Mentre si parlava già di elisoccorso notturno e di centrale unica, e qualcuno beatificava la riforma sanitaria Fvg, senza averla “gustata” del tutto, i medici delle sigle sindacali ANAAO ASSOMED, AAROI – EMAC, FVM, FASSID, CISL MEDICI, ANPO – ASCOTI – FIALS MEDICI, UIL MEDIC rilevavano, il 15 marzo 2016, in un incontro  a Trieste, le seguenti criticità, di cui la stampa pare abbia ben poco fatto menzione. Riporto qui alcune considerazioni da vari interventi, che fanno riflettere.

Diceva la dott. Laura Stabile che il taglio di posti letto non era terminato. Ulteriori tagli pesanti avrebbero colpito l’area triestina, in particolare l’ospedale Maggiore. Di fatto la Regione prevedeva, già allora, di eliminare 80 strutture complesse ospedaliere, cioè 80 reparti ospedalieri, il che non significava tagliare poltrone, ma tagliare equipes coinvolte a livello interpersonale, relazionale e culturale nell’attività lavorativa. Le linee programmatiche per l’organizzazione dell’assistenza territoriale sanitaria, (che avrebbero dovuto far calare l’ospedalizzazione) nella Regione, per il 2016 erano praticamente le stesse del 2015, il che faceva pensare che non si fosse proceduto in questo settore, e che quindi si potesse ipotizzare una situazione di tagli certi, e di futuro incerto.  

La dott. Renata Zago sottolineava, invece, che il lavoro del personale in sanità risultava sempre meno valorizzato e coinvolgente, potendosi creare così situazioni di demotivazione, mentre secondo la dott. Stabile il numero previsto di centri di assistenza primaria, operativi 24 ore su 24, era sovrabbondante, senza che vi fosse, nel merito, previsione di spesa. Ed aggiungo io ora, dell’operatività di questi ben poco sanno i cittadini, mentre il dott. Stefano Pustetto ci ricordava, recentissimamante, che ne sono stati aperti solo 13 (“Intervista a Stefano Pustetto del Gruppo Misto”, in “Secondo noi”, Telefriuli, 25 maggio 2017, in: https://www.facebook.com/stefano.pustetto/videos/1452376141472565/) dei forse 60, poi 40, poi … previsti. Inoltre sempre la dottoressa Stabile, dati Ocse alla mano, comunicava come, già allora, la spesa sanitaria pro-capite stesse scendendo in Italia, per precisione dal 2010, e ci si stesse avvicinando al limite che l’organizzazione mondiale della sanità ritiene punto di non ritorno sotto il quale non si può scendere. E d’altro canto, io credo che qualsiasi persona possa capire che, tagliando troppo in sanità, si potrebbe avere minore attrattività per chi paga le prestazioni,  e quindi minori entrate. E si segnalava il ridimensionamento di reparti o la loro chiusura in modo silenzioso, creando difficoltà non di poco conto, mentre il dott. Sebastiano Callari ritornava sul problema della carenza di camici bianchi, e su quello, mai risolto, delle lunghe liste d’attesa. 

Il dott. Alessandro Dente della UIL medici interveniva, quindi, sul piano delle emergenze urgenze, sottolineando in particolare come i dati dello stesso non fossero assolutamente verificabili ed i risultati non fossero prevedibili, e mancassero riferimenti bibliografici ed un prospetto analitico dei costi. (Appunti da ANAAO – Assomed su incontro a Trieste 15 marzo 2016, e Diego D’ Amelio, I medici bocciano la riforma della sanità, in Il Piccolo, 15 marzo 2016).

Ed ancora: la dott. Stabile palesava pure  la sua perplessità su di una sanità a livello territoriale ancora «tutta da inventare», (Diego D’Amelio, op. cit.), Valterio Fregonese criticava il protocollo Regione – Università, che dava un ruolo troppo importante agli Atenei nella realizzazione della riforma sanitaria, si soffermava sul fatto che la Regione avesse sempre interpretato «le critiche degli operatori come pregiudizio politico», ed affermava, per quanto riguarda il piano dell’emergenza/urgenza, che non si era neppure fatto un conto preciso del fabbisogno regionale di ambulanze. Claudio Pandullo, Presidente dell’Ordine dei medici di Trieste, sottolineava, invece, come in Italia si vivesse la classe medica solo come un costo, il che era svilente, mentre Riccado Riccardi, politico, sosteneva che la riforma, a suo avviso ideologicamente connotata,  «impone come curarci, mette in contrapposizione ospedale ed università, azzarda spostando 100 milioni di euro per il territorio». (Ivi). Ma ora la situazione non si è modificata, se Stefano Pustetto, (e cito ancora lui, perchè egli, ultimamente, ha toccato questi temi), il 25 maggio 2017 parlava di lunghe liste d’attesa come problema di difficile soluzione e non certo dipendente dalla libera professione dei medici, di un clima non buono che si respira negli ospedali e di personale demotivato, di personale anziano, di elisoccorso notturno, come scoop.

E ora si può notare concretamente come il settore emergenza urgenza, con le riforme/ tagli voluti dall’Assessore, mai votato dal popolo, e dalla giunta regionale, (ma che tanto ha inciso ed inciderà sulle nostre vite e su quelle dei nostri figli e nipoti) mostri delle criticità che non si sa se si risolveranno mai. Con la centrale unica si è avuto un black out, con deviazione delle chiamate a Brescia, tra l’altro già oberata di problemi e chiamate per conto proprio (Cfr.112: a Brescia 1 milione e mezzo di chiamate l’anno, in: http://www.giornaledibrescia.it/); chi chiama il 112, che magari è la stessa persona che sta male, deve rispondere due volte ad una sfilza di domande da un prestampato regionale, a due diversi operatori, e il secondo deve pure cercare il luogo esatto di invio del mezzo di soccorso, con enorme perdita di tempo e possibilità dell’utente di morire per ritardo nell’intervento; a Trieste un’ambulanza si è fermata per una ruota che si è staccata; i costosissimi tablet 118 (che si spera non siano quelli Zulu per aree di guerra) dopo esser stati acquistati sono stati ritirati, facendo solo aumentare la spesa pubblica; un incidente come quello della nube tossica a Maniago ha intasato di telefonate la centrale unica, impedendo di chiamare ad altri, ma io ritengo che fosse legittimo anche per i maniaghesi chiedere informazioni; e, mentre l’assessore Maria Sandra Telesca taccia di bugiardo chi dice che sulle ambulanze dell’emergenza urgenza non ci sono infermieri, si viene poi a sapere da Il Piccolo di Trieste che l’ ANAAO Assomed, ha denunciato l’uso di troppi volontari per i soccorsi di urgenza, tra l’altro, dico io, con quale preparazione, aggiornamento, titolo di studio, capacità non è dato sapere. Questo aspetto è stato rilevato anche dal dott. Pustetto che ha parlato addirittura di proposta di utilizzo di volontari sulle ambulanze codice A, e di ambulanze senza medico a bordo in Fvg. (“Intervista a Stefano Pustetto, op. cit.).  Dobbiamo ritornare a ricorrere al rosario, per pregare, se stiamo male, che i soccorsi giungano in tempo e con personale preparato – si fa per dire?  Insomma siamo in Italia e ora aggiungo in Fvg. (Nel merito cfr. Sanità. I sindacati dei medici. Troppi volontari nell’emergenza, in Il Piccolo, 27 maggio 2017, per le altre informazioni cfr. il sito diretto dal dott. Walter Zalukar, precedentemente direttore del Pronto Soccorso dell’Ospedale di Cattinara, “Costituzione 32”). Insomma pare che gli unici che per ora vedono un aumento di efficienza con la centrale unica, siano gli assessori incarico esterno Maria Sandra Telesca e Paolo Panotin.

Inoltre già all’epoca della stesura del nuovo piano dell’emergenza urgenza, l’Anaao Assomed faceva notare come esso prevedesse da 350 a 550 uscite notturne dell’elisoccorso, numero ritenuto troppo alto, dato che l’elisoccorso si usa in genere per soccorsi tempestivi in montagna, (Osservazioni ANAAO Piano emergenza, pdf) quelli ora posti giustamente, in alcuni casi, a pagamento, speriamo anche se trattasi “dell’amico dell’amico”, della persona famosa o del politico di turno, scrivo io, perché si sa, siamo in Italia, e sperando, sempre che l’elicottero abbia carburate sufficiente per intervenire. (Cfr. Fabiano Filippin, Elicottero in riserva, soccorso rinviato, sottotitolo: Da Erto il velivolo ha dovuto rientrare in Carnia: senza una convenzione tra Regioni non ha potuto rifornirsi in Veneto, in: http://messaggeroveneto.gelocal.it/pordenone/cronaca/2017/03/31/news/; Elisoccorso senza carburante, muore un uomo in Sardegna, in: http://www.helipress.it/schede-1197-elisoccorso_senza_carburante_muore_un_uomo_in_sardegna, 8 giugno 2015; Michela Zanutto, Elisoccorso a pagamento: un conto salato da 2 mila euro per i salvataggi in montagna. Sottotitolo: Gli inesperti e gli imprudenti che chiameranno l’elicottero contribuiranno alle spese. La proposta di legge approvata in commissione. Tra pochi mesi al vaglio del Consiglio, in: http://messaggeroveneto.gelocal.it/udine/cronaca/2017/04/21/news/conto-salato-da-2-mila-euro-per-i-soccorsi-in-montagna-1.15226880).  

E comunque l’intervento notturno dell’elisoccorso sarebbe stato, secondo Anaao Assomed da valutare meglio, date le condizioni operative ed i costi; e si era notato, già allora, un uso improprio di tale mezzo per trasporti in ospedale hub di casi non gravi. Insomma io vorrei sapere, dato che siamo ormai ad una sanità agli sgoccioli, quali sono i criteri per attivare i voli notturni di un elicottero di soccorso.

Inoltre pare che l’Assessore, almeno alla data del 19 febbraio 2016, ben poco avesse ascoltato i medici. Infatti più sigle sindacali sottoscrivevano un comunicato congiunto, relativamente al Piano dell’emergenza urgenza, di cui riporto qui le parti fondamentali.
«Le recenti esternazioni dell’Assessore alla Salute sul Piano Emergenza e sulle richieste avanzate dalle Organizzazioni Sindacali della Dirigenza medica, veterinaria e sanitaria destano non poco sconcerto: è immediatamente evidente la dissonanza fra la disponibilità apparentemente dichiarata e le pesanti insinuazioni su una presunta strumentalizzazione, fra il tono di rammarico e il contemporaneo attacco mediatico, atto a screditare le Organizzazioni dei professionisti, che “scapperebbero” dal confronto.
Nelle parole di Telesca non vi è neppure il minimo accenno a quelle che sono state realmente le richieste delle scriventi OO.SS., e che continuano a non avere risposta: trasparenza innanzitutto, esplicitazione di dati corretti e metodi utilizzati, e una puntuale verifica della fattibilità e sicurezza del Piano, al fine principale di tutelare la salute dei cittadini, tutte queste condizioni preliminari e indispensabili per un confronto serio e costruttivo. (…).
Ma richieste analoghe a quelle sul Piano Emergenza potrebbero essere estese a molti aspetti della programmazione sanitaria regionale. In quasi un anno e mezzo, dopo l’approvazione della Riforma sanitaria, la Regione, con successivi provvedimenti, ha disposto la soppressione di 80 reparti ospedalieri e quasi 600 posti letto per acuti, ha deciso, per risparmiare, di sottrarre l’organizzazione della sanità pubblica alla competenza dei medici e dirigenti sanitari, che però resteranno responsabili di risultati e conseguenze, ma delle decisioni prese da altri (personale che costa meno). In tutto questo periodo non vi è stato alcun incontro con i rappresentanti dei medici e dirigenti sanitari, non una volta la Regione ha ritenuto di prendere in considerazione opinioni e suggerimenti espressi da questi, dichiarando però di aver lavorato con professionisti, dei quali non ha mai voluto rivelare, se non l’identità, almeno i criteri della scelta. E nessun coinvolgimento, e neppure informazione, continua ad esservi sul Protocollo di Intesa Regione – Università, che proprio in questi giorni si sta definendo, con il rischio che la Regione, prima responsabile dell’assistenza sanitaria ai cittadini, affidi quest’ultima in gran parte a un’istituzione che ha altri interessi e finalità, quali la didattica e la ricerca, rinunciando al governo delle due maggiori aziende sanitarie del Friuli Venezia Giulia. ANAAO ASSOMED, AAROI – EMAC, FVM, FASSID, CISL MEDICI, ANPO – ASCOTI – FIALS MEDICI, UIL MEDICI».

E vorrei sapere anch’io che ruolo giocherà l’Università, in sanità. Perché non tutto quello che è universitario è bello, intelligente, frutto di lavoro serio, e non so che ci stia a fare l’Università in sanità, se non a formare il personale. Manca inoltre un discorso su Insiel, che meriterebbe fatto, fra limiti già esistenti ed esistiti, cambi dirigenziali, e forse richieste impossibili da realizzare in tempi ristretti senza valutazione delle criticità. Il documento è datato febbraio 2016. Il 15 marzo 2016, le rappresentanze sindacali dei medici si riunivano a Trieste, invano, par di capire. 

Non pare però, come già detto, che la situazione sia poi mutata, nel senso che l’Assessore Telesca o Panotin per lei, sembra continuino ad agire in solitaria, poco interessandosi delle osservazioni di chi, per anni, ha lavorato nel settore, vedendone anche le criticità. Inoltre ormai pare che in politica, con tutto ciò che ne deriva, il popolo sia dimenticato anche se paga tutto, e che si proceda per schemi fissi, con i paraocchi, senza valutazione corretta di spesa e di sprechi, di esigenze reali o solo presunte, in un’ottica che pare più elettoral – sensazionalistica, e apparentemente risparmina, che altro. E se erro correggetemi. E chissà perché mi vengono alla mente le parole di un regionale o deputato, che ben ha espresso il parere della nuova classe dirigente, quando ha detto che prima o poi la gente dovrà abituarsi al nuovo. “O cussì o gloti”, appunto. Però un pensiero mi balena: Che cavolo ha a che fare ciò con il metodo democratico?

Non so poi come la Giunta Regionale non capisca che i cittadini guardano con sconcerto a questa riforma radicale del sistema sanitario, che in partenza doveva solo tagliare posti letto, che non ha studi di efficacia, efficienza e di nessun tipo alle spalle, che non ha avuto né studi di fattibilità né decreti attuativi, mentre il precedente sistema era positivo, come ammesso pure dalla dott. Telesca; che non si sa quanto costerà, se magari più di prima, ed a cosa porterà; e che definisce una situazione che a ragione, dopo mille parole e dichiarazioni della regione e dei suoi sostenitori, viene vista dai cittadini con sospetto e sfiducia; che ha creato un caos indescrivibile, ansia nell’utenza, ed una giusta corsa al privato. Inoltre sul sito regionale si vedono protocolli diagnostici curativi da seguire firmati da due o tre medici operanti in regione, non si sa da chi considerati specialisti esperti magari in una malattia anche rara e da direttori generali regionali, il che fa ritenere, con orrore, che la Regione intenda appropriarsi di parte delle funzioni mediche. E questo voler “protocollare” tutto in sanità, non tiene conto di una serie di fattori soggettivi, dato che di medicina si tratta, e del fatto che i medici non sempre concordano tra loro, e vi sono scuole e correnti di pensiero, e che non è compito della regione sposarne una o preferire uno specialista ad un altro imponendolo con la firma di un protocollo diagnostico- curativo; che deve esistere anche la conoscenza del paziente, che deve esistere il rapporto medico paziente, e che quest’ultimo deve vivere chi cura come medico di fiducia. Invece pare imponga tutto la Regione, con che competenza non si sa.

Poi scusatemi, ma qui pare che il rapporto tra politici e persone che dicono qualcosa, anche più esperti di loro in alcune materie, si svolga come si fosse sempre davanti ad un tribunale, ove però vige la legge arcaica del più forte, con la stampa al seguito. Insomma in 65 anni di vita, quella che ho visto agonizzare ora è la democrazia, mentre l’inutile ultimo  G7 ci ha detto solo che si è deciso che ognuno si arrangi come può e vuole, in temi scottanti come quello delle migrazioni (Nel merito cfr. Laura Matelda Puppini, Migration, Europa: un gigante dai piedi di argilla, in: www.nonsolocarnia.info), che coinvolgono l’Europa intera, e che Trump ci sta prendendo, sul clima, per i fondelli. Abbiamo potuto però sapere, come altre volte, che abito indossava l’una o l’altra madama presente come cornice al marito od al padre, ed anche noi ci siamo chiesti quanto costassero, guardando sconsolati i nostri abiti da Porta Portese e mercato del lunedì, comunque dignitosi, decorosi ed atti all’uso.

Vi informo poi che l’Assessore Telesca ha illustrato il documento di programmazione 2017 del Ssr Fvg, ormai saldamente, pare, in mano sua, ove si parla di realizzazione del piano oncologico e di quello della riabilitazione e psichiatrico, non si sa da chi stesi, (provi l’Assessore a dire che passi deve fare un paziente, senza conoscere l’età, gli sport che pratica ed ha praticato, ecc., che ha uno sperone calcaneare, patologia comunissima sia in giovani che anziani, se si riesce a capire da che causato, senza tener conto dell’età e dei suoi stili di vita, e che macchinari comperare per la fisiatria nello specifico). Detti protocolli diagnostico- curativi sono una fissa di questa laureata in scienze politiche e mai da noi votata, mentre intorno la sanità affonda. Ah, scusatemi,  dimenticavo: la programmazione 2017 prevede, pure, la riorganizzazione fatta dalla regione del servizio pediatrico, il che non fa ben sperare, dato che la logica è quella di risparmiare. Non ritengo poi che la sanitarizzazione della vita sia, se non si è in emergenza o in malattia acuta, via praticabile, ed in certi casi pasticciati bisogna pure trovare, come accaduto a me, un medico che lavora in scienza e coscienza, che capisce il tuo caso, ti aiuta e diagnostica, ed a cui credi. Ma ora anche le Ass devono seguire rigorosamente quello che dice l’Assessora Regionale, sostenuta dalla Giunta nel suo percorso, che appare quasi come una nuova sultana, ma senza gran visir. E il sultano aveva almeno anche un giorno, forse settimanale per le udienze del popolo. Inoltre io vi giuro che non voglio assolutamente che la sanità segua ogni passo della mia vita, come si legge tra gli obiettivi primari nel documento 2017, assistendomi, guidandomi, spiandomi, tenendomi sotto controllo, e per me desidero, se possibile, esser curata dal medico in cui credo. In fin dei conti la libertà personale nella scelta del medico e quindi delle cure non pare sia stata ancora abolita. Inoltre i vaccini coprono spesso malattie virali non infettive, e quindi come si fa a scrivere che la vaccinazione previene le infezioni? E come si può avere sicurezza alimentare nel mondo della globalizzazione ed in un’Italia inquinata? E non me ne voglia la dott. Telesca, che non conosco e non desidero conoscere, e che non intendo offendere, ma non se ne può più di questa giunta regionale e della sua riforma della salute, governativ- nazaren – renziana nell’impostazione, che deriva però anche da leggi pregresse dei governi Berlusconi, nella solita ottica di continuità, dato che il filo conduttore compare in tutta la penisola, e qui affidata, di fatto, ad una mano sola, la sua. Si sorride e si continua a dire che va tutto bene madama la marchesa, mentre tutto affonda. (Il documento di programmazione, con allegati, è leggibile, grazie ad un link, in fondo all’articolo: Telesca, approvato documento programmazione 2017 del Ssr, in: http://www.quotidianosanita.it/friuli_venezia_giulia/articolo.php?articolo_id=50177).

E a questo punto per amore di verità, almeno la dott Telesca scriva sui documenti non “Obiettivo aziendale” dato che l’Azienda è lei, ma “io intendo che ”, così almeno non ci prendiamo più in giro, e la sua responsabilità personale nella modifica e conduzione di un servizio pubblico così delicato diventa palese anche ai suoi occhi, come è giusto sia. E se ora Panotin o la Giunta vogliono condividere la respondabilità dell’Assessora alla salute facciano pure, scrivendo “Noi vogliano che” e firmando con nome e cognome, non la Direzione o l’Assessorato.

Senza voler offendere alcuno ma solo per riportare, in un regime democratico, delle opinioni personali e non solo personali. E se erro correggetemi, e mi scuso subito con l’Assessore Telesca, ma avrebbe dovuto aprire un po’gli occhi, ascoltare di più, non fidarsi solo di se stessa. 

E rimando ai precedenti articoli sulla riforma della sanità regionale, su questo sito, ed in particolare ai seguenti:

  • Sanità, salute, sistema sanitario nazionale e regionale tra proclami politici, innovazioni discutibili e marketing, 28 aprile 2017;
  • Sulla virtualizzazione della medicina e sulla perdita del contatto umano medico-paziente, 10 febbraio 2017;
  • Francesca Perri, dirigente medico Ares 118 Lazio. Sanità: la favola dell’efficientamento, 29 gennaio 2017;
  • Verso una sanità senza medici o meglio con pochissimi? Chiediamocelo. Alcuni dati da Anaao Assomed ed alcune considerazioni personali, 31 dicembre 2016;
  • Ivan Cavicchi, No al protocol doctor. Contro una medicina senza qualità. Il manifesto, 17 maggio 2016, 4 novembre 2016.
  • Aggiornato in data 26 ottobre 2016. Verso quale sanità? Le novità degli ambulatori “See and Treat” in mano agli infermieri, e della privatizzazione dei 118, per ora in Lazio…, 24 ottobre 2016.

Laura Matelda Puppini. 

Non ho posto una immagine a corredo di questo articolo perchè per ora, digitando sul motore di ricerca “Immagini per sanità fvg”, compaiono quasi solo fotografie dell’Assessore Maria Sandra Telesca, accompagnata o meno dalla Presidente della Regione e dai due o tre che decidono sulle nostre vite. Faccio presente che anche su Quotidiano sanità, alla voce Regione Fvg, compaiono e comparivano prevalentemente comunicati dell’ Assessore alla Salute Maria Sandra Telesca, il che è emblematico.

Laura Matelda Puppini

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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