Cercando al Gramsci di Roma anni fa, ho trovato il documento famosissimo che sarebbe la relazione gappista sulla strage di Topli Uorh, firmata da Marino, Marco e Valerio, datata 10 febbraio 1945, che è uno dei documenti base per l’accusa alla 1^ Brigata gappista ‘13 Martiri di Feletto Umberto’, che ha sicuramente posto alcuni problemi di autenticità anche ai giudici. Infatti nessuno si sarebbe prodigato per sostenere la validità del documento, quasi a ‘spada tratta’  se più di un dubbio non fosse venuto a qualcuno. Ma, si legge su: “Il processo di Porzus, La nuova Base editrice, «La certezza della provenienza della lettera degli apparenti firmatari non può essere messa in dubbio, specie dopo l’ammissione fatta dall’ imputato Plaino Aldo (Valerio) nel dibattimento in appello, di aver sottoscritto quella nota dietro le sollecitazioni di Marco e Giacca”». (1). Ma invero è una dichiarazione tardiva dopo che vi era stato già un processo in corte di Assise a Brescia con antefatti e strascichi di ogni genere.

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Il testo del documento in esame è la nota 10 febbraio 1945 inviata dal Comando Divisione G.A.P. “13 Martiri di Feletto U.” a firma Marino, Marco e Valerio (2) sulla quale si legge sempre sul volume “Il processo di Porzus, op. cit.” che essa aveva pure un allegato informativo relativo alla Osoppo. «L’autenticità dell’allegato è pure certa», non solo perché è munito dello stesso timbro che è stato impresso sulla nota, e perché  simile è la carta e eguali sono le caratteristiche della scritturazione a macchina» si legge ivi. (3). Ma, e lo scrivo solo a titolo informativo, gli osovani, forse con gli Inglesi, avevano avuto in mano, ai tempi della guerra, anche il C.I.N.P.R.O. (Centro Informazioni Provinciale di spionaggio e divulgazione ad Udine) locato presso il Tempio Ossario, che aveva come agente attivo don Valentino Pravisano Conte (4), dove si falsificava di tutto: carte di identità comprese, con timbri ed il resto. Ma forse vi erano anche altre possibilità allora per falsificare documenti. E queste note dicono solo che chi ha prodotto il testo dell’informativa ha prodotto contestualmente anche l’allegato, null’altro. Se poi la macchina con cui sono state battuti i due documenti è una Olivetti lettera 22, praticamente quasi tutti usavano allora solo quella.

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Inoltre se ci si premura con tanto fervore di precisare che il documento con allegato è autentico, magari era accaduto che qualcuno avesse pensato che fosse un falso.

E c’è più di un buon motivo per avere qualche dubbio, in primo luogo la presenza di un’altra comunicazione della Brigata “13 Martiri di Feletto”, presente in Archivio Istituto Gramsci Roma, definita sempre “BOLLETTINO DI GUERRA” e datata 13 febbraio 1945, che annota come il solito una serie di azioni svolte nel periodo comprensivo anche della salita alle malghe, senza citare in alcun modo quanto accaduto a Topli Uorh , quasi che la destra non sapesse cosa stava facendo la sinistra, si fa per dire, ed il suo presunto capo. Però detto documento narra per esempio di quanto fatto dai “Diavoli Rossi” ed altro ancora. Detto documento manca di intestazione battuta a macchina, e questo perché potrebbe esser stata tagliata ed acquisita monca, vista la linea separatoria in apice. Potrebbe però esser stata anche una dimenticanza. Infatti sopra compare scritto in matita: “1^ Brigata GAP (poi parola illeggibile N.d.r.). E dopo la linea divisoria si legge: “C.V.L. COMANDO GRUPPO BRIGATE G.A.P.”.  Quindi il testo riporta l’elenco delle azioni svolte, sempre ‘pasticciato con la matita, e il finale: “MORTE AI NAZIFASCISTI. LIBERTÀ AI POPOLI”, con la seconda parte posta sotto la prima, e non ha timbro né battitura a macchina dei nomi dei gappisti referenti, e men che meno firme autografe. (5). 

Comunque questo è il testo del discutibile documento datato 10 febbraio 1945 acquisito anche per i processi, e ciò è confermato dalle marche da bollo presenti, dai timbri sopra le stesse e da quello, unito alla firma autografa, del primo cancelliere.

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«CORPO VOLONTARI DELLA LIBERTÀ

COMANDO 1^ DIVISIONE G.A.P. “13 MARTIRI DI FELETTO U.”

 

N° 266/ di prot.                                                                                                    Zona lì, 10, febbraio 1945 A.D.V.

 

ALLA FEDERAZIONE DEL P.CI. COMITATO PROVINCIALE DI UDINE. 

AL COMANDO DEL IX° CORPO D’ARMATA, TRAMITE I COMPAGNI BRUNO E VANNI.

OGGETTO: Relazione politica di azioni fatte dai G.A.P. contro capi reazionari delle formazioni Osoppo. –

Da informazioni precise e da deposizioni di spie catturate quali prima facevano parte delle formazioni Osoppine, in seguito passarono al soldo nazi-fascista, venimmo a conoscenza dell’alto tradimento che certi Comandanti della suddetta formazione facevano a danno dei combattenti della Libertà. –

Da copia conforme inviatavi precedentemente a questa relazione, riguardante alla cattura e deposizione del citt. Marcon ex osoppino (Brontolo) avrete potuto notare quale danno hanno arrecato questi traditori, reazionari e poi spie, alle nostre formazioni.

Oggi da questa relazione potete venire a conoscenza di altri fatti importanti, per i quali consigliamo tutti i Comandi Superiori di prendere immediati provvedimenti.

Il giorno 8 c.m. tre Btg. di G.A.P. partirono per un’azione contro questi reazionari, traditori, attendisti armati. Di questa azione avevamo pieno consenso dalla Federazione del P. – Giunti alla località precisataci, troviamo ventidue di questi individui che comodamente alloggiavano, ben coperti di pelliccie, in posti che nemmeno l’aquila ci può arrivare, e si giacevano in comodi sacchi a pelo ed erano provvisti di tutti i conforti. Ci fingiamo degli sbandati da varie formazioni, il Comandante di essi vuol fare poi la cernita, i Garibaldini da un lato, gli Osoppini dall’altro in seguito fa allontanare i Garibaldini pronunciando ai finti Osoppini che altro non sono se non veri G.A.P. Garibaldini queste precise parole: “I Garibaldini sono tutti banditi”, sentendo queste parole i finti Osoppini, fanno alzare le mani a tutti disarmandoli.

Esaminati attentamente uno per uno abbiamo notato che essi non erano altro che dei figli di papà delicati attendisti, che se la passavano comodamente in montagna.

Tra essi abbiamo notato una donna, chi era questa donna? Una pericolosa spia riconosciuta dai documenti e dai compagni stessi, essa era TURCHETTI ELDA detta Vanda segnalata più volte per Radio. – Si noti che detta spia era lì protetta dal Comandante BOLLA dal vice Comandante Angelo, prima di venire giustiziati questi vennero interrogati sommariamente, e confermarono di essere mercenari pagati bene, al momento della fucilazione Bolla ha gridato “W il fascismo internazionale”. Tutti e tre sono stati giustiziati sul posto, gli altri ci hanno seguiti perché obbligati ad aiutarci a trasportare le armi e materiale vario che restava occultato nei puncher. –

Consigliamo i Comandi Superiori di inviare delle Brigate nelle località quivi indicate nel foglio che vi alleghiamo onde estirpare del tutto queste formazioni reazionarie e per prenderci tutte le armi che restano inoffensive occultate nei puncher. –

Per le formazioni Osoppine di pianura noi ci impegneremo con tutte le nostre forze per combattere la reazione. –

Saluti Garibaldini

Il Comandante Marino                  Il Capo di Stato Maggiore Marco                      Il Commissario Valerio.

MORTE AL NAZI=FASCISMO   =============================== LIBERTÀ AI POPOLI».

Il documento ha il timbro rotondo di “*BRIGATA G.A.P.* C.V.L.” ma all’ interno del timbro 13 sopra Comando e Divisione sotto sono aggiunti a penna. Ma le relazioni pregresse di azioni svolte non hanno timbro alcuno. E questo è il primo problema.

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Un altro aspetto, dopo quello del timbro metà scritto a penna, che mi ha colpito, è che le altre relazioni gappiste pregresse non erano firmate in modo autografo, ma invece lo sono una comunicazione del 15 febbraio 1945 (6), ed una del 1° aprile 1945 (7) anch’ esse acquisite per i processi.

La prima è relativa al colpo alle carceri, e si distingue dalle precedenti per essere molto simile per alcuni aspetti alla comunicazione del 10 febbraio 1945, quasi fosse stata scritta dalla stessa mente e dallo stesso braccio, l’altra è un ordine di servizio, diremmo così, al compagno NIK 1°.  La prima comunicazione è però senza timbro alcuno, ma sempre con una caratteristica precisa: la dicitura “Morte al nazi=fascismo” distanziata da una doppia linea da “libertà ai popoli” mentre i Garibaldini della Divisione Natisone scrivevano sui documenti “Morte al fascismo Libertà ai popoli”. (8). 

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In questi due documenti colpiscono poi le firme autografe ‘Marino’, ‘Marco’ e ‘ Valerio’ diverse ad occhio da quelle poste sul documento del 10 febbraio 1945, e diverse pure, sempre a prima vista, da quelle del documento datato 1°aprile 1945, presente in IFSML, Fondo Lubiana, sempre acquisito per i processi. In questo ricompare il timbro (molto sbiadito) con la scritta Comando al centro ma senza più aggiunte in penna. Ma compare anche la dicitura, nel finale, “W l’Italia Libera” che non era propria dei G.A.P. e della Garibaldi. 

Le firme autografe, non si sa perché poste, sono fatte con una penna. Ma le stilografiche erano da ‘signori’ e dove avrebbe potuto reperire una penna di quel tipo un gruppo di gappisti? Forse a Topli Uorh, a azione già avvenuta? Infatti gli altri documenti ci dicono solo che era in loro possesso una matita. E questi tre documenti firmati in modo autografo, pare siano stati i soli ad essere acquisiti ai processi, e questo lo si evince dalle marche da bollo e timbro e firma del cancelliere, ma le firme ad occhio differiscono.

Ora va beh che a Marino, Marco o Valerio poteva far male la mano, ma non a tutti e tre. Poi che a processi di questa levatura ci si sia fidati più di testimonianze orali che altro anche per l’autenticità dei documenti e delle firme, quando sarebbero servite esaustive perizie calligrafiche all’epoca possibili, mi pare un po’ strano. Infatti, sempre sul volume “Il processo di Porzûs, op.cit”, si legge che la firma di Valerio, presente e non fuggito ad est, era stata riconosciuta dal teste Guerrino Franzil (9), il che mi pare poco scientifico. Inoltre, ad occhio, neppure le tre firme di Valerio paiono similari. Che casino! – direbbe qualcuno parlando il linguaggio volgare. 

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Inoltre anche se, putacaso, a Padova o a Trieste avessero avuto brave maestre e ottimi maestri elementari o magari in qualche corso post elementare per lavoratori, vorrei sapere come un ragazzino, che aveva iniziato a lavorare prestissimo, avrebbe potuto scrivere un testo di questo tipo, così costruito e con frasi come: “Esaminati attentamente uno per uno abbiamo notato che essi non erano altro che dei figli di papà delicati attendisti, che se la passavano comodamente in montagna” o come poteva aver usato “avrete potuto notare” quando parlava magari in dialetto?                       

Insomma pare che ci siano dei documenti in Archivio dell’Istituto Gramsci che non collimano con i tre acquisiti sicuramente per i processi, quasi che da Porzus in poi fosse tutta un’altra cosa. Ed allora uno qualche domanda se la pone, magari. Inoltre nel documento datato 10 febbraio 1945  si parla di Divisione, ma in nessun altro documento detto termine compare, e l’elenco delle azioni gappiste del 17 o 19 gennaio 1945 ha la solita intestazione: “CORPO VOLONTARI DELLA LIBERTÀ- COMANDO 1^ BRIGATA G.A.P. 13 MARTIRI FELETTO U”..

Ma poi: chi è Marco? Siamo sicuri che è Vittorio Iuri che ha soppiantato, dall’eccidio in poi Erso? E per quanto ho visto io al Gramsci, il nome Giacca o Toffanin non sono presenti. Ed infine: aveva il Toffanin una macchina da scrivere in dotazione? Non credo mentre era sotto la Natisone – Brigata Picelli, e non so a cosa gli potesse servire poi. Inoltre anche nella comunicazione del 10 febbraio 1945 non è scritto “Come da ordini trasmessi o dati” o “Vi informiamo di aver eseguito gli ordini trasmessi” tanto che pare che Giacca solo molto più tardi, postosi al riparo, abbia incominciato a parlare di aver eseguito solo ordini e che gli ordini sono ordini.

Però Alessandra Kersevan mi avvisa che ci sono testimonianze orali che dicono che Marino era Giacca. Ma non posso farci nulla, in fin dei conti sono io che ho scritto l’articolo intitolato: L. M. Puppini. Lu ha dit lui, lu ha dit iei. L’uso delle fonti orali nella ricerca storica. La storia di pochi la storia di tanti. ove enumero i limiti delle fonti orali. 

Invece analizzando sempre più questa storia processuale essa mi appare sempre più come un vero ‘caos’ processuale, e penso pure: chissà cosa dovettero soffrire uomini come i comunisti incarcerati senza averne colpa, mentre Toffanin ed il suo vice si erano messi al riparo.

E per ora mi fermo qui. Pubblicherò nel prossimo articolo i testi dei documenti qui citati e non ancora trascritti. Grazie per l’attenzione. 

Laura Matelda Puppini

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Note. 

1 – “Il processo di Porzûs. Testo della sentenza della Corte d’Assise d’ Appello di Firenze sull’eccidio di Porzûs” con prefazione di Gianfranco Bianchi e note di Silvano Silvani, avvocato, edizioni Ribis – La Nuova Base ed. 2004, p. 152.

2 – “Relazione politica di azioni fatte dai G.A.P. contro capi reazionari delle formazioni Osoppo, datata 10 febbraio 1945 e firmata da Marino, Marco e Valerio. Essa è fotocopia del documento n.50 presente agli atti dei processi e si trova sempre in: Archivio Istituto Gramsci -Roma.

3 – “Il processo di Porzûs, op. cit, p. 152.

4 – Luigi Raimondi Cominesi, La “carta della Gestapo”, pianta della città di Udine 1943-1945, in: Storia Contemporanea in Friuli, numero 43, nota 2, p. 245.

5 – Documento con intestazione scritto a matita 1^ Brigata G.A.P. e (illegibile). Poi vi è una demarcazione netta, che quelli della 1^ Brigata ponevano per scindere l’indirizzo dal testo, e quindi la dicitura “C.V.L. COMANDO GRUPPO BRIGATE G.A.P.” Quindi Altra leggera linea di demarcazione e quindi “BOLLETTINO DI GUERRA DEL GIORNO 13 FEBBRAIO 1945 A.D.V.”. Segue l’elenco delle azioni svolte, sempre ‘pasticciate con matita, e il noto finale: “MORTE AI NAZIFASCISTI. LIBERTÀ AI POPOLI” e non ha timbro né battitura a macchina dei nomi dei gappisti referenti. Il documento si trova in: Archivio Istituto Gramsci Roma, “Veneto – Friuli – Friuli – Varie – Fondo B.G. – Sez. IX – cart- 2 Fasc. 6 – doc. 09564.

6 – Documento con intestazione “CORPO VOLONTARI DELLA LIBERTÀ GRUPPO BRIGATE G.A.P. C.O.M.A.N.D.O. (scritto così in modo non reperito in altri documenti relativi ai G.A.P. friulani né della Divisione Natisone). 16 di prot. Quando il precedente aveva numero 266?

7 – Documento agli atti del processo firmato in modo autografo da Marino Marco e Valerio datato 1° aprile 1945 senza numero di protocollo, in: IFSML, Fondo Porzus, n. 116.

8 – Posseggo un certo numero di copie di documenti della Natisone per poter dire che erano siglati:”Morte al fascismo Libertà ai popoli” come in uso fra i garibaldini. 

9 – “Il processo di Porzûs, op. cit.”, p. 153. 

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L’immagine che accompagna l’articolo riproduce il documento con oggetto “BOLLETTINO DI GUERRA” datato 13 febbraio 1945, dove l’azione alle malghe non compare mentre compare quella alle carceri posticipata di due giorni. L.M.P. 

 

 

 

 

 

 

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