Riprendo qui nuovamente quanto detto a Cimolais, questa volta relativamente al turismo. Mauro Corona, nel filmato proiettato (1), ha sottolineato alcuni aspetti che caratterizzano il paesaggio montano: il rifugio, facendo riferimento al ‘Maniago’, per esempio, in auge dagli anni sessanta o la malga, luogo di lavoro e produzione. Ed ha continuato dicendo che basta guardare la montagna: lassù ci sono le vipere, ci sono i fiori, vi è, in alcuni luoghi, un ambiente rimasto ancora abbastanza naturale come la Val Montanaia ed il suo “campanile”.  E in montagna si può trovare ancora la natura e la bellezza: e ci sono torrenti dove l’acqua si può ancora bere. E se la cima è l’obiettivo- ha continuato Corona – non bisogna però avere fretta nel raggiungerla, perché ci sono tante piccole ‘cime’ da osservare prima di arrivare alla meta finale. E Corona ha detto anche che è molto bello vedere il variare della montagna nelle stagioni, che riporta indietro nel tempo. Ma la montagna per chi vi è vissuto e vi vive, rimanda anche – sempre secondo il noto personaggio – a dei ricordi ed ad una condivisione comune, ad un vivere la montagna fra i montanari trasmettendosi esperienze e vita, ed ecco giungere alla sua mente l’immagine del nonno che diceva che siamo come le tegole che si passano l’acqua e la trattengono insieme.

Però anche secondo Mauro Corona i tempi sono cambiati, e se i ricordi potrebbero portare alla buona educazione, ora invece se si va verso Settefontane, si trova la via piena di quintali di spazzature. E con questa amara riflessione, ha chiuso il suo intervento nel filmato.

Due righe ed un piccolo disegno che Mauro Corona mi regalò l’11 aprile 2003 a Tolmezzo. Disegno e scritto su una pagina di agendina mia con penna. Originale su foglio bianco.  

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Quindi Flavio Pressacco ha presentato i partecipanti alla tavola rotonda ed ha parlato pure del gruppo amicale che ha organizzato gli incontri con la famiglia Cainero, che ritiene sia possibile collegare, in nome delle comunità delle montagne friulane che presentano anche situazioni diverse, le differenti capacità, competenze, opportunità, nel nome di Enzo Cainero che ci ha mostrato che si deve pensare ma poi anche concretizzare. Ma il ruolo che il gruppo organizzatore si è dato è solo quello di catalizzatore di un processo che le comunità di montagna dovranno poi sviluppare insieme con le varie istituzioni. Infine ha chiuso il suo breve intervento dicendo che il percorso prevede 6 tappe, per rubare un termine anche al ciclismo, una per ogni Comunità Montana tutte con la presenza dell’Università di Udine, che è titolata ad elaborare pensiero e strategie, elaborandole in progettualità. Infatti, relativamente al progetto sulla montagna, vi è da tempo un ‘cantiere aperto’ portato avanti dal professor Mauro Pascolini (2), che ha scritto ultimamente un interessante volume “Next generation Mountains” (3), che contiene le riflessioni emerse in un convegno internazionale organizzato due anni fa da ‘Rete Montagna’ assieme all’ ‘Officina montagna’ del progetto ‘Cantiere Friuli’ dell’Ateneo udinese. Ed infine ha invitato a prendere la parola Alberto Cancian che è Project Manager del Piano di produzione territoriale della Magnifica Comunità di Montagna Dolomiti Friulane Cavallo e Cansiglio.

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Alberto Cancian,dopo i ringraziamenti di rito, ha iniziato dicendo che il suo compito era quello di presentare un progetto voluto anche da Salatin, presidente della Magnifica Comunità, per mettere a sistema il territorio afferente alla Comunità stessa, con l’aiuto della Direttrice della Camera di Commercio e di altri Enti. Inoltre i proponenti il progetto hanno puntato, per realizzare il loro obiettivo, su dei giovani che vivono sul territorio, come lui e sua moglie che hanno due figli e abitano in Val Tramontina, nei pressi del Borgo Tamar (4).
Quindi Cancian ha continuato proponendo delle slides che mostravano le caratteristiche del territorio. Ed ha aggiunto che quel mattino aveva visto a Maniago un gruppo di persone meravigliose, di cui alcune indossavano il cappello alpino, raccogliere i rifiuti gettati nella zona dai soliti vandali. E lo facevano per amore della loro terra, non per altro. (5). Ma prendendo esempio da questa immagine, ha aggiunto che, come ricercatore, egli vorrebbe avere sia il ruolo di ‘lanciatore’ che quello di ‘ raccoglitore’.

Inoltre ha parlato della sua esperienza di viaggiatore in Colombia, da cui ha appreso che il fiume che divide la Colombia dal Perù non è considerato un elemento naturale che divide ma che unisce due popoli. Ed ha preso questo esempio per sostenere che bisogna pure mettere insieme territori anche nella Magnifica Comunità, creando unione e non divisione.

 

Alberto Cancian, che a Cimolais ha detto di essersi laureato all’ Università di Udine in turismo culturale. (Da: https://www.facebook.com/ilmondoinsieme/posts/alberto-cancian-attraverso-il-suo-progetto-innamorati-del-nostro-territorio-ci-f/1383067561862820/).

Quindi  ha continuato presentando velocemente altre slides, che si possono con calma visionare nel Piano di Promozione Territoriale della Magnifica Comunità di Montagna. Ha mostrato, poi, il territorio della Magnifica Comunità, che risulta suddiviso in 12 comuni ed in tre fasce distinte a livello geografico: l’area di collina interna e pedemontana, a cui appartengono Caneva, Budoia,  Polcenigo ed Aviano, l’area prettamente montana, e quella formata dagli altri comuni e valli: Andreis, Barcis, Cimolais, Claut ed Erto e Casso, la Val Cellina, la valle del Vajont, Frisanco, la Val Colvera, Tramonti di Sopra e di Sotto con la Val Tramontina.

Ed a suo avviso, è interessante vedere come, geograficamente, il territorio si presenti a valli poste quasi a formare un pettine, che è importante pure per la modalità di gestione dello stesso e la sua complessità. Ed a fronte si una montagna come la si può vedere da lontano, vi è poi una visione della stessa da vicino, e la montagna è difficoltà ma anche complessità. Non solo: bisogna vivere la montagna con ottimismo, ed esso è presente se vi è qualcuno che ti fa scorgere anche le difficoltà, che non possono essere nascoste. Ma questo presuppone “guardare la montagna dall’alto”, e vedere in Fvg la sua collocazione, a soli 40 chilometri dal mare. E questo aspetto è fondamentale quando si parla di promozione turistica. Ma poi – ha continuato – ci sono le risorse anche del territorio specifico, e quello della Magnifica Comunità ha ben due siti Unesco, Patrimonio dell’Umanità, che sono: l’area protetta del Parco delle Dolomiti Friulane e la riserva naturale Forra del Cellina, e pure Poffabro, che è uno dei borghi più belli d’ Italia. Ma non bisogna dimenticare Polcenigo, ma pure Andreis, Barcis e Frisanco, tutte e tre località insignite da bandiera arancione. (6).

Poi c’ è Caneva di Pordenone che ha una serie di caratteristiche encomiabili, in particolare dal punto di vista ambientale e per le eccellenze locali, ed è presidio di slow food, anche se non unico in provincia. Infine – ha continuato Cancian – non si può dimenticare la ‘pitina’ IGP (7) una polpettina particolare che si produce in Val Tramontina ma anche nelle altre vallate, e, sempre come ‘IGP’ anche in Val Cellina. Ma – ha continuato – la zona montana è ricca pure aspetti culturali: di archeologia e di arte. E non bisogna dimenticare che, quando il National Geographic ha deciso di promuovere la montagna friulana, ha utilizzato il campanile della Val Montanaia (8).

 

Cimolais. Quadretto in legno posto sopra il portone di una casa, un po’ rovinato, che rappresenta il Campanile della Val Montanaia. Foto di Laura Matelda Puppini. 12 aprile 2025.

E poi c’è la Val Cimoliana, che è il nucleo delle Dolomiti Friulane che sono siti Unesco, patrimonio dell’umanità come il Palù del Livenza, che è uno dei famosi piccoli siti preistorici delle Alpi. Quindi in questo Parco delle Dolomiti Friulane ci sono ben due siti Unesco, su cinque in tutto il Friuli Venezia Giulia (9), ed è un dato che stupisce. Inoltre non si può dimenticare che i circa 963 km2 (962, 95 per l’esattezza) di estensione della Magnifica Comunità sono solo il 12% dell’estensione del territorio regionale e lo 0,3 % di quella dello Stato.

Un altro dato importante, relativo alle Dolomiti Friulane è quello che riguarda la capacità recettiva di questo territorio montano composto da 12 comuni che complessivamente contano 28.000 abitanti: 158 strutture con 3.300 posti letto. Ma anche se ogni posto letto fosse occupato, giungeremmo ad un massimo di 28 persone per km2, contro le oltre 2000 che si trovano in una città come Milano e 1394 a Pordenone.

Quindi la scarsa densità abitativa del territorio, dovuto anche alle sue caratteristiche, mostra la presenza di una grande potenzialità di assorbire nuovi abitanti da un lato ma richiede pure, per le sue precipue caratteristiche, tutela e valorizzazione, non sfruttamento, e per fare questo bisogna partire dalle persone.

La Magnifica Comunità ha svolto una indagine in cui ha coinvolto la popolazione e da questa ricerca è emerso che gli abitanti di questa montagna condividono fra loro una serie di contenuti ed informazioni che partono dalla natura che li circonda, vista come diversità, tranquillità, e ambiente incontaminato. Questa immagine della montagna ha permesso di pianificare le strategie di promozione del territorio delle Dolomiti Friulane, la “Program proposition”, cioè la proposta di programma per lanciare il territorio.

Ma gli abitanti hanno anche sottolineato l’isolamento in cui vivono, il rischio di spopolamento, la carenza di servizi. Ma ora come ora, secondo Cancian, i servizi sono cambiati ed a pochi giovani interessa avere uno sportello bancario o postale di prossimità, ma io non sono assolutamente d’accordo su questo aspetto essendo fra l’altro, i giovani che abitano la montagna pochissimi, e poi può sempre succedere, pagando con una carta, che la rete si inceppi impedendo il pagamento o può accadere qualcosa alla carta stessa, oltre che di smarrirla. Non solo: non per nulla ho scritto nel 2020 l’articolo: “Mentre fuori nevica e la Carnia è senza luce. No all’ennesima centralina, questa volta sul Degano, dove per inciso ce ne sono altre.”, perché negli anni i blackout almeno in Carnia non sono stati pochi. Infine non è sempre detto che in alta montagna, in un rifugio per esempio, si riesca a pagare con il bancomat, il posta-pay o una carta di credito o con un sistema applicativo on line. Invece, per Cancian servirebbero, magari, più servizi di aggregazione, ma una comunità distrutta non si riesce a ricostruire artificialmente, secondo me, e sempre a mio avviso ci dovrebbe credere per prima la Regione.

Cancian ha proposto poi il concetto di identità di un territorio, che dà agli abitanti un senso di destinazione comune e che permette, successivamente, di riconoscersi nella Magnifica Comunità che dà una destinazione e una visione progettuale comune al territorio stesso, perché nella identità uno si riconosce, nella destinazione uno si rappresenta. Ed in ogni Comunità di Montagna uno dovrebbe sentirsi rappresentato. Ma il ruolo delle Comunità di montagna è pure propositivo: è quello di passare dallo sfruttamento del territorio al farlo fruttare, ma bisogna vedere come.

 Cimolais. Foto di Laura Matelda Puppini . 12 aprile 2025. 

Successivamente Cancian ha detto di aver attivato, per raggiungere questi obiettivi, alcune strategie, che hanno portato ad un piano di formazione integrata comprensivo di alcuni punti e risultati: 22 incontri sul territorio, 25 attività in loco, 300 materiali prodotti e un lungo documento di più di 400 pagine. Dette attività hanno avuto come risultato immediato la crescita costante di partecipanti nelle proposte al pubblico e negli eventi di promozione territoriale, che mostrano sì il territorio come è, ma pure lo lanciano verso il futuro. Una di queste è stato il canyoning a Claut (10) attività praticamente sconosciuta ma che ha riscosso successo.

Infine il dott. Cancian ha elencato gli obiettivi 2024 del progetto da lui curato: “Promozione integrata; tavoli di lavoro sul coordinamento territoriale;  la messa in rete degli attori; la formazione degli operatori; il rafforzamento del ‘brend’ territoriale con materiali di promozione coordinata; la creazione di un calendario di eventi coordinati sul territorio; la creazione di canali di produzione coordinata; il coordinamento della produzione ed il suo monitoraggio. Insomma – ha concluso Cancian – sono 11 punti obiettivo e sono stati tutti raggiunti – secondo lui. E fra le persone che sono venute a conoscere il territorio ed a partecipare alle attività, ce ne erano di tipologia diversa: c’erano famiglie, sportivi, altri. E la promozione territoriale è passata anche attraverso Promo – turismo Fvg. Infine il 97% dei partecipanti a queste attività ha detto che sono piaciute loro molto, e, valutandole su una scala da 1 a 5, il voto medio raggiunto è stato 4,5%. Ed essendo stato chiesto sempre agli stessi se desideravano tornare sul territorio per una nuova esperienza o anche per abitarci o come impresa, la risposta è stata al 100% positiva.

Ma l’obiettivo chiave deve essere quello di far innamorare tutti del territorio delle Dolomiti Friulane, in particolare i bambini, che poi raccoglieranno quanto fatto di positivo. E con questa affermazione, il dott. Alberto Cancian ha chiuso il suo intervento.

Cimolais. Foto di Laura Matelda Puppini. 12 aprile 2025.

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Quello che penso dell’intervento del dott. Alberto Cancian.

Rispetto a questo intervento, che è molto piaciuto a Flavio Pressacco, io ho qualche dubbio, pur essendo interessante, perché esprime il turismo come lo vede la Regione Fvg, che ritiene si debba promuovere qualsiasi turismo, ad ogni costo, senza scelta alcuna, senza studiare la sua ricaduta e la sua sostenibilità per il  futuro anche ambientale, senza preparare i turisti stessi, rincorrendo il denaro più che altro. Ed a me pare che il turismo che prospetta il dott. Cancian, non si integri sempre con il territorio, ma cali dall’alto, senza studio di quali siano le attività che si possono maggiormente integrare con gli abitati, gli ambienti, gli abitanti che devono avere, per vivere e sopravvivere in montagna, uno sportello postale o bancario, una farmacia ed un medico di base nei comuni.

Quindi alcune proposte mi lasciano perplessa. Per esempio il canyoning è sport ‘adrenalinico’ di nicchia per pochi eletti, che dovrebbero avere almeno un certificato medico per farlo, oltre ad una tuta specifica, ed è adatto ad una fascia di età ristretta di persone o meglio sarebbe preferibile che fosse praticato dai canoisti magari iscritti pure ad una Società specifica, che già percorrevano anni fa un canyon sul Fella, e che ho conosciuto nel lontano 2020 alla manifestazione del 5 luglio contro l’ennesima centralina, in località Pietratagliata. Inoltre la montagna propone per sua natura aspetti di conoscenza da evidenziare percorrendola a passo lento, respirandola, cogliendone con i sensi la specificità, non è prevalentemente e per tutti ‘palestra di ardimento’: non può esserlo e non ha senso. E per cogliere questo aspetto vi invito a leggere sul mio: www.nonsolocarnia.info: Cortomontagna. La montagna di Mina, la montagna di Lucas. 

Ed anche un giovane con un buon fisico prima di gettarsi in “adventures” adrenaliniche, da ‘montagne russe’ è sempre opportuno che si attrezzi, che studi bene le proposte, che guardi il cielo, che abbia tutta una serie di accorgimenti che seguiva pure il grande alpinista Sergio Liessi, che tante nuove vie montane ha aperto, senza farsi del male.  Inoltre ha fatto bene Mauro Corona a ricordare i rifiuti che riempiono le montagne (Vedi Everst) che poi altri devono andare a raccogliere. Ed è pure lavoro del promotore turistico il diffondere la cultura del rispetto dell’ambiente, non le toccate e fughe turistiche che lasciano poi chili di spazzature da raccogliere. Non solo: respirare l’aria dei monti, giunti alla cima, sentirne l’odore, ripaga persone di diversa età e ceto sociale ben più che buttarsi lungo un canyon o attraversale il lago di Sauris legati ed ‘ insaccati’. (11).

Ed ancora: all’ ISIS Solari di Tolmezzo, quando lavoravo, c’ era, per esempio, e presumo ci sia ancora, un corso di chimica che insegnava la conoscenza delle piante e come ricavarne creme anche dal lieve effetto forse medicinale e mi pare qualche profumo, seguendo l’antica occupazione  che era un tempo di monaci e monache, e in Carnia si sono anche sviluppate attività produttive artigianali legate al territorio, che riguardano sciroppi ed anche sidro. Un tempo nella zona di Tolmezzo, poi, vi erano diversi frutteti, anche a Pra Castello grazie ai terrazzamenti, che il trentino riproponeva, qualche anno fa, con pannelli esplicativi, per esempio a Castel Beseno pure come metodo per limitare le frane.

Un esempio discutibile di divertirsi a Sauris ed in montagna. (Foto di reclame della zipline tratta da: https://www.girofvg.com/). 

Ed anche l’uso dell’e-bike in montagna presuppone una preparazione specifica, come ci ricorda il Trentino Alto Adige che ha diffuso i 10 consigli della scuola di e-bike per chi la voglia utilizzare:

  1. La sicurezza prima di tutto: procurati una bicicletta adatta alla tua taglia e al tuo peso. Impara le modalità di utilizzo principali e verificane il buono stato.
  2. Controlla freni, pneumatici e la carica della batteria. Metti sempre il casco e allaccialo bene, se possibile indossa i guanti che ti faciliteranno la presa sul manubrio e il cambio e calzature adeguate. Regola in modo adeguato l’altezza della sella, la comodità e l’efficacia dello stare sulla bicicletta ne è fortemente influenzato. Ricorda che una posizione in sella corretta è sinonimo anche di maggior sicurezza.
  3. Porta con te uno zainetto con acqua, crema solare, una giacca antipioggia e un cambio per i tessuti a contatto con la pelle. Consulta anche il meteo prima di intraprendere un’escursione, soprattutto se lunga: in montagna si sa, il tempo può cambiare velocemente.
  4. Scegli itinerari adatti al tuo livello di preparazione: prima di partire per un’escursione in bicicletta come a piedi, è buona prassi controllare il percorso e verificarne dislivelli e difficoltà.
  5. Anche con le MTB elettriche si deve pedalare, non pensare che la fatica sia del tutto nulla: non dimenticare che l’aiuto del motore dipende dalla durata della batteria ed è bene quindi monitorarne la carica: pedalare senza assistenza è davvero impegnativo!
  6. Utilizzando le e-mtb si riesce a salire da percorsi che normalmente sarebbero oltre portata; non dimenticare, però, che dietro ogni salita c’è una discesa e le caratteristiche del percorso potrebbero metterti in difficoltà.
  7. Abbi la piena coscienza delle tue capacità di guida, con le e-mtb è possibile affrontare tracciati di tutti i tipi, ma specialmente in discesa e su percorsi sterrati, accidentati e ripidi, la conduzione della bicicletta dipende da come sai guidarla, non dal fatto di avere il motore.
  8. Il tuo modo di guidare influenza il consumo della batteria; se utilizzi un aiuto minore la durata aumenta considerevolmente; in discesa o pianura puoi anche ridurlo a zero, e se mantieni una pedalata agile (utilizzando i rapporti del cambio come sulle biciclette muscolari) risparmierai energia.
  9. Non dimenticare che sul sentiero potresti incontrare altri bikers e trekkers: sii prudente e condividi rispettosamente l’ambiente in cui sei. (Da: https://www.visittrentino.info/it/articoli/outdoor-estate/e-mtb-istruzioni-per-l-uso). 

Insomma sarebbe compito degli operatori turistici, secondo me, anche aiutare i turisti a scegliere l’attività che è più consona a loro facendo proposte, ed avendone più di una a disposizione, ma non solo: bisogna pure che le Comunità di Montagna pensino a corsi per educare alla montagna stessa, come facevano con noi nipoti i nostri nonni, e faceva mio padre, che comandava la caserma di Monte Croce carnico della Guardia alla frontiera, con i suoi soldati spesso inesperti perchè provenienti da altri ambienti geografici. Perché la montagna non può essere vissuta solo come un palcoscenico. Così magari avremmo sui monti più sanità per noi che la abitiamo e meno spese per elicosoccorsi.

Cimolais. Foto di Laura Matelda Puppini. 12 aprile 2025.

Invece spesso persone senza alcuna preparazione si precipitano in montagna, volendo fare, magari, i super uomini e le super eroine;  vi sono ditte che pagano, fanno le loro proposte, sfruttano l’ambiente e se ne vanno a tasche piene, magari pure sovvenzionate con denaro pubblico. E vi è ‘Crazy Bob’, che nulla ha a che fare con l’ambiente, di cui conosco solo la propaganda, e che mi si dice seguitissimo e che non so quanto impattante sia. Inoltre ci sono i super concerti di Fusine che sposano l’over – turism mordi e fuggi. Ma sia al mare che ai monti, se si vuole avere una entrata costante ed un reddito fisso dal turismo, facendo un discorso solo monetario e terra a terra, se si vuole promuovere località, si deve trovare chi viene per più giorni a soggiornare, si deve puntare anche su un turismo da nuclei familiari a cui proporre per esempio camminate pure domenicali che credo organizzi ancora la Fiasp (Federazione Italiana Amatori Sport Per Tutti) ed altre Associazioni, che ho seguito per anni con mio marito ed i nostri figli, unendo alla bellezza del camminare, la conoscenza dei paesaggi, degli ambienti, delle opere d’ arte presenti. Insomma, il turismo è anche godimento.

Ed ha fatto bene la Magnifica Comunità delle Dolomiti Friulane ad approntare anche materiali esplicativi, perchè senza conoscere non si apprezza, e raggiungere la montagna può avere solo come obiettivo quello di scattarsi un selfie e mangiarsi un panino. Ma anche i comuni le comunità, i proprietari devono tener bene i loro gioielli di valore. E mi sovviene che, essendomi recata a Grado per l’ennesima volta con amici, non solo non trovai nulla che parlasse della storia della basilica di Sant’ Eufemia, ma vidi il battistero pieno di fango ed erbacce sui contorni interni, il che mi lasciò stupefatta. E così lo scrissi forse alla Regione, forse alla curia, forse al comune di Grado. E scrissi anche una lettera al Messaggero Veneto relativamente al villaggio turistico ‘Zamparini’ che doveva sorgere nella laguna di Grado, che era, e non solo secondo me, da non realizzare,  promuovendo i casoni da risistemare per un pubblico scelto. Per fortuna non se ne fece poi nulla.E sono stata contraria pure al villaggio turistico dello Zoncolan, il cui progetto prevedeva laghi e laghetti e metrature esorbitanti, con richiesta di acqua dolce a gogò che nessuno aveva previsto dove prendere. E dissi apertamente in un incontro che io non avrei speso neppure un euro, anche se fossi stata ricchissima, in una idea così costosa e balzana. E credo che detto progetto non fu realizzato solo perché la giunta Regionale Fvg, guidata allora da Renzo Tondo ben più disponibile al dialogo ed all’ascolto di questa, non sganciò un euro. Ed ora vi è una richiesta turistica anche di ambienti ‘incontaminati’ ove vivere pace e serenità, fuori dall’ inferno cittadino, e funzionale al permettere alle persone, pagando, pure di ritemprarsi.

Infine la montagna non può essere scambiata per un moto – circuito e questo deve essere chiaro a tutti. Ed uno dei problemi sono non solo il rumore delle moto ed il ‘paron son mi’ di questi motociclisti che, ripeto, in Carnia giravano e non so se girino ancora con casco integrale e magari senza targa, ma anche il fatto che si ritrovano sui sentieri dove non te li aspetti e dove non esiste un codice stradale. A me un anno sono piombiati da dietro su di un sentiero in zona Lauco a velocità alta, sfiorandomi e spaventandomi la temp ostess. E non hanno neppure alcun segnale sonoro.

Insomma turismo sì, ma ben valutato, con una mappatura prima, come ha voluto la Magnifica Comunità di Montagna Dolomiti Friulane Cavallo e Cansiglio sia della disponibilità abitativa, magari anche sposando forme da ‘albergo diffuso’ in case tipiche, sia di vari aspetti relativi al territorio fra cui direi gli esercizi commerciali onde poi passare ad una programmazione precisa. Infine è importante pure sviluppare delle proposte divulgativo – promozionali ambientali ma guardando ad un turismo non predatorio od adrenalinico ma sostenibile. E se non nevica è inutile puntare sullo sci. Infine la montagna ha bisogno di cura e non di incuria e ne hanno bisogno pure i sentieri, che da secoli donne e uomini percorrono. Ed un tempo la cura della montagna che, con i suoi boschi, dava legna da ardere, unica fonte energetica, che dava acqua potabile, frutti, funghi, erbe da mangiare anche nei periodi di magra, oltre che animali di cui sfamarsi, era un obbligo. Ma ora siamo nella società della ‘straciaria’ per dirla con Giorgio Ferigo.

Per ora chiudo qui questo articolo, che doveva essere l’ultimo, ma visto il lungo intervento di Cancian, ne pubblicherò ancora uno. E grazie agli organizzatori ed al dott. Cancian per avermi fatto conoscere meglio le caratteristiche delle Dolomiti Friulane con i loro paesi e permesso di riparlare di questi temi.

Laura Matelda Puppini

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Note.

(1) Il filmato si intitola: “I luoghi del Parco delle Dolomiti Friulane raccontati da Mauro Corona”, reperibile anche su you tube.

(2) Mauro Pascolini, docente di geografia all’Università di Udine, è pure Presidente di Rete Montagna, associazione internazionale che mette insieme enti e istituti di ricerca sulla montagna.

(3) Il volume contiene le riflessioni emerse in un convegno internazionale organizzato due anni fa da Rete Montagna con l’Officina montagna del progetto Cantiere Friuli dell’Ateneo udinese. Il volume è edito da Forum, e tratta sei punti in particolare: la qualità della vita e l’ambiente; i restanti-resistenti; il binomio tradizione-innovazione; il rapporto imprenditoria-cooperazione; il patrimonio materiale, naturale e immateriale e il senso di appartenenza; i nuovi abitanti.

(4) La Val Tramontina è una valle attraversata dal fiume Meduna. Considerata molto bella, ospita anche il lago artificiale di Radona.

(5) Ci sono però anche attività di questo tipo organizzate da Legambiente all’ interno del progetto: “Puliamo il mondo”, l’edizione italiana di Clean Up the World, il più grande appuntamento di volontariato ambientale del mondo. Con questa iniziativa vengono liberate dai rifiuti i parchi, i giardini, le strade, le piazze, i fiumi e le spiagge di molte città del globo. Ma i comuni possono anche organizzare giornate ecologiche con raccolta rifiuti su base volontaria. A Maniago in particolare, operano nel campo della raccolta rifiuti e della sensibilizzazione ambientale alcune associazioni tra cui il Movimento di Volontariato Italiano e l’Associazione Nazionale Volontari per la Protezione Civile, e vengono organizzate mattinate ecologiche. Ma ci vorrebbe anche un numero adeguato di vigili urbani a multare ben bene chi insozza. Ed il 12 aprile 2025, organizzata dal Comune, era in corso a Maniago la giornata ecologica, il che non toglie valore all’azione dei volontari.

(6) Le bandiere arancioni vengono assegnate dal T.C.I. «attraverso un processo di certificazione ai comuni dell’entroterra che sanno esprimere grandi eccellenze in termini ambientali, culturali, enogastronomici, di accoglienza e di innovazione sociale e che trovano nel turismo una concreta opportunità di rilancio, nonostante le difficoltà dovute alla situazione di marginalità». (https://www.lavitacattolica.it/7-bandiere-arancioni-in-friuli-v-g/).

(7) La ‘pitina Igp’ è una polpettina affumicata «fatta prevalentemente di carne magra di capra, pecora o montone (o di ungulati selvatici: cervo, daino, capriolo) con l’aggiunta di grasso di maiale. Il tutto viene tritato e impastato con una concia di sale, pepe, finocchio selvatico o altre erbe. quindi pressata a forma appunto di polpetta, passata nella farina di mais e fatta affumicare». (https://pitina-igp.it/).

(8) Reso famoso anche da Mauro Corona che lo ha più volte scalato, il campanile della Val Montanaia è comparso in un articolo del National Geographic “Friuli Venezia Giulia: un’equazione perfetta tra arte, natura e tradizioni locali” pubblicato nel 2023. (Cfr. https://www.udinetoday.it/social/articolo-national-geographic-friuli.html).

(9) Per i siti Unesco in Fvg, cfr. https://www.turismofvg.it/it/arte-e-cultura/siti-unesco.

(10) https://www.parcodolomitifriulane.it/evento/canyoning-selvaggio-a-claut/.

(11) Cfr. su www.nonsolocarnia.info l’articolo: Claudio Bearzi. Su chilometri di piste forestali dedicati alle motoslitte nell’alta val Tagliamento, Sauris, ed il nuovo turismo.

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L’immagine che accompagna l’articolo è una di quelle che si trovano al suo interno da me scattate. Laura Matelda Puppini

 

 

 

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