Vorrei presentare qui le condizioni in cui visse Bolla nel dicembre- gennaio e pochi giorni di febbraio in cui visse a Topli Uorch, come descritti nel suo diario e divisi da me per problemi. Alcuni di questi emergono anche nelle lettere Cioni – Nigris da me curate. (Cfr. L. M. Puppini, Rinaldo Cioni – Ciro Nigris: Caro amico ti scrivo… Il carteggio fra il direttore della miniera di Cludinico, personaggio di spicco della Divisione Osoppo Carnia, ed il Capo di Stato Maggiore della Divisione Garibaldi Carnia, 1944-1945, in: Storia Contemporanea in Friuli, n.44, ed. Ifsml, 2014).

Non bisogna dimenticare, leggendo queste righe, che, alla fine della Zona libera del Friuli Orientale, ove le forze partigiane erano comandate da Sasso, Mario Fantini, e Bolla, vi erano stati dissidi per come era avvenuta la ritirata o sganciamento che dir si voglia.

«Nei giorni successivi alla battaglia, si apre nella formazione un’aspra discussione sull’esito e sulla direzione della battaglia e sulle responsabilità del Comando unificato nella conduzione del ripiegamento. – scrive Luciano Patat – Soprattutto da parte osovana si rimprovera ai comandanti garibaldini di aver voluto sacrificare l’Osoppo facendola ripiegare per ultima, per permettere alle due brigate della Natisone di uscire incolumi dal rastrellamento. Gli osovani lamentano anche la mancata copertura fornita dai reparti sloveni che presidiavano le spalle […].» (Luciano Patat, Mario Fantini Sasso, ifsml, 2000, p.100).

Ma vediamo cosa narra Bolla nel suo Diario.

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Il diario pubblicato dall’ Ap.o. e curato da Giannino Angeli, inizia il 7 dicembre 1944 con la notizia della costituzione del Comando Gruppo Brigate Osoppo dell’Est, che viene affidato a Bolla. (Il diario di Bolla (Francesco de Gregori), a cura di Giannino Angeli, A.P.O. 2001, p.63). E narra tante cose, assieme a paure e preoccupazione, che Bolla diligentemente annota nel suo diario scritto come facevano allora gli ufficiali. Quello che uno si domanda, però, è dove si trovi la parte precedente, dato che una persona rigorosa come Bolla non credo avesse iniziato il suo diario dal 7 dicembre 1944. Ma questa della documentazione è altra storia.

Il clima è sfavorevole.

21 dicembre 1944: La temperatura precipita. (Il diario di Bolla, p .69).

Il 22 dicembre la temperatura continua a mantenersi rigidissima (circa -10°) rendendo sempre più disagiata e difficile la vita in montagna. (Ivi, p. 69). Il 29 dicembre la giornata è freddissima. (Ivi, p. 73). Il 10 gennaio «nevica abbondantemente, rendendo sempre più difficili i movimenti e la vita». (Ivi, p. 82).

L’11 gennaio continua a nevicare e, quando infine la nevicata termina ma il freddo continua intenso. (p. 83). Il 12 gennaio il tempo è freddissimo, il 13 gennaio è bello ma freddo, il 14 gennaio riprende a nevicare. «rendendo sempre più critica la nostra situazione – commenta Bolla – ormai nella zona ci sono 50 cm. di neve e in certi punti, dove è riportata dal vento, anche un metro». (Ivi, pp. 83-84).

Il 15 gennaio 1945 «Il maltempo e la neve continuano ad insistere». (Ivi, p.85). Il 16 gennaio ritorna il sole ma il freddo intensissimo fa gelare le tubature dell’acqua.Il 22 gennaio il tempo continua a mantenersi bello ma fa davvero freddo. Il 23 gennaio, nella serata, rincomincia a nevicare. (Ivi, p. 92).

Il 25 gennaio il tempo riprende ad essere pessimo e nevica. Il 26 gennaio continua a nevicare, rendendo sempre più difficili le attività quotidiane e di trasporto. Il 27 gennaio il cielo si fa terso ma nel pomeriggio si copre nuovamente e verso sera riprende a nevicare. (Ivi, p.96).Il 28 gennaio non nevica ma il freddo è davvero pungente ed esce un vento violento, mentre il cielo si mantiene plumbeo.

I nemici: cosacchi e sciatori tedeschi imperversano.

«Quasi giornalmente, – scrive Bolla il 15 dicembre 1944, i Cosacchi di Fedis ed Attimis fanno delle puntate verso Canebola, Clap, Porzus. Quest’ultima località viene per due volte saccheggiata dai Cosacchi di Attimis. (Ivi, p. 65).

Il 23 dicembre il Patriota Attila rientra e «dichiara di non aver potuto raggiungere la sua destinazione a causa di un rastrellamento nemico nella zona di Montaperta Musi». (Ivi, pp. 69-70).

Il 24 dicembre giunge una relazione del Comando della 6a Brigata su una puntata nemica, di parecchie centinaia di uomini, avvenuta a Musi due giorni prima. Per fortuna, nonostante la sorpresa, il comando brigata riusciva a disimpegnarsi salvando uomini e materiali, uccidendo due nemici e ferendone altri due nel corso del combattimento. (Ivi, p. 70). Il comando di detta Brigata si è spostato da Musi a Pian di Tapon. (Ivi, p.71).

Il 4 gennaio 1945 si sa che «Alle h.7 un pattuglione di 50 cosacchi circa» ha circondato l’abitato di Subit, senza nessuna conseguenza per il materiale partigiano osovano che vi si trovava né per gli abitanti. (Ivi, p. 75).  

Il 8 gennaio 1945 reparti cosacchi circondano Canalutto e l’abitazione dove dormono e lavorano l’Intendente e il Capo -Ufficio informazioni del Gruppo Brigate Est, «che riescono a stento a fuggire, salvando tutti i documenti. Contemporaneamente altri reparti cosacchi circondano il paese di Porzus, catturando tutti i giovani di Racchiuso», fra i quali vi è Alemanno, incaricato dell’Intendenza osovana, «che vive in quel luogo in borghese e con carte false». Le voci che circolano dicono che i cosacchi non lasceranno più in pace la zona e così si decide che Intendenza e Ufficio Informazioni del Gruppo Brigate debbano cambiar zona, (ma sono forse poche persone). Bolla ordina che la via di rifornimenti e collegamento per Racchiuso venga abbandonata e sostituita da quella per Forame-Subit. (Ivi, pp. 75-76). Si sa poi che i patrioti Alemanno e Gregorio erano stati torturati dai cosacchi. (Ivi, p. 95).

Il 16 gennaio i cosacchi, con una puntata a Subit, catturano 5 patrioti osovani che stavano andando in licenza illimitata. Bolla tenta di salvarli con uno stratagemma, facendo voce grossa, minacciando un attacco in forze, ben sapendo che è un bluff. Il bluff però non riesce e pare che uno dei patrioti catturati sia stato giustiziato dai cosacchi all’atto della cattura, mentre altri due sono stati fucilati in località Madonna delle Pianelle. (Ivi, p. 87 e p. 89). E parte pure Paolo/Berzanti, per recarsi alla Missione Alleata. (Ivi, p. 87).

Il 22 gennaio vengono catturati, dal presidio cosacco di Attimis, il patriota Berto, comandante del Btg. Guastatori, assieme ad uno dei suoi uomini. (Ivi, p. 92). Ma per fortuna verranno liberati il giorno seguente. (Ivi, p. 95).  

Mentre continuano le azioni partigiane.

Giunge notizia che il Btg. Guastatori ha fatto deragliare un treno nella zona di San Pelagio. (Ivi, p. 66).

Giunge notizia che la sera del 16 dicembre i guastatori del Btg. Prealpi hanno interrotto la linea ferroviaria tra Artegna e Gemona. (Ivi, 20 dicembre, p. 69).

Il 24 dicembre, vigilia del Natale, il Btg. Guastatori compie un’azione di sabotaggio nella zona di Udine, abbattendo 18 piloni d’alta tensione e distruggendo 3 caselli e 3 scambi del nuovo raccordo al bivio Trieste-Tarvisio. Inoltre pone cariche di deragliamento nella linea pontebbana, senza constatarne l’esito. (Ivi, p. 70).

Il 1° gennaio 1945, la 4^ squadra guastatori compie una riuscita azione contro il silurificio di Gemona. (Ivi, p. 75).

Il Btg. Guastatori comunica, il 24 gennaio, che il 9 del mese aveva fatto deragliare 4 vagoni vuoti e danneggiato una locomotiva, utilizzando sei cariche di esplosivo. Altre cariche poste dallo stesso battaglione, avevano fatto saltare tre tralicci ed una coppia di piloni di sostegno dell’alta tensione, bloccando il traffico ferroviario per 11 ore. (Ivi, p. 95).

I rifornimenti sono sempre più scarsi. 

Lanci.

Il 28 dicembre avviene un primo lancio sul campo predisposto dagli osovani. Patrioti e portatori borghesi raccolgono il materiale e lo smistano nei magazzini. Si recuperano 22 paracadute con: vestiario, munizioni ed armi, pacchetti per medicazione, scatolame, viveri di conforto, sigarette. (Ivi, pp. 72-73).

Il 31 dicembre viene annunciato un altro lancio, che poi non avviene. (Ivi, pp. 74-75). Il 3 gennaio viene nuovamente annunciato un lancio che non avviene. (Ivi, p. 75).

Il 22 gennaio 1945 giunge notizia di un lancio alleato avvenuto la giornata precedente. Il lancio doveva avvenire nello spazio predisposto da Bolla e dai suoi, ma invece è avvenuto a Faedis-Bellinzoia, e quanto lanciato è stato preso dai cosacchi. Può darsi, scrive Bolla, che il nemico abbia acceso fuochi per deviare il lancio, ma potrebbe trattarsi anche di imperizia dell’aviatore. (Ivi, p. 92).  

Altri problemi per i rifornimenti.

Il 6 gennaio 1945 una pattuglia mista di sloveni e garibaldini attacca, nei pressi di Racchiuso, un carro di cosacchi, uccidendo un cosacco e ferendone un altro.

Racchiuso era la via di rifornimento del gruppo osovano, che non è più praticabile. Bolla pensa si sia fatto apposta, (Ivi, pp. 76-77) ma non è dimostrabile, è solo sua ipotesi. Inoltre dimostra come il cibo fosse aspetto importantissimo allora. L’azione dei partigiani garibaldini e sloveni porta ad un rastrellamento cosacco in zona Pracchiuso e Canalutto. I cosacchi razziano «in modo feroce gli abitanti, uccidendo un giovane di Racchiuso e portando via tutti gli altri.» (Ivi, p. 7 gennaio, p. 77).  

Il 7 gennaio Bolla scrive: «Da oggi la via di rifornimento di Racchiuso cessa di esistere».

Il 14 gennaio la via di Racchiuso continua ad essere preclusa, per le puntate nemiche, sia per i rifornimenti che per avere notizie.

«Il morale degli uomini – annota Bolla- è un po’basso». Ormai si è costretti ad intaccare, con parsimonia, stringendo un po’ la cinghia, le dotazioni dei viveri dei magazzini di riserva N.1 e N.2. Ed a causa del presidio di Attimis non può funzionare neppure la via di Forame -Subit, che Bolla aveva deciso di seguire. (Ivi, pp.84-85).

Il 15 gennaio il maltempo e la neve continuano ad insistere, mentre mancano totalmente notizie e rifornimenti. (Ivi, p. 85). Viste le condizioni createsi, Bolla continua a smobilitare le Brigate e gli uomini da lui dipendenti, fino a che restano con Bolla solo una ventina di persone. (Ivi, p. 86).

Il 15 gennaio vengono pure consumate le ultime razioni di pane di riserva. Il morale è basso ed anche il livello disciplinare, annota Bolla. Ed aggiunge che anche egli non sente più in corpo l’energia consueta, e lascia correre molte cose, come non si dovrebbe fare.

Giunge notizia che la 6^ Brigata ha smobilitato seguendo gli ordini, e che la Missione Inglese è rifugiata in montagna, ma anche che la via Val Torre, per i rifornimenti, continua ad esser preclusa.

Anche in zona Resia le cose non vanno bene. Il presidio sloveno di Resia è stato attaccato e quasi distrutto da sciatori tedeschi. Ed a causa di una di queste puntate del nemico, pure il Btg. Resia ha dovuto spostarsi da Passo Tanamea a Passo Carnizza ed Uccea. (Ivi, 15 gennaio 1945, p. 86).

Il 16 gennaio ritorna il sole ma il freddo intensissimo fa gelare le tubature dell’acqua. (Ivi, p. 87).

Il pane non giunge.

Il 19 gennaio Bolla scrive che la vita permane difficile e demoralizzante. (Ivi, p. 90).

Finalmente il 22 gennaio giunge il primo pane dal forno di Forame. (Ivi, p.92).

E imperversano le spie.

Il 7 gennaio 1945 si viene a sapere che, durante il rastrellamento di Pracchiuso, i cosacchi vanno cercando 4 patrioti osovani del luogo di cui conoscono le esatte generalità, come della locazione della sede dell’Intendenza osovana e degli addetti alla stessa. (Ivi, p. 77). Bolla non ha dubbi che dette informazioni siano dovute a spie locali, di cui si preoccupava anche Cioni in Carnia.

Il 9 gennaio vengono liberati dai cosacchi tutti i giovani di Racchiuso che non erano partigiani effettivi, e trattenuti i 4 osovani. Questo è indicativo del fatto che i cosacchi sapessero chi arrestare e trattenere, pensa Bolla, e quindi che vi fossero state delle spie. Egli ritiene che le spie possano esser state delle donne di Porzus che, ad Attimis, erano state sentite gridare che era «ora di finirla col fatto che gli innocenti debbano pagare per i colpevoli» minacciando di dire ove si trovassero i partigiani onde «farli prendere tutti». (Ivi, p. 79). Ma poteva darsi, pure, che avessero parlato, minacciati, alcuni fra i giovani arrestati.

Rapporti con la popolazione.

Secondo Bolla la presenza di spie «dimostra quanto poco il popolo comprenda la nostra lotta e come si è ormai lontani da quel senso di patriottismo che pure, un giorno, era patrimonio certissimo degli Italiani». (9 genn 1945. Ivi, p. 79).

«la popolazione a causa del terrore delle rappresaglie feroci e cieche del nemico e dell’incoscienza cinica dovuta a vent’anni di dominazione fascista, diviene sempre più ostile o almeno assenteista davanti al movimento partigiano». (Ivi, p. 80).

I rapporti con i partigiani sloveni,che non appaiono sempre fra i migliori.

Il 19 dicembre giunge notizia che a Resia i reparti sloveni hanno catturato, disarmato e condotto in Slovenia un membro della Missione Inglese (ma gli alleati collaboravano con gli Sloveni! N.d.r.) e due Patrioti. (Ivi, p. 67). Ma è notizia datata, il che ci fa capire come le distanze, allora, contassero non poco, per avere informazioni, ed imprecisa: infatti i partigiani catturati sono 3, assieme a Nicola.

Anche Livio, Romano Zoffo, che comanda il btg. Resia, nel suo diario parla della cattura di tre dei suoi assieme a Nicola, della Missione alleata. Essi, che sono i partigiani Bruno, Tigre e Pronto, sono partiti da Tanamea, diretti a Resia, il 14 dicembre 1944. Ma il 16 dicembre, 2 giorni dopo, giunge notizia che i quattro sono stati arrestati dagli sloveni. (Diario inedito di Livio, presso irsml).

Ma il 26 dicembre i tre patrioti del Btg. Resia catturati dagli sloveni, unitamente a Nicola, membro della Missione Inglese, rientrano incolumi. Essi narrano di esser fuggiti, approfittando di un rastrellamento, mentre li stavano trasportando al Comando del IX Corpus. Nicola invece […] sarebbe rimasto ucciso da una pattuglia tedesca. Essi però non hanno veduto il cadavere […].» Raccontano che «Durante tutto il periodo che sono restati con gli Sloveni, hanno avuto insulti e cattivo trattamento. Sono stati disarmati e trattati come prigionieri di guerra.» (Ivi, p. 72).

L’11 gennaio Bolla viene a sapere che una pattuglia slovena ha sparato contro le sentinelle cosacche di Vedronza. In seguito a ciò sono stati sospesi i rifornimenti alla 6^ Brigata. Bolla ritiene che detta azione sia stata fatta di proposito dagli Sloveni per danneggiare le formazioni osovane, ma non è detto sia andata così. (Ivi, p. 82).

Il 17 gennaio si viene a sapere che il Btg. Sloveno locato a Platischis aveva inviato una sua pattuglia a Taipana, la quale aveva disarmato e catturato un “posto di corrispondenza” osovano, composto da tre uomini, dicendo che «i patrioti della Osoppo sono fascisti». (Ivi, p. 88).

A questo punto Bolla dà ordine che i partigiani che si sono aggregati alla territoriale di Carnizza rientrino alla sede del comando, cioè a Topli Uorch, temendo atti simili. Il fatto viene segnalato al C.l.n. alla missione alleata, al Comando della 1^Divisione Osoppo. (Ivi, p. 88).

Quindi, il 18 gennaio, Bolla, accompagnato da alcuni dei suoi, si reca, dopo aver fatto una dimostrazione di forza, cioè sparato, par di capire poi, al distaccamento sloveno di Canebola per richiedere l’immediata consegna dei tre catturati a Taipana, con relative armi ed equipaggiamento. Il Comandante Sloveno appare remissivo, secondo Bolla, e, biasimando l’accaduto, invia subito un corriere al battaglione perché restituisca gli uomini presi prigionieri. Inoltre offre a Bolla un colloquio col Comandante sloveno della zona. Bolla accetta previa restituzione degli uomini delle armi e del materiale catturati. (Ivi, p. 89). Il colloquio termina abbastanza cordialmente.

Il 20 gennaio 1945 giunge una lettera dal Btg. Sloveno di Platischis, in risposta alla protesta di Bolla per la cattura dei tre patrioti, ma è scritta in Sloveno. (Ivi, p. 90).

E sempre il 20 gennaio rientra Paolo /Berzanti, con l’ordine di cercare, per quanto possibile, di riavvicinarsi agli Sloveni ed i Garibaldini. (Ivi, p. 90). Quindi Berzanti prende nuovamente la via della pianura per una licenza di 8 giorni, mentre Enea, anziché proseguire verso la 6^ Brigata, si ferma con Bolla per sostituire Paolo/Berzanti, assente, nei colloqui d’approccio con i comandanti sloveni. (Ivi, p. 90).

Il 21 gennaio 1945 Bolla scrive che egli ed Enea si recano al distaccamento sloveno di Canebola per farsi tradurre la lettera e richiedere un colloquio con il Comandante sloveno della Zona.

Dalla lettera si viene a sapere che i tre patrioti erano stati catturati perché parlavano male delle formazioni slovene ed erano già stati trasferiti al Comando Superiore. Allora Bolla richiede un colloquio con il comandante sloveno della zona, che viene promesso.

«Il colloquio col capitano sloveno è stato abbastanza cordiale.» – scrive Bolla, il che fa capire che vi potevano essere subordinati con cui era più difficile trattare e comandanti, alla pari con Bolla, con cui era più facile parlare.

Il 25 gennaio Bolla ed Enea si recano a Canebola per accordarsi circa il progettato incontro con il Comandante sloveno di zona. Ma l’incontro, nell’immediato, risulta impossibile e Bolla invia una lettera allo stesso chiedendo un incontro a metà strada fra i due comandi. (Ivi, p. 96).

Il 30 gennaio 1945 due patrioti in servizio a Canebola vengono avvertiti dalla popolazione civile che sono ricercati da una pattuglia di sloveni. Essi riescono ad allontanarsi.

Nella notte informatori osovani avvisano che i partigiani di Canebola intendono spingersi sino alle malghe di Topli Uorch. (Ivi, p. 97).

Il 31 gennaio giunge alla sede Comando di Bolla un gruppo di 11 sloveni, a suo avviso per saggiare le forze esistenti e vedere ove si trovano gli osovani, che però se ne va poi, verso Prossenicco, senza dare alcun fastidio, a differenza di quanto era stato detto dalla popolazione o aveva pensato Bolla o qualche osovano, che aveva ipotizzato un possibile disarmo degli osovani ed una loro cattura. (Ivi, pp. 97-98).

Le condizioni di vita si fanno sempre più pesanti e Bolla decide di mandare a casa Patrioti, anche seguendo il Proclama Alexander.

Bolla, il 10 gennaio, scrive che giunge notizia (vi erano informatori che i comandanti mandavano a cercare cosa si dicesse in giro o inviati da altri comandi dipendenti) di un attacco possibile dei cosacchi in zona occupata dal gruppo Brigata per distruggere tutte le forze partigiane della zona. (Ivi, p. 79).

Bolla precisa che detta situazione sarebbe insostenibile pure «a causa dell’ambiente in cui siamo costretti a vivere ed operare che diviene ogni giorno peggiore» perché, secondo Bolla;

«la popolazione a causa del terrore delle rappresaglie feroci e cieche del nemico e dell’incoscienza cinica dovuta a vent’anni di dominazione fascista, diviene sempre più ostile o almeno assenteista davanti al movimento partigiano;

le formazioni slovene ci sono apertamente ostili perché vedono in noi il più efficace contrasto alle lor mire imperialistiche nel Veneto italianissimo e ci impedirebbero pertanto, ogni ripiegamento verso oriente;

le formazioni garibaldine ci sono apertamente ostili perché vedono in noi il più efficace contrasto alle lor mire d’instaurazione, con la forza di una dittatura rossa (non si sa da chi ipotizzata, né da che stampa. Bisogna ricordare che l’anticomunismo viscerale di Bolla, cresciuto nelle scuole militari fasciste n.d.r.);

gli Alleati, evidentemente, considerano il fronte italiano un fronte del tutto secondario e, pertanto, non intendono per ora fare azioni che provochino una diminuzione di pressione nemica verso di noi e non intendono altresì intensificare gli aiuti materiali, finora del tutto inadeguati al bisogno;

la stagione è tale da impedire i celeri movimenti, la copertura e il mascheramento, nonché la possibilità di vita fuori dei boschi e delle malghe, tutte esigenze indispensabili ad una efficace condotta della guerriglia». (10 gennaio 1945 Ivi, 10 gennaio 1945, pp. 79-80).

A causa di queste difficoltà, Bolla decideva di alleggerire subito le Brigate 1^ e 6^ di uomini inviando tutti coloro che non erano indispensabili e che potevano trovare una sistemazione sicura in pianura in licenza illimitata, dando loro 1000 lire a testa come premio, fino a passare ad una possibile smobilitazione totale delle due Brigate, ed ordinava, pure, di occultare materiale e documenti, onde non cadessero in mano al nemico, passando da una attività operativa ad una cospirativa. (Ivi, 10 gennaio 1945, p. 81).

L’11 e 12 gennaio la 1^ E 6^ Brigata sono in smobilitazione.  

Il 13 gennaio la neve accumulatasi che varia da mezzo metro ad un metro, rende difficili i movimenti e i trasporti, tanto più che mancano sci e racchette. La via di Racchiuso continua ad essere preclusa, per le continue puntate nemiche, sia per i rifornimenti che per avere notizie.

«Il morale degli uomini – annota Bolla il 14 gennaio 1945- è un po’basso». Ormai si è costretti ad intaccare, con parsimonia, stringendo un po’ la cinghia, le dotazioni dei viveri dei magazzini di riserva N.1 e N.2. (Ivi, p. 84).

Il 19 gennaio «permane la mancanza d’acqua, di pane, di notizie, di rifornimenti». (Ivi, p. 89).

Non è inoltre possibile ripristinare la linea di comunicazione di Racchiuso, e quella di Forame non funziona ancora. (Ivi, p. 90).

Il 20 gennaio 1945 «continuano a mancare acqua, pane, e notizie e rifornimenti in genere» – scrive Bolla, e si è costretti ad acquistare bestie del posto ed ad usufruire dei viveri accantonati nei magazzini di riserva. (Ivi, p. 91).  

 Note varie.

Il 25 «la schietta allegria di tutti annulla la nostalgia delle famiglie lontane. (Ivi, p.71) Il 26 dicembre si sposta anche la Missione Inglese, cioè il tenente Taylor ed il radiotelegrafista, verso la 6a Brigata ove si trova il capo della Missione stessa. (Ivi, p. 71)

Il primo gennaio 1945 Bolla conferisce con don Lino. (Ivi, p. 74) Il 9 gennaio si sa che chi comanda a Porzus non è Bolla, perché egli scrive che una nota spia, E.Z. che si trovava in loco e poi era stata catturata, era stata interrogata, in precedenza, dal comandante a Porzus. (Ivi,p.79).

Il 20 gennaio Paolo/Berzanti scende in pianura per riposo. Il 28 gennaio giunge Centina, Comandante della 6^ Brigata.

E siamo giunti così al primo febbraio, quando gli osovani attendono un lancio … che avviene in zona Cancelier – Salandri- Forame … e da qui mi riallaccio a quanto già scritto.

Buona lettura. Laura Matelda Puppini

 L’immagine che correda l’articolo è presa da Il diario diBolla, cit. solo per questo uso. L.M.P.

 

 

 

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