Il 2 febbraio del 2019 scrivevo una sintesi di quanto detto ad Udine da Gaia Baracetti sull’ennesima centralina prevista in Carnia, a danno dei territori ed ad utile del privato, e termino questa mia natalizia trilogia sull’acqua dono al popolo di Dio per la vita e non a singole persone per farne reddito, con il completamento della storia di questa operazione economica per privati, di cui, da che mi scrive Gaia, si è solo occupata l’Associazione ‘Free Rivers’ e gli altri ‘tutti zitti e cuzzo’, tranne però la stampa perchè come minimo Friuli Oggi ha dato il suo contributo informativo.

Premetto però che pare quasi, anche se lo scrivo senza aver letto la normativa vigente qui in materia, ma le norme europee a tutela dei corsi d’acqua le ho viste, che le leggi o la loro interpretazione favoriscano una politica di rapina del territorio a cui gli abitanti sono contrari (cfr. https://www.nonsolocarnia.info/piano-paesaggistico-regionale-e-richieste-della-popolazione-carnica/), ma questo ben poco importa sia alle destre che alle sinistre che guardano al centro.

Perché sia le une che le altre sposano il principio che centrali e centraline devono venir costruite perché tutto ciò che esiste nel creato, anche ciò che è indispensabile per la vita come l’acqua dolce, che Dio ci ha dato per bere, per lavarci, per poter vivere, deve essere produttivo e portare a qualcosa di commercializzabile. Questa pare essere la logica del centro: l’appiattimento in un pensiero neoliberista ed alla Paperon de’ Paperoni, dove i beni comuni sono annientati e l’interesse del singolo privato anche societario prevale sul resto.

Questo modo di pensare lineare e da ‘hic et nunc’ evita qualsiasi approccio sistemico e strutturalista ai problemi, quasi fossimo ritornati all’età della pietra, e segue un modo di vedere le cose codificato da regole di mercato, rimandando ai politici del futuro i possibili dissesti geologici e l’alterazione di tutto un sistema naturale, che verranno poi definiti delle emergenze calamitose: niente di più niente di meno di come vivevano le situazioni gli uomini primitivi. Ma non serviranno più le danze della pioggia, perché spesso ciò che è perduto è perduto. Pensate, vengono date ai privati concessioni di sfruttamento di ogni rio e parte di fiume della Carnia per 30 o 40 anni, senza alcuno studio previsionale sul futuro, sull’impatto ambientale negli anni, eppure siamo nel 2020 e certamente gli strumenti tecnici non mancano per creare simulazioni e previsioni.

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Ma ritorniamo a Gaia. Il 2 febbraio 2019 pubblicavo sul mio nonsolocarnia.info un articolo dal titolo: ‘Il caso della centralina sul torrente Pecol in comune di Paularo in Carnia’, raccontato da Gaia Baracetti ad Udine, il 26 gennaio 2019′, in occasione della conferenza stampa dal titolo non certo ambiguo: ”Centraline idroelettriche. Bastaaa!!!”
In quell’occasione Gaia ha esordito dicendo che, pur essendo presenti centraline sul territorio paularino, nessuna delle stesse era venuta in aiuto agli abitanti del comune quando, in occasione dell’alluvione del 2018 (poi chiamato ‘Vaia’) , erano rimasti senza corrente elettrica, e questi avevano  dovuto ricorrere ai generatori a disel od alle candele.

Quindi ha narrato di esser venuta a sapere per caso, lei che vive lì allevando animali per cui l’acqua è necessaria, della nuova centralina sul rio Pecol, e di essere allora andata in comune a chiedere un incontro con gli abitanti di Dierico, che non pareva fossero contentissimi dell’iniziativa economica di un locale assieme a un privato foresto, e le era stata data assicurazione che lo stesso sarebbe stato fatto quando vi fosse stato un progetto definitivo, «ma ahimè era il solito gioco: “prima è troppo presto, poi è troppo tardi”, per chiedere, per informare, così la gente non può mai dire la sua», aveva aggiunto allora Gaia. (https://www.nonsolocarnia.info/il-caso-della-centralina-sul-torrente-pecol-in-comune-di-paularo-in-carnia-raccontato-da-gaia-baracetti-ad-udine-il-26-gennaio-2019).

Quindi, dico io, in perfetto stile colonialista, (e se erro correggetemi) l’amministrazione comunale di Paularo, accompagnata dall’imprenditore paularino interessato alla centralina assieme al suo socio, aveva convocato gli abitanti di Dierico per dire loro che il progetto era cosa fatta, e che dovevano star contenti perché la centralina sarebbe stata realizzata anche da uno del comune. Ma la gente che non è scema, aveva chiesto come mai solo in quel momento, a cose già fatte, si veniva a dire che si sarebbe costruita una centralina sul rio Pecol. Così partiva una petizione popolare per dire No a questo manufatto privato che sfruttava l’acqua pubblica del rio Pecol ma era troppo tardi: «perché era tutto già sottoscritto, approvato, siglato dall’amministrazione comunale ed enti preposti. Per inciso, la giunta (comunale ndr) precedente, a cui era stata già sottoposta l’idea della centralina, aveva dato parere sfavorevole, a causa dell’impatto della stessa sul territorio a rischio idrogeologico, e di quella giunta faceva parte anche l’attuale sindaco, che era allora vicesindaco». – specificava allora la Baracetti. (https://www.nonsolocarnia.info/il-caso-della-centralina-sul-torrente-pecol-in-comune-di-paularo-in-carnia-raccontato-da-gaia-baracetti-ad-udine-il-26-gennaio-2019).

Insomma, pare che nello specifico alla società fosse bastato aspettare un cambio di amministrazione per avere ciò che desiderava, in barba alle considerazioni sull’ impatto idrogeologico sul territorio già fatte da chi in precedenza reggeva il comune, ed alla faccia dei tanto declamati metodi democratici. Almeno io ho capito così, e se erro correggetemi.

Infine si precisava allora, «il Pecol è un torrente piccolo, ed è affluente della Muê, che si getta nel Chiarsò, e nelle sue acque molti, d’estate, vanno a fare il bagno. I giovani con i sassi fanno, lungo il Pecol, delle piscinette, ed è un rio meraviglioso che scorre in luoghi meravigliosi. Pertanto il rio e la sua valle hanno sia un valore intrinseco che per il paese. Inoltre su questo ambiente si verrà a porre un cantiere di 15.000,00 metri quadri, e la realizzazione della centralina presupporrà anche il disboscamento dell’area di presa dell’acqua. La centralina dovrebbe produrre al massimo 249 kilowatt massimi di potenza, però è previsto che stia ferma per molti mesi all’anno, e quindi non può dare continuativamente energia elettrica al paese. Non da ultimo, c’è sempre meno acqua, perché le precipitazioni stanno calando di numero, e questo lo si vede e lo si sa. E lo stesso numero di kilowatt si potrebbero produrre mettendo pannelli solari sui tetti della frazione di Dierico. Così per avere questi risultati, si toglie acqua ad un fiume, si rovina l’estate della gente di Dierico, si deve allestire un cantiere in mezzo alla natura, con la sua polvere, il suo traffico, il cemento, gli spostamenti terra, il rischio idrogeologico, riconosciuti anche nel progetto, e si va a cementificare una zona di pascolo e bosco bellissima, esposta a sud, e quindi utilissima per far fieno, per far pascolare gli animali». https://www.nonsolocarnia.info/il-caso-della-centralina-sul-torrente-pecol-in-comune-di-paularo-in-carnia-raccontato-da-gaia-baracetti-ad-udine-il-26-gennaio-2019).

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Ora ricevo un disperato comunicato sempre da Gaia, firmato dal ‘Comitato per il Rio Pecol’ che invero ho letto un po’ in ritardo perché non vedo sempre la posta diretta a nonsolocarnia, che così recita: «La società Idroelettrica Pecol s.r.l., proponente di un impianto idroelettrico sul rio Pecol Lungo in comune di Paularo, ha fatto richiesta di accesso ai contributi pubblici per le energie rinnovabili, contributi che, data la scarsa e intermittente resa energetica dell’impianto, sono la sua unica ragione d’essere. Dovessero partire i lavori, verrà devastato un rio ora intatto, verrà dimezzata la portata di un fiume fruito per tutta l’estate dalla popolazione e prosciugato l’ambiente circostante, saranno tagliati alberi e cementificati prati.

L’ARPA ha dichiarato il progetto “compatibile con l’ambiente”, secondo la Direttiva Derivazioni delle Alpi Orientali. Via libera, quindi, ai contributi pubblici per la produzione di energia idroelettrica. Eppure, guardando le tabelle della suddetta direttiva e applicandole al progetto in questione, non si capisce come questo sia possibile. Il rapporto tra lunghezza del tratto sotteso (cioè quello interessato dalla derivazione) e quella del corpo idrico è maggiore di 0,50 (verrebbe cioè derivata acqua per più di metà della lunghezza del fiume); ancor più alto è il rapporto tra portata media derivabile e portata media naturale (0,68). Quindi, secondo i criteri illustrati nella direttiva, il rischio ambientale dell’impatto di una derivazione sul rio Pecol Lungo risulta essere alto, il massimo previsto.  Com’è possibile allora che il progetto possa ricevere contributi?

Come spesso accade, dietro a questioni tecniche che il cittadino naturalmente fatica a seguire si nasconde una rapina ai danni dell’ambiente, perché il rio Pecol e il territorio circostante ne risulteranno gravemente danneggiati, e ai cittadini, perché queste tariffe incentivanti sono pagate con soldi pubblici, quindi di tutti.

Ci appelliamo agli enti competenti perché facciano chiarezza su questa autorizzazione inspiegabile, e ai rappresentanti eletti della cittadinanza perché vigilino sui fiumi e sulle leggi che dovrebbero proteggerli.

‘Comitato per il rio Pecol’.

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Ma, mi scrive Gaia, l’unica che ha risposto all’accorato appello degli abitanti di Dierico, che sono pochi, solo 450, e per quello non fanno notizia, è l’Associazione ‘Free Rivers Italia – Coordinamento Nazionale Tutela Fiumi’, che ha inviato una missiva a:

  1. ARPA FVG arpa@certregione.fvg.it
  2. ISPRA SNPA protocollo.ispra@ispra.legalmail.it
  3. MATTM – Direttore Generale per la Sicurezza del Suolo e delle Acque Dott. Maddalena Mattei Gentili SUA@pec.minambiente.it
  4. MATTM – Segreteria Tecnica Dott. Tullio Berlenghi segreteria.tecnica@pec.minambiente.it
  5. MATTM – Capo di Gabinetto Prof. Avv. Pier Luigi Petrillo segreteria.capogab@pec.minambiente.it
  6. GSE-gestore dei servizi energetici gsespa@pec.gse.it

con oggetto: “Parere di conformità al Decreto FER rilasciato da ARPA FVG a impianto idroelettrico denominato Pecol Lungo sul torrente Pecol in Comune di Paularo- Udine. Mancato rispetto non solo delle tabelle 11 e 13 del Decreto 29 STA ma anche della Direttiva Derivazioni Alpi Orientali”

e il cui testo è il seguente:

«Facciamo seguito alla nota di oggetto “Idroelettrico. Report analisi attestazioni di conformità al decreto FER 2019 rilasciate da ARPA/SNPA ed invio documentazione ricevuta tramite accessi agli atti – dimostrazione della generalizzata violazione delle tabelle 11 e 13 del Decreto STA 29/2017, della Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE, del Decreto “FER1” oltreché mancata conformità alle stesse Direttive Derivazioni Distrettuali.” Inviata da Free Rivers Italia in data 06/09/2020 al MATTM Gabinetto – Segreteria Tecnica e SUA per segnalare un ulteriore caso di attestato di conformità per incentivi FER in cui ARPA

FVG non rispetta né tabelle 11 e 13 del Decreto STA 29 e nemmeno la Direttiva Derivazioni Distrettuale.

Nella precedente nota abbiamo già evidenziato come ARPA FVG abbia rilasciato almeno altri due altri pareri (derivazione rio Freddo e derivazione Secab Enfretors) non conformi alle Tabelle utilizzando una analoga interpretazione della Delibera 66 SNPA.

In sintesi come Regione FVG e ARPA FVG disapplicano la normativa FER?

ARPA FVG chiede alla Regione di mandare i dati tecnici della derivazione e del corso d’acqua come specificato sul sito SNPA oppure di attestare espressamente la conformità alla Direttiva Derivazioni – (all3), la regione risponde con una nota (all4) in cui scrive che la concessione è stata data in conformità alla Direttiva Derivazioni e alla Direttiva Deflusso Ecologico (anche se non è così e -analizzando la concessione, il disciplinare e la documentazione progettuale- la valutazione di conformità alle tabelle 11 e 13 non risulta mai esplicitata nella documentazione relativa alla procedura VIA, alla concessione, al disciplinare e alla Autorizzazione Unica).

ARPA FVG fonda la sua scelta (di non fare le valutazioni sui dati tecnici ma di rimandare alla dichiarazione della Regione) sul punto 3 della Delibera 66 del Consiglio SNPA, che recita “Previa valutazione, qualora le concessioni già in essere siano state emesse espressamente nel rispetto delle Direttive Derivazioni e Deflusso Ecologico delle Autorità di Bacino Distrettuali competenti per territorio, le Agenzie potranno ritenere tali concessioni conformi anche ai fini dell’accesso alle tariffe incentivanti previste dal citato D.M.4 luglio 2019”.
ARPA FVG quindi attesta nel suo parere del 8/6/2020 (all7) “che i provvedimenti della concessione e di autorizzazione sono stati rilasciati in conformità a quanto indicato dalla delibera n° 66/2019 del 27.11.2019 del Consiglio Sistema Nazionale di Protezione Ambientale e conseguentemente ai principi metodologici del d.d. 29/STA così come implementato dalla direttiva derivazioni del distretto competente, e che pertanto l’impianto derivatorio non pregiudica il soddisfacimento del mantenimento e il raggiungimento degli obiettivi di qualità così come prescritto nell’articolo 4 della Direttiva 2000/60/CE.”

Come dimostreremo più avanti se ARPA FVG avesse fatto i calcoli e applicato le tabelle 11 e 13 del Decreto 29 STA (o anche le corrispondenti tabelle della Direttiva Derivazioni) invece di dare alla Regione l’alternativa di dichiarare che la derivazione è stata rilasciata in conformità alle Direttive Derivazioni e Deflusso Ecologico le derivazioni sul rio Pecol e sul torrente Mueia non potevano essere dichiarate conformi per ottenimento incentivi.

La vicenda più in dettaglio- Cronologia dell’iter autorizzativo.

18/09/2008 Domanda presentata

20/09/2012 Rilascio compatibilità ambientale con procedura di VIA con DGR 1613/2012.
22/12/2017 proroga della DGR 1613 per 5 anni con DGR 2600/2017
01/10/2018 rilascio Autorizzazione Unica 3559 AMB
13/05/2019 rilascio Concessione decreto 2063 AMB (all2).

La valutazione Arpa ai fini dell’incentivo.

Il 08/06/2020 – ARPA FVG ha rilasciato la valutazione positiva per la conformità al decreto FER art 3 comma 5 lettera c punto 2.

Il parere della Direzione Generale ARPA FVG (all7) inviato alla Società Idroelettrica Pecol a ISPRA e a SNPA il 08/06/2020 fa riferimento a un carteggio intercorso tra le varie Direzioni di ARPA- Direzione Generale, SOS Qualità Acque Interne, Direzione Tecnico Scientifica – e la Direzione Centrale Ambiente Energia e Sviluppo Sostenibile della Regione FVG.

L’intero carteggio è allegato oppure si può scaricare da qui: https://drive.google.com/drive/folders/1u3WjBa7KLwpNWhHVp9vt99hJ6qlNpRkn? usp=sharing

Il parere della Direzione Generale ARPA FVG conclude “si comunica ai sensi e per i fini del DECRETO 4 luglio 2019 art. 3, comma 5, lettera c) punto 2, che, per quanto di competenza, i provvedimenti della concessione e di autorizzazione sono stati rilasciati in conformità a quanto indicato dalla la delibera n° 66/2019 del 27.11.2019 del Consiglio Sistema Nazionale di Protezione Ambientale e conseguentemente ai principi metodologici del d.d. 29/STA così come implementato dalla direttiva derivazioni del distretto competente, e che pertanto l’impianto derivatorio non pregiudica il soddisfacimento del mantenimento e il raggiungimento degli obiettivi di qualità così come prescritto nell’articolo 4 della Direttiva 2000/60/CE. In riferimento alla conformità con il d.d. 30/STA dd 13/02/2107 si rimanda al parere nota n° 2768 del 21/01/2020 (prot. ARPA FVG n. 2161 dd. 21.01.2020) del competente servizio regionale.

Nel parere si dichiara che il caso Pecol Lungo rientra nella casistica descritta al punto 3 della Delibera 66 del Consiglio SNPA che recita “(“Previa valutazione, qualora le concessioni già in essere siano state emesse espressamente nel rispetto delle Direttive Derivazioni e Deflusso Ecologico delle Autorità di Bacino Distrettuali competenti per territorio, le Agenzie potranno ritenere tali concessioni conformi anche ai fini dell’accesso alle tariffe incentivanti previste dal citato D.M.4 luglio 2019”.
Arpa fa riferimento alla nota inviatale della direzione centrale ambiente energia regione FVG n. 23361 del 22/05/2020 che conclude che “la concessione per l’impianto in oggetto è stata rilasciata in conformità alla “Direttiva Derivazioni” e alla “Direttiva Deflussi Ecologici“, approvate dal Distretto idrografico delle Alpi Orientali in data 14.12.2017.” (all4)

Né la Regione né ARPA hanno mai valutato la conformità con le tabelle 11 e 13 del Decreto 29 STA e nemmeno con le corrispondenti Tabelle del Rischio della Direttiva Derivazioni Alpi Orientali.
La conformità alle tabelle non è citata esplicitamente nel decreto di concessione e nemmeno nel disciplinare e nemmeno nella documentazione progettuale relativa alla VIA pubblicata sul sito della Regione FV G. Mancano i calcoli relativi alla conformità alle tabelle 11 e 13 e i dati tecnici per poterli eseguire.

Le caratteristiche tecniche della derivazione e del corpo idrico necessarie per calcolare la corrispondenza alle tabelle.

In nessun documento sono riportate in modo organico le portate naturali, le portate derivate, la lunghezza dei corpi idrici e la lunghezza dei tratti derivati e lo stato di qualità ambientale dei corpi idrici.
Abbiamo ritrovato dati tecnici necessari al calcolo proprio in un documento di Arpa FVG, le osservazioni di ARPA alla procedura VIA 2012 (all8) e in parte nella documentazione progettuale.

L’impianto prevede di derivare le acque del torrente Pecol e di restituirle nel recettore torrente Mueia.
Dalle osservazioni depositate alla VIA dalla stessa ARPA datate 5/2012 si desumono i valori relativi alle portate naturali e derivate alla lunghezza dei tratti sottesi alla lunghezza dei corpi idrici sia per il rio Pecol che per il torrente Mueia.

Torrente Pecol

Bacino del torrente Pecol dalla sorgente alla confluenza Mueia: 6,1 Km² bacino sotteso alla presa: 5,42 Km², lunghezza tratto derivato: 1060 metri (poco più del 50% della lunghezza) (doc arpa 2012 a pag. 2). La lunghezza totale del Pecol non è descritta ma si ricava dal documento ARPA che sia circa 2000 metri portata media derivata: 190 lt sec portata massima derivata: 450 lt sec la portata naturale – stimata – alla presa è di 278 litri secondo.

Torrente Mueia corpo idrico ITARW10G04500010FR.

Bacino Mueia sotteso alla confluenza con rio Pecol: circa 8,8 Km² lunghezza tratto Mueia derivato da impianto Pecol: 895 mt, lunghezza complessiva corpo idrico Mueia: 5821 metri (da PDG alpi orientali); portata media derivata: 190 lt sec, portata massima derivata: 450 lt sec, la portata naturale -stimata- del Mueia: 586 litri secondo (cento metri sotto la confluenza con il rio Pecol – come descritto nella relazione integrativa VIA 2012 a pag 10 “TRANSETTO 2: sul Mueia a valle della confluenza del Rio Pecol Lungo e a monte del ponte ad arco”).
Si precisa -per facilitare la comprensione del documento osservazioni ARPA 2012- che il progetto originario del 2008 prevedeva due prese: una sul Pecol e una sul Mueia, suo recettore, con una unica centrale sul Mueia.

Durante la VIA (2012) la opera di derivazione sul Mueia è stata stralciata dal progetto ed è rimasta solo la derivazione sul Pecol che interessa anche un tratto di Mueia per circa 860 metri. Per il resto il progetto è rimasto pressoché identico.
La lunghezza dei tratti del Pecol e del Mueia interessati dalla derivazione Pecol Lungo è rimasta uguale.

Tra il progetto originario e quello definitivo che ha ottenuto la concessione c’è stata una lieve diminuzione della portata media derivabile da 211 a 190 litri al secondo e un piccolo aumento del DMV da 22 litri al secondo a 28 litri al secondo.

Stato ambientale dei corpi idrici interessati.

Il torrente Pecol non è tipizzato né classificato in quanto il suo bacino è molto piccolo <10 Km² (6,1 Km² alla confluenza Mueia).
Lo stato ecologico del rio Pecol dovrebbe quindi essere considerato ELEVATO visto che si tratta di un corso d’acqua non tipizzato e non classificato e di bacino inferiore ai 10 Km². Si cita dalla Direttiva Derivazioni Alpi Orientali approccio metodologico pag 12: “Ai fini delle valutazioni per l’applicazione del presente approccio metodologico, e in applicazione del principio di precauzione, in assenza di diverse indicazioni da parte delle amministrazioni, viene assegnato un valore ambientale convenzionale cautelativo (valore elevato) a: i corsi d’acqua “non tipizzati” ai sensi del D.M. 131/2008 (nella parte montana deibacini); fatti salvi i casi successivamente disciplinati, i tratti di corpo idrico costituenti le cosiddette “headwaters”, ovvero le aste di primo e secondo ordine poste alla testa dei bacini, ed i tratti dei corpi idrici sottesi ai bacini di estensione inferiore a 10 km2.”

La Regione e ARPA FVG invece considerano inspiegabilmente il rio Pecol in stato BUONO come il recettore Mueia. Il Mueia è classificato BUONO nel PDG Alpi Orientali.

Calcolo degli impatti a partire dai dati riportati nelle osservazioni

ARPAV 2012.  Sia per Pecol che per Mueia si tratta di nuovo impianto su corpo idrico non ancora impattato da centrali idroelettriche l’impatto della derivazione sul rio Pecol risulta ALTO l’ impatto della derivazione sul rio Mueia risulta MODERATO. Si riportano qui sotto le tabelle di calcolo degli impatti e la tabella degli impatti della Direttiva

Derivazioni: torrente PECOL: portata naturale – q nat media (l/s) 278; portata MEDIA derivata – q der (l/s) 190; D/ Qn 0,68; S tratti sottesi (m) 1060; L corpo idrico (m) circa 2000;  S/L >0,50;

– torrente Mueia tabella calcolo impatti rio Pecol.

portata naturale – q nat media (l/s) 586;  portata MEDIA derivata – q der (l/s) 190 D/ Qn 0,324; S tratti sottesi (m) 895;  L corpo idrico (m) 5821, S/L 0,15.

Tabella calcolo impatti rio Mueia. Tabella degli impatti direttiva derivazioni alpi orientali. Rio Pecol applicazione delle tabelle 11 e 13.

Se si applicano le tabelle 11 e 13 del Decreto 29 STA o le corrispondenti tabelle del rischio della Direttiva Derivazioni Alpi Orientali la derivazione sul rio Pecol risulta IMPATTO ALTO su corpo idrico di valore ambientale ELEVATO quindi ricade in RISCHIO ALTO.

Pertanto la derivazione non è assentibile ai sensi del Decreto 29 STA (e nemmeno ai sensi della Direttiva Derivazioni Alpi Orientali) e di conseguenza non è incentivabile ai sensi del FER 1.
Anche accettando il valore ambientale BUONO inspiegabilmente attribuito dalla Regione al rio Pecol, risulta IMPATTO ALTO su corpo idrico di valore ambientale BUONO quindi la derivazione ricade in RISCHIO ALTO.
Pertanto, anche in questo caso la derivazione non è assentibile ai sensi del Decreto 29 STA (e nemmeno ai sensi della Direttiva Derivazioni Alpi Orientali) e di conseguenza non è incentivabile ai sensi del FER 1.

Torrente Mueia applicazione delle tabelle 11 e 13.

La derivazione sul Mueia risulta impatto MODERATO su corpo idrico di valore ambientale BUONO e quindi ricade in RISCHIO ALTO. Pertanto, la derivazione non è assentibile ai sensi del Decreto 29 STA (e nemmeno ai sensi della Direttiva Derivazioni Alpi Orientali) e di conseguenza non è incentivabile ai sensi del FER 1.

Si riporta qui sotto la tabella del Rischio della Direttiva Derivazioni Alpi Orientali – che riprende correttamente la tabella 11 del Decreto 29 STA.

Tabella del rischio della direttiva derivazioni Alpi Orientali. La conformità alla direttiva deflusso ecologico.

Nella concessione e nel disciplinare non si prevede modulazione. Si accenna a una futura sperimentazione.
È quindi chiaro che se ARPA FVG avesse fatto i calcoli e applicato le tabelle 11 e 13 invece di dare alla Regione l’alternativa di dichiarare che la derivazione è stata rilasciata in conformità alle Direttive Derivazioni e Deflusso Ecologico le derivazioni sul rio Pecol e sul torrente Mueia non potevano essere dichiarate conformi per ottenimento incentivi.

 tanto premesso si chiede:

ad ARPA FVG, nonché a SNPA – ISPRA di rivedere il parere in questione e tutti quelli di ARPA FVG rilasciati con questo criterio (rio Freddo – Secab Enfretors); al MATTM di intervenire presso SNPA-ISPRA per far modificare la delibera 66 del Consiglio SNPA ovvero di fornire alla stessa una corretta interpretazione anche per questo aspetto; al GSE di astenersi dall’ inserire in graduatoria o di rimuovere dalle graduatorie l’impianto Pecol e quelli che hanno avuto attestazioni non conformi alle Direttive Derivazioni e Deflusso Ecologico.

Distinti saluti.

12 ottobre 2020 . Lucia Ruffato Presidente Coordinamento Nazionale Tutela Fiumi – Free Rivers Italia cell.3289685101.

Si allega la documentazione – ottenuta con regolare accesso agli atti: all1-richiesta della ditta di valutazione ai fini FER del 12 02 2020;  all2-concessione del 13/05/2019 n.2063 AMB e disciplinare pratica UD/IPD/599/1 registrato il 15 05 2019;  all3-nota di ARPA SOS acque interne a Regione Friuli e Idroelettrica Pecol richiesta di documentazione o attestazione che la concessione sia stata emessa ai sensi delle Direttiva Derivazioni o Direttiva Deflusso Ecologico del 25/02/2020;  all4-risposta della Regione-RAFVG 25/05/2020; all5- nota ARPA SOS acque interne STAQAI per ARPA DTS 25/05/2020; all6- nota ARPA DTS per ARPA DG 04/06/2020; all7-attestazione di conformità ARPA DG inviata a ISPRA e al proponente 08/06/2020 nonché all8- le osservazioni ARPA 2012.

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La documentazione relativa alla procedura VIA è reperibile sul sito della VIA FVG http://lexview-int.regione.fvg.it/serviziovia/Dettaglio.asp?IDDOM=34559»

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Naturalmente da che so nessuno ha risposto a questa lettera puntuale di ‘Free Rivers Italia’, ma tranquilli, non rispondeva al volgo neppure lo czar della Russia o il re Sole, e se dicevi solo et perdevi sotto di loro pure la testa.

Comunque leggete almeno il testo di Free Rivers Italia – per capire come va il mondo.

Inoltre io, Laura Matelda Puppini, sono dell’ idea che, dopo il disastro Vaia che ha inciso pesantemente sull’assetto idrogeologico carnico, tutte le concessioni per centraline debbano essere bloccate e sottoposte a nuovi studi di impatto ambientale essendosi modificato il territorio in modo deciso, ed avendo acquisito gli scienziati ed i geologi un ulteriore serie di informazioni sull’ambiente naturale carnico.

Senza voler offendere alcuno ma per esercitare diritto di informare.  Se non siete d’accordo con quanto scritto fatemelo presente ma in modo documentato. Ringrazio sentitamente Gaia Baracetti. L’immagine che accompagna l’articolo è tratta da: https://www.friulioggi.it/carnia/paularo/centralina-idroelettrica-rio-pecol-protesta-scempio-26-ottobre-2020, e correda l’articolo intitolato: Centralina sul rio Pecol a Paularo, il comitato: “sarà devastato un fiume intatto”. 

Laura Matelda Puppini.

 

 

 

 

 

 

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