Certi documenti vanno letti per la validità delle argomentazioni che contengono relative a temi che riguardano anche noi, cittadini del Fvg: sanità, Pil, lavoro stabile, ed altri ancora. È tutto oro ciò che pare luccichi? –  si chiede Furio Honsell in questo testo, confutando alcune asserzioni relative alla situazione attuale regionale. Ed ha ragione, perchè al di là di indicatori economici che variano la loro bontà a seconda di quelli che vengono presi come riferimento, posso dire che a me pare che non si viva più bene in Fvg, per l’angoscia che la debacle del sistema sanitario ormai in miseria porta con sé, per il sistema dell’emergenza urgenza un po’ pubblico e un po’ privato in mano a non si sa chi e che utilizza l’elisoccorso per codici minori  invece che ambulanze, con costi folli (Cfr. il post su facebook del 27 luglio 2025 di Walter Zalukar intitolato: “Elitrasportato in Pronto Soccorso scappa in mutande inseguito dagli infermieri e si dilegua nella notte – Perché muovere l’elicottero quando non serve?”). E questo mentre i paesi di montagna si spopolano, le vicine Dolomiti si sgretolano, le case dei padri o costruite con il proprio lavoro finiscono magari in vendita per un bianco ed un nero, e tutta la ricchezza portata dal terremoto nei centri abitati e negli immobili rischia di svanire in un soffio. Inoltre il non avere una politica regionale relativa alla cessione a imprese private di parti del territorio, credo che ci prospetti un futuro non certamente da augurarsi. Perché nessuno ha valutato cosa accadrà nell’atmosfera e nell’aria in cui siamo immersi grazie all’interazione di una serie di scelte sia di produzione da parte di privati di energia elettrica con pale eoliche nei boschi, sia di vastità di terra tolta all’agricoltura per permettere la realizzazione di parchi di pannelli fotovoltaici, sia se si permette di prelevare  l’acqua potabile a aziende e società direttamente dalle falde, come ho letto recentemente (Cfr. per esempio: “Avviso pubblicazione progetto per la concessione per derivare acqua mediante opera di presa da falda sotterranea in comune di San Vito al Tagliamento (PN) da parte della ditta LEA di Spadotto Alessandro & C Società Semplice Agricola (PN IPD 3950.1) in: https://www.regione.fvg.it/rafvg/cms/RAFVG/MODULI/bandi_avvisi/BANDI/8542.html), o di violare i monti. Ma per ora mi fermo qui e vi invito a leggere questo testo.  Laura Matelda Puppini 

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«Egregio Presidente ed egregie colleghe Consigliere ed egregi colleghi Consiglieri,
premettiamo a questa relazione che, essendo il Documento di Economia e Finanza Regionale (DEFR) un documento firmato dal Presidente Fedriga, riteniamo che sia lui il responsabile di quello che c’è scritto, o piuttosto di quello che non c’è scritto, nonché dello stile con il quale è scritto ciò che c’è scritto.

Rimandiamo dunque al mittente qualsiasi tentativo, come avvenuto spiacevolmente in Commissione, di accusarci di non apprezzare il lavoro degli uffici che l’hanno materialmente redatto. Non abbiamo dubbi infatti sulla capacità potenziali dei tecnici, guidati dal dott. Dominutti, di offrire un quadro di contesto utile a individuare le problematiche da affrontare nel 2026. Ribadiamo invece, noi che studiamo ormai per l’ottava volta il DEFR, che questo documento è profondamente mutato negli anni soprattutto nella sua prima parte di analisi diventando un documento celebrativo e apologetico, utile per una narrazione propagandistica.

È difficile trovare in questo DEFR un confronto che non ponga la nostra Regione in una luce positiva. Pertanto, quegli indicatori che in passato ci vedevano in difficoltà come la percentuale di coltivazioni biologiche, l’uso di fitofarmaci e fertilizzanti, gli sforamenti di ozono, la qualità dell’aria, il consumo di suolo, le perdite nelle reti idriche, semplicemente non compaiono più. Ma tali indicatori sono davvero migliorati? Non a sufficienza per rientrare in quelli degni di essere esplicitati ed esaminati in questo DEFR, immaginiamo.

Una critica già individuata dal Consigliere Carli in Commissione, è la soddisfazione espressa in questo DEFR per il PIL procapite di 38,6 mila euro, dunque superiore di ben 3,9% rispetto al corrispondente nazionale, si legge nel documento. Ma tale dato non è confrontato con il PIL del Nord-est che è di 39,3 mila euro, dunque superiore e che a sua volta è ben inferiore a quello del Nord Ovest. Al di là della scelta redazionale, che non condividiamo perché nascondere la polvere sotto il tappeto non è nelle nostre abitudini, la ragione di questa caratteristica a nostro avviso poteva essere discussa con franchezza. Riteniamo che si trovi nel fatto che il nostro sistema manifatturiero è improntato verso l’export, e raramente controlla la filiera, agendo più spesso come terzista in catene del valore gestite da soggetti internazionali. Misure per contrastare questa dinamica potevano venire individuate nella Missione 14, ma il Piano “Agenda FVG Manifattura 2030”, che dovrebbe dare risposte concrete rimane inarticolato in quella sede, e compare come mero effetto taumaturgico.

Molti indicatori di contesto in questo DEFR sono di tipo impressionistico e qualitativo. Valutano più la percezione dei cittadini su certe problematiche che la sostanza. Non vi è dubbio che la qualità della vita in Friuli Venezia Giulia, da sempre è giudicata buona, ma l’obiettivo del DEFR non è sociologico bensì programmatico, si deve basare su dati non su sondaggi.

A nostro avviso nel quadro di contesto offerto da questo DEFR mancano i dati che permetterebbero di mettere a fuoco quelle che riteniamo siano le principali criticità del Friuli Venezia Giulia: ovvero la scarsa attrattività, per non dire la fuga, di lavoratori ad alto contenuto di conoscenza da parte del sistema delle imprese e la mancanza di strategie di integrazione di quei lavoratori – spesso stranieri – e delle loro famiglie, invece impiegati in lavori a basso contenuto di conoscenza, siano essi in agricoltura, nel manifatturiero e soprattutto nella cantieristica, ma che sono indispensabili a garantire il PIL della Regione. Diminuisce la popolazione in Regione pur essendo positivo il saldo migratorio. Manca, tuttavia, un’analisi approfondita dei fenomeni migratori che riguardano i giovani, siano essi studenti o giovani professionisti.

Ci viene presentato uno scenario nel quale cala la percentuale di disoccupati e aumenta quella di chi può vantare un impiego stabile. Bene! Tuttavia anche in questo caso i termini di riferimento sono quelli nazionali e non quelli macro-regionali più pertinenti. Ricordiamo che, per molti parametri, il nostro Paese presenta indicatori che collocano i NUTS di terzo livello italiani — secondo la classificazione della Nomenclatura delle Unità Territoriali per la Statistica — sia tra i migliori che tra i peggiori nella banca dati Eurostat. Se l’analisi non viene condotta in modo critico, si rischia di adagiarsi sugli allori, confrontandosi con medie al ribasso. Viene allora da chiedersi: con chi vuole confrontarsi Fedriga con le aree migliori o con le aree più problematiche dell’Italia?

Questi stessi dati presentati con molta soddisfazione nel DEFR nascondono però ampie zone grigie. Il DEFR si compiace del fatto che le persone con un reddito netto equivalente inferiore alla soglia di rischio di povertà, in Friuli Venezia Giulia, siano “solo” il 10,1%, un dato sensibilmente inferiore alla media nazionale. Ma, al di là del fatto che anche in questo caso vale quanto già osservato per il PIL, è bene ricordare che stiamo comunque parlando di oltre 100.000 persone. Ricordo, come in ogni occasione, che l’equità è uno dei principali determinanti di salute pubblica distali. Ovvero che solamente se tutti hanno uguali opportunità allora stanno bene tutti, perché anche i privilegiati stanno peggio là dove sono più privilegiati, come dimostrano le analisi del Marmot Institute. Quasi altrettanti cittadini hanno rinunciato alle cure ma il dato non viene trattato. Anche riguardo ai NEET (Not in Education, Employment or Training, ovvero giovani che non studiano, non lavorano e non sono inseriti in alcun percorso formativo) il DEFR si vanta che la loro percentuale sia scesa al 10,6%, al di sotto della media nazionale, che è del 15,2%. Ma confrontiamoci con le regioni più attive! Valutiamo se questa riduzione e in linea con quella nazionale! Incidentalmente rileviamo che non lo è essendo questa percentuale scesa a livello nazionale di circa il doppio rispetto al Friuli Venezia Giulia. Ma soprattutto rendiamoci conto che in valori assoluti stiamo parlano di decine di migliaia di giovani.

Va dato atto che il documento comunque evidenzia una criticità del nostro sistema ovvero il fatto che la crescita dei salari rispetto all’inflazione sta creando scompensi più gravi nella nostra regione di quanto lo faccia in media in Italia. Il costo della vita cresce in Friuli Venezia più della media italiana. Nell’ultimo quinquennio il costo della vita è cresciuto del 20% mentre i salari sono cresciuti meno della metà. Si rileva quindi che il potere d’acquisto dei salari è sceso rispetto alla media nazionale. Se si vuole valutare l’attrattività della nostra regione non è un dato da sottovalutare. Come spesso diciamo: basta premiare chi ha, premiamo chi fa!

Passando ad analizzare le Missioni, questo DEFR appare sempre più come un adempimento, anche se le parole chiave abbondano e i buoni propositi di questo libro dei sogni sono numerosi. In generale il procedere della prosa nell’articolare le missioni appare più rapsodica che organica, ben diverso dunque da come a nostro avviso dovrebbe essere redatto un documento strategico. Quasi in ogni missione si fa un gran parlare di Piani, Strategie, Piattaforme ma molto di rado si esplicita concretamente cosa ci stia dietro, il sospetto è che questi vengano evocati confidando nel loro valore taumaturgico, e come è avvenuto per il Piano Energetico, se mai produrranno effetti visibili questi non avverranno, almeno stando all’aspettativa di vita di alcuni di noi, prima che si sia già morti.

Segnaliamo alcune Missioni che ci appaiono più insoddisfacenti. Riteniamo al riguardo che le considerazioni espresse relativamente al Conto Consuntivo nel Disegno di Legge n. 56, facciano parte integrante di questa relazione.

Le attività previste nella Missione 9 “Sviluppo sostenibile e tutela del territorio e dell’ambiente” appaiono del tutto astratte e inconsapevoli della drammaticità del momento. Stiamo precipitando senza rete in una fase di aumento di temperature mai immaginato e di eventi estremi, ma si continua a fare scelte come se così non fosse.

Non basterà più presentarsi in Consiglio regionale con le belle divise della protezione civile per dare l’illusione che tutto sia sotto controllo. Sono ormai oltre vent’anni che fu lanciato il Patto dei Sindaci, a cui alcuni di noi aderirono con impegno. Il Patto prevedeva misurazioni quantitative volte a diminuire le emissioni climalteranti, la riduzione dei consumi energetici attraverso opere di efficentamento e l’aumento dell’impiego di fonti di energie da fonti cosiddette rinnovabili. Tutto doveva però partire da un bilancio energetico e delle emissioni e ogni azione doveva avere una sua valutazione quantitativa di impatto. Nulla, ma proprio nulla, è stato fatto dalla Regione in questi ultimi 7 anni, anche se l’abbiamo più volte ribadito. Si continua nel DEFR a parlare di buone intenzioni ma non si quantifica alcunché. Il risultato è che i consumi di combustibili fossili aumentano, le emissioni non vengono misurate e in compenso le operazioni sulle rinnovabili sono per lo più di natura speculativa. Pochissimi sembrano accorgersi che ci stiamo avviando verso scenari distopici. Preoccupante appare anche l’incertezza su temi critici quali le opere sul Tagliamento, e sul Lago dei tre Comuni.

La Missione 13 “Tutela della Salute” non contiene nulla di programmatico. Si limita a fare ovvie dichiarazioni di principio. Riteniamo che presentare nel DEFR questi paragrafi indichi un totale distacco dalla realtà sanitaria. Si parla di liste di attesa senza proporre nulla per risolvere il problema. Si parla di territorialità senza chiarire come assicurare l’equità in salute tra chi abita in montagna o in zone cosiddette interne. Il Piano Oncologico che era stato proposto come la chiave per attuare la riforma sanitaria e che doveva prevedere tempistiche e verifiche precise nei semestri a venire non viene nemmeno citato. Pensiamo che questi paragrafi non raggiungano lo standard per una Missione che assorbirà più della metà del bilancio regionale nel 2026. La totale assenza di dati quantitativi anche a fronte dell’invecchiamento della popolazione appare imbarazzante quando si parla di cronicità.

La Missione 18 “Relazione con le altre autonomie territoriali e locali” non affronta in nessuna misura le criticità che derivano dalla frammentazione degli Enti Locali e quindi dalla loro incapacità di spesa e garanzia di servizi di qualità ai cittadini. Come unica strategia si propone la trasformazione degli Enti di Decentramento Regionale (EDR) in Enti Locali a rappresentanza elettiva. Ma, colpevolmente, non vengono chiarite le funzioni di questi nuovi enti e nemmeno quantificate le risorse finanziarie, di personale e strutturali, necessarie. L’improvvisazione che cela questo approccio è evidente.

Alla luce di come vengono trattati, nella Missione 12 “Diritti Sociali, politiche sociali e famiglia”, i temi che affliggono la nostra società, ovvero la povertà, la solitudine e l’accoglienza, le azioni appaiono del tutto inefficaci. Le opere pubbliche previste nella Missione 10, “Trasporti e diritto alla mobilità”, sono invece tutte molto impattanti ed auspicheremmo che potessero venire varate a valle di un dibattito pubblico. Anche la Missione 14, “Sviluppo economico e competitività”, non appare adeguatamente orientata a risolvere le criticità in termini di attrattività evidenziate in precedenza. A nostro avviso, tali problematiche possono essere affrontate in modo efficace solo attraverso un potenziamento della Missione 4, “Istruzione e diritto allo studio”, in stretta sinergia con gli interventi della stessa Missione 14. La Missione 7, “Turismo”, non sembra consapevole dell’impatto del turismo di massa e dei mutamenti climatici.

Concludiamo l’analisi di questo documento con alcune considerazioni programmatiche relative alla crisi di governo del giugno scorso. La mozione di fiducia approvata dalla maggioranza condivide la genericità della prosa di questo DEFR, ma presenta alcuni aspetti preoccupanti che inevitabilmente si riflettono sulla nostra lettura di questo documento.

Il primo aspetto che colpisce è l’enfasi della mozione sull’intenzione di non modificare nulla nella strategia di governo: questa ostinazione è la principale critica che muoviamo anche a questo DEFR. La mozione essenzialmente conferma che si procederà come si è fatto in questi ultimi 7 anni. Ciò colpisce negativamente in particolare per quanto riguarda le tematiche sanitarie che oltre ad aver manifestato gravi disfunzioni, erano proprio all’origine della crisi di governo.

Il secondo aspetto riguarda l’enfasi posta da Fedriga, nel dibattito relativo alla mozione, di porre mano alla legge elettorale, intenzione che, tuttavia, non trova alcun riscontro all’interno del DEFR. È pur vero che potrebbe non avere nessuna ricaduta immediata di natura economico finanziaria, ma è altrettanto evidente che non è un passaggio secondario nella vita della Regione anche alla luce degli attacchi mossi da Fedriga in quel dibattito alle minoranze rappresentate in Consiglio regionale, perché ricordiamo che il pluralismo è essenziale al progresso.

Per tutte le criticità sopra evidenziate, che potremmo sintetizzare in una valutazione del DEFR 2026 come generico, superficiale e poco consapevole delle reali problematiche e dei rischi che la Regione si trova ad affrontare, il Gruppo Misto ha espresso in Commissione un voto non favorevole, seppure con enfasi diverse tra le sue componenti. In particolare, il MoVimento 5 Stelle e Alleanza Verdi e Sinistra si sono astenuti, mentre Open Sinistra FVG ha espresso voto contrario.

Furio Honsell – Consigliere Regionale Gruppo Consiliare Regionale Misto – XIII legislatura».

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L’immagine che accompagna l’articolo raprresenta il logo della Regione FVG. L.M.P.

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