso la loro destinazione su treni. Ed in ogni stazione che attraversavano, c’era una folla di russi ad attenderli che urlava, al loro passaggio: “Traditori!”, “Manigoldi!” “Da qui a Vladivostok ci sono abbastanza pali da impiccarvi tutti!”. Ma si deve capire che i Cosacchi erano stati alleati dei nazisti, e la Russia aveva avuto milioni di morti nella seconda guerra mondiale anche per l’invasione nazifascista. (5).  E vi posso garantire che la ferita dei cosacchi al fianco di Hitler contro la loro terra è ancora sanguinante, là.

Cosacchi in Carnia. Da: Alberto Buvoli, Ciro Nigris, Percorsi della memoria civile. La Carnia. La Resistenza. Ed. IFSML, 2004. (Per gentile concessione dell’IFSML).

Il dopoguerra.

Alcuni si chiedono dove siano andati a finire i Cosacchi che avevano invaso la Carnia. I capi furono processati e giustiziati, per esempio Krasnov. Ma gli altri finirono nella zona di Kemerovo, subito al di là degli Urali, a lavorare nelle miniere di carbone. Ed il mio amico regista è andato pure ad intervistare questi minatori.
E mi ricordo che il regista ha intervistato anche un cosacco che era a Tolmezzo. Egli ci ha raccontato che, quando si trovava in Carnia, attraversava spesso un ponte e saliva in un paesino dove aveva una ‘morosa’, una fidanzata, e questo per dire come si fossero stabiliti, anche con gli occupanti, rapporti umani. (6).

E io rammento pure che, essendomi ammalato, è venuto a visitarmi un medico cosacco, e mi ha dato della marmellata per curarmi. E mi ricordo che giocavo con i bambini cosacchi: c’ era Misha, sempre così mal messo e con il ‘snacaj’ (muco) che gli colava sempre dal naso, e talvolta penso: chissà dove è finito Misha …  E mi ricordo che i bimbi cosacchi chiedevano sempre fiammiferi, ‘spichki’, perché far fuoco per tutti era una cosa importante. E cosa facevano ancora i bimbi cosacchi? Disfavano le roste per veder rotolare giù i sassi, che per loro era una novità, perché non avevano mai visto montagne, e, nella regione da dove provenivano, era tutto piano, e non avevano neppure sassi così grandi. Giocavano così i bambini cosacchi, facendo rotolare sui pendii una dietro l’altra le pietre delle roste a secco.

Ma per ritornare al dopoguerra, alcuni atamani cosacchi furono impiccati, ma poi, successivamente, furono riabilitati, per motivazioni politiche.

Alcuni cosacchi, sulla Drava, capito che sarebbero stati consegnati ai Russi, tentarono di fuggire gettandosi nel fiume, e ad alcuni andò bene ad altri peggio. Ma io ricordo che il loro capo che stava a Mena, quello con il cavallo bianco, pochi giorni prima della resa sparì, e quindi sapeva che sarebbe successo qualcosa, ed è stato un manigoldo perché ha lasciato i suoi da soli.
E so di un altro, un vecchio, che non ha voluto partire con gli altri e non è andato in Austria, e di una donna di Somplago che ha sposato un cosacco, e poi, insieme, sono andati in Svezia dove facevano i bidelli.
E vi posso garantire che qui in zona, ci sono stati molti ‘morosetti’ molte storie di amore, in particolare fra i nostri maschi e le cosacche, molto meno viceversa. Insomma, nonostante tutto, la vita andava avanti.

Altra svolta politica nella vita dei cosacchi.

Poi vi fu un altro terremoto politico istituzionale. Il 12 giugno del 1991 Boris Yeltsin divenne presidente della Federazione Russa. E cosa successe allora?

Dovete sapere che c’è una grande foresta ai confini tra la Bielorussia e la Polonia, dove vivono i bisonti, che si chiama Belavežskaja pušča. E lì si incontrarono con Yeltsin, l’8 dicembre 1991, sia il presidente della Bielorussia Stanislav Šuškevič che il presidente dell’Ucraina, che allora era Leonid Kravčuk, appena eletto essendo stata dichiarata l’indipendenza dell’Ucraina il 5 agosto 1991.  E decisero, concordemente, di sciogliere l’Unione Sovietica, ed i maligni aggiungono: dopo una formidabile sbronza.
E vi ho detto questo per farvi capire che la vodka ha avuto sempre un ruolo nella politica e nella storia dalla RussIa. Ed ad un certo punto, Gorbačëv decise persino di tagliare le viti a sud in Russia, sbagliando.

Ora, ritornando all’ incontro nella Belavežskaja pušča, esso, seguito, il 21 dicembre dello stesso anno, dal Trattato di Alma Ata che estendeva quell’accordo alle rimanenti repubbliche, sancì la fine dell’Urss e ognuno andò per conto proprio. (8). E quella che era l’Unione Sovietica, che si era retta sulla base del principio: “Uomini di popoli liberi legati fraternamente”, e dove ad ogni popolo era garantita la conservazione della propria lingua madre anche attraverso il suo insegnamento nelle scuole, accanto alla lingua nazionale russa che tutti univa, finì.
Ma a questo punto voglio dirvi una cosa: Stalin e coloro che gli succedettero esercitarono certamente un potere centralizzato ed assoluto, ma furono sempre sensibili e rispettosi verso le diverse nazionalità. E la Russia è composta da tante nazionalità, ed al governo centrale dell’Urss interessava e bastava esercitare il potere assoluto sulla politica estera, sulla polizia, sulla gestione dell‘economia e della pianificazione, lasciando i popoli vivere seguendo le loro specificità.

Abbandonata questa via, la Russia iniziò, con Boris Yeltsin, un percorso politico che tendeva a smantellare tutto ciò che era stato creato con il comunismo, tutto ciò che era sovietico, che era ‘rosso’, pur provenendo i nuovi vertici dello Stato e lo stesso Yeltsin dal Partito Comunista dell’Urss. E fu allora ed in questa logica, che i cosacchi vennero riabilitati, con delibera del Soviet supremo 16/7/1992, n.3321, e furono riammessi nelle loro terre, nel loro modo di vita, nella loro cultura.
Ma bisogna tener presente che i cosacchi non sono pochi, specialmente quelli che abitano in certi territori quali quelli meridionali e precacasici, ma sono molti. E andò a finire che il Tribunale, allora, riabilitò anche il generale Helmut Von Pannwitz.

Ma chi era Helmuth von Pannwitz? Era un generale tedesco ma proprio tedesco, che Hitler aveva posto a capo supremo di tutte le truppe cosacche che erano passate ai nazisti, e che si consegnò con loro all’armata rossa, finendo impiccato per i crimini commessi. (9).

I firmatari dell’Accordo di Belaveža. Da sinistra: Fokin, Kravčuk, Šuškevič, Kebič, El’cin e Burbulis. (Foto RIA Novosti archive, image #848095 / U. Ivanov / CC-BY-SA 3.0, CC BY-SA 3.0 <https://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0>, via Wikimedia Commons. (https://commons.wikimedia.org/wiki/File:RIAN_archive_848095_Signing_the_Agreement_to_eliminate_the_USSR_and_establish_the_Commonwealth_of_Independent_States.jpg).

Subito dopo l’uscita, nel 2000, in Francia del libro di Francois de Lannoy “Les Cosaques de Pannwitz”, che riportava pure la sentenza di riabilitazione, nel 1996, di Von Pannwitz, esso fu tradotto in Russia. Come mai? Allora la Germania era risorta, era una grande consumatrice di materie prime che comperava dalla Russia, era uno dei partner fondamentali dell’Europa, bisognava dare un segnale positivo nei suoi confronti. E così venne riabilitato, post mortem, su domanda del figlio, anche Helmuth Von Pannwitz dopo esser stato impiccato proprio in Urss.  Ma questo è il gioco della politica. Non tutti però furono così fortunati perché per un altro comandante dei cosacchi, benché fosse stata presentata domanda specifica, la riabilitazione non fu concessa in quanto aveva perseguitato partigiani italiani.

E, ritornando al libro che ho sopra citato, esso è estremamente prezioso perché è ricco di fotografie, in modo particolare per quanto riguarda la presenza dei cosacchi di Von Pannwitz in Jugoslavia. E il generale tedesco fu appunto giustiziato per i crimini commessi là. Tanto per dire, ancora una volta, come giochi la politica anche su vicende storiche del passato: riabilitando, per esempio.

Attualmente come stanno le cose con i cosacchi ritornati nelle loro terre, sparpagliate? Subito dopo il ritorno nei loro territori, è iniziata l’inquietudine a causa del loro modo di vivere, per quel loro sollevare problemi, perché, permettetemi di dirlo senza offesa: ‘salvadis’ erano prima, ‘salvadis’ sono rimasti.
Inoltre volevano ulteriori privilegi, richiamandosi alla loro storia sotto gli czar ed a loro non bastava aver riavuto le proprie terre ed i loro capi riabilitati. Nel frattempo scoppiava la guerra fra la Russia e la Cecenia rivoltosa, con il suo presidente Džokhar Dudaev (10). Allora cosa fecero i cosacchi? Andarono dal Presidente della Russia Boris Yeltsin e gli chiesero le armi per sistemare i Ceceni. “Dacci le armi, Yeltsin, che i Ceceni li sistemiamo noi”. Ma Yeltsin, che stupido non era, rispose loro, da che si sa: “A voi non servono le mie armi, perché ne avete già abbastanza!”. Ed ha mandato, invece, a contrastare i ceceni il generale Aleksandr Lebed’, che era un cosacco, ma che ubbidiva agli ordini del Cremlino. Così Aleksandr Lebed’ riuscì a raggiungere la prima pace, essendo presidente ceceno Aslan Maschadov.
Ma poi i ceceni si rivoltarono di nuovo, e si è giunti alla seconda guerra russo – cecena. E infine Vladimir Putin ha deciso di stanare tutti i ribelli, appoggiando poi la presidenza di Ramzan Kadyrov.

Il governo russo dalla svolta degli anni ’90 si è occupato dei cosacchi …  

Ma per tornare ai Cosacchi, vista la loro animosità, il governo di Mosca iniziò a porsi il problema di come comportarsi nei loro confronti e nei confronti delle loro pretese. Ma ritenne di non scegliere la via della repressione, che avrebbe creato scandalo anche presso la comunità internazionale, ma quella dell’integrazione. Un primo passo venne fatto riconoscendo tutte le organizzazioni delle comunità cosacche: quelle dell’Amur, quelle di Astrakan che sta sul mar Caspio, quelle del Volga, e giù, quelle del Don e via via… Ma di fatto cosa concesse così la Russia ai cosacchi? Il riconoscimento di un ruolo dei cosacchi da paramilitari non armati ma con la loro divisa, se ritenevano di indossarla, a cui vennero affidati compiti di protezione civile e di mantenimento dell’ordine che ancora svolgono. Ed i cosacchi possono ancora nominare i loro Atamani ed indossare anche in pubblico le loro decorazioni. Ed un Atamano (11), poi, si autonomina o si parifica ad un colonnello. 

Così potremmo dire che è stato concesso ai cosacchi anche un po’ di folklore, ma un folklore che ha un risvolto serio, perché questi aspetti caratterizzano i cosacchi e li distinguono dagli altri cittadini russi.

I cosacchi sovietici dell’Armata Rossa durante uno spettacolo di danza tradizionale. (Da: https://it.rbth.com/lifestyle/84996-tutto-quello-che-sai-sui).

E dovete sapere che, quando vivevo in Russia, ho lavorato pure in una fabbrica, e lì ho conosciuto un russo Viaceslav Vasiukevich, che era responsabile delle vendite. Così quando ho iniziato ad interessarmi dei cosacchi, gli ho chiesto aiuto, ed egli mi ha mandato un po’ di informazioni. E mi ha scritto, pure, che pochi giorni prima era andato in città ed aveva visto un cosacco che regolava il traffico, indossando i gradi di colonnello, il che, a lui, pareva anacronistico.  

E va pure sottolineato un altro aspetto: i cosacchi attualmente non sono ben visti dalla popolazione russa. Ma il governo ha deciso di dare loro un contentino per tenerseli buoni, almeno io ho capito così. Ma non solo: il governo ha istituito un organismo, il Consiglio per i problemi dei cosacchi presso il Presidente della Federazione Russa, che si occupa di analizzare la situazione dei territori abitati dai cosacchi ed i problemi delle loro popolazioni, ma si occupa, pure, del governo delle zone da loro abitate, almeno in qualche misura, cercando di tenere a bada i cosacchi, compito non facile. Di questo organismo fanno parte funzionari del governo, i governatori delle regioni che comprendono insediamenti cosacchi, artisti e molti altri. E, secondo me, questo è un organismo molto importante per una possibile interlocuzione anche da parte nostra.

È opportuno che i rapporti con i cosacchi avvengano a livello istituzionale con questo Consiglio.

Nella Val del Lago giungono cosacchi da Linz, da Stuttgart, e sono stati ad Alesso, e ogni anno vengono a Timau (12), e da me sono giunti in visita e per contatti Atamani che erano stati anche alle Nazioni Unite, per esempio l’Atamano capo de Kazakistan. E vengono qui perché stanno facendo promozione del mondo cosacco.

A questo punto io sono andato dal sindaco del comune di Cavazzo Carnico, dal sindaco di Paluzza, dal sindaco di Tolmezzo, ed ho espresso la mia opinione, che è quella che noi non possiamo seguire ciò che vogliono i cosacchi che vengono qui, anche perché sono divisi ed in concorrenza tra loro, e le richieste degli uni non sempre collimano con quelle degli altri. Invece noi della Carnia, se vogliamo avere dei rapporti con i cosacchi, dobbiamo tenere un collegamento istituzionale con l’organismo della Federazione Russa preposto.

Per esempio la regione Fvg o l’Uti della Carnia potrebbero inviare una lettera a detto interlocutore, dicendo che qui giungono cosacchi per conoscere luoghi in cui vissero anche i loro nonni, nel corso della seconda guerra mondiale, e che, in un mondo globalizzato e di pace, si vorrebbe instaurare rapporti di amicizia con i cosacchi anche se sono stati per noi occupanti. E vi è un esempio nel merito, alla scuola di Gemona, dove, d’estate, arrivano gli studenti delle scuole di Krasnodar e, viceversa, i ragazzi di Gemona si recano a Krasnodar. (13). La conoscenza reciproca aiuta molto, ed evita individualismi nazionalisti e razzisti.

Ma gli incontri devono esser fatti nel contesto di un programma culturale ed istituzionale, tramite le ambasciate, e con il fine di organizzare delle presenze finalizzate ed in un contesto programmatico condiviso. E bisogna ricordare, pure, che attualmente qui abbiamo ottimi rapporti con l’Austria, la Germania, e con gli Altoatesini, anche se furono i sudtirolesi di Bolzano, da che so, a massacrare, il 2 maggio 1945, la popolazione inerme di Avasinis.»

 E per ora termino qui la seconda parte del racconto di Franceschino, che però continua. Lmp.

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Note.

  1. Uno dei temi attuali, che pare una novità, in diversi ambiti operativi è il coworking, il lavoro condiviso, che implica in particolare la condivisione di spazi e strumenti fra professionisti, ma che può essere riportato anche ad un uso collettivo di alcuni strumenti di lavoro in agricoltura, per spendere di meno, per inquinare di meno, per raggiungere il massimo utilizzo e la massima efficienza di alcuni mezzi di lavoro.
  2. Però nel secondo dopoguerra giocò certamente sul fatto che nessuno intendesse ricordare i cosacchi, anche la loro scelta di affiancare i nazisti che stavano invadendo, assieme agli italiani, l’Urss, per annettersi territori ricchi pure di materie prime e da coltivare. Infatti anche la Germania aveva problemi di sovra popolazione.
  3. I cosacchi sia per Michele Gortani che ne scrive nel suo Il Martirio della Carnia, sia leggendo il carteggio Cioni Nigris ed altre fonti d’epoca, furono per la Carnia un vero flagello, e se fossero rimasti ancora qualche mese, prendendo pure il fieno per il bestiame, la popolazione della Carnia si sarebbe trovata alla fame più nera. E se si insediarono in casa altrui, dopo aver rubato e distrutto, in alcuni casi lo fecero gettando praticamente su di una strada i proprietari dell’immobile. Così mia nonna ospitò, per esempio Andreina D’ Orlando e la sua famiglia cacciati dai cosacchi che si insediarono a casa loro, ed anche Livio Pesce dovette riparare, se non erro, ad Ovaro per lo stesso motivo. Ma non furono i soli. Nel merito poi, cfr. anche Alido Candido, Laura M. Puppini. Intervista a Maria Squecco ved. Puppini, nonna Mariute, cjavacine. Agosto 1978, in: www.nonsolocarnia.info.
  4. Gli accordi di Yalta precedevano che tutti i prigionieri di guerra sovietici sarebbero stati rimandati in URSS, indipendentemente dalla loro volontà. (https://it.wikipedia.org/wiki/Conferenza_di_Jalta, 3 gennaio 2021).
  5. Basti ricordare le sofferenze della popolazione civile ed i morti per fame, sete, malattie ed altro nel corso del lunghissimo assedio di San Pietroburgo o Leningrado che dir si voglia, durato più di due anni. Ma la città resistette, in situazioni disperate e con centinaia di migliaia di morti tra i civili e tra i militari, come ci mostra pure il bellissimo Memorial di Caen, in Francia, che vi invito a visitare. Quindi la famosa battaglia di Stalingrado, prima ed ora Volgograd (23 agosto 1942 – 2 febbraio 1943) che si combatté tra il Volga e il Don, che portò l’Urss alla vittoria.
  6. Non sempre però questi rapporti umani erano presenti, e credo fossero rarissimi fra i maschi e famiglie locali ed i maschi cosacchi. Era invece più facile che, per empatia, si venissero a creare tra le donne e tra i bimbi. Lo stesso Romano Marchetti mi ha narrato che sua madre aveva sostenuto psicologicamente ed aiutato una giovane sposa cosacca che abitava a casa Marchetti, in attesa di un bambino. Ma al tempo stesso, vi era chi non intendeva aver a che fare con i cosacchi. E mia madre Maria Adriana Plozzer, mi ha narrato che in casa Plozzer abitavano Nina Iariscina e Vittoria Balkoskaia, che era veramente di matrice cosacca, di quei cosacchi che erano giunti qui con i carri. Ed a loro successivamente si era aggiunta Nina Nizenko, che riceveva in camera sua un ufficiale tedesco, facendo arrabbiare mio nonno, Emidio Plozzer, padrone di casa, che invitava il giovane, quando lo sentiva scendere le scale ed andar via, parlando tedesco, sua lingua madre essendo di Sauris, a non comportarsi così, e ricevendo in risposta, un «Buono papà, non arrabbiarti papà». Anche la morale personale e familiare veniva violata, allora». (Laura Matelda Puppini. “25 aprile: festa della Liberazione d’Italia. Da che cosa?” – Tarcento 27 aprile 2019, in: www.nonsolocaria.info).
  7. https://it.wikipedia.org/wiki/Presidenti_dell%27Ucraina.
  8. Dalla dissoluzione dell’URSS nascevano una serie di Stati indipendenti in Europa: Ucraina, Moldavia, Bielorussia, Estonia, Lettonia e Lituania; nel Caucaso: Georgia, Armenia e Azerbaigian; in Asia centrale (Kazakistan, Uzbekistan, Turkmenistan, Kirghizistan e Tagikistan), la Federazione Russa.
  9. Helmuth von Pannwitz fu processato e condannato a morte per i crimini compiuti sul territorio dell’attuale Jugoslavia. Ma poi fu riabilitato perché considerato vittima delle persecuzioni di Stalin e falsamente accusato di crimini di guerra. (https://it.wikipedia.org/wiki/Helmuth_von_Pannwitz).
  10. Nel 1991, prendendo sul serio le parole di Boris Yeltsin, Džokhar Dudaev, il presidente nazionalista della repubblica cecena, dichiarò l’indipendenza della nazione dalla Russia. Nel 1994 il presidente russo Boris Eltsin inviò 30.000 soldati nella repubblica per impedirne la secessione, scatenando la prima guerra cecena, in cui perse la vita, nel 1996, lo stesso Dudaev. Infine nel 1997, grazie alla mediazione condotta dal Gruppo di Assistenza dell’OSCE, allora guidato da uno svizzero, si giunse alla pace tra Russia e Cecenia.
  11. Atamano è un capo politico, ma al tempo stesso è  un comandante militare.
  12. La scelta di Timau potrebbe derivare dal fatto che tempo fa scriveva su ‘Asou Geats …’  bollettino del circolo culturale del paese, Pier Arrigo Carnier Arrigo Carnier, notoriamente ‘sponsor’, se così possiamo dire, in vario modo dei cosacchi, da cui pare affascinato, e che prende parte da anni alle loro feste.
  13. Sul progetto relativo a Gemona – Krasnodar, cfr. https://www.balcanicaucaso.org/Tutte-le-notizie/Sui-passi-dei-cosacchi-in-Friuli-41556.

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L’immagine che accompagna l’articolo è una di quelle inserite nel testo. L’ incontro si è tenuto nei locali della latteria di Cavazzo Carnico il 14 novembre 2018, organizzato dall’ Associazione locale ‘Mille e una storia’, è stato registrato da me Laura Matelda Puppini e, da che mi consta, l’unica registrazione è la mia. Trascrizione di Laura Matelda Puppini. Testo controllato da Franceschino Barazzutti. Prima pubblicazione in più articoli di Laura Matelda Puppini su www.nonsolocarnia.info. Testo coperto da copyright e non pubblicabile senza permesso della stessa. Le immagini e la grafica sono sempre di Laura Matelda Puppini.

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