Le basi invernali del battaglione partigiano ‘Leone’ Nassivera in Carnia da Elio Martinis ‘Furore’.
Introduzione.
Mario Candotti, ufficiale prima comandante della Garibaldi Carnia poi, ha cercato, alla fine degli anni ’70 ed inizi anni ’80, di raccogliere una serie di testimonianze di partigiani attivi in Carnia, per quanto possibile anche a causa del tentativo di rimozione, come raccontava Romano Marchetti nel suo libello sull’ Ors di Pani, del dolore provato e dei volti di quei compagni ed amici morti nella guerra per la democrazia e contro il nazifascismo, ed a causa della politica post- bellica, tendente a criminalizzare la resistenza a causa del filo- americanismo imperante, dominato, negli anni ’50, dal maccartismo. Ma già nel 1947: «L’anticomunismo divenne […] la linea direttrice delle politiche di sicurezza statunitensi. Furono avviate indagini a tappeto per scoprire spie o eventuali collaboratori sovietici. Nel 1947, sotto l’amministrazione Truman, i dipendenti federali vennero sottoposti a scrupolosi accertamenti e anche nei settori privati, a opera delle principali associazioni professionali, furono effettuali controlli in funzione anticomunista. Gli scioperi delle organizzazioni operaie vennero limitati o fortemente regolati e i grandi sindacati nazionali, anche con l’intervento diretto del Congresso, molto indeboliti. (…). A causa di un’informale lista nera (“Hollywood blacklist”) tantissimi artisti, attori e sceneggiatori furono boicottati con l’accusa di essere comunisti infiltrati nella società civile. Scrittori come Bertolt Brecht o registi come Orson Welles decisero di lasciare gli Stati Uniti. In quel contesto, a livello internazionale si giunse alla creazione della NATO, un’organizzazione politico-militare senza precedenti, mentre a livello interno il clima politico, sociale e culturale degli Stati Uniti si fece soffocante». (https://www.storicang.it/a/lora-maccartismo_17122).
Pure in Italia ed in Friuli Venzia Giulia, in un clima più di ‘restaurazione’ che di democrazia, seguendo i dettami americani ed inglesi, alcuni partigiani furono presi di mira e di altri si infangò la memoria, altri ancora, nella povertà del dopoguerra, furono costretti, come anche gli oppositori al tempo del fascismo, a migrare. Per questo alcuni che erano stati combattenti per la libertà anche osovani, non dettero subito la loro testimonianza, temedo di arrecare danno a se stessi ed alle proprie famiglie e fra questi vi fu pure Romano Marchetti che tanto pagò la sua integrità morale ed il suo non essere anticomunista.
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Ma ritorniamo alla testimonianza di Elio Martinis, Furore. (1).
«Relazione di un incontro avuto ad Ampezzo il 26.12.1978.
Incontro Furore e con lui discuto a lungo su fatti, episodi, personaggi di altri tempi. In particolare delle sue basi invernali e dei partigiani rimasti con lui e con Dingo (Gelindo Paolini) (2) a Dolaces (3) e degli spostamenti avvenuti nei mesi dell’inverno 44/45.
a) Mi elenca prima di tutto i 19 nomi dei Partigiani rimasti con lui nella zona di Mione, (non tutti hanno i dati completi, ma si riserva di farmeli avere inun secondo tempo). Le basi sono state diverse: in ordine di tempo: Malga Valinia; (4), la Staipe (q. 963), la stalla di “Catina”, (l’amica di Remo Volpe) (5) e la base sulla Miozza.
Riguardo a quest’ultima, dice: «Era posta lungo il torrente; quando nevicava, salivamo alla base lungo il torrente, nell’acqua per non lasciare tracce, e la base in una grotta, aveva l’entrata coperta da due abeti da noi tagliati e messi davanti all’apertura.
b) Nell’ ultima settimana del ’44 Furore fece una puntata verso il gruppo dell’Arvenis per trovare gli uomini del comandante Sceso Furore al Degano, lo attraversò a fatica, dato il continuo via vai di cosacchi sulla strada di fondo valle; salì poi a Cludinico e quindi sull’Arvenis, oltre Chiamps (6), fino a Dolaces (7). Qui era Dingo con una ventina dei suoi partigiani, tutti della Valle del But (Zuglio, Formeaso, Terzo… (8)).
Nella zona Furore trovò anche quelli della Osoppo, pochi come numero: tra cui Max (9), De Monte (10), Bruno (11) (non mi fa parola della Missione Inglese (12)).
Fece il viaggio di ritorno assieme ad alcuni dell’ Osoppo: mi racconta che, arrivati nelle vicinanze di Cludinico, siccome c’erano dei cosacchi in giro, si nascose nei dintorni del cimitero, mentre gli osovani “tranquillamente” si rifugiarono in canonica.
c) Furore mi narra anche dei suoi numerosissimi spostamenti durante le nevicate verso malga Avedrugno (13), Malga Valinia (14) sui costoni del Col Gentile in condizioni assolutamente disgraziate e con difficoltà estreme. Ciò sempre per sfuggire alle continue ed estenuanti puntate cosacche.
d) Mi parla Furore infine della popolazione di Mione che è stata di una lealtà e generosità a tutta prova; che li ha aiutati, approvvigionati durate tutto l’inverno;
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(pag.2 – Intervista con Elio Martinis Furore)
che li ha informati sui movimenti cosacchi; che li ha nascosti quando c’era bisogno, pur conoscendo chiaramente il pericolo cui andava incontro.
È un elogio che bisogna fare apertamente nei riguardi della popolazione di Mione e Furore si fa promettere di farlo alla prima occasione.
Secondo Furore senza l’aiuto della popolazione di Mione nessuno del suo gruppo si sarebbe salvato ed avrebbe potuto superare le tremende difficoltà di quell’ inverno 1944/45.
e) Furore ricorda che nei giorni fra il 27 ed il 29 novembre ’44, era ad una riunione di comandanti a Trentisin (di Ampezzo) (15). La presiedeva Marco (16); si dettero disposizioni per la dislocazione e lo sfoltimento dei reparti.
f) Con Marco c’erano anche Gracco (17) e Gino (18) (Bullian Maurilio, cugino di Marco che lavorava all’Ufficio Cartografico di Chievolis (19)).
Gracco e Gino si unirono al gruppetto di Furore, e lo seguirono a Mione. Gracco rimase a Mione, Gino, invece, proseguì per Dolaces e rimase per tutto l’inverno nel gruppo di Dingo.
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Il 29 dicembre 1978, sempre ad Ampezzo, altro incontro con Furore. Parliamo dell’inverno ‘44/45, e in particolare dei rastrellamenti subiti in zona di Mione.
Partiti da La Patussera, il pomeriggio del 12 ottobre ’44, il 13 il 1° distaccamento del “Leone Nassivera” è a Mione poi, siccome i tedeschi e i cosacchi salivano e scendevano la valle, i partigiani di Furore si spostarono verso l’alto, a Malga Valinia. Passato il pericolo immediato, scesero a Staipe (1^ base), poi in paese, quindi alla base n° 2 lungo il torrente Miozza, che restò la base principale.
Ecco i principali rastrellamenti subiti:
- 2 novembre 1944
- 19/20 novembre: truppe cosacche rastrellano la zona di Mione durante l’attacco di Pani;
- 22 gennaio 1945
- 28 febbraio 1945: rastrellamento concomitante all’attacco contro Pani che portò alla cattura di
- 3 marzo 45: rastrellamento concomitante all’attacco e all’incendio di Malga Avedrugno. (20).
- 7 marzo 45.
- 20 aprile 45: il Btg. “Nassivera” attacca Ovaro.
- 1/2 Maggio 45: battaglia di Ovaro.
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(pag.3 – Intervista con Elio Martinis Furore).
Furore mi specifica poi altre cose:
- il gruppo Dingo era composto di 20 partigiani carnici più due cosacchi e aveva come base alcuni stavoli a Dolaces (q.1165). (20).
- Gli osovani erano a Chiamps: dice, confermando la notizia datami in precedenza) che erano Max, Da Monte, Bruno e altri 5/6 partigiani.
- Quando rientrò in Val Degano fece questo percorso: Chiamps, Runcules, Rampognon, Ameda Pecol, Cludinico. Era il 21.12.1944. (21)
- Sottolinea ancora una volta e molto calorosamente l’aiuto avuto da Mione: il gruppo di Furore ebbe viveri forniti dalla popolazione; questa chiedeva solo che stessero per un po’ lontani dal paese
L’intervistatore:
Mario Candotti. Segue firma autografa Mario Candotti».
(Documento in Archivio IFSML UDINE. Fondo Testimonianze – Busta 1 – Fascicolo 7- Doc. n. 4).
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Intervista a Elio Martinis, Furore di Mario Candotti dopo la precedente. Essa riporta una specificazione sulla base presso la stalla di Catina.
SECONDA INTERVISTA A FURORE. (Archiviata come allegato al documento precedente).
«INTERVISTA CON ELIO MARTINIS FURORE.
Incontro ad Ampezzo del 29 agosto 1980.
- – BASI INVERNALI DEL BTG. “NASSIVERA”.
Mi racconta qualche cosa di nuovo riguardo alle diverse basi della zona di Mione.
Il 26 gennaio ‘45, a causa di una fortissima nevicata di quel periodo, dalla base della Staipa il gruppo dovette scendere in paese (la neve costringeva i partigiani a lasciare tracce che risultavano evidentissime in quella località di vasti spazi aperti).
Fu preparato nella stalla della fidanzata di Colman Remo Volpe (22) un ripostiglio separato: la stalla era molto grande per cui potè essere fatta una parete divisoria in stoppie di granoturco; ne risultò un vano di 4 X 1,80 sufficiente per ospitare i 20 partigiani del gruppo di Furore. Il mangiare veniva loro passato al di sotto della mangiatoia ed essi rimanevano lì, senza parlare o fare rumore, nelle ore antimeridiane, ore in cui i Cosacchi di Ovaro venivano spesso a Mione con i loro carri e cavalli per ispezioni o per prelevamenti.
Tale rifugio rimase in attività per 50 giorni e nonostante le visite cosacche e il prelevamento di fieno anche sopra il nascondiglio partigiano, essi poterono almeno riposare al riparo. Nessuno mai, in alcun modo, parlò della presenza partigiana in paese, per cui i cosacchi non riuscirono, malgrado le più assidue ricerche, a scoprire il nascondiglio.
Ma il pericolo per il paese era evidente: fu così che non appena la neve ebbe liberato le parti basse della valle, Furore fece preparare la base della Miozza (23), come descritto in una precedente intervista.
I garibaldini si trasferirono a gruppetti nella nuova base liberando il paese dal gravissimo pericolo rappresentato dalla presenza partigiana. Da osservare non solo il silenzio di tutti sulla presenza partigiana in paese, ma i rifornimenti di viveri che la “comunità” non lasciò mai mancare al gruppo.
In tutto questo periodo Furore poté essere sempre in collegamento con il gruppo di Dolaces (24) ed essere raggiunto dal portaordini del Comando divisionale ed ebbe tempo e possibilità di riorganizzare il suo battaglione.
L’intervistatore.
Mario Candotti (firma autografa).
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Ricordo che ho pubblicato su www.nonsolocarnia.info una lunga testimonianza di Elio Martinis Furore con titolo: “Uomini che scrissero la storia della democrazia. Elio Martinis, Furore, si racconta”(https://www.nonsolocarnia.info/uomini-che-scrissero-la-storia-della-democrazia-elio-martinis-furore-si-racconta/).
Note.
(1) Elio Martinis era nato ad Ampezzo il 26 ottobre 1921. Fece il militare come Alpino nel Reg. Val Fella e partecipò alla campagna di Francia. Poco prima dell’8 settembre si trovava nella penisola Jugoslava a combattere contro i partigiani, ma poi fu rimandato verso il tarcentino dove seppe dell’armistizio. Quindi passò alla resistenza con nome di battaglia Furore, dove guidò il btg. Leone Nassivera, diventando poi vice – comandante di Brigata. Artista, pittore, scultore di fama, è autore di opere apprezzate, alcune delle quali sono esposte, pure, in noti musei, e risulta esser stato membro di diverse accademie ed aver vinto molti premi artistici. profondo conoscitore di paleontologia, trovò reperti fossili di grandissimo valore, ed ad uno di essi è stato dato, in sede internazionale, il suo nome. è stato ideatore e co – fondatore del museo dei fossili di Ampezzo e fu uomo di vastissima cultura. Fu pure insignito di medaglia d’argento al valore militare. È deceduto l’11 dicembre 2013 nel paese carnico di origine. (Scheda n. 271 Martinis Elio in: https://www.nonsolocarnia.info/472-schede-di-partigiani-garibaldini-uomini-e-donne-che-scrissero-la-storia-della-democrazia-operativi-in-carnia-o-carnici/). Su www.nonsolocarnia.info ho pubblicato una intervista che ha rilasciato con titolo: “Uomini che scrissero la storia della democrazia. Elio Martinis, Furore, si racconta”.
(2) Gelindo Paolini era nato nel 1918 a Zuglio. Fece la resistenza con i fratelli Gino e Giulio, con nome di battaglia Dingo ma per alcuni, forse erroneamente, Diego. (Scheda n. 315 Paolini Gelindo in: https://www.nonsolocarnia.info/472-schede-di-partigiani-garibaldini-uomini-e-donne-che-scrissero-la-storia-della-democrazia-operativi-in-carnia-o-carnici/).
(3) Malga Valinia si trova in comune di Ovaro frazione Mione. (https://www.sentierinatura.it/easyne2/GRP.aspx?Code=sentierinatura&ID=4345&IDNGRP=28667&MODE=MSG).
(4) “Staipe” in carnico significa Fienile e più località hanno questo nome. Presumibilmente qui si tratta forse di “Staipe Cjanaja” di Agrons in Comune di Ovaro, ma non vi è alcuna certezza. Forse è lo stavolo che Elio Martinis cita nella sua intervista come non lontano da Malga Avedrugno. (“Uomini che scrissero la storia della democrazia. Elio Martinis, Furore, si racconta”, op. cit.). Però Staipa è anche una località sull’Altopiano di Lauco.
(5) Trattasi del giovanissimo Remo Colmano o Colman Volpe, classe 1924, nato a Forni di Sotto ma residente ad Ampezzo, presumibilmente entrato nella resistenza non avendo aderito alla leva obbligatoria nazista o al lavoro coatto alla Todt, del battaglione Leone Nassivera. Dopo la fine della guerra, da quanto si sa, fece il minatore. (Scheda n. 84 Colmano Remo, in: https://www.nonsolocarnia.info/472-schede-di-partigiani-garibaldini-uomini-e-donne-che-scrissero-la-storia-della-democrazia-operativi-in-carnia-o-carnici/).
(6) Chiamps è una località in Comune di Lauco.
(7) Dolaces, altra località in comune di Lauco, verso Zuglio. Da detta località in Lauco si poteva raggiungere la Forcella di Corce e Dolaces che si trova sul ocnfine tra il Comune di Zuglio e quello di Lauco. L’ altopiano di Lauco fu grandemente utilizzato dai partigiani sia osovani sia garibaldini per nascondersi.
(8) La gran parte dei giovani di Terzo, Zuglio, Formeaso, Sutrio e Arta seguì però il comandante Walter Albino Venier della Osoppo da che si sa. Ed infatti, successivamente, Mario Candotti non precisa la provenienza di questi partigiani. Però sicuramente garibaldino e di Zuglio era Adami Amabile Pirro, Agostinis Guerrino Caramba, D’Orlando Pietro Lino, Forgiarini Eugenio Basso, Grassi Vittorio, Masini Antonio Mauro, Moroldo Armando Fuoco, Moroldo Augusta, Moroldo Gino Dingo, Paolini Gelindo Diego o Dingo, Paolini Gino Lancia, Paolini Giulio Tardo, Werich Eugenio. (Da: https://www.nonsolocarnia.info/472-schede-di-partigiani-garibaldini-uomini-e-donne-che-scrissero-la-storia-della-democrazia-operativi-in-carnia-o-carnici/).
(9) Max è il nome di battaglia del partigiano osovano Enzo Moro di Sutrio.
(10) Cino Da Monte, abbreviato poi dagli altri partigiani in Da Monte o De Monte è l’osovano Romano Marchetti.
(11) Bruno è il nome di battaglia di Terenzio Zoffi di Sutrio.
(12) Non si sa di chi si parlasse qui, se di Nicholson od altri, ma comunque non risulta che vi fossero allora Missioni Inglesi in loco anche da altre testimonianze e gli osovani carnici citati pur essendo Romano Marchetti il principale organizzatore della Osoppo in Carnia, Trenzio Zoffi il principale comandante osovano e Enzo Moro uno dei principali rappresentanti sempre della resistenza carnica osovana, non furono mai aggregati a Missioni Inglesi da che si sa, a differenza di Gian Carlo Chiussi. Ed anche Romano Marchetti narra nel suo “Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel ‘900 italiano, IFSML Kappa Vu ed. 2013, a cura di Laura Matelda Puppini, di aver passato la notte di Capodanno del 1945 sull’altopiano di Lauco.
(13) Per Malga Avedrugno cfr. la nota 8 nell’articolo: Testimonianze su cosa accadde in Carnia ai tempi della Resistenza da I.F.S.M.L..
(14) Per Malga Valinia cfr. qui nota 3.
(15) Trentisin di Ampezzo località boscosa nel comune carnico.
(16) Per Marco Ciro Nigris vedi nota 5 in: Testimonianze su cosa accadde in Carnia ai tempi della Resistenza da I.F.S.M.L..
(17) Gracco era il nome di copertura di Pietro Roiatti, comunista, di Cussignacco, fu attivo nella rete clandestina antifascista e, per il suo impegno politico, venne arrestato e confinato. Dopo l’8 settembre fu fra gli organizzatori dei G.A.P. nei pressi di Udine e, dopo esser stato riconosciuto, si spostò in Carnia, forse assieme a Falco, Vincenzo Deotto, nella primavera 1944. il 14 dicembre 1944, probabilmente a causa di una spiata, venne individuato a Pieria di Prato Carnico mentre si trovava a casa di Osvaldo Fabian, comunista pure lui e collaboratore con la Resistenza. La casa venne circondata, Gracco fu ferito mortalmente dal nemico ed il suo corpo parzialmente bruciato con il fienile dove si era rifugiato. All’epoca era il Comandante della Brigata Garibaldi/Carnia. (Scheda n. 378 Roiatti Pietro, in: https://www.nonsolocarnia.info/472-schede-di-partigiani-garibaldini-uomini-e-donne-che-scrissero-la-storia-della-democrazia-operativi-in-carnia-o-carnici/).
(18) Per Bullian o Bulian Maulilio o Murillio, Gino, cfr. nota 11 in: Testimonianze su cosa accadde in Carnia ai tempi della Resistenza da I.F.S.M.L..
(19) Chievolis si trova in Comune di Tramonti di Sopra, nella montagna pordenonese. Non si capisce se l’Ufficio Cartografico sito in quel piccolo borgo vicino al lago Redona sia stato quello partigiano od uno militare o civile precedente, ma sicuramente per spostarsi da Tramonti di Sopra al Pure in Carnia Mario Candotti utilizzò carte militari.
(20) Per Dolaces vedi qui nota 7.
(21) Da Casolari Chiamps in comune di Lauco a nord del capoluogo, il gruppo si era spostato a Runcules, sempre di Lauco ma non distante dal confine con il Comune di Ovaro, a sud ovest del punto di partenza, per poi salire a Rampagnon (qui Rompagnon) di Ovaro per poi scendere a Stavoli Pecol sempre in detto comune e raggiungere infine Cludinico. Detto percorso è evidenziabile nella carta particolareggiata in: https://distrettoalpiorientali.it/wp-content/uploads/2023/02/lauco_sutrio_zuglio_valanghe.pdf.
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Introduzione e riproduzione del testo di Laura Matelda Puppini.
L’immagine ritrae Elio Martinis Furore partigiano ed è tratta da: https://www.carnialibera1944.it/partigiani/martinis.htm L.M.P.
https://www.nonsolocarnia.info/le-basi-invernali-del-battaglione-partigiano-leone-nassivera-in-carnia-da-elio-martinis-furore/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2025/06/Furore.jpg?fit=300%2C390&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2025/06/Furore.jpg?resize=150%2C150&ssl=1Senza categoriaIntroduzione. Mario Candotti, ufficiale prima comandante della Garibaldi Carnia poi, ha cercato, alla fine degli anni '70 ed inizi anni '80, di raccogliere una serie di testimonianze di partigiani attivi in Carnia, per quanto possibile anche a causa del tentativo di rimozione, come raccontava Romano Marchetti nel suo libello...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia

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