Inizio questo articolo scrivendo che finalmente il Messaggero Veneto ci dice quello che già si sapeva, cioè  che quello è in crisi è il Pronto Soccorso spezzatino di Udine, un po’ pubblico un po’ privato, approntato sul nuovissimo modello Caporale – Riccardi, mai da nessuno sperimentato, con le logiche prevedibili conseguenze.

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Leggo un recente articolo sul Messaggero Veneto a firma di Lisa Zancaner, intitolato “Pronto Soccorso in sofferenza. Ora si punta sui medici interni”, e la foto rimanda a quello del ‘Santa Maria della Misericordia’ di Udine il più grande della regione. Sottotitolo illuminante:”Avviso di Asufc per trovare altro personale anche con diverse specializzazioni. L’obiettivo è di garantire supporto ai colleghi ed evitare l’esternalizzazione dei servizi’.

Dall’articolo si evince che la carenza cronica è relativa all’ area dell’ emergenza urgenza del polo udinese, il che è tragico direi, per le nostre vite e per la nostra salute. E arrivati a questo punto di non ritorno, pare, si chiede aiuto anche agli specializzandi non solo agli specializzati.

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Prima considerazione: finalmente quello che si sapeva da tempo, che in crisi sono il Pronto Soccorso e l’ area emergenza di Udine, la prima a seguire il nuovo modello spezzatino pubblico privato inaugurato da Riccardi e Caporale che, da che so, non ha uguali in Italia, viene messo nero su bianco in questo articolo. Quello che si sa è che vi è un ricambio di personale che fa uscire medici di provata capacità e conoscenza, con anni di lavoro sul campo, almeno così proprio pare, e fa entrare medici presi dovunque, da cooperative, da altri pronto soccorso Asufc, da stati esteri senza alcuna garanzia nemmeno di conoscenza corrente della lingua italiana, ed ora persino cercati in altri reparti, quasi che questi ne avessero in enorme eccedenza.

Non solo: un ortopedico, un ginecologo, un neurologo, perché dovrebbero abbandonare i loro reparti rinunciando alle ferie per coprire posti di Pronto Soccorso e area di emergenza non afferenti alla propria specializzazione, assumendosi enormi responsabilità? Mistero. Non solo: nella vita reale, non nel paese della meraviglie, se uno ha una assicurazione come ortopedico che copre certe prestazioni e poi migra in pronto soccorso, temo che la sua assicurazione non valga più. Ma per fare proposte di questo tipo, Riccardi e Caporale devono essere con l’acqua alla gola.

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Il richiamare in Pronto Soccorso personale da altri reparti è naturalmente legale, in base ad una vecchia normativa creata quando in alcuni ospedali minori non esisteva ancora un vero e proprio Pronto Soccorso ma i medici di reparto, che sono tutti primi dirigenti per legge, coprivano il servizio a rotazione. E mi ricordo che mia madre giunse a detto servizio a Tolmezzo, forse nei primi anni ’80,  per una scottatura e trovò un ginecologo in servizio. Ma allora era allora, ora è ora, quando esistono i Pronto Soccorso, però sempre più in numero minore grazie a questo assessore, ed i reparti di Emergenza – Urgenza. E da che mondo è mondo, gli specializzandi e gli specializzati non sono la stessa cosa, ma invece pare che si tenti di utilizzare anche questi per coprire buchi ed ‘ammanchi’ di personale, sempre più evidenti e causati pure da pessima gestione di tipo simil ‘dittatoriale’. E se erro correggetemi.  

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Seconda considerazione: questa situazione, finalmente resa palese, quando si sapeva da un paio di mesi, ci dice una sola cosa: che il modello Caporale- Fedriga non fa altro che disastri. E se due plenipotenziari che gestiscono una azienda senza ascoltare nessuno hanno raggiunto questi risultati in anni di governo aziendale, anche per la logica neo-capitalistica e liberista devono andarsene a casa ed esser sostituiti, perché la loro inefficienza ha raggiunto punte altissime.

 Infatti quale consiglio di amministrazione e azionista, (e noi siamo gli investitori per la giunta regionale e per le aziende sanitarie), accetterebbe che un dirigente lautamente pagato, dicesse che si deve abbassare la qualità di un prodotto e ridurne il mercato altrimenti ‘si chiude’, per causa sua? Nessuno. E fra l’altro dichiarazioni di questo tipo paiono interne ad un sistema quasi ricattatorio dal punto di vista della comunicazione, mentre è noto a tutti che sospendere un servizio pubblico è un reato.

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Insomma, in una logica neocapitalista, è come se un ceo avesse trovato una fabbrica di pomodori pelati o di qualsiasi altro prodotto in stato economico ottimo per qualità e per mercato, l’avesse poi via via ridotta in stati penosi per una serie di scelte errate e scellerate, portandola in perdita, con prodotto scadentissimo, per non chiudere tutto. Ed è come se, in questa precarietà creata da lui, il ceo si lamentasse perché gli operai preferiscono spostarsi ed essere assunti in aziende più solide, che pagano meglio e che valorizzano maggiormente il lavoro.

E questo accade dovunque, è la norma, bon Dieu! Ma il sistema sanitario nazionale e regionale non è una fabbrica di pomodori pelati, e deve rispondere anche a norme nazionali ed europee ed ad indicatori qualitativi precisi, presumo, non passare da una organizzazione rodata e sicura ad un pasticcio senza fine.

Fra l’ altro ricordo che, se un privato può chiudere una sua azienda e dichiarare magari bancarotta, questo non si può fare per i servizi pubblici anche sanitari perché l’interruzione di pubblico servizio è perseguibile per legge, che lo si voglia o meno. E in regione da tempo il sistema sanitario è sempre più intaccato sino ai limiti della possibilità di operare efficacemente e sicuramente come dovrebbe e com’era.

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 Pertanto questa notizia, dataci dal Messaggero Veneto, hic et nunc, ci parla solo della incapacità gestionale di Caporale e Riccardi, mentre nell’Azienda Asufc tutto sta crollando dall’interno, e la stessa sta implodendo. E c’è una sola cosa da fare dopo queste dichiarazioni e dopo questi risultati: mandare a casa Caporale e Riccardi, che ci hanno sufficientemente dimostrato la loro incapacità ed incompetenza a guidare sistemi complessi senza, fra l’altro, voler ascoltare alcuno. E di quanto deve prendere atto anche Massimiliano Fedriga che non può continuare a difendere certi soggetti e certa politica, se non vuole esserne considerato complice. E se erro correggetemi.

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 Non solo, pare che in nessuna altra regione si sia giunti a questo punto di non ritorno nel più grande Pronto Soccorso locale senza un piano per cercare di risolvere la fortissima crisi in atto. Insomma la storia di Asufc e della sanità della nostra regione ci parla solo di persone chiamate (non elette) a decidere sulla sanità completamente impreparate a svolgere il compito loro assegnato, che si trovano sempre più in emergenze gestionali di diverso tipo che non sanno affrontare se non ricorrendo ad escamotages da il ‘tacon xe peso del buso’ e che quindi ricorrendo a soluzioni da ‘arrampicarsi sui vetri’ ma scivolando, e trascinando la popolazione in un disastro, anche per la tendenza a sostenere solo se stessi e le ‘proprie persone’, senza ascoltare né sindacati né cittadini né alcuno, vissuti tutti come nemici.  E questa mancanza di capacità di affrontare in senso moderno i problemi presenti fa davvero molta paura, mentre pezzo dopo pezzo, tutto va in rovina.

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Inoltre Riccardi e Caporale oltre quanto riportato nell’ articolo del Messaggero Veneto, hanno deciso un massiccio ricorso al privato ed a mio avviso un lento passaggio allo stesso del ssr Fvg pubblico, con vari escamotages e per coprire i propri errori di gestione di un importante servizio pubblico, pure con un grande esborso di denaro. E attendo ancora di sapere come Denis Caporale, a fonte dei servizi stitici ed affidati sempre più a terzi di cui non sappiamo quasi nulla, è riuscito a fare un buco economico enorme nella sua azienda, mai visto prima quando tutto funzionava, prontamente coperto dall’assessore quasi di squindon, quasi nulla fosse accaduto, tanto sono soldi nostri tolti all’ efficienza del servizio, all’aumento dei salari del personale, all’acquaisto di nuove strumentazioni, che devono però avere chi le sa usare.

Credetemi, così non si può andare avanti e bisogna che Riccardi e Caporale se ne vadano a casa, perché la situazione da loro creata in Asufc non promette di certo bene per noi e per la nostra salute, ed è un dovere civico dire: “Adesso basta!!!! Gli incompetenti a casa!!!!.

E francamente, se l’Azienda Sanitaria del Friuli centrale e non centrale fosse privata, gli azionisti avrebbero già mandato da mesi a casa sia Fedriga per non aver preso posizione, sia Riccardi e Caporale, mentre sono ancora tutti al loro posto, a “mostare i muscoli”, si fa per dire, a dichiarare, a dire ‘Eh mah’ senza che nessuno abbia il coraggio, di chiedere la loro dimissione. E questo seguendo il pensiero neocapitalista dell’ efficacia ed efficienza nella produzione, non certo comunista.

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La scusa di Riccardi e Caporale per fare di tutto e di più è quella che non trovano personale. Ma è anche vero che preferiscono una sanità di cui si prendano le responsabilità di gestione altri, limitandosi a far coprire a qualcuno la funzione di appaltatore, lavandosene poi le mani, quasi che i lavori pubblici e la sanità pubblica si potessero gestire, con successo, allo stesso modo, anche legalmente. E se erro correggetemi.

Ma perché medici ed infermieri abbandonano la nostra azienda sanitaria pubblica (Asufc) ormai in mano sempre più a privati e che forse pubblica non ritornerà più perché in questo caos nessuno vorrà venirci? Intanto per l’esercizio del potere esercitato al suo interno, pare, e pure sprezzante delle richieste sindacali e dei diritti dei lavoratori, e chi vi lavora, mancando eternamente personale, non ha diritto di fatto ad una vita personale, facendo il tappabuchi più che altro. E questo dipende anche dal fatto che pare che l’assessore e il dott. Denis Caporale non intendano migliorare la situazione del personale medico ed infermieristico, avendo una visione ‘schiavistica’ del lavoro dipendente, alla Marchionne. E chi volete che venga a lavorare poi, in una azienda dove nulla è più certo e non vi è soddisfazione alcuna o riconoscimento dell’ attività svolta, dove un laureato e specializzato in medicina deve  collaborare con personale che non si sa che preparazione abbia, raccogliticcio qui e là, e che neppure parla correttamente la lingua italiana, facendo turni stressanti e lavorando giorno e notte anche per chi non si riesce a trovare? Nessuno, tanto la domanda di personale in Italia è alta, l’offerta poca. Almeno questo io ho capito.

Così questi signori hanno fatto precipitare un sistema che funzionava pur con qualche limite creato anche dalla giunta Serracchiani, nel caos, dimostrando di non avere, a mio avviso, reale passione e competenza  nello svolgere il lavoro loro assegnato e per cui sono lautamente pagati, che dovrebbero svolgere guardando al nostro benessere ed alla nostra salute come obiettivo.  

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Così in Asufc si è finiti al gioco delle tre carte ed a ricorrere al privato e rincorrerlo, sulla base delle cifre decise dall’assessore, erogate in periodi definiti, tanto che un giorno ho visto tante persone in una struttura di questo tipo che attendevano insieme di esser operate di cataratta quando alcune avrebbero avuto bisogno, per una riuscita ottimale, almeno mi diceva qualcuno, di non aspettare fino a quel punto, fino ai soldi dell’ assessore ‘munifico’. E in Fvg non abbiamo i privati di Roma o Milano, non abbiamo il Bambino Gesù del Vaticano  o il San Raffaele di Milano, tanto per fare due esempi. E delle strutture private sappiamo ben poco, sicuramente che non gestiscono Pronto Soccorso o chirurgie maggiori.

Infine una cosa va detta. Spesso nelle strutture sanitarie private lavorano medici in pensione dal sistema sanitario pubblico, ma gli anni passano, ed anche loro ad un certo punto dovranno abbandonare il campo. Non solo: possono visitare ma non hanno un ricettario per prescrivere i farmaci erogati nelle diverse fasce a carico de ssn, per cui un paziente, fino a non molto tempo fa, doveva ricorrere al Mmg, ma ora mancano pure quelli, e in Asufc moltissimi si trovano in difficoltà e soli a superare i mille balzelli burocratici un tempo inimmaginabili.

Inoltre questo assessore, dato che vede che i Pronto Soccorso sono in crisi, continua a dire che ci vanno solo gli ansiosi, e che i pazienti, in sintesi, dovrebbero eivtare di andarci, e capire da soli se hanno un infarto in atto o se hanno una forte gastrite. Ci manca solo che dica, dall’alto delle sue certezze, di dare a tutti ansiolitici, indipendentemente da quello che hanno! Perché se fosse vero quello che dice, la cura è una sola.

In compenso si fregia di organizzare incontri sulle neuroscienze e sull’AI, quando esistono le facoltà di medicina di Udine e Trieste e l’Università di Udine che da tempo si interessa di Intelligenza Artificiale nelle sue varie sfaccettature. Infine l’assessore procede imperterrito nel costruire strutture con i soldi del Pnrr, che poi magari ‘regalerà’ a privati pur restando i muri pubblici, che non si sa dove vanno a cercare personale forse in Argentina, forse in India (il primo stato è quello dove una società privata aveva reperito personale da fornire alla sanità pubblica Fvg, con seguito di varie polemiche, il secondo stato è quello indicato per il reperimento di infermieri) in quanto il personale presente continua ad andarsene. E questo dopo che lo Stato e la Regione hanno speso per laureare medici ed infermieri nostri che regolarmente se ne vanno, con gioia e per scelta personale, magari all’estero.

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In questa situazione pare che chi ha il potere si muova più che altro per gestire l’informazione, mentre questa giunta ha legiferato in modo da impedire a qualsiasi lavoratore della regione Fvg di parlare del suo lavoro, così ne devono parlare quelli che lo conoscono di meno, ma questo permette di evitare critiche anche costruttive, e permette di  mantenere in vita creazioni fantasiose come i pronto soccorso spezzatino. E Riccardi e Fedriga chiamano questa debacle ‘nuovo modello’, usando il termine partenariato, preso a prestito dall’ inglese quando trattasi di esternalizzazione dei servizi vera e propria e non solo per tappare i buchi. E, in Fvg, un giorno dopo l’altro si va modificando completamente il senso del sistema sanitario nazionale, la cui legge istitutiva è però ancora in vigore e che ha a che fare con la salute e la cura.

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Ed allora, visti i risultati, alla società civile friulana non resta che una soluzione, chiedere coralmente di mandare Riccardi e Caporale a casa o distaccarli ad altro compito non sanitario, perché quanto stanno facendo mette in pericolo la salute delel famigle e dei cittadini. E credo che nessuno pensi che quanto sta avvenendo in Fvg in ambito sanitario sia accaduto perché, come dice Lucy in una barzelletta, una vastità di sfiga ci circonda.

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Infine chiudo con due righe sul flash mob di Tolmezzo. La prima cosa che mi sento di scrivere è: “Grazie Carnia!” Dalle immagini, poi, pare ci fossero molte donne e non giovanissime come partecipanti, ed in tutto vi erano circa 600 partecipanti, un numero inusitato per una manifestazione a Tolmezzo. Ma ora si deve andare avanti.

Per quanto riguarda poi quanto dichiarato a Radio Studio Nord Dario Zearo e Luigi Cacitti, due politici di vecchia data dello stesso partito di Riccardi (che però gli organizzatori del flash mob dicono di non aver visto all’ incontro o nei paraggi) quattro giorni dopo la manifestazione e cioè che sputi e calci sono stati indirizzati alla macchina dell’assessore, pare strano che questo sia accaduto senza che le forze dell’ordine, presenti numerose, si siano accorte di nulla. Ed infatti subito dopo gli  organizzatori del flash mob hanno smentito queste dichiarazioni. Ma oggi, 4 maggio 2025, l’assessore ha dichiarato al Messaggero Veneto che denuncerà la cosa. Ma serve che lo ‘strilli’ prima in ogni dove? Ogni cittadino italiano, se vuole denunciare qualcosa che sostiene gli sia accaduto, sia nella sua vita privata che pubblica, ha il diritto di farlo, non serve urlarlo alla stampa. Saranno poi i giudici a verificare l’attendibilità della narrazione in denuncia. Pare strano però che signore agè (queste si vedono in foto) si siano messe a prendere a calci la macchina regionale  o a gareggiare in sputi, e se ciò è accaduto, Riccardi doveva rivolgersi subito alle forze dell’ ordine presenti, non filarsela. Perché non lo ha fatto? Chiediamocelo.

Inoltre ora gli sputi ed i calci che pare nessun segno abbiano lasciato sull’auto, sono diventati pugni e calci e chissà quale sarà la prossima versione. Infine l’assessore che dichiara, dichiara ed ancora dichiara, poteva almeno scattare delle foto con il cellulare, perché senza fotografie della macchina prima e dopo, se non vi è segno alcuno, come fa a dimostrare l’accaduto? Non lo so, ditemelo voi.

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Inoltre la destra leghista, che aveva moltissimi simpatizzanti in Carnia, si ricordi che nessuno ama veder trasformate in senso nuovo e peggiorativo strutture sanitarie indispensabili, in particolare se abita sui monti, per salvarne altre di pianura con una politica tappabuchi da ‘Ora qui domani là’, quando poi mancano i medici di base e una guardia medica può coprire sia Ampezzo che Paularo, dimostrando che chi organizza il servizio lo fa con tale nonchalance da non guardare neppure una cartina geografica.  

E le situazioni create in sanità sotto Fedriga presidente di giunta e colui che ha dato a Riccardi, in non eleltto nelle ultime due legislature, pieni poteri, in particolare in quelle sulla cui efficienza si gioca la vita di persone, non piacciono, temo, né la destra né la sinistra, e spaventano generando sfiducia sempre più forte. E ricordo che ai tempi di Serracchiani, sui muri dell’ ospedale tolmezzino giganteggiava un grande striscione in difesa dell’ ospedale firmato da casa Pound, tanto per capirci.  

Inoltre il chiudersi dei politici della giunta regionale  in una torre d’ avorio, si fa per dire, non volendo comunicare se non con proclami attraverso il Messaggero Veneto, a mio avviso pone dei seri problemi per il reggere della democrazia in Fvg.  E ricordo che il potere di uno che parla e parla e mai si confronta ed ha fatto dell’ imposizione il suo Vangelo, volendo persino zittire i sindaci oltre che i cittadini,  non è certo da stato democratico, moderno ed europeo.

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Chiudo questo articolo che riporta mie considerazioni personali e che non intende offendere alcuno, (e se qualcuno si sentisse offeso gli chiedo subito scusa) scrivendo che la politica deve ricordarsi che il sistema sanitario non afferisce alla produzione di scatole di pomodoro pelato, ma alla cura delle persone nel senso più ampio del termine che implica anche fiducia, ma il concetto stesso di cura (sia delle persone che dell’ ambiente) pare sparito dal vocabolario di questa amministrazione regionale che pretende fiducia aprioristica, senza guadagnarsela.  Per questo si deve chiedere una svolta radicale nella politica sanitaria E questo abbiamo capito in anni che si può fare solo mandando a casa assessore e il dott. Caporale e sostituirli ocn dirigenti più capaci. E se pensate che sbagli, correggetemi, ma vorrei pure che mi scriveste il vostro pensiero nel merito di questo articolo.

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Ricordo gli ultimi interventi su Riccardo Riccardi, tutti condivisibili. Uno è di Walter Zalukar su facebook intitolato: “Salute: la protesta della Carnia – Riccardi contro Riccardi”; uno su Friulisera intitolato. “L’assessore Riccardi non ammette critiche sulla gestione della sanità: tacciano anche i sindaci (anche quelli di centrodestra)”; uno di Serena Pellegrino su Radio Studio Nord intitolato: “Quando si ha torto si ribalta la frittata”, ed altri su facebook.

Per le dichiarazioni di Dario Zearo e Luigi Cacitti e la risposta degli organizzatori del flash mob, cfr. Radio Studio Nord, per le dichiarazioni di Riccardi successive sul flash mob, cfr. Messaggero Veneto.

Laura Matelda Puppini

La foto che accompagna l’articolo rappresenta l’assessore Riccardi ed è già da me stata utilizzata. L.M.P.

 

 

 

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