Ricordiamo, ad 80 anni dalla strage di Villa Orter, quegli uccisi, partigiani, per mano cosacca, quando la guerra era ormai finita.
Riporto qui quella che si presume esser stata la prima relazione sulla strage di Villa Orter, perpetrata dai Cosacchi, in cui trovò la morte anche ‘Livio’ o ‘Barba Livio’ , Romano Zoffo di Amaro in Carnia, comandante osovano, che conclude pure la sua storia. Il documento proviene dall’ IRSML, ora IRSREC (Istituto di Ricerca e Didattica della Storia Contemporanea) con sede a Trieste e mi è stato gentilmente fornito dal mio gemello Marco Puppini. Ho già scritto su www.nonsolocarnia.info la storia di questo valoroso comandante partigiano osovano, e prima ufficiale effettivo nel R.E.I. , medaglia d’ argento al valor militare, a cui rimando, nel mio Laura Matelda Puppini. Romano Zoffo Barba Livio o Livio, il battaglione Carnia, e la crisi innescata dai fatti di Pielungo. che avevo in precedenza pure allegato al volume: Romano Marchetti (a cura di Laura Matelda Puppini) Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona. Una vita in viaggio nel ‘900 italiano, Ifsml, Kappa Vu ed., 2013, pp. 355-371.
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Il documento, che qui trascrivo, è datato: Tarcento 3 maggio 1945, ed è firmato da un partigiano osovano con nome di battaglia ‘Micros’ o Mikros, identificabile con don Giuseppe Grillo come scrive Jurij Cozianin nella sua scheda: “80 anni fa l’eccidio di Villa Orter a Tarcento”, in: https://www.partigianiosoppo.it/Eventi/). Alcune sottolineature, pare fatte a mano, sono presenti nella fotocopia del documento in mio possesso, ma potrebbero esser state fatte successivamente alla stesura del documento, non so da chi, ma pure da mio fratello sulla sua fotocopia poi rifotocopiata, per cui non le riporto. La copia in mio possesso risulta in una riga non perfetta ed appena andrò a Trieste cercherò di recuperare una copia completa.
Su detta strage, ricordata pure da una lapide a Tarcento, è stata prodotta anche una scheda da Fabio Verardo pubblicata sull’Atlante delle stragi nazifasciste, con un errore nella località che è Villa Orter e non Ortes, reperibile in: https://www.straginazifasciste.it/wp-content/uploads/schede/Villa%20Orter,%20Tarcento,%2029.04.1945.pdf.
Lapide con il nome dei morti presente a Tarcento. Foto di Laura Matelda Puppini
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IL PRIMO DOCUMENTO SUL MASSACRO. In IRSML.
«Relazione.
Massacro a Villa Orter ex- Maligniani – Tarcento.
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Partenza dei Tedeschi e Cosacchi. ——- Scoppi e distruzioni – —
Il 30 aprile Tedeschi della O.T. (1) e Cosacchi, oltre 400 in tutti, non volendo arrendersi, decidono di lasciare Tarcento.
La partenza è fissata per le ore 16, ma già per le 15.30 precise il grosso tanto dei Tedeschi, quanto dei Cosacchi, è partito. Per le ore 16 anche le due retroguardie sono partite. Pochi istanti dopo, e precisamente alle 16.15, quasi contemporanee, si odono due enormi scoppi.
Una prima mina scoppia all’albergo Ristoro“ sede del Comando della O.T. che, allo scoppio, distrugge la parte estrema dell’ala sinistra, lanciando e disseminando per un raggio di oltre 200 metri bombe piccole e mine; una seconda scoppia alla villa Orter, sede del Comando Cosacco.
Della Villa non restano in piedi che l’ala frontale verso Ovest ed il muro esterno verso Sud. Nessun incendio al Ristoro, mentre quello a villa Orter durò quasi due giorni.
Se lo scoppio al Ristoro ha incusso a tutto il Centro Tarcentino paura e terrore: lo scoppio, il crollo e l’incendio di Villa Orter ha riempito l’anima e i cuori di tutti i Tarcentini e dei Patriotti (2), specie Osoppani, di una profonda angoscia. Era noto ai Patriotti ed ai Tarcentini, la cattura fatta dai Cosacchi del nostro Comandante Barba Livio ed altri, avvenuta proprio nei giorni 28-29 aprile, e si temeva da quelle belve feroci, sitibonde ancora di sangue, la loro dolorosa fine.
NOTIZIE E PRESENTIMENTI DELLA MOGLIE DEL CUSTODE. —-
Era corsa voce che tutto il piano circondante la villa era già stato minato per cui, la sera dello scoppio e dell’incendio (30 Aprile) nessuno osò salire la collina. Le nostre truppe dei Patriotti erano impegnate tutta la notte nella vittoriosa battaglia contro i nemici partiti.
La mattina del giorno seguente, giunto alla villa, trovai una squadra di partigiani inviati dal nostro comando, con gli arnesi necessari, pronti e risoluti a ritrovare almeno i cadaveri dei nostri cari eroi. Ma quanti sono? Come furono trucidati? E dove saranno sepolti?
L’unica persona, benché chiusa forzatamente e sotto minaccia di morte in casa, il 30 Aprile, che potesse sapere qualcosa perché rinchiusa nella vicina casetta colonica, era la moglie del custode della Villa.
Costei infatti ci disse di aver visto, verso le tredici circa del 30 trascinare fuori dalla Villa un gruppo di Patriotti, legati con ( omissis nella fotocopia). [Omissis nella fotocopia] quest’ultimi di aver tentato la fuga con i Partigiani. Insulti, percosse e minacce di morte. Sentì i lamenti ed i gemiti, poi ripetuti colpi di pistola quindi li vide trascinare nell’ interno della Villa. Altre urla e gemiti dall’interno, che durarono fino allo scoppio e crollo e poi silenzio. Disse infine di credere essere quasi tutti sepolti ancora vivi sotto le macerie e di certo nel sotterraneo della cantina.
LA FOSSA MACRABA. —-
Ad Est della Villa, sotto un salottino, è scavata una piccola stanza di m. 4/3 alta m.2 – È senza finestre esterne, tutta interrata e la luce entra solo dalla botola di apertura e da due piccoli fori chiusi da spranghe di ferro alla sommità Sud della Fossa. Una scaletta addossata alla parte Sud della fossa, mette all’ interno. Questa è la terribile fossa, unica testimone degli ultimi rantoli e delle eroiche vittime.
Le mine scoppiate hanno fatto crollare tutta la parte Est e Nord-Est della Villa, compresa la volta della fossa. Anzi, a scavazione finita risulta che alcune casse di bombe, fatte pure scoppiare, erano state deposte all’angolo Nord -Ovest della fossa.
ESCAVAZIONE E SCOPRIMENTO. —
Ho assistito personalmente a tutta l’escavazione sino allo scoprimento di tutte 12 le eroiche vittime. Iniziati i lavori, non si tardò a scoprire una testa tutta compressa e maciullata attaccata alla metà sinistra del petto, sotto le macerie d’una porta interna della Villa. Dai capelli e dal profilo del volto fu riconosciuto un giovane cosacco. Dalle macerie vicine e sovrastanti la fossa si trovarono brandelli di carni e ossa, sempre della stessa vittima. Il corpo di questa doveva essere gettato sopra l’esplosivo, per cui allo scoppio fu sbranato e lanciato fuori a circa quattro metri dalla fossa.
Altri due corpi, orribilmente stracciati e con le mani legate alla schiena, furono trovati al lato Ovest della fossa, a pochi decimetri dalla mina esplosa. Questi erano un cosacco ed un tedesco. Al lato Sud e Sud- Est, accatastati gli uni sugli altri, in un groviglio di membra, sangue, carni e cervella furono trovati gli altri nove eroi. Tutti avevano le mani legate alla schiena con cinghie di cuoio; tutti i loro corpi presentavano segni di torture, colpi di rivoltella al petto ed alle tempia. Il più straziato e dove la furia delle belve cosacche maggiormente infuriò fu il corpo del nostro eroico Comandante Barba Livio.
Ma procediamo con ordine. I primi due sopra la catasta di carne e corpi umani erano altri due tedeschi. Ambedue legati, torturati, e con le teste sfracellate e perforate da vari colpi. Il primo dei nostri era il cadavere di Turrin Giuseppe, come gli altri legato, segni uno alla tempia destra l’altro al collo parte sinistra. Gli fu lasciato l’anello al dito che portava le sue iniziali.
Sotto il Turrin trovavasi Pontotti Onorio, legato, torturato, più fori al torace ed uno frontale.
Veniva poi l’ing. Villani Sergio legato e torturato con due fori al collo ed il cervelletto sfracellato. Gli furono trovate la piccola rivoltella ed il portafoglio.
Treppo Dario trovavasi sotto i piedi di Barba Livio con una gamba sfracellata, più fori alla spalla sinistra e due alla testa.
Veniva poi il comandante Barba Livio orribilmente deformato tanto da essere riconosciuto soltanto dal colore dei capelli e dai piccoli baffetti. Un ammasso di carne a brandelli, vari colpi nel corpo di cui tre alla testa, in un pozzo di sangue uscito dal taglio profondo della gola. Teneva al collo la medaglietta della Madonna. Gli avevano tolti i suoi personali indumenti, ricoprendolo con cenci neri e di stoffa cosacca.
Novelli Guglielmo e Sartori Otellio erano i due ultimi supini al suolo con le gambe internate in un cavo della parete, anche questi come gli altri seminudi ed orribilmente straziati. Il Novelli l’anello al dito con le sue iniziali.
Dalla macabra fossa i loro resti furono religiosamente composti per quanto possibile ed adagiati su un tavolato nel vicino boschetto e bianchi veli li ricoprirono.
A testimonianza di quanto sopra furono fatte 11 fotografie da diversi punti di vista della fossa e dei cadaveri. Di Barba Livio tre particolari pose. Fotografie che vengono allegate alla relazione.
In fede.
Tarcento 3 maggio 1945. MICROS (Mikros (firma autografa. N.d.r.). »
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Villa Orter distrutta. (Foto Archivio Anpi).
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ALTRE INFORMAZIONI SULLA STRAGE DA FONTI SUCCESSIVE.
I deceduti nella strage furono successivamente riconosciuti come:
Partigiani della Divisione Garibaldi:
Cardini Leo, di Cortina d’Ampezzo. Partigiano della Divisione Garibaldi, non meglio identificato.
De Zanna Leone, di Cortina d’Ampezzo. Partigiano della Divisione Garibaldi, non meglio identificato.
Guglielmo Novelli, di Francesco e Buttignoni Maria. Nata 24/4/10. Nato e residente a Monfalcone, celibe. Professione impiegato. Partigiano della Divisione Garibaldi Friuli, btg. “Picelli”, nome di battaglia “Willi”. Tumulato a Monfalcone.
Pallaoro Sergio, di Merano. Partigiano della Divisione Garibaldi, non meglio identificato.
Pontotti Onorio, di Luigi e di Vidoni Letizia. Nato il 4/7/1910. Nato ad Artegna e residente a Tarcento, celibe. Professione autista. Partigiano della Garibaldi Friuli, nome di battaglia “Ardito”. Tumulato a Tarcento.
Troi Eugenio. Partigiano della Divisione Garibaldi, non meglio identificato.
Villani Sergio, di Giovanni e Trevisan Lidia. Nato il 20/6/1921. Nato e residente a Monfalcone, celibe. Partigiano della Divisione Garibaldi Friuli, btg. “Picelli”, nome di battaglia “Bucaniere”. Tumulato a Monfalcone.
Partigiani della Divisione Osoppo:
Stelio Sartori, di Nicolò e Fornasari Rosina. Nato 17/4/1917. Nato a Trieste e residente a Gorizia, coniugato. Professione meccanico. Partigiano della VI brigata Osoppo Friuli. Tumulato a Tarcento.
Treppo Dario, di Giovanni e Treppo Teresa. Nato il 4/9/1921. Nato e residente a Sedilis di Tarcento celibe. Professione contadino. Partigiano della VI brigata Osoppo Friuli, nome di battaglia “Virgilio”. Tumulato a Tarcento.
Turrini Giuseppe, di Antonio e Croatto Luigina. Nato il 28/10/1919. Nato e residente a Tarcento, celibe. Professione meccanico. Partigiano della VI brigata Osoppo, nome di battaglia “Benzina”. Tumulato a Tarcento.
Zoffo Romano, di Gioacchino e De Filippo Anna. Nato il 11/11/1912. Nato ad Amaro e residente ad Artegna. Professione insegnante. Partigiano della Osoppo Friuli, comandante della VI brigata, nome di battaglia “Barba Livio”. Tumulato a Udine.
(Sintesi e contenuti della scheda di Fabio Verardo: EPISODIO DI VILLA ORTES, TARCENTO, 29.4.45, in: https://www.straginazifasciste.it/).
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LA RICOSTRUZIONE DELLA STRAGE FATTA DA FABIO VERARDO.
Secondo Fabio Verardo, da informazioni degli Alleati, è ipotizzabile che chi compì la strage sia stato il Reggimento di Cavalleria cosacca del Kosaken und Kaukasier Korps. (Ivi).
Questa la descrizione dell’evento da lui approntata:
«Alla vigilia della liberazione Romano Zoffo “Barbe Livio”, comandante della VI Brigata Osoppo, nell’imminenza dell’attacco finale ai nazifascisti, ingaggiò delle trattative con il Comando cosacco di Tarcento con lo scopo di evitare inutili spargimenti di sangue. Dopo un incontro privato, il comandante partigiano si recò con Virgilio Treppo al distaccamento cosacco di Buvoletta; secondo le informazioni raccolte i cosacchi sembrarono disposti ad arrendersi. I partigiani vennero quindi condotti a Villa Olter per parlamentare. Quello che successe dopo non è noto. Si evince solo che Zoffo venne catturato e barbaramente seviziato dai cosacchi; con lui vennero uccisi anche altri partigiani che erano stati presi prigionieri nel periodo precedente e che erano stati rinchiusi nella villa; tali partigiani appartenevano sia alla Brigata Osoppo che alle formazioni garibaldine. Zoffo fu ucciso con Giuseppe Turrini “Benzina”, Onorio Pontotti “Ardito”, Sergio Villani “Bucaniere”, Dario Treppo “Virgilio, Guglielmo Novelli “Willi”, Stelio Sartori, Leone De Zanna, Sergio Pallaoro, Eugenio Troi, Leo Cardini. I corpi delle vittime vennero rinvenuti a Villa Orter, che tedeschi e cosacchi fecero saltare dopo aver compito l’eccidio; accanto ai cadaveri dei partigiani furono rinvenute le salme di un militare tedesco e di un militare cosacco».
Fabio Verardo».
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Secondo me una delle possibili cause della strage potrebbe essere stata ….
Cè chi ha scritto di due momenti diversi nell’azione di ‘Livio’ o ‘Barba Livio’ che dir si voglia: di un primo momento in cui egli andò a parlamentare con i cosacchi ed un secondo in cui si presentò per la resa. Una delle possibilità, a mio avviso, è che Romano Zoffo, che comandava un battaglione della Osoppo, seguendo sia l’indicazione di insurrezione finale lanciata pure dalla ‘Osoppo’ in Friuli, sia quanto detto da CLNAI e cioè che la resa del nemico doveva avvenire, se richiesta, nelle mani di rappresentati di tutte le formazioni partigiane in loco, cioè, per quanto riguarda il Friuli, sia in mano garibaldina sia osovana, essendo stato, prima dell’ 8 settembre 1943 un ufficiale del R.E.I., abbia seguito gli ordini superiori, e si sia recato prima a chiedere la resa ai cosacchi da solo, ma poi al momento di ottenerla, abbia chiamato alcuni garibaldini, ottemperando a quanto richiesto. Ma i cosacchi non volevano arrendersi ai garibaldini, come da ordini superiori dati loro, che ritenevano tutti comunisti, e quindi catturarono tutta la delegazione, facendo un voltagabbana clamoroso, torturando tutti ed uccidendoli. Non so se questa ipotesi sia vera, ma almeno così si capirebbe qualcosa.
I corpi martoriati rinvenuti in Villa Orter. (Foto da Archivio APO).
QUESTA LA RICOSTRUZIONE DEGLI EVENTI DA SCHEDA IN ‘A.P.O’, REDATTA DA: JURIJ COZIANIN.
«80 anni fa l’eccidio di Villa Orter a Tarcento.
Tra il 29 e il 30 aprile 1945, la Villa Orter di Tarcento è il luogo dell’esecrabile eccidio per mano cosacca di undici partigiani, dei quali quattro osovani e sette garibaldini. La dimora, ubicata oltre il Torre sul Plan di Paluz, è stata requisita dai cosacchi quale sede del comando del loro presidio. Alla vigilia della strage, gli occupanti sembrano intenzionati a trattare la resa con una delegazione della “Osoppo”, guidata da Romano Zoffo “Barba Livio”, comandante della 6° Brigata, d’intesa con Luciano Nimis “Nello”, al comando del Battaglione “Tarcento”.
Nato ad Amaro nel 1912 e maestro elementare, Zoffo è stato tenente del 2° Reggimento Fanteria “Re” in Croazia, decorato di due Medaglie di Bronzo al Valor Militare. Azionista ed osovano fin dalla nascita della formazione, ha comandato inizialmente il Battaglione “Carnia” e poi la 2° Brigata, prima del trasferimento nella zona tra Musi e la Val Resia per adempiere fedelmente ai suoi nuovi incarichi operativi. Sceso da Chialminis (Nimis), “Barba Livio” è scortato da due giovani tarcentini ovvero Dario Treppo “Virgilio”, l’intendente della 6° Brigata, e Giuseppe Turrini “Benzina”, l’autista. Il primo è di Sedilis, classe 1921, alpino in Bosnia nel febbraio del ‘42, rimpatriato per tifo addominale, curato negli ospedali militari di Gorizia e Udine. Il secondo, nato nel 1919, è stato alpino del “Cividale” sul fronte greco-albanese. Al momento dell’incontro con i cosacchi, per motivi ignoti gli osovani vengono catturati a tradimento e rinchiusi nella villa, in cui si trovano altri partigiani precedentemente imprigionati.
Legati, i patrioti sono barbaramente torturati e orrendamente uccisi. Nel pomeriggio del 30 aprile, la Villa Orter esplode al brillamento delle mine poste dai cosacchi in fuga. Alla sua distruzione concorre anche il successivo incendio. Dopo la liberazione di Tarcento, la rimozione delle macerie, in particolare del locale sotterraneo usato come prigione, svela una scena straziante. L’esplosione ha fatto scempio dei cadaveri, dilaniati e quasi irriconoscibili. Lo testimoniano le memorie di don Giuseppe Grillo, l’osovano “Mikros”, e il diario della scrittrice tarcentina Bruna Sibille-Sizia, oltre alle fotografie scattate sul posto e conservate ancor oggi.
Assieme ai tre parlamentari osovani, sono stati uccisi il triestino Stelio Sartori “Silvano”, anch’egli patriota della 6° Brigata, e i garibaldini Leo Cardini, Leone De Zanna, Guglielmo Novelli, Sergio Pallaoro, Onorio Pontotti, Eugenio Troi e Sergio Villani. Dalla “fossa” della villa sono estratti anche i corpi senza vita di un tedesco e di un cosacco non identificati. In Via Martiri della Libertà, una lapide ne ricorda il sacrificio. Alla memoria del comandante Romano Zoffo “Barba Livio” è stata conferita la Medaglia d’Argento al Valor Militare.
Nelle stesse ore dell’eccidio di Villa Orter, è stato ucciso per mano tedesca anche il giovane tarcentino Umberto Muzzolini, l’osovano “Caporetto”, classe 1924, già alpino del “Cividale” nell’estate del ‘43.
Jurij Cozianin». (Jurij Cozianin, 80 anni fa l’eccidio di Villa Orter a Tarcento, in: https://www.partigianiosoppo.it/Eventi/.
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Romano Zoffo di Amaro, tenente degli alpini, comandante partigiano con nome di battaglia ‘Livio’ e detto anche ‘Barba Livio’. (Foto da Enrico Mengotti, nipote). Da quanto narratomi sempre da Mengotti, che lo aveva saputo da sua madre, Rita Zoffo, sorella di Romano, egli era biondo con gli occhi azzurri.
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L’elenco dei morti in Villa Orter diverge lievemente nelle fonti.
Don Grillo, Mirkos, nel documento sottoscritto, già riporta il nome di alcuni uccisi a Villa Orter: Novelli Guglielmo; Pontotti Onorio; Sartori Otellio, Treppo Dario; Turrin Giuseppe; Zoffo Romano ‘Barba Livio’ o ‘Livio’. Ed in questa prima ricostruzione dei fatti, si pensava che alcuni corpi fossero di tedeschi. Ma essendo poi stato chiarito che partigiani erano stati uccisi con abiti non loro, come Romano Zoffo per esempio, si era poi capito chi fossero.
Quindi, successivamente, vi fu una revisione di detto elenco e sulla lapide a Tarcento sono riportati i seguenti nomi: appartenenti alla Divisione Osoppo: Pontotti Onorio, Treppo Virgilio ‘Dario’; Turrin Giuseppe ‘Benzina’; Romano Zoffo ‘Barba Livio’ (ma anche ‘Livio’ n.d.r.), ed i seguenti nomi per la Garibaldi: De Zanna Leone; Novelli Guglielmo; Pallaoro Sergio; Sartori Stelvio; Troi Eugenio; Villani Sergio; Zardini (Poi pare correttamente Cardini) Leo; e due ignoti.
Per Fabio Verardo gli uccisi a Villa Orter sono stati gli stessi della lapide, con una variazione: Cardini Leo, (non Zardini come nella lapide) di Cortina d’Ampezzo. Partigiano della Divisione Garibaldi, non meglio identificato. Infatti egli cita per la Garibaldi: De Zanna Leone, di Cortina d’Ampezzo; Novelli Guglielmo ‘Willi’ di Monfalcone; Pallaoro Sergio, di Merano; Pontotti Onorio ‘Ardito’, residente a Tarcento (ma da don Grillo e sulla lapide osovano); Troi Eugenio; Villani Sergio ‘Bucaniere’ di Monfalcone. Mentre gli uccisi osovani per lui sono: Stelio (sulla lapide Stelvio) Sartori di Gorizia; Treppo Dario (Virgilio, nome di battaglia ‘Dario’ sulla lapide) di Sedilis di Tarcento; Turrini (Turrin sulla lapide) Giuseppe, di Tarcento; Zoffo Romano, ‘Barba Livio’ (ma più noto come ‘Livio’ n.d.r.) nato ad Amaro e residente ad Artegna.
Infine per Jurij Cozianin vennero uccisi a Tarcento – Villa Orter: solo tre osovani: Treppo Dario nome di battaglia “Virgilio”, (Sulla lapide Virgilio, nome di battaglia Dario), Romano Zoffo, ‘Barba Livio’ (più noto come ‘Livio’), e Giuseppe Turrin “Benzina”, e con loro i garibaldini: Stelio (sulla lapide Stelvio) Sartori ‘Silvano’, Leo Cardini (come anche Fabio Verardo), Leone De Zanna, Guglielmo Novelli, Sergio Pallaoro, Onorio Pontotti, Eugenio Troi e Sergio Villani. Dalla “fossa” della villa sono stati estratti, secondo lui, anche i corpi senza vita di un tedesco e di un cosacco non identificati.
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Nell’ ottantesimo della loro morte, vogliamo ricordare anche tutti questi partigiani che lottarono per la nostra libertà e che furono poi vittime inconsapevoli di quanto sarebbe loro accaduto, della furia cosacca, a guerra finita. E scrivo questo anche per chi loda ancora i cosacchi e li vive solo come povere vittime, nonostante anche Michele Gortani abbia descritto il loro operato nel suo “Il martirio della Carnia”.
Laura Matelda Puppini
https://www.nonsolocarnia.info/ricordiamo-ad-80-anni-dalla-strage-di-villa-orter-quegli-uccisi-partigiani-per-mano-cosacca-quando-la-guerra-era-ormai-finita/https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2025/05/livio-orto-in-primo-piano-ThumbJpeg.ashx-Copia.jpg?fit=831%2C487&ssl=1https://i0.wp.com/www.nonsolocarnia.info/wordpress/wp-content/uploads/2025/05/livio-orto-in-primo-piano-ThumbJpeg.ashx-Copia.jpg?resize=150%2C150&ssl=1Senza categoriaRiporto qui quella che si presume esser stata la prima relazione sulla strage di Villa Orter, perpetrata dai Cosacchi, in cui trovò la morte anche ‘Livio’ o ‘Barba Livio’ , Romano Zoffo di Amaro in Carnia, comandante osovano, che conclude pure la sua storia. Il documento proviene dall’ IRSML,...Laura Matelda PuppiniLaura Matelda Puppinilauramatelda@libero.itAdministratorLaura Matelda Puppini, è nata ad Udine il 23 agosto 1951. Dopo aver frequentato il liceo scientifico statale a Tolmezzo, ove anche ora risiede, si è laureata, nel 1975, in filosofia presso la facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Trieste con 110/110 e quindi ha acquisito, come privatista, la maturità magistrale. E’ coautrice di "AA.VV. La Carnia di Antonelli, Centro Editoriale Friulano, 1980", ed autrice di "Carnia: Analisi di alcuni aspetti demografici negli ultimi anni, in: La Carnia, quaderno di pianificazione urbanistica ed architettonica del territorio alpino, Del Bianco 1975", di "Cooperare per vivere, Vittorio Cella e le cooperative carniche, 1906- 1938, Gli Ultimi, 1988", ha curato l’archivio Vittorio Molinari pubblicando" Vittorio Molinari, commerciante, tolmezzino, fotografo, Gli Ultimi, Cjargne culture, 2007", ha curato "Romano Marchetti, Da Maiaso al Golico, dalla Resistenza a Savona, una vita in viaggio nel Novecento italiano, ed. ifsml, Kappa vu, ed, 2013" e pubblicato: “Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in Storia Contemporanea in Friuli, n.44, 2014". E' pure autrice di "O Gorizia tu sei maledetta … Noterelle su cosa comportò per la popolazione della Carnia, la prima guerra mondiale, detta “la grande guerra”", prima ed. online 2014, edizione cartacea riveduta, A. Moro ed., 2016. Inoltre ha scritto e pubblicato, assieme al fratello Marco, alcuni articoli sempre di argomento storico, ed altri da sola per il periodico Nort. Durante la sua esperienza lavorativa, si è interessata, come psicopedagogista, di problemi legati alla didattica nella scuola dell’infanzia e primaria, e ha svolto, pure, attività di promozione della lettura, e di divulgazione di argomenti di carattere storico presso l’isis F. Solari di Tolmezzo. Ha operato come educatrice presso il Villaggio del Fanciullo di Opicina (Ts) ed in ambito culturale come membro del gruppo “Gli Ultimi”. Ha studiato storia e metodologia della ricerca storica avendo come docenti: Paolo Cammarosano, Giovanni Miccoli, Teodoro Sala.Non solo Carnia

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